Come parlare ad una persona paranoide?

Gentili dottori,
sono molto preoccupato e vi chiedo consiglio in merito ad una situazione delicata.

E' ormai molto tempo che temo che mio fratello (21 anni) abbia sviluppato una forma decisamente acuta di mania di persecuzione. Vive chiuso nella sua camera, non esce mai, studia e basta, non parla mai di ciò che fa, di ciò che pensa, di ciò che gli succede, resta sempre sul vago forse per non "lasciare dati personali" a non meglio identificati "nemici". Ha chiuso i rapporti con tutti (tutti!) gli amici perchè dice che parlano male di lui, non va d'accordo con nessuno, ma anche e soprattutto ha sviluppato ormai la convinzione radicale che i nostri genitori ce l'abbiano con lui, tramino alle sue spalle, vogliano cacciarlo, parlino male di lui, vogliano ingannarlo, vogliano truffarlo, vogliano architettare non meglio precisati progetti ai suoi danni (sono sue testuali parole).

Continua a dire che qualcuno fruga fra le sue cose; continua a ripetere che qualcuno sposta i suoi oggetti, li rompe, li nasconde; continua ad affermare convintissimo che qualcuno fruga nelle sue tasche e rovista nella sua camera, si sente controllato, spiato, sorvegliato.

E' diventato sempre più aggressivo nei loro confronti.

Non so cosa fare, dirgli che le sue paure sono assolutamente infondate e irrazionali è sempre stato inutile, tento ogni volta di farlo ragionare ma è irremovibile nella sua convinzione.

A ciò si aggiunge il fatto che i miei genitori, soprattutto mio padre, sono estremamente maldestri (in particolare dopo aver studiato a lungo l'argomento della neurodiversità e dell'autismo ad alto funzionamento sono ormai convinto che mio papà sia asperger) e ogni gesto di riavvicinamento che cercano di attuare si trasforma in un litigio furibondo fatto di accuse, sospetti, insulti.

Forse ormai io sono l'ultima persona di cui mio fratello si fida, perchè appunto mi ha confidato il suo disagio parlandomi della "persecuzione" che starebbe subendo.

Non so più come comportarmi, sono piuttosto spaventato da questa situazione perché non so come gestirla, io non conosco niente di psicologia nè di psichiatria, ho 23 anni e momentaneamente vivo fuori casa per motivi di studio.

Vi chiedo quindi se potete gentilmente consigliarmi che cosa materialmente posso dirgli o scrivergli per calmarlo perchè so che in questi casi bisogna fare attenzione ad ogni singola parola, visto che la mente di un paranoide può facilmente innescare circoli viziosi dal nulla.

Inutile dire che in passato avevo cercato di convincerlo a parlare con uno psicologo ma per mesi ha fatto finta di andarci tanto per assecondarmi.

Grazie in anticipo per la cortese disponibilità,vogliate perdonare il tono un po' allarmato con cui scrivo ma onestamente non so più dove sbattere la testa.
[#1]
Dr. Matteo Preve Psichiatra, Medico delle dipendenze, Psicoterapeuta, Farmacologo 410 11 13
Gentile utente credo che il primo passo sia cercare di avvicinare suo fratello senza colludere
con i suoi sospetti e le sue idee. È sempre utile pensare che per una persona vivere in un mondo
fatto di sospetti, persecuzione e sotterfugi è estremamente difficile e solitamente genera uno stato
di ansia e tensione che la persona avverte e che può essere a volte la chiave
per spingere la persona a chiedere aiuto.

Dr. Matteo Preve
Specialista in Psichiatria e Psicoterapia Cognitiva

[#2]
dopo
Attivo dal 2010 al 2022
Ex utente
Gentile Dottor M. Preve,
La ringrazio per la celere risposta.

E' davvero molto angosciante voler aiutare una persona e non sapere assolutamente come fare.

Per adesso sto cercando di non parlare dei fatti specifici su cui concentra ossessivamente i suoi sospetti e provo piuttosto a rispondere a domande più concrete, in particolare cerco di dargli consigli su come organizzarsi per fare nuove attività, conoscere nuove persone, avere nuove esperienze, insomma qualcosa per farlo uscire dalla sua auto-clausura e aiutarlo a riprendere confidenza negli altri e a occupare l'attenzione in modo differente rispetto al vuoto della routine.
[#3]
Dr. Matteo Preve Psichiatra, Medico delle dipendenze, Psicoterapeuta, Farmacologo 410 11 13
Credo che la finalità del colloquio debba essere alla fine quella di comprendere il disagio della persona e anche di provare a convincere il familiare a rivolgersi ad una persona di competenza con cui possa affrontare nel migliore modo possibile questo stato da lei descritto.
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