Antidepressivi (serotoninergici): adatti al mio caso? Funzionano davvero?

Buongiorno,

Sono da sempre stata una persona ansiosa (ansia, umore depresso e molte fobie, tra cui quella dei medici), con una storia familiare di ansia, panico e depressioni piuttosto marcata e con numerosi traumi alle spalle. Mio padre è morto quando ero piccola, di cancro ai polmoni, e mia madre (con cui avevo un rapporto molto complesso) è morta 7 mesi fa a causa di un attacco cardiaco improvviso. Purtroppo, vivendo sola con lei ed un amico di famiglia, sono stata io a trovare il corpo al mattino. In seguito a questo, ho tentato di tagliarmi i polsi, ma sono stata fermata dopo il primo taglio.

Ho già avuto 2 crisi depressive in passato, e sono stata in cura da uno psicologo per 1 anno. Ho avuto due esperienze molto negative con due psichiatri (uno dei quali, in ospedale, ha negato la serietà dei miei pensieri suicidi dopo il mio più recente tentativo, 7 mesi fa).

Ora, dopo la morte di mia madre, ho dei grossi problemi a riordinare la mia vita. Non ho un lavoro, e non ho un'entrata economica fissa, e sto vivendo di alcuni (peraltro non molto cospicui) risparmi. Ho grossi problemi d'ansia, e sono irritabile o triste per cose molto banali. Ho fantasie inquietanti e pensieri suicidi. Mi sento bloccata, e le attività quotidiane sono molto faticose.

Fin dal primo giorno, ho fatto ricorso ad un gruppo online di auto-aiuto per persone che soffrono di disturbi di ansia e depressione, e, grazie al loro aiuto, sono riuscita a vedere dopo ben 5 anni il mio medico di base, e ad accettare di vedere uno psichiatra (nonostante le mie paure). Avevo anche intrapreso una terapia psicologica, 5 mesi fa, ma ho smesso dopo poche sedute per via di alcuni timori legati alle mie finanze.

Ad oggi, nonostante qualche timido miglioramento, e sebbene avessi espresso le mie paure sull'azione degli SSRI e la loro effettiva utilità, dopo tre lunghe sedute nell'arco di un mese lo psichiatra (di cui ho comunque una buona opinione) ritiene opportuno iniziare una terapia serotoninergica nell'ottica di essere presto in grado di lavorare, dal momento che non ho entrate né supporto familiare. Questo pur non essendo del tutto sicuro sulla mia diagnosi a causa di alcuni miei "meccanismi difensivi inconsci" che non gli permettono un'accurata valutazione.

Ora, vorrei porVi alcune domande: 1. Senza prescindere dal fatto che un consulto online non può sostituire l'interazione con il mio medico (a cui porrò queste stesse domande) vorrei un'opinione sulla sua proposta e sulla "non-diagnosi". 2. Ci sono degli studi sull'efficacia di questi farmaci consultabili online per poter scegliere più oculatamente? (anche in Inglese) 3. Quali effetti posso realisticamente aspettarmi, ed in quanto tempo? 4. La mia allergia ad alcuni FANS può condizionare la scelta del farmaco? 5. Quali sono le linee guida sulla durata di una terapia antidepressiva? Affiancare la psicoterapia può essere utile?

Vi ringrazio in anticipo, e rimanendo aperta ad eventuali domande, Vi porgo i miei più cordiali saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

La diagnosi si può fare ragionevolmente sulla base della sua storia e di una visita, i ""meccanismi difensivi inconsci" non sono un concetto biologico.
Ci sono numerosi studi sull'efficacia degli antidepressivi. Ma non deve sceglierli Lei, lo fa il medico. Soprattutto non è chiaro perché citi solo gli SSRI, visto che ci sono diverse classi di antidepressivi. L'allergia ai FANS non c'entra, sono un'altro tipo di molecole.

Efficacia e, durata, così come la scelta tra uno e l'altro, dipendono soprattutto dalla diagnosi. Non è inoltre detto che in una depressone ricorrente l'unica classe da prendere in considerazione siano gli antidepressivi, poiché in generale per una terapia preventiva delle ricadute non sempre l'antidepressivo è il farmaco migliore o l'unico.

Tutte queste remore nei confronti dei farmaci fanno verosimilmente parte del meccanismo generale delle sue paure, anche perché si applica anche a eventi che non hanno niente di temibile del tipo "mie paure sull'azione degli SSRI e la loro effettiva utilità": cosa c'è da temere sul fatto che possano non essere effettivamente utili ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Utente
Utente
Prima di tutto, grazie per la Sua celere risposta.

Indubbiamente, non pretendo di scegliere la cura, ma non amo nemmeno trovarmi a "subire" passivamente, senza capire il meccanismo di azione della mia terapia. Vorrei solo essere più informata sul tipo di sostanze che andrei ad assumere - ma è una cosa che faccio sempre, informarmi su cosa vado ad assumere. Tanto più per farmaci che agiscono sui neurotrasmettitori e i cui effetti non possono essere misurati "biologicamente".

Per questo motivo, ho chiesto allo psichiatra alcuni dei nomi delle sue opzioni, e sono quasi tutti SSRI (escitalopram, paroxetina, fluvoxamina, sertralina e bupropione), dal momento che il mio medico stesso ha parlato di accrescere le dosi di serotonina in circolo nel mio cervello.

La paura che i farmaci non funzionino deriva da un mio profondo scetticismo nei loro confronti, e dalla mancanza di "misurabilità biologica" dei loro effetti. Premetto che non li ho mai presi, e non ne ho mai "avuto l'intenzione", per così dire. Oltretutto, questa soluzione è vista da me un po' come un'ultima spiaggia, e se nemmeno i farmaci funzionassero, non saprei bene in che altro modo affrontare i miei problemi.

Quindi, per rimanere comunque nell'ottica di una apertura mentale nei confronti di una terapia farmacologica, desidererei solamente ricevere alcune informazioni su cosa aspettarmi dalla terapia in generale.

La ringrazio per la risposta sui FANS.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

può ricevere delle spiegazioni, che non sarà in grado di capire. D'altro canto non è molto utile che ci si preoccupi di aspetti tecnici, l'effetto delle medicine si misura dai risultati, è bene che lei sappia i tempi di risposta, l'andamento della risposta, la diagnosi e i meccanismi del suo disturbo, ovvero il senso dei sintomi e il modo in cui sono tra loro connessi.
Parlare di neurotrasmettirori la porta poi a fare dei ragionamenti per i quali non ha basi, e farsi delle idee sbagliate sulle cure.
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