Attacchi di panico, ansia e depressione in particolari situazioni

Salve cari Medici di Medicitalia,
devo sottoporre alla vostra attenzione una situazione per me delicata. Da più di un anno e mezzo ho una relazione con una ragazza, mia coetanea (20 anni), che penso di amare molto. Tuttavia, penso anche di avere instaurato una specie di dipendenza psicologica da lei e dalla nostra relazione. Al punto che quando capita che litighiamo il mio umore cambia drasticamente, nel senso che divento cupo, spento, molto triste (ho quasi sempre le lacrime negli occhi), mi passa la fame, mi sovvengono fantasie suicide (anche se appaiono come semplici flash e non come una cosa che vorrei progettare). Nei casi più gravi mi vengono attacchi di panico - o almeno, dopo varie ricerche su vari libri penso che siano proprio adp -, in cui praticamente mi si chiude il respiro, piango senza interruzione, e sento forti crampi in tutti i muscoli, con difficoltà evidenti di movimento e sensazione di tensione diffusa. A questo va aggiunta una mia predisposizione a comportamenti ansiosi, che si ingigantiscono in queste occasioni. E' per me molto difficile dire che ho bisogno di aiuto: per il mio carattere cerco sempre di risolvere tutto da solo. Ma stavolta sento che potrei non riuscirci e che la mia salute mentale potrebbe risentirne - leggendo e documentandomi mi sono fatto l'idea che nessuna patologia psichiatrica si possa "auto-prevedere", quindi io in effetti non so se resisterò o per quanto - e quindi vorrei assumere un atteggiamento di prevenzione rispetto ai possibili risvolti della mia sofferenza attuale. Vorrei innanzitutto un parere clinico da Voi, per me importantissimo, su questa mia situazione; vorrei inoltre sapere se è una questione che inerisce più la psichiatria che la psicologia - ma io la sento più come una questione di appartenenza psichiatrica, stando le correlazioni psico-fisiche evidenti. E poi vorrei sapere, nella pratica, come fare per iniziare un'eventuale terapia, come fare per anche solo farmi visitare, come rivolgermi a uno specialista dell'SSN, dato che non ho davvero i soldi per pagarmene uno privato anche perché non ho intenzione di farne parola con nessuno e nemmeno con i genitori.
Grazie per la Vostra gentile attenzione, saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Si reca ad un servizio psichiatrico di zona (CPS, CIM, ASL, CSM) e chiede una visita, oppure in un ospedale vicino dove ci sia un reparto di psichiatria.
Per il resto, è necessario formulare una diagnosi su di Lei, indipendentemente dal problema a cui riferisce il suo stato (la relazione).
Non è chiaro però quale sia la fonte di questi litigi, se avvengano spesso e di che proporzioni siano.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Utente
Utente
Non penso avvengano più spesso di una coppia qualunque, sono di proporzioni variabili e per motivi vari. In generale è la situazione di conflittualità, di qualunque entità sia e per qualunque motivo sia stata causata, che mi rende depresso. Ovviamente, più forte è il litigio, peggio reagisco, sfociando certe volte negli attacchi di panico sopracitati. Ma anche litigi e contrasti piccoli possono portarmi verso la depressione - che svanisce quando "si fa pace". Perciò secondo Lei è opportuna una visita psichiatrica? Cosa potrebbe essere?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Non li chiamerei attacchi di panico, usi pure termini generici con lo psichiatra/psicologo, li aiuta a capire meglio.

E' opportuna visita psichiatrica se questo problema ritiene che non sia sotto il suo controllo, non tende ad aggiustarsi con l'esperienza di coppia, e invece si ripropone in maniera crescente o stabile con l'effetto di disturbare il modo in cui vive le relazioni.
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dopo
Utente
Utente
Grazie Dottore. Oggi la situazione si è aggravata rispetto a quella di ieri, mi sento molto più depresso, dopo avere avuto un altro litigio con lei: un litigio condotto passivamente, nel senso che non sono riuscito a spiccicare una parola perché non mi sentivo in grado, è difficile da spiegare. Inoltre mi sento sempre più inutile, nel senso che guardando alla mia vita mi sento come se fosse meglio per tutti se io non esistessi. E' una cosa brutta da scrivere, ma è quello che penso in questo momento. Oltre a pensieri suicidi ho anche una strana "voglia" di sbattere la testa contro qualcosa, non so cosa significhi questo pensiero né da dove derivi. Domani stesso mi recherò in ospedale, e al cup chiederò di prenotare un consulto (giusta procedura?). Inoltre volevo chiederle, in base alla sua esperienza, se per le visite psichiatriche, parlando molto generalmente, c'è una lunga o breve attesa. Grazie dell'ascolto, saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

In condizioni di frustrazione, cioè quando non si riesce a ottenere ciò che si vuole ma anzi il contrario, o di stress, cioè quando si è tesi verso un risultato con la sensazione di non essere però in grado di controllare l'andamento della situazione, è prevedibile che emergano malumore, irritabilità, e istinti negativi. In particolare quando sono coinvolti i sentimenti amorosi, anche se razionalmente non sono la parte essenziale o insostituibile della vita, in realtà emotivamente la persona reagisce in maniera molto "potente".

Non ho idea delle attese purtroppo.
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