Psicofarmaci per sempre?

Buona sera.

la mia depressione è sorta a 14 anni ed ora ne ho quasi 40. A vent'anni ho iniziato a curarmi e mi è stata prescritta fluoxetina (prozac) assieme ad haldol, quest'ultimo per sconfiggere i pensieri rimuginosi che mi bloccavano. Grazie a questa combinazione ho ottenuto buoni risultati dal punto di vista del funzionamento quotidiano, tanto che negli ultimi 20 anni mi sono laureato e ho lavorato con efficienza riuscendo ad ottenere una buona posizione lavorativa, nonostante le oggettive difficoltà nel mercato del lavoro degli ultimi 10 anni. Reputo che questo successo nell'ambito della performance professionale sia dovuto principalmente alla fluoxetina e, in seconda battuta, all'aloperidolo. Negli ultimi dieci anni ho intrapreso una psicoterapia che mi ha pure aiutato ad affrontare le difficoltà giornaliere della vita e in particolare mi ha permesso di gestire alcune crisi. Tuttavia il ruolo giocato dalla psicoterapia è minore sulla mia depressione. Lo riconosco dal fatto che quando resto senza fluoxetina per me è molto dura. Il mio funzionamento giornaliero è in buona parte compromesso. Il mio psichiatra spinge perchè riduca o elimini gli psicofarmaci, ma io mi oppongo. La psicoterapia la conduco con una psicologa dello stesso studio e lei, paradossalmente, è più incline a volere che continui coi farmaci (anche se non me li può prescrivere). Ora mi chiedo: è normale che debba assumere fluoxetina per sempre? Mi sono opposto anche a cambiare molecola (il mio psichiatra ci ha provato). Perchè il mio psichiatra fa resistenza a prescrivermi i farmaci, dopo che lui stesso me li ha dati 20 anni fa? Non sarà che non vuole riconoscere che, nel mio caso, la psicoterapia ha poco effetto sulla depressione? Perchè non capisce che sono io a vivere in prima persona le conseguenze della depressione e la mancanza di fluoxetina nel mio cervello? Sono io che faccio resistenza eccessiva (ma i sintomi della mancanza del farmaco non me li invento)?

Grazie.

Saluti.
[#1]
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Gentile utente,
Ha già provato a sospendere la terapia con fluoxetina? Per quanto tempo? Dopo quanto tempo dalla sospensione ha avuto nuovamente problemi?

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

[#2]
dopo
Attivo dal 2013 al 2015
Ex utente
Grazie per l'estrema velocità della risposta (il 1 gennaio ciò è ancora più encomiabile).

I sintomi da mancanza di fluoxetina li avverto subito, basta un giorno. Ho avuto un periodo in cui il mio dottore mi ha chiesto di smettere con la fluoxetina per poi iniziare con l'effexor: si è trattato di dieci giorni ca, 5 anni fa. E non sono stato bene. Con l'effexor inoltre non ho avuto un buon impatto, mi calmava maggiormente l'ansia, quello sì, ma sul lato umore stavo male. Quindi sempre lo stesso dottore mi ha prescritto poco dopo il cymbalta... ma anche lì sul lato umore è stato un fallimento. Sono stato io, in modo abbastanza deciso, a dirgli di voler tornare alla fluoxetina. Inoltre dai 21 ai 23 anni mi è stato sostituito il prozac con il seroxat... Anche in quel caso ho passato due anni negativi.. scarsi risultati all'università, ritiro sociale e umore basso.

Ecco, direi che ho un rapporto privilegiato con la fluoxetina che mi porto dietro da anni. Al lavoro devo funzionare sempre bene, anche perchè svolgo una professione in cui ci sono molti scambi relazionali e mi si richiede un atteggiamento proattivo e di problem solving continuo che mal si concilia con un umore basso.

Cordiali Saluti.
[#3]
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
I sintomi dopo un giorno di sospensione sono una eventualità abbastanza singolare, considerato che la fluoxetina ha un'emivita molto lunga, per cui i primi sintomi da sospensione, più tipicamente, si avvertono dopo diversi giorni. Non capisco perché lo specialista ritenga di dover cambiare molecola, più che sospendere completamente la terapia. A mio parere, con i limiti della consultazione a distanza, quindi soltanto nel campo delle ipotesi, dopo molto anni di terapia e di buon compenso sintomatologico, sarebbe più razionale tentare di sospendere molto gradualmente la terapia, piuttosto che cambiare molecola. Comprenderei più facilmente il tentativo di cambiare molecola se vi fosse una scarsa o incompleta efficacia, oppure problemi di tollerabilità. Se vi é la necessità di continuare una terapia farmacologica la scelta più razionale dovrebbe essere quella di continuare con la stessa molecola che ha dimostrato efficacia e che non ha dato problemi di tollerabilità.
Cordiali saluti e buon anno
[#4]
dopo
Attivo dal 2013 al 2015
Ex utente
Il motivo per cui volesse cambiare farmaco non lo so. A me sembra che la fluoxetina funzionasse bene e, soprattutto, non mi dava particolari effetti collaterali (tranne qualche chilo in più). Io non voglio pensar male, ma il discorso che faceva (la fluoxetina è superata, ci sono molecole migliori adesso) non è escluso che fosse dettato da pressioni delle case farmaceutiche. Consideriamo che il brevetto della fluoxetina è scaduto da anni e il generico è diffusissimo. Gli altri due farmaci (effexor e cymbalta) non lo sono. Io di mio, sono un po' paranoico e quindi queste mie parole potrebbero solo essere frutto di tale atteggiamento, però non si può negare che anche il medico più integro e capace subisce pressioni notevoli dalle potenze farmaceutiche. Un'altra spiegazione è che lui abbia intravisto dei problemi a lungo termine nell'assunzione di fluoxetina su altri pazienti.
Per quanto riguarda i sintomi, io mi sento di avvertirli anche solo dopo un giorno di astinenza. L'effetto placebo o nocebo è sempre in agguato, però ho notato una cosa: ci sono stati giorni in cui mi rendevo conto che il mio umore era basso con pensieri negativi eirritabilità accentuata e mi chiedevo perchè, visto che la fluoxetina l'avevo presa. Poi quando frugavo nelle tasche capivo: le mie due pillole giornaliere erano rimaste lì dalla mattina: non avevo assunto niente di fluoxetina quel giorno e guarda caso mi sentivo depresso (eppure dentro di me ero convinto di averle prese le pillole!).

Grazie, ricambio gli auguri di buon anno.

[#5]
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Con il dosaggio di 40 mg quello che lei riferisce é maggiormente plausibile, anche se non molto frequente. Comunque quello che conta é l'effetto sulla singola persona, non la media di quello che avviene. Riguardo a quelle che lei definisce pressioni delle aziende farmaceutiche posso dirle che il brevetto dell'efexor, brand iniziale della venlafaxina, è scaduto ormai da molti anni e quello della duloxetina, il cymbalta nel suo caso, é in scadenza nel 2014, con il normale inserimento in commercio dei corrispondenti generici. Ancora al riguardo, é possibile che il suo specialista avesse maggiore confidenza con la gestione dei suddetti farmaci, così come da lei ipotizzato. Un medico con un minimo di coscienza non dovrebbe pensare di cambiare una terapia che funziona per la pressione di un azienda farmaceutica. Se vuole ci aggiorni sull'evoluzione ella situazione.
Cordiali saluti
[#6]
dopo
Attivo dal 2013 al 2015
Ex utente
Grazie mille.

Cordiali saluti.