Ansia, ossessioni e panico in post adolescente codarda

Porgo i miei saluti a qualsiasi specialista si interessi di rispondermi.
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Nell'ultimo anno ho vissuto svariati attacchi di panico e ho manifestato i sintomi di quella che potrebbe essere considerata una sfumata fobia sociale acuita da un contesto lavorativo non esattamente incoraggiante, eppure ce l'ho fatta egregiamente (almeno per ora). Non mi sono mai veramente emancipata dalla mia famiglia, pur essendo economicamente indipendente e avendo buone capacità di studiare e lavorare autonomamente, i miei genitori, ed in particolare mia madre, nelle discussioni spesso mancano di argomentazioni e temo che si affidino troppo spesso al ricatto emotivo. Questo mi destabilizza non poco ed ammetto che talvolta potrei evitare, ma mento frequentemente su ciò che faccio e non esprimo quasi mai il mio pensiero apertamente. Non temo il confronto ma ne temo le conseguenze (non ritengo impossibile, visti alcuni precedenti, che mia madre possa avere un infarto per questioni anche futili). Soffro di ansia, contratture croniche, bruxismo e cefalee ricorrenti. Ho spesso incubi terribili. Tutti questi sintomi non mi danno tanto fastidio quanto il pensare ossessivamente a possibili conseguenze disastrose delle mie bugie. Ho avuto il coraggio di prenotare la vacanza dei miei sogni dopo un anno di duro lavoro. Quando ho ingenuamente reso partecipi i miei della cosa, sperando che potessero accettarla ed essere semplicemente felici per me, loro mi hanno imposto il veto per una questione morale (andare da sola con il mio fidanzato è disdicevole). Io andrò lo stesso in vacanza e loro non lo sapranno perché sarò via per motivi di lavoro (lavoro che loro "accettano" ed incoraggiano entusiasticamente, sul quale pure ho mentito per evitare loro di soffrire di ansia per i dettagli che ne denotano la precarietà, dettagli che sono la ragione per la quale io ho scelto tale lavoro) ma io non riesco a non pensare a tutti i problemi che causerei loro se morissi in vacanza. Non riesco a non pensarci e a giudicarmi male per questo.
Ho bisogno di un aiuto disinteressato a trovare delle soluzioni alternative che allevino la sofferenze che mi causa la mia rigidità. Ho bisogno di prendere emotivamente le distanze dalla mia famiglia, anche se vorrei che mi conoscessero davvero e che non avessero così tanta paura di farlo. Malgrado un buon senso di autoefficacia (dato anche dalla mia abilità a mentire e costruire dei veri e propri mondi paralleli) vorrei ristabilire la mia autostima e riuscire a non sentirmi sporca, bugiarda, ipocrita, amorale ed opportunista come mi accusa mia madre.
L'ironia vuole che sia proprio questa sofferenza ad essere usata come prova principale della mia umanità e bontà per scagionarmi dal capo di accusa di folle psicopatia impossibile da eradicare di fronte al mio altrettanto folle giudice interno.
Come si rompono certi schemi e quale figura può aiutarmi?

P.s.: mio padre soffre di DOC
Ringrazio tutti anticipatamente per il/ i consulti
Dr. Paolo Carbonetti Psichiatra, Psicoterapeuta 3.8k 223
A meno che gli attacchi di panico ai quali accenna all'inizio siano tuttora presenti ed invalidanti, dovrebbe ripostare il quesito alla sezione Psicologia.

Dr. Paolo Carbonetti
Specialista in Psichiatra
Specialista in Psichiatria Forense
Viterbo-Terni-

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico igienista 45k 1.1k
Ha mai fatto una visita psichiatrica? Ha consultato di persona uno psicologo?

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