Diagnosi discordanti e serenase rosso

Buonasera,
mi rivolgo a voi dopo anni di calvari psicoterapetici. Dai 13 ai 29 anni ho sofferto di anoressia bulimica con ospedalizzazione in clinica per nove mesi a 20 anni, recupero peso ma ripresa pressoché immediata della sintomatologia. Dai 20 ai 29 ho condotto una vita tuto sommato qualitativamente buona, lavoravo, studiavo, avevo relazioni sociali e sentimentali buone (ad eccezione di una violenza sessuale subita a 24 anni). Vengo comunque seguita per il DCA prima da un terapeura cognitivo comportamentale, senza esito, poi da uno psicoanalista per sei anni, senza esito, anzi, con un peggioramento sul lato dismorfofobico. A 29 anni cambio analista, l'inizio è molto positivo ma (anche a seguito di un cattivo incontro) se d'improvviso scompare, dopo ben 17 anni, il sintomo bulimico e riprendo a mangiare normalmente, sprofondo in una crisi profonda che mi porta negli anni a diversi ricoveri in spdc, depressione maggiore, atti autolesivi, con sintomi tipici della psicosi melancolica e, rispetto alle sensazioni somatiche, vicine alla schizofrenia. Decido di farmi ricoverare presso una comunità pchiatrica terapeutica protetta. Diagnosi al primo incontro depressione maggiore, vengo ricoverata dopo tre mesi in cui avevo fatto utilizzo di rivotril e zoloft e stavo un po' meglio, nonostante gli aspetti dismorfofobici (che per l'analista erano allucinazioni) al volto permangano e a volte rasentino stati deliranti. Tre mesi, si prosegue con zoloft, rivotril, talofen, abilify. Alle dimissioni rapidamente mi autoisolo e provo costanti stati d'angoscia. Abilify sospeso per akatisia. A seguito di crisi delirante/allucinatoria dopo assunzione (minima) di thc, vengo nuovamente ricoverata. Vengono provati moltissimi farmaci, senza alcun risultato. Dimessa dopo 3 mesi con deniban 100 mg, zoloft 50, rivotrl 2 mg x3. Interrotto deniban per iperprolattinemia e zoloft per alopecia, crollo in una forma depressiva fortissima. Si tenta con il prozac ma dopo due giorni dall'assunzione l'ideazione suicidaria mi porta a decidere di morire di inedia e smetto di alimentarmi e bere per una settimana. Non esco mai di casa (nel corso dei due anni), e resto sempre sola nell'angoscia. Mi si propone un nuovo ricovero, ci credo poco ma accetto. Altri tre mesi. Cambio di farmaci senza alcun risultato, tant'è che dopo le dimissioni tento il suicidioe vengo ricoverata in spdc. Le diagnosi sono sempre state di disturbo NAS.. Cambio psicoterapeuta, e per i farmaci torno a zoloft (che però non mi dà più il giovamento dei primi tentativi), rivotril 60 gg, talofen 40. Il talofen diminuisce un po' l'angoscia ma non fa nulla rispetto alle allucnazioni cenestesiche, dismorfofobia e deliri di colpa con pensieri suicidi. Il nuovo terapeuta ritiene che il talofen non possa bastare per attenuare e curare le allucinazioni e si confronta con lo psichiatra, che mi ha aggiunto 5 gg di serenase rosso mattino e sera. A me sembra di bere acqua, non sento alcun beneficio: non è sottodosato?
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.1k 1k 63
Serenase rosso non vuol dire nulla.

Se è 0.2% è sottodose rispetto a ciò che si vuole trattare ma può essere che sia un inizio di terapia.

Dr. F. S. Ruggiero

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Utente
Utente
È stato chiamato così dallo psichiatra per differenziarlo rispetto all'altra formulazione più potente, che ha il tappino blu. Il fatto è che mi è stata data questa indicazione prima delle vacanze estive e prima di un mese che dovrò affrontare fuori casa (dopo un'autoreclusione di 3 anni), e sono molto spaventata dai vissuti di angoscia e deformazione che sto provando e su cui né il rivotril né il serenase quietano. Credevo fosse una dose iniziale, ma lo psichiatra ha deciso di lasciarmi con questa. Il fatto è che in tutti questi anni da alcuni ho avuto chiare diagnosi di psicosi, da altre di nevrosi. E chi mi ha curato con antipsicotici sottodosati (come in questo caso), ritenendo che io potessi farcela solo con la terapia della parola, di fatto non mi è stato molto d'aiuto farcologicamente. Tant'è che le sole cose che percepisco dei farmaci sono gli effetti collaterali e non quelli positivi.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.1k 1k 63
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