Ansia, somatizzazione e fine terapia.

Gentili Dottori,
probabilmente da come vedrete dai precedenti consulti ho un problema legato all'ansia con somatizzazioni fisiche. Premetto fin da subito che sono alla fine del mio percorso di psicoterapia e, dopo essermi stato diagnosticato un disturbo d'ansia da separazione (rapporto particolarmente stretto con la mia famiglia e conseguente difficoltà a separarmi totalmente), abbiamo lavorato sul problema e mi sono stati dati gli strumenti per affrontare al meglio questo problema. Attualmente il mio psicoterapeuta ha proposto di concludere la terapia dopo 2 anni e mezzo poiché pensa che io sia pronto per riprendere a camminare da solo. Io sono d'accordo con la cosa poiché nonostante so che mi mancherà so bene che ho interiorizzato tutto ciò che mi serviva sapere. Nonostante i miei dubbi legati alla conclusione del percorso (probabilmente legati alla faccenda della difficoltà nel separarmi anche da lui) sono più che certo di voler terminare insieme a lui questo meraviglioso percorso. L'unico punto che però mi crea problemi è che è rimasto un problema persistente da circa cinque mesi legato alla difficoltà nel respirare. Ogni volta che provo a prendere aria sento come se non riuscissi a fare respiri profondi e ciò mi impedisce di fare lunghe passeggiate, di gestire lo stress e purtroppo di fare il passo definitivo di compiere un vero e proprio allontanamento da casa. Nonostante tutto in questi due anni sono riuscito a laurearmi, a fare conoscenze, uscire con gli amici e lavorare.
Aggiungo inoltre che a ottobre dello scorso anno ho fatto una visita psichiatrica di mia spontanea volontà che ha individuato solamente una ossessione per la componente sintomatologica fisica e mi è stato dato il cymbalta. Il problema è che ho avuto sin dal primo giorno forte malessere e lo psichiatra mi ha suggerito di smettere l'utilizzo. Da lì in poi non sono più tornato per assenza di tempo.
In conclusione, è possibile che persistano i sintomi nonostante la causa dell'ansia sia stata svelata ed affrontata più e più volte? Può questo fenomeno legato alla respirazione dipendere ancora dall'ansia?
Concludo aggiungendo che in questi due anni mi è capitato di prendere solamente xanax al bisogno su prescrizione medica ma in piccolissime dosi e situazioni particolarmente critiche (in due anni mi è capitato circa 5 volte con circa 7 gocce e basta).

Ho 25 anni, laureato, studente (di magistrale) e lavoratore. Normopeso (74 kg x 1. 80) con una gran voglia di vivere pienamente la mia vita. Ho una famiglia che mi ama, una condizione economica stabile e una relazione soddisfacente. Ho brillantemente concluso il percorso psicoterapeutico con ottimi successi ma persiste 'sta cosa del respiro. Cosa mi consigliate di fare?

Grazie mille!
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
È evidente che la sintomatologia non è scomparsa del tutto per cui una visita psichiatrica con un appropriato trattamento conseguente è utile.


Dr. F. S. Ruggiero

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dopo
Utente
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Gentile Dottore,
La ringrazio per la risposta. A seguito di visita psichiatrica mi è stato suggerito di assumere della paroxetina in gocce con (nelle primissime fasi e poi da sospendere) 3 gocce di Tavor mattina e sera. Tutto per un tempo di circa 3 mesi totali.
Cosa ne pensa di tale terapia tenendo in considerazione i sintomi descritto sopra? Inoltre, pensa che l’assunzione in gocce possa aiutare a riscontrare meno effetti collaterali? Grazie!
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