Disturbo schizotipico di personalità - disturbo psicotico primario

Buongiorno,

Scrivo per avere delucidazioni circa la patologia di mio fratello e il comportamento da adottare nei suoi confronti. Gli è stato diagnosticato ormai otto anni fa un (cito) "Disturbo schizotipico di personalità - disturbo psicotico primario".

La terapia prescritta prevede la somministrazione di un farmaco antipsicotico, il Risperdal (1 compressa la giorno in periodi "normali" e 2 compresse al giorno, una al mattino ed una alla sera nei periodi in cui si manifestano le fasi acute), e nei periodi "peggiori" di un sedativo in gocce, il Delorazepam (10 gocce alla sera).

Nei momenti acuti è scontroso, schivo e si concentra ossessivamente su argomenti di poca importanza o su sue percezioni sbagliate o assolutamente deviate della realtà (crede che gli si leggano i pensieri o vede figure inesistenti, in genere di carattere religioso/mistico).

Il mio/nostro problema è capire come porci nei suoi confronti. Rifiuta la terapia con uno psicologo, in quanto non si rende pienamente conto del suo problema, o comunque non lo vede come una patologia che richiede un aiuto esterno (è convinto di poter riuscire a risolvere il problema da solo, e a nulla sono valsi i nostri sforzi per convincerlo a sottoporsi a delle sedute psicologiche).

A questo punto le pongo le mie domande. E' possibile iniziare, nell'ambito familiare, un qualche genere di cammino terapeutico che sia propedeutico alla cura da parte di uno specialista? Porre in qualche modo le basi per iniziare? Lo dobbiamo forzare ad aprirsi con noi circa i suoi pensieri e farlo parlare o è meglio cercare di distrarlo dai suoi pensieri ossessivi? Siccome questa situazione, come può immaginare, lo priva del sonno (e per questo gli sono state prescritte le gocce sedative), e' un bene coinvolgerlo in attività fisiche impegnative per stancarlo più del normale e quindi coaudiuvare il sonno naturale?

Inoltre, alcuni aspetti della malattia mi sono oscuri. Questa patologia di che natura è/può essere? Voglio dire, generalmente, è causata da un fattore genetico ereditario o da un fattore indotto (un trauma fisico, un trauma psicologico, la lunga anestesia di un intervento che ha subito in giovane età...)?

La situazione si fa sempre più difficile con il passare degli anni (lui ne ha trenta da pochi giorni) e vorrei poter fare qualcosa.

Grazie.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

La diagnosi è un po' confusa ma si capisce. In pratica "psicosi primaria" che è generico (alterazione della coscienza di realtà può essere una "traduzione" corretta) mentre per il disturbo di personalità direi che è come dire che la pioggia è anche bagnata, cioè è scontato che un disturbo così diventi anche una personalità, o che prima fosse una personalità e poi sia diventata una psicosi vera e propria.
Il farmaco è uno di quelli possibili, resta da vedere se e perché la persona ritiene di doverlo assumere, e quali aspetti lo legano maggiormente alla cura. In genere la coscienza di malattia, e anche del disturbo, è assente.
Se la cosa è continua e non "a fasi", cioè "a cicli", si tratta di una psicosi cronica del tipo della schizofrenia, forse in forma più attenuata, o forse è una schizofrenia a tutti gli effetti, di gravità limitata per il momento anche perché sotto cura.
Ci sono altre "psicosi primarie", ma credo che siano state escluse. Non è scontato però.
Se si tratta di una persona che per il resto conserva una funzione sociale e produttiva sufficiente, è importante cercare il farmaco che abbia la migliore tollerabilità. La psicoterapia è una tecnica di interazione che mira a obiettivi specifici, non necessariamente a convincere una persona della "Negatività" delle proprie ossessioni o deliri che siano, non avrebbe senso. Se mai della nocività di questi pensieri o della loro inutilitò, ma per definizione chi delira è convinto di quella realtà.



Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
Gentile utente,
concordo con quanto dice il collega Pacini.
Per quanto riguarda suo fratello, è già una gran fortuna che accetti la terapia antipsicotica pur non avendo coscienza di essere malato.
Per un aiuto a voi familiari potreste mettervi in contatto con associazioni di familiari, eventualmente chiedendo informazioni al servizio pubblico che ha in cura suo fratello.
Cercando sul web ho trovato questo nella vostra zona:
http://www.sospsiche.it/index.php?id=40
Tra le altre attività, gratuite, c'è anche l'ascolto e il sostegno alla famiglia.
Cordiali saluti

Franca Scapellato

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
gentile utente,

ma la diagnosi attuale e eventualmente le pregresse a quando risalgono?
Il problema e' da considerarsi recente?

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

[#4]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno

Innanzitutto Vi ringrazio per le risposte così celeri, e provvedo ad integrare le informazioni di cui sopra.

Un primo disturbo c'è stato nel periodo infantile, convulsioni da stato febbrile, di tipo epilettico, che si è protratto fino all'età di sei anni. La terapia a suo tempo era stata a base di barbiturici, Gardenale nello specifico. Dai sei anni fino alla comparsa di questa nuova patologia è comunque sempre stato un bambino/ragazzo introverso, con gravi difficoltà nel relazionarsi con i coetanei e in generale con gli estranei.
Il disturbo delle personalità è stato riscontrato nel luglio 2001, riconfermato nel giugno 2004 e nulla è cambiato all'ultima visita di pochi mesi fa.

Si presenta nella sua fase acuta a cicli, in genere di durata compresa tra i dieci e i trenta giorni. Questi episodi, che hanno richiesto un aumento della terapia farmacologica, sino ad oggi sono stati tre (l'ultimo è in atto), anche se, nella rimanente parte del tempo, la terapia non è stata mai del tutto sospesa.

Per quanto riguarda il resto del tempo, permangono una generale introversione e la fatica a socializzare. E' anche vero che, volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, nei periodi "migliori" ha potuto studiare ed ottenere un diploma professionale e in seguito svolgere il lavoro per il quale ha studiato (operaio meccanico su macchine a controllo numerico).

In genere, comunque, preferisce attività solitarie, patisce la pressione esterna ed il confronto con gli altri, tende a sentirsi inferiore e se forzato tende all'ira.

Purtroppo il supporto da parte del servizio pubblico è stato carente e superficiale, a mio avviso, fino ad oggi, e ringrazio la dottoressa Scapellato per il suggerimento fornitoci.

Rispondo inoltre al dottor Pacini, ringraziandolo dei chiarimenti, specificando che non è (chiaramente) intenzione nostra convincerlo della negatività delle sue ossessioni, quanto riuscire a fargli comprendere l'esistenza del problema e quindi convincelo a sottoporsi ad una cura. Questo è il nostro vero problema, rendere la patologia una cosa REALE per lui, ed aiutarlo ad intraprendere un percorso di gurigione o quantomeno di miglioramento.

Se questo non arreca troppo disturbo, ed è possibile fornire almeno una traccia in questa sede, avrei bisogno di porvi alcune domande mirate:

- Non mi è ancora chiara l'origine del problema. A vostro avviso, sulla base anche delle statistiche mediche, è di natura genetica o indotta da fattori esterni?
- C'è un modo per prevedere ed arginare le crisi acute PRIMA che queste si manifestino?
- Deve essere messo a conoscenza della sua realtà o è meglio che non sappia nulla?
- E' meglio adottare un comportamento accondiscendente nei suoi confronti o portarlo a razionalizzare i suoi pensieri?
- E' bene forzarlo ad attività di socializzazione?


Vi ringrazio immensamente.

Cordiali Saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Nelle psicosi è pressoché inutile ragionare con la persona sul problema mentre ha i sintomi. Se i farmaci ostacolano il meccanismo che li produce, la persona può riflettere su quello che ha avuto e comprenderlo anche correttamente, ma durante le fasi no. neanche se ha capito il meccanismo della malattia quando sta bene.
Le cause sono le stesse di tutte le malattie: biologiche ma in gran parte non note. C' ereditarietà ma non spiega assolutamente tutto.
Forzare la socializzazione nella schizofrenia ha poco senso, in genere si peggiorano i sintomi e non si ottengono comunque risultati. Bisogna pensare ad un percorso che non sia una forzatura che ricalca la normalità teorica di una persona che non ha questo disturbo. In questo la può aiutare un terapeuta o un riabilitatore.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente,

il trattamento per la patologia di suo fratello deve essere continuativo e non limitato ai periodi di maggiore sintomatologia. La non accettazione dei trattamenti può prevedere l'uso di farmaci a somministrazione periodica non giornaliera.
[#7]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno,

Stiamo provvedendo a contattare un terapeuta, in modo da essere istruiti nel dettaglio sul comportamento da tenere e sul modo per introdurre alla terapia mio fratello.

Vi ringrazio ancora per i consigli che ci avete dato, e approfitto di questo messaggio per informarvi che oggi è il primo giorno nel quale manifesta lucidità di pensiero, o comunque sembra iniziare il ritorno alla normalità.

Vi auguro una buona giornata.

Cordiali saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Mi sembra che però non sia chiara una cosa. La schizofrenia (SE QUESTA E' LA DIAGNOSI) non torna "alla normalità", in alcuni casi può stabilizzarsi in una condizione anche decente di adattamento personale e sociale, ma questo adattamento nel tempo tende a peggiorare. Se la diagnosi è corretta è importante che voi conosciate anche la prognosi, cioè cosa attendervi negli anni. Ora la sua diagnosi non è chiara, perché schizotipico è riferito a una personalità con certe caratteristiche, ma senza fasi di scompenso grave, che invece mi sembra ci siano ripetutamente. Psicosi primaria è una diagnosi che di solito equivale a schizofrenia, ma se nessuno ha usato questo temrine potrebbe ivnece trattarsi di un'altra psicosi, a decorso più benigno e con altre aspettative per lui e per voi. Faccia chiarire la diagnosi prima di fare ragionamenti sul da farsi.
[#9]
dopo
Utente
Utente
Salve

La diagnosi che abbiamo è quella citata nel primo messaggio("Disturbo schizotipico di personalità - disturbo psicotico primario"), ma non ci è mai stato detto che soffre di schizofrenia. Come ho già scritto, i periodi di normalità, dove comunque è possibile svolgere una vita normale, sono lunghi e il suo comportamento è quello che potrebbe avere una comune persona timida, senza strani squilibri e senza le manifestazioni tipiche di momenti di crisi.

Purtroppo, come gia detto, le strutture pubbliche con le quali abbiamo avuto a che fare in questi anni sono sempre state piuttosto superficiali e a mio avviso incompetenti, se non altro nel non informarci correttamente sulla situazione (questo è quanto emerge anche dalle risposte sue e dei suoi colleghi, il fatto che quanto sappiamo è davvero poco e le informazioni sono incomplete).

Ora che mi è possibile interessarmi personalmente della questione, sarà la prima tra le mie priorità quella di avere un parere specialistico ulteriore (probabilmente privato, a questo punto) oltre ad appoggiarsi ad altre strutture per la terapia da adottare.

Cordiali Saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
L'altra psicosi "intermittente" (più frequente della schizofrenia) è la psicosi maniacodepressiva. Ha un trattamento sostanzialmente diverso, per questo è importante distinguere, e diverse prospettive di equilibrio sociale. I sintomi psicotici possono anche essere gli stessi, per questo "psicosi primaria" vuol dire poco.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente,

perde tempo e denaro se la sua aspettativa e' quella di vedere la totale scomparsa di malattia e senza l'uso continuativo di farmaci.

I comportamenti da tenere non sono regolati da tecniche che un medico può conoscere e lei no ma dal buon senso ed affrontanento della patologia con tutti i mezzi disponibili.

[#12]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno,

In questo tread sono stati marcati degli aspetti che credo di non aver mai menzionato. Non ho trovato passaggi nel mio scritto che facessero riferiemnto ad una cura definitiva. Sono tuttavia consapevole del fatto che il migioramento della qualità della vita possa essere apprezzabile.

Quello che mi premeva sapere era qualche ragguaglio ulteriore riguardo alla condizione della patologia, alle sue origini e ad una linea di comportamento da adottare nel day by day per noi familiari, e per questo vi ringrazio, siccome ho trovato le vostre risposte interessanti se non addirittura confortanti.

Vi chiedo di avere pazienza se il mio approccio è molto diretto e mirato ad individuare dei punti di failure sui quali intervenire invece che vedere la situazione nell'insieme ed accettarla in quanto tale.

In questo credo che una visita specialistica potrà darmi qualche informazione in più per poter anche formulare quesiti argomentati (ringrazio nuovamente il dottor Pacini per gli ulteriori ragguagli) e di sicuro il supporto di una associazione come quella segnalatami dalla dottoressa Scapellato potrà aiutare i miei genitori che vivono questa condizione ogni giorno.

Grazie ancora a tutti

Cordiali Saluti
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