Disturbo evitante di personalità? Schizofrenia?

Salve, prima di arrivare alla domanda principale del consulto penso sia utile introdurvi nelle linee generali il mio problema e le soluzioni che sono state provate nel corso degli anni...tutto inizia quando passo dalle scuole medie alle superiori...è come se non volessi più avere alcun rapporto di amicizia con i miei compagni, comincio ad isolarmi e, cosa molto strana, comincio io stesso a mettermi in ridicolo camminando, parlando e comportandomi in modo volutamente strano.
il risultato di tutti questi miei atteggiamenti chiaramente non può che essere quello di farmi prendere in giro dagli altri per via dei miei stranissimi comportamenti, comunque voluti e finalizzati proprio a questo...oltretutto quando i miei compagni ridevano di questi miei comportamenti scoppiavo anche io a ridere, perché in effetti erano atteggiamenti che non potevano che far ridere.
nel giro di qualche anno sono isolato e senza più nessun amico, ma soffrivo moltissimo di questo mio isolamento.
devo però dire che alcuni miei compagni a volte mi rivolgevano la parola, io parlavo e anche abbastanza volentieri, solo che dopo un po' cominciavo a fare volutamente lo strano proprio per far ridere questa persona.
chiaramente mi accorgevo di queste prese in giro ma facevo finta di non sentire proprio perché, d'altra parte, ero io stesso a provocarle.
Sperando di essere stato abbastanza esaustivo passo adesso alla diagnosi e alla cura che mi fu data...nel 1998 vado da uno psichiatra che decide però di non pronunciarsi sulla diagnosi limitandosi a prescrivermi l'HALDOL 2 mg da prendere la sera prima di coricarmi.
lo presi per ben cinque anni e andai per ben due volte a settimana da uno psicologo ma non ne ottenni alcuni effetto, anche se lo psichiatra aumentò più e più volte la dose anche fino a 6 mg.
i miei comportamenti non si attenuarono mai.
alla fine del 2019 prima della pandemia vado da un altro psichiatra che però è molto dubbioso sulla diagnosi, dice che potrebbe essere disturbo evitante di personalità così come una forma di schizofrenia. forse anche il disturbo bipolare.
decide di prescrivermi l'ELOPRAM prima 20 mg e poi 30, ma non ci furono risultati, quindi su indicazione dello psichiatra lo sospendo.
di recente mi ha rivisto e a livello diagnostico rimane sempre sul disturbo evitante di personalità, si è anche consultato con un collega e anche lui in base alle caratteristiche ipotizza questo disturbo.
Ammette però che forse è una forma "atipica" visto che non ci sono i crismi tipici del disturbo, se non l'isolamento sociale.
Mi consiglia di iniziare con lo ZOLOFT 50 mg ma ammette che non è sicuro faccia effetto visto che i disturbi di personalità in quanto tali tendono a caratterizzare la persona per tutta la vita.
Capisco perfettamente che si tratta semplicemente di un consulto online però vi chiedo una sorta di orientamento diagnostico per quanto approssimativo.
se nella vostra esperienza clinica ci sono stati questi casi e di quale patologia eventualmente si trattava.
cordialità
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Un evitamento che si realizza attraverso la provocazione di reazioni altrui ? Un evitante che si mette al centro dell'attenzione divertita degli altri appositamente... Non torna.

Può spiegare meglio in cosa consistessero questi comportamenti strani con cui richiamava l'attenzione ?

Dr.Matteo Pacini
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Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
Dr. Giovanni Portuesi Psichiatra, Psicoterapeuta 634 37 1
Mi sembra che il quadro che lei ci comunica possa far pensare innanzitutto ad un Disturbo di Personalità. L' evitamento dei rapporti sociali, in presenza di un desiderio dei medesimi, potrebbe essere una caratteristica del Disturbo Evitante di Personalità che fa parte del suo modo di rapportarsi a se e agli altri, ma in effetti occorrerebbe una serie di colloqui di approfondimento. In linea generale i Disturbi di Personalità hanno differenti tratti maladattivi, e nella maggior parte dei casi sono una combinazione di questi tratti, che vengono definiti tipici di questa o quella diagnosi di personalità. Ha quindi un importanza limitata per lei definire una diagnosi in questo momento quanto definire una serie di aree nelle quali il suo funzionamento non è come quello che desidera, nel suo rapporto con gli altri, con se stesso e con le attivtà che deve svolgere.
Solitamente i farmaci nei disturbi di personalità hanno un ruolo limitato e vengono usati con per dei sintomi bersaglio limitati ( ad esempio gli antidepressivi come quelli che ha preso lei ultimamente per dei problemi depressivi, di ansia situazionale o di impulsività ).
Le segnalo che lei, nonostante abbia 43 aa abbia comunicato prevalentemente cose della sua vita giovanile, ma l' adattamento presente è importante.
Il trattamento dei disturbi di personalità è prevalentemente di tipo psicoterapeutico, con un orientamento espressivo più che supportivo, se possibile.

Dr Giovanni Portuesi

[#3]
dopo
Attivo dal 2021 al 2021
Ex utente
Praticamente non appena qualcuno mi rivolgeva la parola o mi trovavo in un (piccolo) gruppetto di miei compagni di classe, dopo aver parlato normalmente con gli altri cominciavo dopo un po' a mettermi in ridicolo abbassandomi ad esempio gli occhiali sulla punta del naso, oppure facendo finta di parlare al telefono simulando la cornetta con la mano. oppure camminando in modo molto strano ed eccentrico. mi mettevo anche i quaderni in testa e addirittura facevo finta di mangiarli. fingevo di mangiarmi le mani e le braccia. oppure anche guardavo da lontano i miei compagni a bocca aperta. tutto era finalizzato a far ridere gli altri e a farmi prendere il giro, ma alla fine ridevo anche io per i miei comportamenti e per il fatto stesso che gli altri ridessero. ero diventato anche molto timido ma mi piaceva comunque avere questi atteggiamenti, anche se devo specificare solo quando mi trovavo di fronte ad un piccolo gruppetto di persone e non certo tutta la classe. prima degli 11/12 anni ero assolutamente normale, anzi avevo anche parecchi amici. sa di cosa potrebbe trattarsi?
[#4]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Queste stranezze erano parte di un atteggiamento che faceva di fatto per produrre un'attenzione su di sé. Chi è evitante, come fa capire la parola, vuole "evitare" gli altri, non attirarli.
La cosa però non funzionava bene così come sperava, a quanto ho capito, perché gli amici si sono ridotti. Questi comportamenti non era quindi "obbligato" a metterli in atto, tipo tic, o tipo impulso a far qualcosa per poi magari sperare che gli altri lo trovino divertente, ma sostanzialmente farlo per impulso.

Dr.Matteo Pacini
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[#5]
dopo
Attivo dal 2021 al 2021
Ex utente
Quindi inconsciamente io volevo semplicemente attirare l'attenzione degli altri? sarebbe in effetti una possibilità, però più che altro il mio scopo era quello di mettermi in ridicolo, di ridicolizzarmi di fronte agli altri per farmi prendere il giro e per suscitare le risate degli altri. che poi inevitabilmente facevano ridere me. pensandoci bene il mio obiettivo non era quello di apparire divertente agli altri ma ridicolo o comunque non capace di capire che quegli atteggiamenti avevano qualcosa che non va. inoltre fingendo di non capire quando gli altri mi prendevano in giro finivo per sembrare appunto incapace di capire quando venivo preso in giro e quindi ancora più strano.
facendo delle ricerche sui disturbi di personalità ho letto del disturbo schizoide in cui l'individuo attua dei comportamenti finalizzati a isolarsi e ad allontanare gli altri. potrebbe essere il mio caso?
[#6]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Come "inconsciamente" ? Lo faceva apposta...
Non capisco sinceramente perché sia prima che ora le ipotesi vadano a parere su uno che evita il contatto con gli altri...Lei voleva attirarne l'attenzione, direi che è la cosa opposta.

Dr.Matteo Pacini
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