Consulto su disturbo ossessivo-compulsivo e malessere interiore

Gentili dottori buonasera e scusate se abuso ancora della vostra pazienza riproponendo, tra l'altro, un tema di cui vi parlai qualche mese fa.
Si tratta di quelli che definisco "inceppi", una sorta di peso sullo stomaco che mi porta a vivere con totale malessere tutto ciò che, in realtà, mi dà piacere.
Esempio: mi innamoro e si avvicina un evento importante con la mia metà, al posto di godermi il tutto iniziano una serie di domande che mi tormentano e che mi fanno vivere male.
"Ma lo amo?
"Ma mi è calato?
" "Ma è amore o abitudine?
" "Ma ci voglio stare davvero insieme?
", tutto mentre - nei fatti - mi comporto normalmente e mi viene automatico vivere la relazione a 360.
Da qualche tempo mi sta capitando con il calcio, la mia più grande passione da quando sono piccolissimo.
Sono un tifoso sfegatato, gioco in una squadra di terza categoria e sono giornalista sportivo, per la mia squadra del cuore ho fatto sacrifici enormi ed è un motivo di vita più che una semplice passione.
Ebbene, da qualche tempo vivo male anche questa mia passione che mi ha sempre dato un senso identitario incredibile.
Mi chiedo "Ma se sono loro che giocano, perchè esulto mi arrabbio o piango per meriti che non ho?
" A che serve tifare una squadra se io non conto nulla, se non incido su quanto accade, se non determino i risultati?
E via con altre paranoie e pensieri costanti che mi rovinano la quotidianità.
Ora l'idea di aver esultato, gioito, pianto, fatto sacrifici e analisi sui giornali per cose che vanno avanti "indipendentemente da me" mi logora il cervello, al punto che mi sembra tutto inutile.
A volte invece gli inceppi vanno in un'altra direzione "Ma in fondo è una palla che va in una rete"... Poi, però, quando vedo le partite allo stadio l'emozione, il trasporto, è sempre lo stesso.
Ma intanto passo giornate intere a cercare in rete articoli a tema "il sostegno dei tifosi incide sul risultato", per sentirmi parte attiva e non passiva di quanto accade in campo e mi dà emozioni così forti.
Spero che, come accade ogni volta che ho questi inceppi, dalla sera alla mattina torni alla nornalità e mi goda questa passione con spensieratezza senza rovinarmi l'esistenza con dilemmi che so essere insensati.
In fondo anche giocatori, dirigenti e colleghi rimarcano sempre quanto il sostegno dei tifosi e l'appoggio che diamo come giornalisti e come appassionati abbia una incidenza positiva sui risultati.
E in fondo so che nessun tifoso al mondo si pone il problema "Ma è anche merito mio o no?
": vanno allo stadio, tifano, hanno una passione e basta.
Io invece da sempre mi scervello e la vivo male.
Spero di essere stato chiaro e di aver sintetizzato al meglio tutto.
Da ipocondriaco le fissazioni erano spesso su malattie, sintomi e somatizzazioni, negli ultimi anni però è come se la mente volesse intaccare le certezze che ho con interrogativi che mi logorano la quotidianità.
Grazie per l'attenzione a chi vorrà rispondere.
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Che siano malattie o scelte, la cosa è uguale. Il principio è che ponendosi un problema da controllare, si perde il piano emotivo-pulsionale, che è quello che dà il senso alle cose.
Andare allo stadio appunto avviene perché uno decide di dargli un senso. Se dovesse porsi il problema di come controllare il risultato non per gioco, ma sul serio, non sarebbe divertente. Ovviamente in tal caso il tutto non avviene come ossessione perché non è proprio il problema, è di altri (chi gioca). Un giocatore al limite potrebbe esser preso da ossessione sul suo modo di giocare.

Quindi detto questo, il doc può essere curato.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Utente
Utente
Anzitutto la ringrazio per la celere risposta, ancor di più perchè è arrivata di sabato sera il 20 di agosto. Ciò conferma l'alto livello e l'incredibile umanità dei medici che operano per questo sito rappresentando per tanti di noi un punto di riferimento. Quello che non riesco a capire è perchè periodicamente mi sveglio con questo peso sullo stomaco che mi porta in automatico a scervellarmi sulla cosa che in quel momento mi è più cara. In questo caso il calcio. Vado allo stadio, amo profondamente la mia squadra, amo parlare di calcio, vado in trasferta e mi regala emozioni che non so descrivere a parole..perchè chiedermi se ho un minimo di incidenza in ciò che vedo piuttosto che godermi tutto e basta? Come mai di tanto in tanto mi vengono questi inceppi che davvero condizionano in negativo la mia quotidianità? Da ieri avrò letto almeno 20 articoli di giornale in cui calciatori e dirigenti sostengono che ogni singolo tifoso è di grande aiuto per la sua squadra e ha una incidenza sul risultato finale...mi tranquillizzo 10 minuti, mi ricarico, riprendo entusiasmo e...dall'undicesimo minuto in poi ricomincio a spaccare il capello in quattro cercando qualcosa che non va e ricomincio pensando di essere totalmente inutile rispetto a quanto accade. Lei che pensa, da dove deriva tutto questo? Perchè la mente deve fare mille domande che mettono in crisi sensazioni, emozioni e sentimenti che da 30 anni rappresentano una certezza? Ciò capita con tutto: vado a trovare mia madre e, al posto di essere felice della serata, mi chiedo "Ma sarà l'ultima volta?" "Potrebbe morire stanotte, devo godermi gli ultimi momenti". Mi capita in una relazione, dove mi pongo 200 domande quando poi dentro di me so che provo amore e che sto bene. Da notare che, presa la fissa su una cosa, automaticamente sparisce quella per l'altra e riprendo a viverla normalmente e con spensieratezza. Non so come uscirne, so solo che la vivo male.
[#3]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
E' un meccanismo noto, non ha un motivo, è un eccesso di una funzione di controllo, che anziché svolgersi a livello subliminale entra nel campo di coscienza, determinando così un ingolfamento del sistema che corrisponde alla motivazione, al senso, al coinvolgimento, ovvero tutte funzioni che non si svolgono per esclusione di errori potenziali o approssimazioni o anche fraintendimenti totali, ma li contemplano, li ammettono.
Quando questi meccanismi danno troppo fastidio per i nostri gusti, ha senso chiedere ad uno specialista come potere gestirli.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#4]
dopo
Utente
Utente
Grazie dottore, lunedì prendo contatti con la psicologa . Lei che pensa dell argomento. Un tifoso che segue e sostiene la squadra ha una sua incidenza anche minima su quello che succede?
[#5]
dopo
Utente
Utente
Io ho sempre pensato che fosse bello essere tifosi di calcio perché è l'unico sport in cui il tifoso non è spettatore passivo che assiste a un evento ma può essere il cosiddetto dodicesimo uomo. Il tifo secondo me incide. E per chi come me scrive su un giornale l incidenza può essere anche maggiore perché c'è una eco mediatica forte e si può dare una grossa spinta alla squadra, una mano al giocatore in difficoltà ,caricare l ambiente, stimolare il maggior numero di persone ad andare allo stadio
[#6]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Adesso sta perdendo il filo, comincia a discutere le sue ossessioni come fossero problemi da risolvere nel loro contenuto.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#7]
dopo
Utente
Utente
Lei ha ragione, so bene che rispondere a determinate domande è in controtendenza rispetto a quello che è il compito di uno psichiatra e alimenterebbe le ossessioni. Io per primo mi rendo conto che sono delle fissazioni fuori luogo, destinate a passare, visto che quando vedo le partite provo esattamente le stesse emozioni e sensazioni di quando non ho questi inceppi. Stesso ora, mentre le scrivo queste cose, mi sento quasi stupido. Di questo le chiedo scusa. In generale, però, al di là della richiesta di aiuto e del consiglio medico su quanto mi accade, ero curioso di capire da uno psichiatra e da un professionista cosa ne pensasse specificamente dell'argomento e se può essere d'accordo sul fatto che un tifoso, un giornalista, un appassionato e una persona che quotidianamente segue una squadra di calcio incida su quanto accade in campo e che, in fondo, si gioisce, ci si arrabbia e si "soffre" per cose che dipendono, seppur in percentuali minime, anche da noi. L'idea di avere come una delle ragioni di vita un qualcosa che mi vede spettatore passivo mi sta angosciando :D