Parere su terapia farmacologica

buongiorno, sono un ragazzo di 22 anni e da ormai 12 anni soffro di ansia fobica e attacchi di panico.
In questo lasso di tempo ho avuto alti e bassi fino allo scorso anno dove ho toccato il punto più basso.
Mi sono ritrovato nel giro di 6 mesi chiuso in casa con la paura di sentirmi male e di espormi.
In questi anni sono stato in cura con paroxetina e per un periodo ha avuto i suoi effetti benefici ma in questa ricaduta è stato come se tutto d' un tratto non agisse più; ho raggiunto il dosaggio massimo ma niente da fare.
Allora con la mia dottoressa abbiamo deciso di provare a cambiare e ho introdotto l' anafranil, farmaco che ho dovuto interrompere quasi subito perchè mi generava una fortissima tachicardia andando ad aumentare il focus sulla cardiofobia che è il mio trigger principale.
A quel punto abbiamo provato con la sertralina quest' estate ma è andata peggio, con molta più angoscia, pensieri negativi e continui episodi di ansia anche in casa.
Come potete immaginare tutto questo ha compromesso enormemente la mia vita tanto che ho dovuto abbandonare la facoltà di medicina nonostante gli ottimi risultati che ho sempre ottenuto scolasticamente.
Ad oggi sto attraversando un periodo di wash out nell' ottica di introdurre a breve una nuova tipologia di farmaco: l' IMAO.
Ammetto che leggere che non sia più utilizzato e i potenziali effetti collaterali mi spaventa molto e in più si aggiunge il terrore che questa sia l' estrema ratio.
Paradossalmente a livello di ansia mi sento più tranquillo ora che sono in wash out (ho ripreso a fare piccole passeggiate accompagnato) quindi mi chiedo se effettivamente ne valga la pena tentare questa strada degli imao e per questo volevo un parere nonostante io mi fidi ciecamente della mia dottoressa.
Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Più che altro il problema è che se gli scarti di cure avvengono per la fobia applicata ad un parametro che si sposta, non significa la stessa cosa di un effetto collaterale per cui il medico sospende il farmaco. Una fortissima tachicardia (non è chiaro cosa voglia dire) porterebbe il medico a dire che si cambia farmaco, ma non è stato questo il caso: è stato sospeso per la fobia, e allora si va dietro alla fobia, il che è un problema di fondo.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
grazie dottore della risposta, mi scusi ma non ho capito il punto del suo pensiero e cosa esso significhi a livello pratico.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Vuol dire che un conto è sospendere perché ha una tachicardia che non va bene, un conto è farlo per la sua paura della tachicardia (in questo secondo caso è ovvio che è un discorso completamente diverso, se no l'avrebbe sospesa il medico in quanto non accettabile come tachicardia; se dice che l'ha sospesa per quel motivo, è come dire che non è quello che si intende per effetto collaterale).

Dr.Matteo Pacini
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