Disturbo pipolare

Buongiorno, ieri ho saputo che il mio compagno soffre di disturbo bipolare. Anche se lo immaginavo (ha fatto uso per 18 anni di cocaina e cortisone) averne la certezza mi ha un po' destabilizzata. La malattia non mi mette paura ma vorrei sapere come aiutarlo. Possibile che il suo psichiatra non lo abbia messo al corrente? (lui ha letto la diagnosi mentre il medico scriveva) è in cura psichiatrica e psicologica da più di un anno e credo che non solo lui abbia diritto di sapere tutto sulla sua patologia, per imparare a conviverci, ma anche le persone che lo amano. Non l'ho mai trattato da malato nè ho mai cercato di essere accondiscendente con il suo problema ma oltre a questo vorrei sapere cosa fare soprattutto durante i periodi di forte depressione e grandi paranoie. Posso parlare con il suo psichiatra informandone però il mio compagno? La madre potrebbe essere contattata dallo psichiatra, considerando che la fonte delle più grandi frustrazioni del mio compagno è proprio lei? Ho letto molto su questa patologia e mi tengo costantemente informata ormai da un anno ma devo sapere come aiutare lui e nello stesso tempo non scomparire io.
Grata per una risposta saluto cordialmente
[#1]
Dr. Giuseppe Nicolazzo Psichiatra, Psicoterapeuta 2.2k 80
Gentile Utente,

le informazioni e la diagnosi, anche solo di stato, sono un diritto del paziente nel momento che le chiede al medico che lo ha in cura ( consenso informato al trattamento ); per avere invece lei o i familiari informazioni bisogna che il diretto interessato sia d'accordo,

Cordiali Saluti

Dr G. Nicolazzo
Specialista in Psichiatria
Psicoterapeuta

[#2]
Dr. Tommaso Vannucchi Farmacologo, Psichiatra, Tossicologo 7.6k 389 1
Gentile utente
non credo che il collega non abbia informato il paziente in merito al suo disturbo,credo che non dica niente per riservatezza a coloro che non siano il paziente stesso;in primis immagino che stia seguendo una terapia con stabilizzanti dell'umore che richiedono un monitoraggio continuo e solo per questo il paziente sarà stato informato sul razionale della terapia;in secondo luogo nessuna persona può avere notizie senza il consenso del paziente

Tommaso Vannucchi

[#3]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 196 21
Gentile utente,
il suo compagno ha il diritto di chiedere chiarimenti allo psichiatra che lo segue, piuttosto che sbirciare quello che lui scrive.
Attualmente, se ho capito bene, non assume più cocaina e ha sospeso il cortisone, giusto?
In ogni caso, cocaina e cortisone possono provocare alterazioni psichiche, ma non certo essere causa di un disturbo bipolare.
Durante i periodi di alterazione dell'umore, che se la terapia è ben strutturata dovrebbero diradarsi e attenuarsi, il paziente è malato, e va tutelato per evitare che produca danni a sé, alla sua professione, alla sua immagine sociale (penso alle fasi di "paranoia", nelle quali può comportarsi in modo inappropriato).
Questo perché, quando i bipolari ritornano alla completa padronanza di loro stessi, provano una profonda vergogna per quello che hanno detto o fatto e la loro autostima si riduce.
Mi sembra una buona idea, se il suo compagno è d'accordo, quella di recarvi insieme dallo psichiatra per chiedere consiglio, mentre per il momento la madre (se non vive con voi) la lascerei dove sta: se in 40 anni non ha capito il figlio, dubito che cambi qualcosa adesso, diagnosi o meno.
Comunque è una patologia curabile e le persone che ne sono affette sono spesso sensibili e ricche interiormente, come avrà saputo dalle sue letture.
Cordiali saluti

Franca Scapellato

[#4]
dopo
Attivo dal 2009 al 2009
Ex utente
Volevo innanzitutto ringraziare tutti voi per le gentili risposte. So perfettamente di non poter chiedere informazioni allo specialista che ha in cura il mio compagno e sto attendendo che la fase "depressiva" si dissolva per parlare con il mio partner di accompagnarlo. Lui è consapevole di essere affetto da "qualcosa" ma anche dopo aver "sbirciato" la diagnosi attribuisce il suo malessere all'uso smdato di cocaina, che ora tra l'altro ha sospeso da 3 anni. Rispondendo alla dottoressa Scapellato, purtroppo la madre vive con noi per lunghi periodi nei quali non fa altro che aggravare la sistuazione addossando sul figlio solo problemi: di natura economica, vecchi dissapori di famiglia, e lamentandosi del fatto che per colpa dei figli non si è mai potuta rifare una vita dopo la morte del marito. Fa pesare il suo stato di salute ed a volte simula dei malesseri solo per essere compatita dal figlio. Per questo capirete come io sia tra 2 fuochi: non voglio far notare questi meccanismi al mio partner ma nello stesso tempo soffro nel vedere che li subisce. So che la malattia può essere tenuta sotto controllo ma prima si deve stabilizzare ma la terapia a volte viene sospesa e naturalmente non so perchè. Fermo restando che aspetterò il momento giusto per parlare con lui della mia intenzione di accompagnarlo, se vuole, sapreste indicarmi delle letture più approfondite?

P.S. ho visto il mondo interiore del mio compagno e so benissimo che è una persona estremamente sensibile ma soprattutto ricchissima interiormente ....è questo che me lo fa amare ogni giorno di più nonostante tutto.

Grazie di cuore.
[#5]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 196 21
"Depressione 100 domande 100 risposte", Il pensiero scientifico ed, "E liberaci dal male oscuro" Longanesi ed: sono libri divulgativi ma anche rigorosi e ricchi di consigli utili.
"Lunatica- Storia di una mente bipolare" di Alessandra Arachi, BUR ed: è uno dei tanti testi autobiografici sulla malattia.
"Una mente inquieta" di Kay Jamison (una psichiatra) TEA ed: coraggiosamente l'autrice racconta la sua storia.
Un consiglio: si informi, ma non diventi un'esperta troppo esperta, deve rimanere la sua compagna e non il suo vice-terapeuta.
Cordiali saluti
[#6]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 992 248
Gentile utente,

Se la persona segue terapie è esplicito che siano indicate per quel disturbo. Forse la diagnosi è stata definita più di recente, a volte inizialmente è fatta una diagnosi di depressione ricorrente o atipica o di disturbo di personalità e poi si definisce meglio.

Non è necessario che ci si documenti a livello tecnico su una malattia, è molto meglio che faccia domande mirate al medico con il consenso della persona stessa, cosicché le spiegherà come comportarsi in determinate circostanze, ma il più delle volte non ci sono comportamenti geniali.

Non deve convincersi che lei possa, nel bene e nel male, modificare il decorso di una malattia come quella, anche se un ambiente favorevole aiuta il resto quando si sta bene.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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