Dubbio diagnosi disturbo bipolare NAS

Salve, mi è stato diagnosticato un disturbo bipolare dopo 10 minuti di "chiacchierata" e un test psicodiagnostico.
Durante la chiacchierata, rivedendo i sintomi del disturbo bipolare non ho riportato nessuno di questi.
Ricordo di aver detto allo psichiatra che abbia cambiato diverse volte scelte.
Poi ho fatto un test psicodiagnostico in cui onestamente ricordo fossi molto incerto sul barrare alcune opzioni come "spesso" o "molto spesso".
Ricordo di essermi limitato a barrare per lo più "qualche volta" e che non fossi proprio consapevole, che in realtà non capissi nemmeno bene se quello stato o azione espressi nella frase abbinata all'opzione caratterizzassero il mio stato in alcune reazioni e il mio agire.
Da paziente che ha fatto questo dopo una prima visita di 10 minuti considerato che dopo un anno o più di consulto psicologico una psicologa non riuscisse ad interpretare cosa avessi e che mi ha mandato da uno psichiatra come dovrei comportarmi?
Io non sento di avere sbalzi d'umore.
Non sono una persona che va molto appresso a questioni come l'umore ecc.
O meglio se una persona mi chiede: "come stai?
Mi viene naturale da rispondere 'bene" sempre.
Quando abbiamo fatto la visita sento di aver espresso un po' uno stato di eccitazione, una sorta di un entusiasmo per una visita che mi avrebbe approcciato a questa esperienza, la psicoterapia, ma non ho comunicato umore basso o umore alto.
Una volta dopo un paio di visite mentre lavoravo ho comunicato di essere un po' scarico e disorientato.
L'unica cosa che mi fa pensare di poter avere un disturbo è che ho cambiato più volte progetti.
nela mia vita: dagli hobby, sin da quando ero piccolo, al corso di laurea e di non averne concluso uno.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
I sintomi del disturbo bipolare, quali intende ?
Comunque, questa è stata la diagnosi, e quindi la terapia consigliata quale sarebbe ? Psicoterapia ? Di che tipo ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
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Mi sono stati prescritti clopixol, resilient e fluvoxamina. Comunque dottore per sintomi del disturbo bipolare, mi sono espresso male, intendo cosa caratterizza a grandi linee questo disturbo: alternanza di umore basso e umore alto, fasi maniacali e fasi depressive, parlato veloce. Non so se l'ho psichiatra ha scorto questo e se dal test si potesse dedurre questo. È che io durante la visita in cui mi ha diagnosticato il disturbo non credo proprio di aver espresso questo. A meno che non si sia parlato con la psicologa che le ha illustrato il quadro delle mie esperienze e ha descritto il mio stato o a meno che non l'abbia dedotto solo dal test psicodiagnostico. Durante la visita mi ricordo che forse gli ho detto di aver cambiato corso di laurea e che fossi eccitato per l'esperienza della psicoterapia. Non è che ha scambiato questa sorta di eccitazione per un umore alto? Ma questo lo avvalorerei solo se sapessi come si diagnostica un disturbo bipolare dalle opzioni di un test, ammesso che sia possibile diagnosticare solo attraverso un test ed esso sia da correlare ad una visita . In realtà una visita di 10 minuti mi sembra che sia poco. Questo psichiatra è laureato in pediatria e ha seguito dei corsi di psichiatria che probabilmente lo hanno portato a potersi abilitare alla professione. Non so quale sia la sua esperienza ma è andato in pensione quindi credo che ne abbia. Ha sia operato nel pubblico sia come privato.
Comunque le riporto degli elementi che intuisco potrebbero servire a lei se si tratta di disturbo bipolare NAS. Quando ero piccolo ero solito buttare bottiglie di vetro dei succhi di frutta dal balcone. Durante una festa ricordo mi misi a fare capriole lungo la sala. Una volta in classe alle scuole superiori durante una discussione' ho esclamato: "che io chi sono!?" Mi chiedo se a questo punto lo psichiatra abbia visto che parlassi veloce, non ricordo se lo facessi. Come si intuisce che una persona è bipolare da una visita di 10 minuti se la persona non ti comunica affatto il disagio relativo agli sbalzi d'umore? Ha intuito che abbia fasi maniacali e depressive dal cambio di corsi di laurea? Ma io non gli ho detto che avessi delle difficoltà nel portare a termine regolarmente le sessioni di studio in modo tale che i risultati fossero almeno sufficienti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
"Questo psichiatra è laureato in pediatria e ha seguito dei corsi di psichiatria che probabilmente lo hanno portato a potersi abilitare alla professione. "

Dunque, aspetti. Intanto la pediatria non è una laurea, è una specialità post-laurea, come lo è la psichiatria. L'abilitazione viene prima, a partire dalla laurea in medicina.
Francamente che un pediatra senza essere specialista scelga di fare lo psichiatra per adulti nella sua pratica (può farlo se ritiene di essere in grado, con alcuni limiti burocratici, così come può farlo un medico di base) è semplicemente insolito.
Aver fatto dei corsi però non è un titolo. Se va sul sito https://portale.fnomceo.it/cerca-prof/ può verificare i titoli.

"Come si intuisce che una persona è bipolare da una visita di 10 minuti se la persona non ti comunica affatto il disagio relativo agli sbalzi d'umore? "

E' possibile a volte, anche se le visite durano di più in generale, almeno le prime. La diagnosi non si basa sul fatto che i pazienti riferiscano i sintomi così come sono scritti, ci mancherebbe. Quasi mai chi è in fase eccitata lo riferisce, anzi di solito lo nega, né identifica facilmente nel passato questo tipo di fase. Quindi un disturbo bipolare spesso si diagnostica, se la persona in quel momento è "normale" come tono, in base ai documenti (anche ad alcuni segni ogni tanto), e non è raro che chi lo ha lo neghi anche in presenza di documenti, perché non è d'accordo con la diagnosi.

Detto questo, forse è una buona idea chiedere un parere a uno psichiatra. Per curiosità, chi l'ha indirizzata da un pediatra (ancorché esperto sul campo) ?

Dr.Matteo Pacini
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Guardi dottore, io.non nego che possa avere un disturbo bipolare NAS però a volte ho l'impressione che dal momento in cui abbia una disforia di genere che ho manifestato più volte lo psichiatra possa avere scambiato una sorta di gioiosità gaia nell'eccitamento del disturbo bipolare. D'altronde io anche i cambi progettuali, dagli hobby alla scuola all:università al lavoro, che sarebbero un indicatore di fasi maniacali, e il fatto che non abbia concluso un percorso, indicatore del fatto che sarei andato in fase depressiva, mi corregga se sbaglio glieli so giustificare andando a un livello profondo con la volontà di affermare un'identità di genere in particolare con il subentrare di una forza che si contrappone e mi fa cambiare scelta per affermarne un'altra. È possibile? D'altronde una volta ho sentito una psicologa a cui ho esposto la situazione è mi ha detto che c'è chiaramente un lavoro identitario da fare. La psicologa da cui andavo nonostante io avessi raccontato tutto il mio vissuto mi ha detto che non riusciva a interpretare cosa avessi. È lein che mi ha mandato da questo dottore che ha esercitato anche al CIM fino a un anno fa. È lui che mi ha certificato il disturbo per richiedere la pensione di invalidità alla cui visita non mi sono recato perchè ho intuito che il disturbo bipolare NAS non è sufficiente ad avere una percentuale tale da poter ottenere una pensione.
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La psicologa che mi ha detto che c'è un lavoro identitario da fare non è la stessa da cui sono andato per circa un anno e mi ha mandato da questo dottore. Comunque io non nego nemmeno che questo dottore possa avere le conoscenze, le competenze e l'esperienza soprattutto per diagnosticare un disturbo ma in un caso complesso come il mio credo che sia probabile anche sbagliare.
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Può darsi anche che stia usando queste giustificazioni, quelle relative al cambio progettuale, per liberarmi inconsciamente della diagnosi del disturbo bipolare. Non vorrei questo. Anche facendomi diagnosticare una disforia di genere al posto del disturbo bipolare se persistessero insieme non avrei risolto nulla.
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A.proposito di meccanismi inconsci per cui le scelte sarebbero determinate dalla scelta di una particolare identità di genere o all'identità sessuale. È probabile che anche questa volta starei scegliendo in base a questo? Cioè lavoro che nella cultura comune risulta maschile e famiglia con ragazza (identità maschio), il dottore mi ha detto che questo è il super io, lavoro che nella cultura comune non sia proprio maschile (identità femminile, gay o omosessuale, riducendo per una facilitazione). In realtà la questione su identità gay, omosessuale o femminile e più complessa. Io ho sperimentato tutte e tre le possibilità perchè lei sa che chi è omosessuale può sviluppare chiaramente una disforia di genere, chi lo è e la ha magari non lo ammette ma poi decide di ammetterlo a se stesso. Io sono entrato chiaramente nella cultura omosessuale, quella dell'omosessuale che rifiuta la disforia e ha modelli di virilità idealizzati ma che mantiene una certa sensibilità, che diventa a volte omosensibilità e nel modo di approcciarsi all''erotismo omoerotismo (le parlo di espressione della sessualità attraverso pratiche come sfregamenti corpo a corpo etc. sin da piccolo), stavo entrando per pochissimo nella cultura gay (mi è stato detto per esempio da un'amica che avrei potuto fare moda quindi mi sono mostrato gay nell'accezione più vicina alla cultura gay di fronte a un'altra persona,) e ho preso coscienza che questo percorso mi abbia portato alla disforia di genere quando ho cominciato ad esprimere la sessualità in chiave più femminile in termini di ricerca di simulazione di forme femminili nel corpo attraverso ad esempio pose che esaltino le curve del fondoschiena o i fianchi, il gesto di toccarsi le mammelle come se avessi il seno, episodi di travestimento.o un erotismo più femminile. mostrando ad esempio il fondoschiena in cam raggiungendo un'immagine del corpo tale che risultasse armonicamente femminile Le chiedo a questo punto: un bipolare progetta cose impossibili? Nel mio caso avere un lavoro nella cultura comune maschile e fare una famiglia con una ragazza è impossibile? Avere un lavoro nella cultura comune meno maschile (es. il segretario, si sa che culturalmente è nota la figura della segretaria o es. il bidello, si sa che culturalmente è nota la figura della bidella o es. l'assistente parlamentare (è un lavoro dove si fa anche rappresentanza. Molti omosessuali scelgono ruoli di rappresentanza dove possano applicare per esempio conoscenze linguistiche o la rappresentanza è un'attività che richiede presenza e qualitativamente scelte del genere sono vicine a persone che possano avere una tendenza ad esporsi per la presenza, l'immagine, per esempio, tendenza che diversi omosessuali hanno), mi perdoni per questo riduzioni ma devo semplificare comunicandole il modello culturale che più ho assorbito come determinante per la percezione della mia identità se devo ridurre le cose per facilitarmi e non mi chieda di cambiare modello culturale perchè altrimenti non mi facilito mai e né lei comprenderebbe, quindi il disturbo mi permetterebbe di fare una famiglia con una ragazza considerando.qnche il problema identitario? Sarebbe più facile percependomi.nella cultura comune farlo o per un bipolare o per un particolare tipo di omosessuale o omosessuale disforico o omosessuale o omosessuale disforico bipolare non è realizzabile? Dal momento in cui so giustificare scelte del genere e fossi un omosessuale o omosessuale disforico disposto ad aprirsi all'eterosessualità, l'ho già fatto, come scelta identitaria qualora.non avessi un disturbo bipolare dovrei realizzare almeno uno di questi progetti, altrimenti significa che sarebbe stata solo una fase maniacale e che la fase depressiva ne ha impedito la realizzazione, ammesso che questo.non sia stato impedito anche o solo dalla coscienza dell' orientamento sessuale, ma prendiamo a questo punto l'esempio di un bipolare eterosessuale, giusto per capire come agisce il disturbo bipolare e se effettivamente si possono considerare prevedibili alcuni tentativi di progettualità di un bipolare fallimentari, questo generalizzando, chiaro che ci possano essere dell'eccezioni e per intuire questo lei dovrebbe conoscermi meglio (mi è noto di bipolari che hanno avuto una progettualità. È possibile?). Si può .quindi intuire la fallimentarità di una certa progettualità con uno psichiatra?

Alla luce di tutto questo, le sembra che il mio sia un caso complesso.che abbia bisogno di una revisione o di approfondimenti oppure con le competenze e l'esperienza che ha lei può facilmente classificarmi?
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Ho ricontrollato il curriculum del dottore. Aggiungo che è stato dirigente medico di I livello disciplina psichiatria e vicedirettore c/o CSM. A questo punto visto che la legge permette l'abilitazione all:esercizio della professione anche con specialistica diversa da quella specifica non metterei in dubbio nonostante sia insolito la sua diagnosi per questo ma per i motivi che ho espresso sopra mi sono venuti dei dubbi.
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In sintesi io cado in un circolo vizioso di progetti che non realizzo perchè ho un problema di identità di genere, perchè sono bipolare o per tutte e due le cose? Quello che mi blocca in una cosa, portare a compimento di un percorso lavorativo, una famiglia, mettiamo anche omogenitoriale se si considera che ho questo problema identitario che prima si esprimeva come omosessualità e poi si è sviluppato in disforia di genere, è la coscienza che per un problema potrei non farlo? Ma quale sarebbe il problema? Quello identitario perchè scelgo cose nella cultura maschile comuni e la mia componente femminile si oppone o il contrario oppure il disturbo bipolare?
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In questo quadro lei crede che io dedicherei tutta la mia vita ad affermare un'identità attraverso un lavoro e altre attività essendoci una vera e propria.propensione identitaria mancante o essendovi questi conflitti interni? Se sì, questo mi impedisce di essere una persona che ha contatto con la realtà e che ha attenzione al mondo esterno, alle relazioni, per cui questo sarebbe un processo di affermazione che vivrei autonomamente senza una realizzazione che può essere più completa (anche qui seguo il modello culturale che ho assorbito), ad esempio la realizzazione nella sfera intima con una famiglia? Questo.considerando anche che ho 28.anni e non c'è molto tempo per dedicarmi solo a questo problema se voglio avere una famiglia.
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Inoltre a tutto questo quadro aggiungerei anche che rivedendo un po' le mie intenzioni mi sembra che io sia stato mosso da una finalità puramente economica nel rispondere a quel test barrando le opzioni che coerentemente, per quanto potessi intuirlo, ricordo di averne barrate poche, potessero portare a un disturbo per avere una pensione di invalidità versando in condizione di disoccupazione. Quando la psicologa mi ha detto non riesco a interpretarmi mi ha fatto capire anche con altri commenti di "star giocando" a livello identitario però ho notato nel suo tono e nel suo atteggiamento una sincerità di fondo in quel momento, come se si rivolgesse ad un ragazzo normale che vuole solo ottenere un beneficio. Giuro che non lo sto dicendo per contraddire la diagnosi, anzi sarei disposto anche a scontare una pena nel caso io mi sia recato da una psicologa e abbia accettato di andare da uno psichiatra con una progettualità puramente strategica che si configura in termini di ottenimento di beneficio economico. Lo dico anche per mettere in dubbio la mia moralità dal momento in cui l:atteggiamento della dottoressa quando mi ha detto "stai giocando" era sincero e io ho capito che si riferisse al fatto che stessi poter giocando in generale. Un'ambiguità di condotta che si è esplicata nella tendenza a progettare qualcosa per ottenere dei benefici economici l'ho già mostrata, non dico in quale occasione perchè mi sono fermato. Vorrei però che questo me lo chiarisse uno psichiatra. Si può diagnosticare un disturbo quando c'è invece solo un problema di condotta? Problema di condotta e disturbi possono essere correlati. Ma una condotta tesa all'ottenimento di un beneficio economico, può essere secondo le tipizzazione che avete voi psichiatri, considerando anche l'esperienza dei casi, può essere anche tipica di chi ha un disturbo bipolare o qualsiasi altro disturbo psichiatrico?
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Mi scuso dottore per avere scritto più commenti ma in unico commento non sono riuscito ad avere tutti gli input che mi hanno portato a formulare tutte queste domande. Capisco che analizzare i vari punti sia faticoso ma vedo che lei, che ho notato essere uno dei più disponibili a discutere delle cose qui su Medicitalia, facendo capire esattamente in quale riflessione ci può essere un errore rispetto ai modelli di studio che ha e all'esperienza che ha citandole. Se lei ritiene che riesce a chiarirmi tutti questi punti definitivamente in un consulto su Skype lo facciamo. So che in una visita è difficile ma a questo punto visto che mi è stato diagnosticato un disturbo in 10 minuti e un test credo si possano capire questi punti anche in una visita di 1 ora per esempio. Quando lei dice che un bipolare non ammette di esserlo le vorrei dire che io non rientro fra questi se lo fossi veramente ma piuttosto rientro nella categoria di quelle persone che vorrebbe dalla psichiatria e dai professionisti del settore una linea nei modelli di analisi adottati per fidarsi di questa scienza, non di uno psichiatra, questo è un punto importante perchè non è che bisogna fidarsi o meno di uno psichiatra, il mio dottore mi disse "Devi fidarti. Se non ti fidi poi ti freghi", ma della psichiatria e dei modelli che ha applicando i quali si fa esperienza, cosa che penso sia universale. Ad esempio a me appare piuttosto bizzarra che uno psichiatra diagnostichi un disturbo in 10 minuti con un test e un altro ci metta 3 visite e addirittura che una psicologa, psichiatria e psicologia sono diverse ma uno psicologo ha gli elementi per poter diagnosticare un disturbo soprattutto dopo oltre un anno di sedute in cui ho raccontato praticamente tutto quello che potesse aiutarla a fare una diagnosi (abbiamo fatto anche un consulto con la mia famiglia). Non mi dica della questione del titolo per gli psicologi perchè a questo punto anche questo dottore non ha il titolo ma ha fatto una formazione di psichiatria prima interna ai 6 anni di medicina (non so quanti esami si danno e se si studiano dei casi su un modello più pratico. Sicuramente non si fa un tirocinio e non so se per gli specializzandi in psichiatria si fa un tirocinio) e potrebbe avere appresso gli stessi elementi che ha appreso una psicologa presso il corso di laurea di Psicologia. Lei sa che chi segue dei corsi non ha proprio la stessa attitudine di chi si specializza quindi una persona che segue dei corsi, considerando anche il fatto che bisogna vedere come vengono valutate le conoscenze e le competenze a fine corso. Poi, puoi darsi che comunemente si pensa che solo la valutazione di un esame universitario sia attendibile, cosa tra l'altro anche relativa, avendo studiato all'università avendo raggiunto anche 30 e lode per esempio ma essendo consapevole che non fosse un 30 e lode, anzi. Quindi, insomma, capisce che non è un dubbio che ho dopo attente valutazioni in cui comunque il dubbio potrebbe essere lecito dato la relatività di tutto e la relatività anche della competenza reale di un professionista (io so benissimo che all'università se non si riesce a finire un libro si va all'esame e può andare bene perchè magari ti chiedono solo ciò che hai studiato o si trovano professori flessibili che vogliono un quadro sommario. Chi mi dice che un professionista non abbia saltato proprio i dettagli su quel disturbo, esempio, e abbia compensato con l'esperienza, una conoscenza sommaria delle cose, e che quindi possa avere solo una percezione delle cose non studiate che magari ha seguito durante alle lezioni.
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