Sposare una ragazza che soffre di schizofrenia

Buongiorno Dottore, ho un dubbio atroce, ho scoperto che la ragazza che sto per sposare soffre di schizofrenia, non sto qui a spiegare perchè l'ho scoperto solo ora, sarebbe una storia troppo lunga, ora sono ad un bivio; sposarla pur sapendo di andare a ficcarmi in un grosso problema o non sposarla così da farla soffrire tantissimo ed io avere sempre dei rimorsi per averla abbandonata ma tuttavia vivere più serenamente, non so che fare
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Però se spiega come l'ha saputo, dove ha letto questa diagnosi, che medicine prende la persona, magari almeno accertiamo che la notizia torni o meno. Strano che conoscendo questa persona - presumo - da tempo. non abbia notato niente.

Dr.Matteo Pacini
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Ci siamo conosciuti in vacanza, entrambi in paese straniero 7 anni fa, da allora io vado a trovarla una volta all'anno per 7/10 giorni ( tranne i due anni del covid), lei non può venire da me perchè non le danno il visto, quando ci vediamo è una ragazza adorabile, due anni fa eravamo al telefono, all'improvviso ha iniziato a dire cose senza senso, ad accusarmi di cose assurde, ad insultarmi, in poche parole a delirare, fino a quando le hanno tolto il telefono, poi per 4/5 mesi non ci siam più sentiti, i suoi familiari mi dicevano che non stava bene e che aveva bisogno di riposo, diciamo che io non avevo indagato molto, pensavo fosse una crisi dovuta magri a stress o al massimo un pò i depressione, anche perchè ero totalmente ignorante in materia, due mesi fa però è successa la medesima cosa, allora ho iniziato ad informarmi ed effettivamente mettendo insieme tutti i pezzi del puzzle, anche per altre cose successe, ho iniziato a sospettare che soffrisse di schizofrenia, poi parlando con sua sorella mi ha confermato che quello è il suo problema, mi ha anche detto che prende un farmaco che si chiama PINAQUINE o QUETIAPINE.., poi non riesco a capirne molto perchè parlano un mix di francese/arabo, mentre io parlo solo inglese ( e neanche troppo bene), quindi questa è la situazione, ora dopo due mesi di silenzio abbiamo ripreso a parlare, lei riparla tranquillamente di matrimonio come se nulla fosse, io invece ora ho mille dubbi...
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Quetiapina esiste anche nel resto del mondo. La diagnosi non in tutti i paesi è equivalente, specie tra psicosi bipolare e psicosi non bipolare c'è un po' di discrepanza.
Manca di sapere se la cura la prende, se le crisi vengono perché la sospende o vengono comunque, e cosa questa persona fa e riesce a fare nella vita ordinaria e straordinaria. Ovviamente ci sono tutta una serie di indicatori di cui non so se la vorranno o meno mettere a conoscenza, del resto i familiari non sempre conoscono bene la diagnosi, a volte sono soltanto preoccupati della sua visibilità e della gestione pratica.

Ha un'informazione nuova e quindi giustamente la sta valutando.

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Buongiorno Dottore e grazie per la risposta,

posso dire che ci sentiamo quotidianamente ed è sempre tranquilla e ragionevole, lei non lavora, la crisi sembra sia dovuta al fatto che abbia inspiegabilmente sospeso l'assunzione del farmaco ( tra l'altro mi ha detto che ne prende due ma non sono riuscito a capire quale sia il secondo), sulla natura precisa del problema non ho tutte le informazioni, la lontananza e la difficoltà di comunicazione per via della lingua non mi permettono di avere tutte le informazioni del caso, diciamo che il mio problema è sia di natura morale, ciòè se sono convinto di sposare e quindi passare la via vita con una persona che ha questo problema, e mi chiedo anche se non sia anche peggiorativo per lei affrontare questo cambio di vita radicale e cioè uscire dalla sua "confort zone" ( quindi padre, madre, sorelle, ambiente...) per venire a vivere con me a Milano, dove avrebbe solo me e io sono via tutto il giorno per lavoro, quindi sarebbe spesso da sola ( non ho neanche i genitori che potrebbero darci una mano), insomma ho il timre che possa pure peggiorare od, in una eventuale crisi, non abbia il sostegno della sua famiglia, alla quale è molto legata.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
La malattia è un problema a sé, tanto è vero che comunque si manifesta anche lì, con la famiglia.
Sono tutte considerazioni che mi sembrano ragionevoli, poi la decisione è sua, qui siamo nel campo di decisioni relative a questioni sentimentali o private. E' chiaro che è consigliabile sapere ciò con cui si potrà avere a che fare, per poter decidere con cognizione di causa.

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Esatto, è una decisione molto sofferta, in ogni caso si perde qualcosa, le vorrei però chiedere un'ultima cosa, la gravidanza ed eventuali figli cosa comporterebbero nella sua psiche? E' ragionevole pensare ad un surplus di instabilità oppure non influirebbero più di tanto sulla malattia? Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Innanzitutto c'è da considerare la compatibilità delle terapie con la fertilità e i rischi eventuali per la gravidanza. La questione sulla gestione della vita e dei figli dipende da come è controllata la malattia.

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Va bene grazie per il consulto dottore, molto gentile, adesso cercherò di saperne di più, se non la disturbo la contatterei quando avrò, spero, maggiori informazioni, buona giornata
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Personalmente porrei l’attenzione sul fatto che lei starebbe per sposare una persona straniera che vede per 7-10 giorni all’anno, quindi vincola il suo rapporto con questa persona che praticamente non conosce poiché per 355 giorni del restante anno vi sentite al telefono.

La quotidianità e la sessualità sono inesistenti per poter stabilire di essere una coppia che può decidere di sposarsi.

Anche il fatto che non possa avere un visto di uscita dal paese è comunque particolare.

Piuttosto che un matrimonio una convivenza può aiutarla a capire la situazione anche per stabilire se è il caso di continuare la relazione, se di relazione si può parlare.

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Buongiorno Dottore, grazie per la sua risposta,

Certo avrei preferito una convivenza ma non è possibile, primo perchè essendo loro una famiglia musulmana praticante la convivenza non è assolutamente contemplata, e secondo perchè il problema non è il visto d'uscita ma il visto d'entrata in Italia che, se non si hanno motivi di studio, lavoro o ricongiungimento familiare, è molto difficile da ottenere per chi arriva dall'Algeria.

Sono consapevole che è una cosa poco razionale ma non ci sono alternative al matrimonio se vogliamo stare insieme, tra l'altro, cosa non meno importante, stiamo parlando di una giovane e bellissima ragazza, una bellezza arabo/mediterranea che mi ha fatto innamorare dal primo momento che l'ho vista, e, anche se non la conosco a fondo, sarei stato disposto a correre questo "rischio".

Purtroppo ho scoperto questa cosa della malattia che ha stravolto tutti i buoni propositi e che mi ha fatto venire numerosi dubbi.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Il problema non è che sia strano voler accanto una bella donna, se mai la questione oggettiva su cui anche il collega richiama l'attenzione è che Lei seleziona una situazione in cui ci sono presupposti "estremi" (nel senso del rischio) rispetto all'effettiva sostenibilità della situazione. In primis la non conoscenza sostanziale nei ruoli reciproci di convivenza e accoppiamento sessuale e sentimentale, e poi questo ulteriore problema, che non è una malattia qualsiasi, è una malattia con caratteristiche ben precise e che riguarda peraltro le interazioni con gli altri.

Lei sembra e una esprimere una sorta di soddisfazione e aspettativa per qualcosa che non è in essere, preoccupandosi poi di aspetti comprensibili.

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Buongiorno,

infatti la questione che io ho posto in essere è cosa potrebbe comportare in termini pratici l'eventuale convivenza con una persona affetta da schizofrenia,, quali possono essere le problematiche di gestione in ambito familiare e in ambito ospedaliero o di supporto con un professionista in materia.

Per quanto riguarda il rischio di sposare una ragazza che si "conosce poco", se è questo che vuole dire, se ne potrebbe parlare, seguire l'istinto e non la razionalità può sembrare una scelta avventata, ma spesso si rivela la scelta migliore, a volte non ci conosce abbastanza una persona anche dopo dieci anni di convivenza, sono valutazioni molto personali, ognuno ha i suoi parametri per valutare persone e situazioni.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
No, non è vero che la scelta migliore è quella d'istinto. Non mi risulta ci sia alcuna regola. Se mai parliamo di scelte che si basano su emozioni e sensazioni, il che implica l'isintualità. Però invece qui parliamo di una persona praticamente non frequentata, quindi una situazione diversa dal sentirsi compatibili con qualcuno anche in tempi brevi, vedendola, frequentandola e avendoci rapporti.

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Non ho scritto che l'istinto sia la scelta migliore, ho scritto che SPESSO si rivela la scelta migliore, comunque parliamo di una persona che ho conosciuto sette anni fa, che vedo , a parte il covid, tutti gli anni, sebbene per 7/10 giorni, che sento al telefono quasi tutti i giorni e che "vedo" su skype almeno due volte la settimana, insomma, non è una conosciuta su una chat di Internet.
Certo, non ero a conoscenza della sua malattia, l'ho scoperta perchè lei ha deciso, arbitrariamente, di sospendere i farmaci, ma sarebbe potuto accadere lo stesso anche se abitasse a 10km da casa mia.
Devo dedurre che lei non approverebbe neanche si conosce e si sposa dopo sei mesi (che non si discosterebbe tanto dalla mia situazione), perchè, a suo modo di vedere, non hanno avuto il tempo necessario per conoscersi, può essere vero, come dicevo prima, ognuno, in base al proprio carattere fa le sue scelte in base ai propri modi di pensare e di essere.

Resto però convinto che seguire l'istinto, che, come diceva giustamente lei, si basa sulle emozioni e sensazioni, non sia mai un'opzione da sottovalutare, certamente non l'unica.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
"Non ho scritto che l'istinto sia la scelta migliore, ho scritto che SPESSO si rivela la scelta migliore, "
Infatti è a questo che ho risposto che NO, è un modo di dire e non un dato di fatto parametrato in qualche modo.


Si nota soltanto il suo compiacimento nella prospettiva che racconta, in cui vi sono elementi di oggettiva indeterminazione (il tipo di conoscenza) rispetto ad un'altra soluzione (ma varrebbe anche per Dante e Beatrice) e un altro che è in parte ora noto (la malattia e il fatto che sospende le terapie) che non è certamente incoraggiante.

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la malattia è IL problema, ed infatti è su questo che ho posto la questione, non la sto quindi sottovalutando, non c'è quindi nessuna prospettiva di compiacimento in ciò che scrivo al riguardo.

Un altro discorso è la conoscenza della ragazza, la potrò conoscere poco o tanto, ma sarò sempre e solo io a poterlo dire. Esternamente si possono fare tutte le considerazioni o congetture che si vuole ma lasceranno sempre il tempo che trovano.

Come le ho spiegato in precedenza, se voglio vivere con lei, non esiste un'alternativa al matrimonio purtroppo, per cui non esistono altre soluzioni.

Infine lei è propenso alla razionalità piuttosto che all'istinto, bene, ma anche questa scelta non è scritto da nessuna parte che sia la migliore.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Sì, lasciano il tempo che trovano sia le considerazioni di chi guarda da fuori, sia di chi vive da dentro.
Non sono propenso a niente, è Lei che dice che l'istinto spesso è la guida migliore in queste situazioni. Quindi continua a fare un discorso illogico: non è scritto da nessuna parte che sia migliore la razionalità nel decidere con chi passare la vita, così come neanche che sia l'istinto come invece insiste Lei. Sostanzialmente, è Lei che sembra voler dare forza alla sua decisione senza che ne ve sia bisogno. Sono fatti suoi, quindi non è necessario dimostrare che ha ragione.

Ma se scrive qui, è per avere dei commenti penso, rispetto ai quali non serve che insista come se dovesse convincere qualcuno. Avrà il punto di vista di chi da fuori giudica quel che Lei scrive, e questo è quanto.
Il compiacimento era riferito all'innamoramento, per così dire. Chiaro che chi è innamorato è compiaciuto di quel che vuol vedere o vede. Ma questo mica è indicativo di niente. Anche perché vede, non parliamo della propensità ad accoppiarsi, quanto alla condivisione di una vita familiare. In alcune culture questo tipo di unione viene pianificata senza tener quasi conto di affinità o preferenze, perché deve garantire alcune cose, materialmente e socialmente. In altre culture si dà molto risalto alla scelta "per amore", che è tutto e nulla, ma è diversa dalla scelta pianificata.

Sarebbe importante che ognuno facesse i conti con gli elementi che ha rispetto al tipo di scopo che vuole raggiungere. Quindi non c'è mai una risposta o un canale valido di per sé, appunto neanche quello istintuale o dell'innamoramento più di un altro.

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