Paura intimità e contatto fisico

Gentili dottori,
Premetto che sono attualmente in cura per un disturbo dell'umore(ciclotimia) e che ho sofferto di bulimia nervosa per 3 anni(in parte fatico a portarmi alle spalle questo problema perchè il rapporto con il cibo è ancora il mio punto debole).Ho 26 anni ed ho alle spalle una storia difficile.Sono cresciuta in una famiglia disturbata(entrambi i miei soffrivano e soffrono di problemi psichiatrici, bipolare mio padre,depressa mia madre),un'infanzia dura e un'adolescenza turbolenta.Ho subito violenze fisiche ma soprattutto psicologiche in quando i miei hanno coinvolto me e mia sorella nei loro disturbi.La nostra famiglia era una sorta di estensione della loro personalità e i loro problemi interiori erano anche problemi familiari.Tutto ciò ha creato a noi figlie diversi problemi.Mia sorella minore è diventata anoressica ma ha superato tempo fa la cosa grazie anche al supporto affettivo del suo ex ragazzo.Io invece oltre alla bulimia ho sviluppato molti altri problemi,in parte per il mio carattere ipersensibile(forse anche per una predisposizione genetica) e in parte perchè mia sorella all'epoca era troppo piccola e distratta (fortunatamente) per vedere e capire certe cose.I miei si sono poi separati,abbiamo vissuto con nostra madre e i problemi hanno cambiato forma.Io essendo la sorella maggiore sono stata sovraccaricata di responsabilità e a causa del mio carattere mi sono lasciata coinvolgere troppo, al contrario di mia sorella che ha reagito estraniandosi e cercando la fuga.Successivamente nonostante i presupposti sfavorevoli siamo riuscite entrambe a laurearci.Mia sorella ora sta bene. Io invece ho avuto diverse crisi depressive e come ho detto sono in cura farmacologica.Ho fatto anche un percorso individuale di "pulizia" interiore e ho trovato la radice dei miei problemi grazie a delle letture che mi hanno guidato in tal senso e che mi hanno permesso di collegare le mie reazioni e le mie convinzioni con il mio vissuto e il rapporto con i miei(perchè non ho le possibilità economiche di pagarmi la psicoterapia.Ho provato a rivolgermi più volte al consultorio non sono riuscita a trovare supporto,mi sono sentita trattata con sufficienza e superficialità).Sono maturata dentro e ho preso le distanze dai miei, non serbo loro rancore.Mi fanno solo un po' pena e li tengo lontani.Nonostante tutto non riesco ad andare avanti nella mia vita.Capire le dinamiche dei propri problemi non significa superare.Ho letto(e attraversato) decine di libri sull'argomento,conosco il perchè di ogni mia reazione.Mi hanno aiutato tantissimo certo, ma sento ancora delle resistenze e delle fobie che mi impediscono di relazionarmi.Riesco a vedere il mio problema dall'esterno, distinguo il pensiero consapevole da quello inconscio.Ho una grande (e comprensibile) paura dell'intimità e del contatto fisico.Provo un'enorme vergogna per il mio corpo.Non so come fare.Temo che rimarrò per sempre in questo limbo.Il tempo forse non basta a guarire.Cosa posso fare ancora?
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile ragazza, come correttamente conclude lei stessa alla fine del suo racconto, a volte il tempo non basta per guarire. Nel senso che a volte i problemi se ne vanno da soli, ma a volte no, specialmente nei casi come il suo, che mi pare abbastanza complesso.

Il fatto che già sia seguita dal punto di vista psichiatrico e/o farmacologico è un buon punto di partenza. D'altra parte, come altrettanto correttamente osserva, non basta leggere e conoscere per filo e per segno di che cosa si soffre per guarire. Purtroppo non basta leggere molti libri, anche se può aiutare.

L'ideale quindi sarebbe potersi rivolgere a uno psicologo/psicoterapeuta che sia in grado di aiutarla, per quanto possibile, sempre tenendo presente il suo quadro globale. I problemi economici sono una realtà, purtroppo, e mi rendo conto che non tutti siano in grado di pagarsi una psicoterapia. Potrebbe provare a rivolgersi ad altre ASL o consultori, fino a trovare un terapeuta che almeno non la tratti con sufficienza come le è successo. Oppure, se ha un lavoro, potrebbe iniziare a mettere dei soldi da parte per pagarsi un professionista privato. Una psicoterapia riuscita può essere equiparata a un vero e proprio investimento per la vita. Ciò che spenderà oggi lo risparmierà domani in un'infinità di modi.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
dopo
Attivo dal 2009 al 2009
Ex utente
Gentile dott. Santonocito
La ringrazio per la risposta.
Ci tengo però a precisare che non sempre è davvero possibile effettuare un ciclo di psicoterapia con un valido terapeuta. Ho provato in tutti i modi ad ottenere supporto presso strutture pubbliche della mia città. Ignoro se consultori di altre città possano fare qualcosa per me perchè anni fa mi è capitato che, rivolgendomi ad una struttura nella provincia più vicina (la città universitaria dove studio) mi sia stato detto che dovevo chiedere assistenza nella città di residenza. Non so se questo fosse vero o sia vero ancora oggi. Non è che da parte mia non ci sia l'umiltà di chiedere aiuto o la volontà di collaborare (anche se non le nascondo che penso di avere già realizzato molto della mia condizione e comincio a chiedermi cosa davvero può fare la psicoterapia per me), ma sono davvero impossibilitata a sostenere economicamente il ciclo di sedute. Ammetto però che, essendo stata eccessivamente responsabilizzata fin da bambina, troverei grande giovamento dall'avere una supporto psicologico esterno, una persona che si "occupi" della mia condizione psicologica e mi guidi verso la guarigione. Mi abbasserebbe un po' l'ansia. Mi darebbe un po' di tranquillità perchè mi servirebbe a delegare almeno parzialmente la responsabilità del mio benessere mentale. Avrei cioè meno paura di sbagliare. Io invece ho sempre fatto tutto da sola e ho pagato gli errori e le mie umane debolezze a caro prezzo. Ho girato per tanto tempo a vuoto, cercando soluzioni da sola. Vorrei trovare un valido terapeuta che mi aiuti ma non posso davvero permettermelo, almeno in questo momento della mia vita. Non lavoro e sto facendo un corso universitario di specialzzazione che già pago con un lavoro saltuario. Purtroppo non ho trovo un'alternativa a questo faticoso faidatè quindi mi tocca continuare così. D'altra parte io so che nelle condizioni ambientali opportune e avendo accanto le persone giuste, riuscirei a superare qualsiasi cosa senza nessuna terapia. Ma non sempre l'ambiente risponde alle esigenze. Là fuori è durissima, è un gioco di forze...tutti tendono a sfruttare i punti deboli degli altri e giocarseli a proprio favore... e nonostante gli sforzi che una persona può fare per circondarsi delle persone giuste è difficile non sentire una minaccia latente...e non è poi tanto ingiustificata come sensazione. Ci vuole un po' di fortuna lo so...Recuperare la fiducia non è così facile. Ammetto di amplificare questa sensazione di pericolo a causa del mio vissuto. Non ho neanche una famiglia alle spalle che mi aiuti e mi sostenga nel recupero. Nessuno si è mai occupato di me tranne la sottoscritta, anzi sono stata io ad occuparmi di loro quando loro non potevano farlo. La mia famiglia è solo una grande zavorra di cui mi sono dovuta liberare. So bene quali meccanismi scattano in me quando qualcuno si avvicina, li capisco ma non posso farci niente. Non reggo il contatto. Consideri che adesso va molto meglio rispetto a qualche anno fa. Ma a volte quando qualcuno prova a toccarmi è come se avessi paura di rompermi... o di disintegrarmi. Un grande dolore e un grande piacere spesso possono confondersi come sensazioni. Non so a volte cosa provo quando sfioro qualcuno per caso. Non so se è davvero dolore o è una sensazione forte che non riesco a reggere. Una volta avevo perfino paura a strigere la mano delle persone e ce la dovevo mettere tutta per mascherare il fastido, per non sembrare "strana". Mi trattenevo e vedevo le reazioni che il contatto produceva su di me. Era incredibile, anche un contatto involontario, su un bus o su un treno mi provocava scombussolamento. Se qualche parente o amico/a provava ad abbracciarmi (innocentemente) mi sentivo aggredita o nella migliore delle ipotesi infastidita. Nei periodi più bui avevo un vero e proprio terrore...bastava che qualcuno si avvicinasse soltanto per mettermi in allarme. Ora va un po' meglio. Pochi amici riescono perfino ad abbracciarmi ogni tanto, per gli auguri di compleanno, alle feste o in occasioni particolari però devo sforzarmi un po' per non fuggire o non andare in panico...Non sento più lo stesso allarme di prima ma fa male comunque. Per me l'intimità sessuale è poi una cosa lontana anniluce... almeno di questo passo. I progressi ci sono, solo che sono davvero troppo lenti. Non è che non ho pazienza, è che tutto questo mi fa soffrire terribilmente, soprattutto vedendo che gli altri riescono a toccarsi come se fosse la cosa più naturale del mondo. Per me le cose che agli altri appaiono semplici o scontate sono sempre state molto difficili, mentre ho superato "facilmente" situazioni oggettivamente molto difficili. In sostanza mi riesce facile ciò che agli altri pare difficile (per questo gli altri mi considerano una persona forte e determinata) e difficilissimo ciò che agli altri appare facilissimo se non scontato. Questo vale per ogni aspetto della mia vita. Non ho mai letto qualcosa di specifico sull'ansia da contatto fisico. Ovviamente non parlo di testi tecnici in cui si fanno solo statistiche. Non conosco la vostra opinione ma i testi pensati dagli analisti per l'auto-aiuto mi sono serviti molto. Ovviamente non sono tutti uguali. Vorrei sapere se qualcuno è in grado di suggerirmi delle soluzioni alternative o di consigliarmi delle letture che mi possano aiutare, visto che nella mia vita sono stata costretta a risolvere tutti i miei problemi in questi modo.
Grazie
[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Non è che da parte mia non ci sia l'umiltà di chiedere aiuto o la volontà di collaborare (anche se non le nascondo che penso di avere già realizzato molto della mia condizione e comincio a chiedermi cosa davvero può fare la psicoterapia per me)
>>>

Gentile ragazza, anche prima di leggere il contenuto di ciò che scrive, basterebbe la lunghezza del suo scritto per capire che lei è una persona che sta soffrendo terribilmente, e che avrebbe una gran voglia di liberarsi del peso che si sta trascinando dietro. Questo è chiaro, così com'è altrettanto chiaro il suo atteggiamento nei confronti della psicoterapia, che poi è lo stesso della maggioranza delle persone che ci scrivono: dubitano sinceramente che la psicoterapia possa far qualcosa per loro, però ci scrivono ugualmente. Come si spiega questo, secondo lei?

Se esistessero davvero delle letture terapeutiche nel modo che lei dice, non esisterebbe l'infelicità a questo mondo: basterebbe leggere un libro e il problema sarebbe risolto. Non ci sarebbe bisogno di buoni psicoterapeuti né psichiatri, solo di bravi scrittori, che però già ci sono.

Cordiali saluti
[#4]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
ha ragione, troverebbe di sicuro un grande giovamento dal farsi aiutare da una persona esterna, che le sia di appoggio e la capisca quando questi momenti davvero tristi la tormentano.

Lo so che non è semplice trovare un valido supporto nel sistema pubblico, ma questo non le può impedire di cercare di nuovo un'alternativa. Deve sentire un Consultorio, ne chiami due o tre e senta cosa le dicono, ma non rinunci.

Nel frattempo può sempre provare a mettere da parte qualche soldo, nella speranza di poter eventualmente affrontare dei colloqui con uno specialista privato.

Provi anche a contattare terapeuti giovani (può richiederne l'elenco presso l'Ordine degli PSicologi della sua regione), magari più disposti a lavorare facendo piccoli sconti.

Insomma, vede quante cose può fare?

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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