Lutto nonno
Gent.
mi,
Vi scrivo per chiedere un parere.
Due giorni fa è venuto a mancare il mio caro nonno materno.
Affetto da tumore al pancreas, lottava da più di un anno, ma sempre con successo.
Nonostante gli ultimi malesseri, abbiamo passato Natale e festività insieme, anche se il suo spirito non era più quello di un tempo, riusciva comunque a fare le sue solite battute dalla sua calda poltrona.
Il fatto che fosse malato, non giustificava almeno per me, l'accettazione di un possibile decorso della malattia.
Decorso che effettivamente, si è verificato in soli 7 giorni.
Dopo un malore avuto venerdì scorso, si è scoperto che il tumore aveva raggiunto tutto il corpo e le ossa e che non avrebbe superato la notte.
In realtà ha proseguito la sua vita coraggiosa con 7 giorni di sofferenza, spegnendosi due giorni fa.
Quello che non mi spiego, è la mia reazione.
Nonostante avessi milioni di ricordi con lui, uomo energico, buffissimo in ogni sua parola, e molto moderno, non sono riuscita a piangere come avrei pensato di fare.
Quando lo scorso anno è morto mio nonno paterno, il giorno del mio compleanno, piansi ogni lacrima che avevo in corpo, certamente anche per l'improvvisa scomparsa avvenuta nella notte a causa di una emorragia a cui nessuno avrebbe mai pensato.
Inoltre, in 26 anni di vita, non avevo mai visto scomparire nessuno.
Questa volta, ho pianto molto quando ho dovuto lasciare il nonno alla camera mortuaria e quando l'ho visto andare via dopo la celebrazione del funerale.
Ma sebbene pensi giorno e notte all'evento, non riesco a piangere come vorrei per sfogarmi.
E mi sento in colpa, perché di certo non volevo meno bene al mio caro nonno.
Forse, vederlo soffrire questi giorni, forse attendere giorno e notte la chiamata dall'ospedale che ci avrebbe annunciato la sua scomparsa, è stato un momento di preparazione a tutto?
Come è possibile questa cosa, me lo chiedo in continuazione, perché sono una persona sensibilissima che piange per ogni piccolissima cosa.
Ma continuo a dire che il vuoto che ha lasciato questo mio nonno non sarà mai colmabile, anche perché la sua splendida casa di campagna sarà per tutta la mia vita il luogo dei bellissimi ricordi di una vita.
Ma sento questo senso di colpa che non mi abbandona.
Potreste darmi una spiegazione?
Grazie.
mi,
Vi scrivo per chiedere un parere.
Due giorni fa è venuto a mancare il mio caro nonno materno.
Affetto da tumore al pancreas, lottava da più di un anno, ma sempre con successo.
Nonostante gli ultimi malesseri, abbiamo passato Natale e festività insieme, anche se il suo spirito non era più quello di un tempo, riusciva comunque a fare le sue solite battute dalla sua calda poltrona.
Il fatto che fosse malato, non giustificava almeno per me, l'accettazione di un possibile decorso della malattia.
Decorso che effettivamente, si è verificato in soli 7 giorni.
Dopo un malore avuto venerdì scorso, si è scoperto che il tumore aveva raggiunto tutto il corpo e le ossa e che non avrebbe superato la notte.
In realtà ha proseguito la sua vita coraggiosa con 7 giorni di sofferenza, spegnendosi due giorni fa.
Quello che non mi spiego, è la mia reazione.
Nonostante avessi milioni di ricordi con lui, uomo energico, buffissimo in ogni sua parola, e molto moderno, non sono riuscita a piangere come avrei pensato di fare.
Quando lo scorso anno è morto mio nonno paterno, il giorno del mio compleanno, piansi ogni lacrima che avevo in corpo, certamente anche per l'improvvisa scomparsa avvenuta nella notte a causa di una emorragia a cui nessuno avrebbe mai pensato.
Inoltre, in 26 anni di vita, non avevo mai visto scomparire nessuno.
Questa volta, ho pianto molto quando ho dovuto lasciare il nonno alla camera mortuaria e quando l'ho visto andare via dopo la celebrazione del funerale.
Ma sebbene pensi giorno e notte all'evento, non riesco a piangere come vorrei per sfogarmi.
E mi sento in colpa, perché di certo non volevo meno bene al mio caro nonno.
Forse, vederlo soffrire questi giorni, forse attendere giorno e notte la chiamata dall'ospedale che ci avrebbe annunciato la sua scomparsa, è stato un momento di preparazione a tutto?
Come è possibile questa cosa, me lo chiedo in continuazione, perché sono una persona sensibilissima che piange per ogni piccolissima cosa.
Ma continuo a dire che il vuoto che ha lasciato questo mio nonno non sarà mai colmabile, anche perché la sua splendida casa di campagna sarà per tutta la mia vita il luogo dei bellissimi ricordi di una vita.
Ma sento questo senso di colpa che non mi abbandona.
Potreste darmi una spiegazione?
Grazie.
carissima,
il suo scritto affronta un tema molto delicato, e talvolta difficile da comprendere appieno, che riguarda il modo personale e unico di vivere il lutto. Mi permetto innanzitutto di dirle che non c'è nulla di "sbagliato" nel suo modo di reagire alla perdita di suo nonno.
Quello che lei ha vissuto negli ultimi tempi è quello che in psicologia chiamiamo "lutto anticipatorio": un processo di elaborazione della perdita che inizia prima del decesso e che perdura durante la malattia della persona cara. I giorni di attesa, la visione della sofferenza, la consapevolezza progressiva dell'inevitabile, hanno permesso alla sua mente di iniziare ad elaborare gradualmente la perdita.
Il confronto con il lutto precedente di suo nonno paterno, in realtà non ha molto senso: ogni perdita è unica, così come è unico il modo in cui la viviamo. La morte improvvisa genera reazioni diverse da una perdita che avviene dopo una malattia. L'intensità delle lacrime non è in alcun modo una misura dell'amore che provava per suo nonno, amore che traspare chiaramente dal modo in cui lo descrive e dai ricordi che conserva.
Il senso di colpa che prova è comprensibile ma non giustificato: le sue reazioni sono autentiche e rispettose della relazione speciale che aveva con suo nonno, anche senza lacrime. Il pianto, anche se universalmente associato primariamente alla tristezza, non è l'unico modo di esprimere il dolore, che può manifestarsi in molti modi diversi - attraverso i ricordi, la nostalgia, il senso di vuoto che lei descrive molto bene.
Si conceda il tempo di vivere questo momento nel modo che le è proprio, senza giudicarsi: l'elaborazione del lutto ha tempi e modi diversi per ciascuno di noi, e tutti sono ugualmente legittimi.
il suo scritto affronta un tema molto delicato, e talvolta difficile da comprendere appieno, che riguarda il modo personale e unico di vivere il lutto. Mi permetto innanzitutto di dirle che non c'è nulla di "sbagliato" nel suo modo di reagire alla perdita di suo nonno.
Quello che lei ha vissuto negli ultimi tempi è quello che in psicologia chiamiamo "lutto anticipatorio": un processo di elaborazione della perdita che inizia prima del decesso e che perdura durante la malattia della persona cara. I giorni di attesa, la visione della sofferenza, la consapevolezza progressiva dell'inevitabile, hanno permesso alla sua mente di iniziare ad elaborare gradualmente la perdita.
Il confronto con il lutto precedente di suo nonno paterno, in realtà non ha molto senso: ogni perdita è unica, così come è unico il modo in cui la viviamo. La morte improvvisa genera reazioni diverse da una perdita che avviene dopo una malattia. L'intensità delle lacrime non è in alcun modo una misura dell'amore che provava per suo nonno, amore che traspare chiaramente dal modo in cui lo descrive e dai ricordi che conserva.
Il senso di colpa che prova è comprensibile ma non giustificato: le sue reazioni sono autentiche e rispettose della relazione speciale che aveva con suo nonno, anche senza lacrime. Il pianto, anche se universalmente associato primariamente alla tristezza, non è l'unico modo di esprimere il dolore, che può manifestarsi in molti modi diversi - attraverso i ricordi, la nostalgia, il senso di vuoto che lei descrive molto bene.
Si conceda il tempo di vivere questo momento nel modo che le è proprio, senza giudicarsi: l'elaborazione del lutto ha tempi e modi diversi per ciascuno di noi, e tutti sono ugualmente legittimi.
Dr.ssa Alberta Ponte
Psicologa Clinica - Neuropsicologa
Ricevo in presenza (Genova e provincia, Alessandria e provincia) e online
Utente
La ringrazio dottoressa per le precise e confortanti parole. Spero che il ricordo del nonno sia vivo per sempre nel mio cuore.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 736 visite dal 26/01/2025.
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