Cambio di terapeuta

Salve sono in cura da una psicologa da un anno, mi sono rivolta a lei dopo aver interrotto una relazione tossica durata un anno e mezzo e dalla quale ho avuto una bambina che adesso ha due anni.
Vorrei interrompere la terapia e rivolgermi a un altro terapeuta perché già da parecchie settimane non mi fido più di lei anzi ho maturato una sorta di rifiuto.
Ho parlato con la mia terapeuta delle problematiche sorte ma lei attribuisce questi problemi a me, dice che sono io che non riesco a fidarmi di lei ne tantomeno ad aver fiducia nel percorso intrapreso a causa del mio pessimismo, e che lei ha 20 anni di esperienza nel campo del trauma e delle relazioni tossiche.
Io le ho dato retta e ho proseguito la terapia ma proprio non va.
Ecco perché sto chiedendo questo consulto a voi.
Le mie lamentele sono state le seguenti: una scarsa comprensione o per meglio dire empatia per il mio dolore, un eccessiva spinta all' azione e al cambiamento, un dimenticarsi del mio essere madre con bimba molto piccola nei suoi consigli per incrementare la mia vita sociale:" prendi una babysitter (non ho tanti soldi) e vai in un pub qualche sera anche da sola.
", inoltre mi dà parecchio fastidio il suo considerare la donne con una marcia in più rispetto agli uomini (io ho già tanti problemi nel mio rapporto con l altro sesso).
Inoltre il suo continuo attribuire al mio "pessimismo" la mia mancanza di fiducia ha creato in me non pochi sensi di colpa, mi sono sentita una che vuole solo "commiserarsi", una poco combattiva, insomma una che non si impegna ragione per cui ho "incrementato" il mio impegno cercando di allontanare il mio pessimismo, cercando di uscire il più possibile cercando di "sentirmi bene" ma ho ottenuto l effetto contrario.
Adesso sento tanta irritazione nei suoi confronti, ho saltato l ultimo incontro e sto cercando un nuovo terapeuta, provo sollievo ma continuo a sentirmi in colpa e piena di dubbi e mi chiedo se il problema sono io e soprattutto se si presenteranno di conseguenza le stesse problematiche col nuovo terapeuta.
Dr.ssa Eleonora Riva Psicologo 55 4
Gentile utente,
sperimentare una situazione di disagio con il proprio terapeuta è una situazione comune. Senza addentrarci in tecnicismi, ogni psicoterapeuta è stato formato in scuole quadriennali che hanno linee di pensiero e approcci terapeutici anche molto diversi fra loro, e a ciò si aggiunge anche l'individualità e il modo di esercitare la nostra professione, che non segue schemi predeterminati.
Questo per dirle che non c'è un giusto o uno sbagliato, o che un terapeuta non è per forza un cattivo terapeuta se lei non si trova bene.
La relazione terapeutica è un elemento essenziale nel percorso, e quando non ci si sente capiti o trattati come ci si aspetta, è normale che sorgano dubbi: occorre anche tenere conto della risposta del soggetto in cura.
Dal suo racconto emergono degli elementi importanti inerentemente la sua relazione terapeutica: sembra, infatti, che la terapeuta non abbia completamente riconosciuto o rispettato i suoi bisogni emotivi e le difficoltà che sta vivendo, in particolare nel ruolo di madre. Lei ritiene di sperimentare una incapacità di riconoscere il dolore o il considerare il suo pessimismo come una "colpa" e ciò non sembra rispondere alle necessità di un approccio terapeutico sano e sensibile, che sia duraturo e risolutivo nell'alleviare il dolore che sta provando alla base delle motivazioni che l'hanno spinta a cercare supporto..
Riguardo la decisione di cambiare terapeuta, che possa suscitare sensi di colpa può far parte delle sue risposte emotive agli eventi, ma è essenziale che lei si senta al sicuro e compresa nel suo percorso. Se sente che l’attuale terapeuta non riesce a darle ciò di cui ha bisogno, prendere una pausa o cercare un nuovo terapeuta può essere una scelta da tenere in considerazione, le consiglio solo di prestare attenzione a un aspetto importante: un terapeuta non è un buon terapeuta se le dice quello che lei vorrebbe sentirsi dire, ma se le dà gli strumenti e la supporta nel ritrovare il suo benessere mentale. La fiducia è la base di qualsiasi relazione terapeutica, e se non c'è fiducia, diventa molto difficile lavorare insieme, è importante capire cosa significa per lei fiducia, se essere assecondata, o saper ascoltare anche realtà scomode.
Nel suggerirle di coltivare altri interessi, come uscire e prendersi degli spazi per sè, potrebbe essere un input della terapeuta che, dopo averla presa in carico e ascoltata, le sta suggerendo nuove modalità di azione come un tentativo di spingerla verso un cambiamento, provi a riflettere se le limitazioni che lei porta siano un ostacolo reale e insormontabile, o un suo schema mentale legato al senso di dovere, responsabilità, obbedienza a dogmi appresi. Provi a vedere anche questi suggerimenti da un'altra prospettiva.
Il suo dubbio riguardo alla possibilità che le stesse problematiche possano presentarsi con un nuovo terapeuta è legittimo ma come anticipavo in apertura ogni terapeuta ha un approccio diverso, e anzi la sua esperienza con il precedente potrebbe anche servire come guida nella scelta di una nuova persona con la quale sentirsi più a suo agio portando gli elementi che ritiene non abbiano funzionato. La cosa importante è che lei si senta ascoltata, rispettata e supportata nelle sue difficoltà.
Scegliere di cambiare terapeuta non è segno nè di debolezza nè di fallimento e nè deve ingenerare sensi di colpa.
Segua il suo istinto, cercando una persona che la faccia sentire compresa e che le permetta di esprimere se stessa e le sue problematiche in un ambiente di fiducia e in cui si sente al sicuro.
Personalmente l'approccio che maggiormente condivido è quello della terapia cognitivo comportamentale: provi a cercare un terapeuta che abbia questo indirizzo nella sua zona.
Cambiare percorso se dopo molto tempo non sente risultati apprezzabili può essere una soluzione, lo faccia però anche fidandosi lei a sua volta.

Con i migliori auguri.

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