Ritalin per bimbo con ADHD
Salve, viviamo all'estero e il mio bimbo di 9 anni e' stato recentemente diagnosticato disturbo dell'attenzione e iperattivita.
E' seguito da uno psicologo che cerca di indirizzarci verso uno psichiatra per la prescrizione del Ritalin come unica via per regolare il suo comportamento.
Scolasticamente non ha particolari deficenze, e' molto bravo in Scienza e Matematica, meno quando si tratta di comporre ma sempre sufficienti risultati.
Sono io che ostinandomi a ritardare il Ritalin sto danneggiando il mio bimbo oppure la psicoterapia puo' aiutare la sua impulsivita?
Grazie in anticipo
E' seguito da uno psicologo che cerca di indirizzarci verso uno psichiatra per la prescrizione del Ritalin come unica via per regolare il suo comportamento.
Scolasticamente non ha particolari deficenze, e' molto bravo in Scienza e Matematica, meno quando si tratta di comporre ma sempre sufficienti risultati.
Sono io che ostinandomi a ritardare il Ritalin sto danneggiando il mio bimbo oppure la psicoterapia puo' aiutare la sua impulsivita?
Grazie in anticipo
Gentile Utente,
la situazione che descrive è certamente complessa e delicata, come spesso accade quando ci si trova a prendere decisioni che riguardano la salute e il benessere di un figlio. È comprensibile che si interroghi su quale sia la strada più giusta da percorrere, e che lo faccia con senso di responsabilità e, forse, anche con un po’ di apprensione.
Rispetto alla sua domanda (l'esitazione all’introduzione del Ritalin), potrebbe essere utile, in questo momento, chiedersi: "quali sono i comportamenti di mio figlio che oggi ritengo più difficili da gestire? Quanto questi comportamenti impattano sulla sua qualità di vita, sulle sue relazioni, sul suo benessere emotivo?" E ancora: "che tipo di cambiamento auspico per lui? Desidero che sia più tranquillo , più controllato , o che si senta più compreso e capace di autoregolarsi?".
La richiesta di un parere psichiatrico, da parte dello psicologo che lo segue, può nascere da diverse valutazioni, anche dal desiderio di offrire al bambino ulteriori strumenti che possano aiutarlo, soprattutto se alcune difficoltà sembrano resistere agli interventi attuali. Ma la prescrizione farmacologica è una competenza medica e, come tale, comporta valutazioni che vanno ben oltre la dimensione psicologica. Il fatto che lei voglia riflettere con attenzione prima di intraprendere questa strada è del tutto legittimo.
Le suggerirei, piuttosto che cercare una risposta unica o definitiva, di mantenere aperto uno spazio di dialogo con i professionisti che seguono suo figlio. Si è sentita ascoltata nei suoi dubbi? Ha avuto l’occasione di esplorare insieme a loro anche altre possibilità d’intervento? C’è uno spazio, nella relazione con lo psicologo, in cui poter discutere senza sentirsi giudicata, ma accompagnata?
Ogni percorso è unico. E ogni scelta, quando è frutto di un processo di consapevolezza e confronto, è già di per sé una cura.
Un caro saluto,
E.S.
la situazione che descrive è certamente complessa e delicata, come spesso accade quando ci si trova a prendere decisioni che riguardano la salute e il benessere di un figlio. È comprensibile che si interroghi su quale sia la strada più giusta da percorrere, e che lo faccia con senso di responsabilità e, forse, anche con un po’ di apprensione.
Rispetto alla sua domanda (l'esitazione all’introduzione del Ritalin), potrebbe essere utile, in questo momento, chiedersi: "quali sono i comportamenti di mio figlio che oggi ritengo più difficili da gestire? Quanto questi comportamenti impattano sulla sua qualità di vita, sulle sue relazioni, sul suo benessere emotivo?" E ancora: "che tipo di cambiamento auspico per lui? Desidero che sia più tranquillo , più controllato , o che si senta più compreso e capace di autoregolarsi?".
La richiesta di un parere psichiatrico, da parte dello psicologo che lo segue, può nascere da diverse valutazioni, anche dal desiderio di offrire al bambino ulteriori strumenti che possano aiutarlo, soprattutto se alcune difficoltà sembrano resistere agli interventi attuali. Ma la prescrizione farmacologica è una competenza medica e, come tale, comporta valutazioni che vanno ben oltre la dimensione psicologica. Il fatto che lei voglia riflettere con attenzione prima di intraprendere questa strada è del tutto legittimo.
Le suggerirei, piuttosto che cercare una risposta unica o definitiva, di mantenere aperto uno spazio di dialogo con i professionisti che seguono suo figlio. Si è sentita ascoltata nei suoi dubbi? Ha avuto l’occasione di esplorare insieme a loro anche altre possibilità d’intervento? C’è uno spazio, nella relazione con lo psicologo, in cui poter discutere senza sentirsi giudicata, ma accompagnata?
Ogni percorso è unico. E ogni scelta, quando è frutto di un processo di consapevolezza e confronto, è già di per sé una cura.
Un caro saluto,
E.S.
Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
www.psicologoagenova.wordpress.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 348 visite dal 26/05/2025.
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