La mia opinione sul mio percorso di psicoterapia
Salve, cerchero' di non dilungarmi troppo.
Non cerco un consulto ma voglio dare la mia opinione dopo sei anni di psicoterapia.
Premetto che questi sei anni mi hanno aiutato molto ad uscire dalla mia zona di comfort.
Mi hanno permesso di fare passi da gigante in ambito lavorativo e di emigrare e di fare anche una discreta carriera.
Senza dubbio non sarei riuscito a fare tutto questo senza l'aiuto di un professionista.
Fatta questa premessa mi ero approcciato alla terapia con un obiettivo: finalmente rompere il tabu' con la mia sessualita' e poter finalmente avere delle relazioni
piene (anche in termini sessuali con l'altro sesso0.
Questo tentativo e' miseramente fallito e la terapia non ha spostato di una virgola le mie possibilita' di migliorarmi da quel punto di vista.
In pratica tutte quelle che sono da sempre state le mie paure derivanti da un padre castrante, da violenze subite da bambino, dalla mancaza quasi totale di affetto della mia famiglia si sono rivelati dei muri invalicabili una volta iniziata la terapia a ridosso dei 40 anni.
Questo post e quello che ho concluso e che riportero' in diversi punti sotto sono la mia chiusra di questa avventura.
-Gli psicoteraputi mentono.
In senso buono, ma mentono.
Nel lungo periodo il loro diventa un tentativo di disegnare una lettura delle tue esperienze passate che
ti porti a concludere che ogni cosa che accade ora derivi da tue scelte.
Anzi, ora che l'ho messa per iscritto non mi sembra una bugia da poco.
Per chi ha subito gli eventi e li ha vissuto sulla propria pelle e' la peggiore delle bugie.
-Gli psicoterapeuti ti indicano dei percorsi da testare per arrivare a trovare delle soluzioni.
Vanno a tentativi.
ma lo fanno in maniera piu' lucida del paziente.
Non hanno mai dele soluzioni.
Per 60-70 euro; 'ora ci si aspetterebbe qualcosa di piu' di "se non succede e' perche' sei tu a non volerlo".
-Non hanno il coraggio di dire che quello che succede nel momento della fase inconscia (non sono un tecnico quindi passatemi il termine) pesa migliaia di volte di piu' di quei tentativi patetici di creare situazioni simili che possano regalarti belle emozioni da grande.
Il bambino/ragazzino benvoluto o che ha esperienze positive con l'altro sesso senza neanche rendersi conto di quello he accade vive una situazione neanche paragonabile a quella di un adulto che deve costruire simili dinamiche, pezzo per pezzo, da grande.
Interagendo con persone grandi e strutturate che non hanno voglia di aspettarti nelle tue insicurezze.
-Non ammetteranno mai di aver fallito o di non essere loro i professionisti giusti.
Insomma, tutto un enorme parlare, accettazione di quanto successo, dei dolori, delle cause etc, cosa della quale ora mi importa praticamente zero.
Perche' quello che mi interessava era materialmenrte poter provare le cose che provano gli altri.
Ma non ci sono riuscito e mi portero' dietro questa cosa.
Ma siccome chi mi doveva aiutare non ammettera' mai nulla di tutto questo allora lo faccio io.
Non cerco un consulto ma voglio dare la mia opinione dopo sei anni di psicoterapia.
Premetto che questi sei anni mi hanno aiutato molto ad uscire dalla mia zona di comfort.
Mi hanno permesso di fare passi da gigante in ambito lavorativo e di emigrare e di fare anche una discreta carriera.
Senza dubbio non sarei riuscito a fare tutto questo senza l'aiuto di un professionista.
Fatta questa premessa mi ero approcciato alla terapia con un obiettivo: finalmente rompere il tabu' con la mia sessualita' e poter finalmente avere delle relazioni
piene (anche in termini sessuali con l'altro sesso0.
Questo tentativo e' miseramente fallito e la terapia non ha spostato di una virgola le mie possibilita' di migliorarmi da quel punto di vista.
In pratica tutte quelle che sono da sempre state le mie paure derivanti da un padre castrante, da violenze subite da bambino, dalla mancaza quasi totale di affetto della mia famiglia si sono rivelati dei muri invalicabili una volta iniziata la terapia a ridosso dei 40 anni.
Questo post e quello che ho concluso e che riportero' in diversi punti sotto sono la mia chiusra di questa avventura.
-Gli psicoteraputi mentono.
In senso buono, ma mentono.
Nel lungo periodo il loro diventa un tentativo di disegnare una lettura delle tue esperienze passate che
ti porti a concludere che ogni cosa che accade ora derivi da tue scelte.
Anzi, ora che l'ho messa per iscritto non mi sembra una bugia da poco.
Per chi ha subito gli eventi e li ha vissuto sulla propria pelle e' la peggiore delle bugie.
-Gli psicoterapeuti ti indicano dei percorsi da testare per arrivare a trovare delle soluzioni.
Vanno a tentativi.
ma lo fanno in maniera piu' lucida del paziente.
Non hanno mai dele soluzioni.
Per 60-70 euro; 'ora ci si aspetterebbe qualcosa di piu' di "se non succede e' perche' sei tu a non volerlo".
-Non hanno il coraggio di dire che quello che succede nel momento della fase inconscia (non sono un tecnico quindi passatemi il termine) pesa migliaia di volte di piu' di quei tentativi patetici di creare situazioni simili che possano regalarti belle emozioni da grande.
Il bambino/ragazzino benvoluto o che ha esperienze positive con l'altro sesso senza neanche rendersi conto di quello he accade vive una situazione neanche paragonabile a quella di un adulto che deve costruire simili dinamiche, pezzo per pezzo, da grande.
Interagendo con persone grandi e strutturate che non hanno voglia di aspettarti nelle tue insicurezze.
-Non ammetteranno mai di aver fallito o di non essere loro i professionisti giusti.
Insomma, tutto un enorme parlare, accettazione di quanto successo, dei dolori, delle cause etc, cosa della quale ora mi importa praticamente zero.
Perche' quello che mi interessava era materialmenrte poter provare le cose che provano gli altri.
Ma non ci sono riuscito e mi portero' dietro questa cosa.
Ma siccome chi mi doveva aiutare non ammettera' mai nulla di tutto questo allora lo faccio io.
Buonasera, leggendo quando riportato dalla sua esperienza, sembrerebbe che il lavoro svolto in terapia non sia riuscito ad arrivare in profondità, e a volte può essere molto difficile.
Lei scrive che "Nel lungo periodo il loro diventa un tentativo di disegnare una lettura delle tue esperienze passate che ti porti a concludere che ogni cosa che accade ora derivi da tue scelte".
In realtà però, è evidente che ci sono situazioni difficili in cui un bambino non può avere colpa di abusi o violenze subite in passato, non gli si può assolutamente imputare alcuna responsabilità.
Ma tuttavia ciò che è successo non si può cambiare, è necessario prenderne atto, attraverso le emozioni vissute anche con il corpo, e scopo della terapia è anche quello di modificare la percezione di quelle esperienze negative, spesso rivivendole o riscrivendole per superarle e andare oltre. Ci sono molte tecniche utilizzabili, partendo da valutazioni su eventuali "disturbi di personalità" a tutti gli interventi di rilassamento, alla mindfulness, ipnosi. Successivamente è possibile l'esposizione al trauma, o l'EMDR, oppure ancora la terapia metacognitiva personale e quant'altro.
E poi la soluzione non la devono però trovare gli psicoterapeuti, ergo, essi non si possono sostituire ai pazienti, ma questi ultimi dovrebbero essere indirizzati verso i loro valori, nelle cose in cui credono, insomma, devono essere in una piena relazione di fiducia e autenticità.
Le persone in terapia dovrebbero essere portate a riflettere, attraverso anche compiti a casa, su alcune situazioni specifiche su cui si sentono bloccati e gradualmente generalizzare i loro comportamenti, fino a farli diventare più funzionali, sviluppando anche una maggiore flessibilità psicologica, perché spesso il disturbo è proprio il sintomo di un mancato adattamento a nuovi eventi di vita.
Poi naturalmente non so come si sia svolto il suo percorso psicoterapeutico, ma alla fine di una terapia, dobbiamo tutti fare i conti con i propri limiti.
A me capita a volte che dicendo alle persone che il percorso che propongo, prevede una parte attiva del paziente per cambiare gradualmente alcuni schemi mentali, abitudini disfunzionali e comportamenti disfunzionali (es. si propone di provare a cambiare qualcosa nell'abituale schema comportamentale, per vedere cosa succede, se cambia qualcosa in risposta a quel cambiamento, ecc.), alcuni soggetti vanno decisi/e e ottengono grandi risultati, altri si spaventano e si fermano, con scarsi risultati.
Risultati quindi che dipendono dalla giusta integrazione delle modalità di incontro.
La saluto e le auguro il meglio.
Lei scrive che "Nel lungo periodo il loro diventa un tentativo di disegnare una lettura delle tue esperienze passate che ti porti a concludere che ogni cosa che accade ora derivi da tue scelte".
In realtà però, è evidente che ci sono situazioni difficili in cui un bambino non può avere colpa di abusi o violenze subite in passato, non gli si può assolutamente imputare alcuna responsabilità.
Ma tuttavia ciò che è successo non si può cambiare, è necessario prenderne atto, attraverso le emozioni vissute anche con il corpo, e scopo della terapia è anche quello di modificare la percezione di quelle esperienze negative, spesso rivivendole o riscrivendole per superarle e andare oltre. Ci sono molte tecniche utilizzabili, partendo da valutazioni su eventuali "disturbi di personalità" a tutti gli interventi di rilassamento, alla mindfulness, ipnosi. Successivamente è possibile l'esposizione al trauma, o l'EMDR, oppure ancora la terapia metacognitiva personale e quant'altro.
E poi la soluzione non la devono però trovare gli psicoterapeuti, ergo, essi non si possono sostituire ai pazienti, ma questi ultimi dovrebbero essere indirizzati verso i loro valori, nelle cose in cui credono, insomma, devono essere in una piena relazione di fiducia e autenticità.
Le persone in terapia dovrebbero essere portate a riflettere, attraverso anche compiti a casa, su alcune situazioni specifiche su cui si sentono bloccati e gradualmente generalizzare i loro comportamenti, fino a farli diventare più funzionali, sviluppando anche una maggiore flessibilità psicologica, perché spesso il disturbo è proprio il sintomo di un mancato adattamento a nuovi eventi di vita.
Poi naturalmente non so come si sia svolto il suo percorso psicoterapeutico, ma alla fine di una terapia, dobbiamo tutti fare i conti con i propri limiti.
A me capita a volte che dicendo alle persone che il percorso che propongo, prevede una parte attiva del paziente per cambiare gradualmente alcuni schemi mentali, abitudini disfunzionali e comportamenti disfunzionali (es. si propone di provare a cambiare qualcosa nell'abituale schema comportamentale, per vedere cosa succede, se cambia qualcosa in risposta a quel cambiamento, ecc.), alcuni soggetti vanno decisi/e e ottengono grandi risultati, altri si spaventano e si fermano, con scarsi risultati.
Risultati quindi che dipendono dalla giusta integrazione delle modalità di incontro.
La saluto e le auguro il meglio.
Dott. Gabriele Olivieri
Utente
Buonasera Dottore e grazie per la risposta. Le cosa che più mi è saltata agli occhi sono i propri limiti .
Evidentemente sono limiti invalicabili. Mi rimane un forte rammarico perché vivere ma vita senza le emozioni dell’amore e del sesso è un esistenza monca. E mi rammarico per il fatto che questo avvenga nonostante io sia (cosi dicono) una persona simpatica, mediamente intelligente e con un ottimo senso dell’humor e ottima capacità comunque di trattare bene le persone. Ma , quando durante il percorso terapeutico vedi che quella sensazione da bambino a cui non accadono le cose magiche che accadono agli altri si protrae nel tempo inizi a perdere le speranze.
E mettere giù una strategia che parta da te (anche se in qualche modo indirizzato) quando sei lì perché proprio non sai come si fa, non sai come dare o ricevere amore è un meccanismo farraginoso in cui ti ritrovi come uno studente che non ha manco cominciato la prima liceo e deve interagire con dei dottorandi.
Magari farò un altro tentativo con qualcun altro, vedremo. O magari accetterò che è andata così.
Grazie ancora.
Evidentemente sono limiti invalicabili. Mi rimane un forte rammarico perché vivere ma vita senza le emozioni dell’amore e del sesso è un esistenza monca. E mi rammarico per il fatto che questo avvenga nonostante io sia (cosi dicono) una persona simpatica, mediamente intelligente e con un ottimo senso dell’humor e ottima capacità comunque di trattare bene le persone. Ma , quando durante il percorso terapeutico vedi che quella sensazione da bambino a cui non accadono le cose magiche che accadono agli altri si protrae nel tempo inizi a perdere le speranze.
E mettere giù una strategia che parta da te (anche se in qualche modo indirizzato) quando sei lì perché proprio non sai come si fa, non sai come dare o ricevere amore è un meccanismo farraginoso in cui ti ritrovi come uno studente che non ha manco cominciato la prima liceo e deve interagire con dei dottorandi.
Magari farò un altro tentativo con qualcun altro, vedremo. O magari accetterò che è andata così.
Grazie ancora.
Valuti anche nello specifico l'intervento di un sessuologo.
Le faccio i migliori auguri.
Le faccio i migliori auguri.
Dott. Gabriele Olivieri
Gentile utenze,
Meraviglia la sua generalizzazione; sulla base di un'unica situazione lei sente di poter fare affermazioni riguardanti l'intera categoria.. E ciò e' scientificamente scorretto.
Talvolta accade quando si è molto molto sofferenti.
Assai condivisibile il consiglio di rivolgersi ad un* Sassuolog* .clinico/a.
Sulla professionalità di questa figura può documentarsi leggendo:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/9098-la-sessuologa-il-sessuologo-chi-e-cosa-fa.html#:~:text=La%20sessuologa%2C%20il%20sessuologo%2C%20chi%20%C3%A8?%20cosa%20fa?
Con due precisazioni;
1. Lo psicologo deve essere anche psicoterapeuta per poter curare, e questo dato lo trova indicato nell'albo Psicologi.
2. Come trova scritto dell'articolo, ancora per il sessuologi non esiste purtroppo in Italia albo professionale specifico. E dunque bisogna documentarsi sull'effettiva formazione del singolo psicoterapeuta chiedendo espressivamente quale specializzazione ha frequentata.
Le specializzazioni hanno durata quadriennale post universitario.
Nominativi certificati li può trovare sul sito della federazione italiana Sessuologia scientifica..
Tenga conto che la psicoterapia sessuale focale, essendo basata su mansioni da applicare tra una seduta e l'altra, ha bisogno di grande impegno e costanza dà parte del paziente.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Meraviglia la sua generalizzazione; sulla base di un'unica situazione lei sente di poter fare affermazioni riguardanti l'intera categoria.. E ciò e' scientificamente scorretto.
Talvolta accade quando si è molto molto sofferenti.
Assai condivisibile il consiglio di rivolgersi ad un* Sassuolog* .clinico/a.
Sulla professionalità di questa figura può documentarsi leggendo:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/9098-la-sessuologa-il-sessuologo-chi-e-cosa-fa.html#:~:text=La%20sessuologa%2C%20il%20sessuologo%2C%20chi%20%C3%A8?%20cosa%20fa?
Con due precisazioni;
1. Lo psicologo deve essere anche psicoterapeuta per poter curare, e questo dato lo trova indicato nell'albo Psicologi.
2. Come trova scritto dell'articolo, ancora per il sessuologi non esiste purtroppo in Italia albo professionale specifico. E dunque bisogna documentarsi sull'effettiva formazione del singolo psicoterapeuta chiedendo espressivamente quale specializzazione ha frequentata.
Le specializzazioni hanno durata quadriennale post universitario.
Nominativi certificati li può trovare sul sito della federazione italiana Sessuologia scientifica..
Tenga conto che la psicoterapia sessuale focale, essendo basata su mansioni da applicare tra una seduta e l'altra, ha bisogno di grande impegno e costanza dà parte del paziente.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Utente
Buonasera Dottoressa, la ringrazio della sua risposta. Non era mia intenzione smuovere una difesa di tipo corporativistico da parte sua. Le chiedo scusa se ho scomodato in lei questa necessità.
Da quel poco che ho letto mi ha dato in pratica ragione. Ha cioè messo il paziente nelle condizioni di inferiorità. Con la colpa di non avere altri mezzi (se non una terapia durata sei anni, piccolezze) per parlare di qualcosa sulla base della propria esperienza. Ci scusi se non siamo noi i professionisti e se nonostante questo non ci è concesso di analizzare le cose sulla base degli strumenti che abbiamo a disposizione.
Si, evidentemente soffro molto di questa cosa. Ma non così tanto da usare questa considerazione per far passare il messaggio implicito che l’interlocutore stia parlando di getto e senza cognizione di causa.
Insomma, Dottoressa, molto meglio il suo collega che risposto prima di lei. E no, il sessuologo non servirebbe a nulla. Secondo lei se una cosa non trova ancora soluzione dopo sei anni di terapia verrà risolta dall’ennesimo sessuologo? Cercherò un altro terapeuta se avrò voglia. Non si senta in obbligo di rispondere. Le auguro buona serata.
Da quel poco che ho letto mi ha dato in pratica ragione. Ha cioè messo il paziente nelle condizioni di inferiorità. Con la colpa di non avere altri mezzi (se non una terapia durata sei anni, piccolezze) per parlare di qualcosa sulla base della propria esperienza. Ci scusi se non siamo noi i professionisti e se nonostante questo non ci è concesso di analizzare le cose sulla base degli strumenti che abbiamo a disposizione.
Si, evidentemente soffro molto di questa cosa. Ma non così tanto da usare questa considerazione per far passare il messaggio implicito che l’interlocutore stia parlando di getto e senza cognizione di causa.
Insomma, Dottoressa, molto meglio il suo collega che risposto prima di lei. E no, il sessuologo non servirebbe a nulla. Secondo lei se una cosa non trova ancora soluzione dopo sei anni di terapia verrà risolta dall’ennesimo sessuologo? Cercherò un altro terapeuta se avrò voglia. Non si senta in obbligo di rispondere. Le auguro buona serata.
Gentile utente,
come dicevo, la generalizzazione è un errore metodologico e scientifico, in tutte le scienze compresa la psicologia. Ad es. se un farmaco provoca mal di testa ad UN pz., sul foglietto non verrà scritto che il farmaco provoca mal di testa; bensì *rarissimo*; ecc. E ciò non viene definito "difesa corporativa", bensì "metodo scientifico".
Le segnalo ciò perché saperlo giova in ogni settore della vita, al fine di non indebolire le proprie argomentazioni che sicuramente valgono per chi le sperimenta, ma non certo per l'intero campione o universo statistico.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
come dicevo, la generalizzazione è un errore metodologico e scientifico, in tutte le scienze compresa la psicologia. Ad es. se un farmaco provoca mal di testa ad UN pz., sul foglietto non verrà scritto che il farmaco provoca mal di testa; bensì *rarissimo*; ecc. E ciò non viene definito "difesa corporativa", bensì "metodo scientifico".
Le segnalo ciò perché saperlo giova in ogni settore della vita, al fine di non indebolire le proprie argomentazioni che sicuramente valgono per chi le sperimenta, ma non certo per l'intero campione o universo statistico.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Gentile utente,
come dicevo, la generalizzazione è un errore metodologico e scientifico, in tutte le scienze compresa la psicologia. Ad es. se un farmaco provoca mal di testa ad UN pz., sul foglietto non verrà scritto che il farmaco provoca mal di testa; bensì *rarissimo*; ecc. E ciò non viene definito "difesa corporativa".
Le segnalo ciò perché saperlo giova in ogni settore della vita, al fine di non indebolire le proprie argomentazioni che sicuramente valgono per chi le sperimenta ma non certo per l'intero campione o universo statistico.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
come dicevo, la generalizzazione è un errore metodologico e scientifico, in tutte le scienze compresa la psicologia. Ad es. se un farmaco provoca mal di testa ad UN pz., sul foglietto non verrà scritto che il farmaco provoca mal di testa; bensì *rarissimo*; ecc. E ciò non viene definito "difesa corporativa".
Le segnalo ciò perché saperlo giova in ogni settore della vita, al fine di non indebolire le proprie argomentazioni che sicuramente valgono per chi le sperimenta ma non certo per l'intero campione o universo statistico.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 488 visite dal 14/07/2025.
Se sei uno specialista e vuoi rispondere ai consulti esegui il login oppure registrati al sito.
Se sei uno specialista e vuoi rispondere ai consulti esegui il login oppure registrati al sito.
Consulti su problemi relazionali
Altri consulti in psicologia
- Parlare a degli adulti dei loro errori in ambito genitoriale
- Ansia da prestazione: è normale e come affrontarla?
- Ansia, isolamento e futuro: terapia è sufficiente?
- Disagio in terapia: le espressioni della terapeuta compromettono il lavoro?
- Sessualità stravolta: aumento desiderio e attrazione per uomini (genitali).
- Dipendenza dagli orgasmi: è possibile?