Derealizzazione cannabis
Salve, ho 36 anni e ho fatto uso regolare di cannabis da quando avevo circa 18 anni.
Circa 10 mesi fa ho deciso di smettere.
Dopo 3 settimane di stop mi capitò di tornare a fumare ed ebbi un grande calo di pressione dovuto anche all'ansia di aver fumato nuovamente.
Il giorno dopo iniziai ad accusare sintomi come lievi vertigini e un senso di derealizzazione.
Passati circa 7 giorni, avvertii extrasistole e fastidio al braccio sx ed andai al PS.
Risultò tutto ok.
Quell'episodio ebbe il potere psicologico di far cessare i sintomi in quanto probabilmente mi fece distrarre da quanto stava accadendo.
Stupidamente, a distanza di 9 mesi, ovvero la scorsa settimana, mi è capitato di fare 3 tiri da una canna.
La situazione si è ripresentata nuovamente.
Ho sintomi persistenti di derealizzazione e lievi vertigini, queste ultime in lieve attenuazione negli ultimi giorni.
Sono molto preoccupato che la derealizzazione possa durare per molto tempo, visto che l'ultima volta cessò solo in seguito ad un evento che mi fece distrarre.
Cosa potrei fare per tornare in uno stato normale?
Premetto che assolutamente non toccherò mai più nessuna canna in vita mia.
Grazie
Circa 10 mesi fa ho deciso di smettere.
Dopo 3 settimane di stop mi capitò di tornare a fumare ed ebbi un grande calo di pressione dovuto anche all'ansia di aver fumato nuovamente.
Il giorno dopo iniziai ad accusare sintomi come lievi vertigini e un senso di derealizzazione.
Passati circa 7 giorni, avvertii extrasistole e fastidio al braccio sx ed andai al PS.
Risultò tutto ok.
Quell'episodio ebbe il potere psicologico di far cessare i sintomi in quanto probabilmente mi fece distrarre da quanto stava accadendo.
Stupidamente, a distanza di 9 mesi, ovvero la scorsa settimana, mi è capitato di fare 3 tiri da una canna.
La situazione si è ripresentata nuovamente.
Ho sintomi persistenti di derealizzazione e lievi vertigini, queste ultime in lieve attenuazione negli ultimi giorni.
Sono molto preoccupato che la derealizzazione possa durare per molto tempo, visto che l'ultima volta cessò solo in seguito ad un evento che mi fece distrarre.
Cosa potrei fare per tornare in uno stato normale?
Premetto che assolutamente non toccherò mai più nessuna canna in vita mia.
Grazie
Buongiorno,
vorrei rassicurarla sul fatto che la derealizzazione è una condizione psichica molto disturbante, ma non pericolosa. Non è un segno di impazzimento né il preludio a una patologia psichiatrica grave. Si tratta piuttosto di un meccanismo dissociativo che il cervello attiva, spesso in risposta a un forte stress, paura, o a esperienze psicoattive destabilizzanti, come l’uso di sostanze come la cannabis.
Nella mia pratica clinica ho visto numerosi casi simili al suo: persone che, dopo anni di uso apparentemente ben tollerato di cannabis, sviluppano improvvisamente reazioni dissociative (derealizzazione, depersonalizzazione, crisi di panico), a volte anche con dosi molto piccole o dopo lunghi periodi di astinenza. Questo accade perché la cannabis, specie se ad alta concentrazione di THC, può avere effetti destabilizzanti sul sistema nervoso centrale, in particolare nei soggetti predisposti o con tratti ansiosi.
Nel suo caso è importante sottolineare che la sua consapevolezza critica e la lucidità con cui descrive i sintomi sono segnali molto positivi: significa che non c’è una psicosi in atto, ma piuttosto un disturbo d’ansia con sintomi dissociativi secondari a uso di cannabis.
Le consiglio :
-Evitare completamente la cannabis e qualsiasi altra sostanza psicoattiva, come già ha deciso saggiamente di fare.
-Rivolgersi a uno psichiatra per valutare l’opportunità di una terapia farmacologica di supporto. In molti casi, basse dosi di ansiolitici o di antidepressivi ad azione ansiolitica (come la paroxetina o la sertralina) aiutano a stabilizzare l’umore e ridurre i sintomi dissociativi.
Questi sintomi possono durare settimane o mesi, ma in genere tendono a ridursi gradualmente, soprattutto se affrontati con il giusto approccio medico.
Non si colpevolizzi per aver fumato di nuovo. L’importante è aver capito cosa il suo corpo e la sua mente non tollerano più. E lei lo ha capito chiaramente. Questo è già un passo enorme.
Cordiliali saluti
Federico Baranzini
Psichiatra a Milano
vorrei rassicurarla sul fatto che la derealizzazione è una condizione psichica molto disturbante, ma non pericolosa. Non è un segno di impazzimento né il preludio a una patologia psichiatrica grave. Si tratta piuttosto di un meccanismo dissociativo che il cervello attiva, spesso in risposta a un forte stress, paura, o a esperienze psicoattive destabilizzanti, come l’uso di sostanze come la cannabis.
Nella mia pratica clinica ho visto numerosi casi simili al suo: persone che, dopo anni di uso apparentemente ben tollerato di cannabis, sviluppano improvvisamente reazioni dissociative (derealizzazione, depersonalizzazione, crisi di panico), a volte anche con dosi molto piccole o dopo lunghi periodi di astinenza. Questo accade perché la cannabis, specie se ad alta concentrazione di THC, può avere effetti destabilizzanti sul sistema nervoso centrale, in particolare nei soggetti predisposti o con tratti ansiosi.
Nel suo caso è importante sottolineare che la sua consapevolezza critica e la lucidità con cui descrive i sintomi sono segnali molto positivi: significa che non c’è una psicosi in atto, ma piuttosto un disturbo d’ansia con sintomi dissociativi secondari a uso di cannabis.
Le consiglio :
-Evitare completamente la cannabis e qualsiasi altra sostanza psicoattiva, come già ha deciso saggiamente di fare.
-Rivolgersi a uno psichiatra per valutare l’opportunità di una terapia farmacologica di supporto. In molti casi, basse dosi di ansiolitici o di antidepressivi ad azione ansiolitica (come la paroxetina o la sertralina) aiutano a stabilizzare l’umore e ridurre i sintomi dissociativi.
Questi sintomi possono durare settimane o mesi, ma in genere tendono a ridursi gradualmente, soprattutto se affrontati con il giusto approccio medico.
Non si colpevolizzi per aver fumato di nuovo. L’importante è aver capito cosa il suo corpo e la sua mente non tollerano più. E lei lo ha capito chiaramente. Questo è già un passo enorme.
Cordiliali saluti
Federico Baranzini
Psichiatra a Milano
Federico Baranzini - Psichiatra e Psicoterapeuta a Milano
Dottore in Psicofarmacologia Clinica
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www.psichiatra-a-milano.it
Utente
La ringrazio infinitamente per la risposta Dr. Baranzini. Diciamo che sto cercando di accettare la situazione e i sintomi che ne derivano. Dopo qualche giorno di grande tristezza per l'accaduto sto provando ad affrontare la cosa con più serenità possibile. Sinceramente speravo di poter evitare l'assunzione di farmaci, sperando che i sintomi si attenuassero col tempo, la positività, ed esercizi mentali mirati. Ad esempio ora mi sono recato al mare per cercare un contatto rilassante con la natura e il mare stesso. Ma se lei consiglia una visita psichiatrica, prenderò in considerazione la cosa. Le chiedo solo una cosa: questi sintomi, se affrontati nella maniera opportuna, andranno a scomparire del tutto dopo un certo lasso di tempo? Perchè la trovo l'esperienza più fastidiosa e destabilizzante mai provata. La ringrazio nuovamente
Buongiorno,
nella grande maggioranza dei casi, affrontata nel modo corretto, tende a ridursi progressivamente fino a scomparire del tutto. Il cervello ha una notevole capacità di resettarsi e tornare a uno stato di percezione normale, soprattutto se viene protetto da ulteriori stress psico-fisici e sostanze psicoattive.
Il fatto che lei stia già cercando di mantenere un atteggiamento positivo, evitare la cannabis e utilizzare strategie di rilassamento (come il contatto con la natura) è un approccio molto favorevole al recupero. Anche semplici pratiche quotidiane di radicamento (attenzione ai sensi, respirazione lenta, esercizio fisico moderato) aiutano il sistema nervoso a ristabilire il senso di realtà.
La visita psichiatrica che le suggerivo non è obbligatoria, ma può essere utile qualora i sintomi dovessero persistere a lungo o limitare in modo significativo la qualità di vita: in questi casi, un supporto farmacologico anche temporaneo può accelerare il ritorno alla normalità.
Se continuerà a proteggersi dalle cause scatenanti, mantenendo abitudini sane e riducendo lo stress, le probabilità che i sintomi si risolvano sono molto alte. Il tempo necessario può variare da persona a persona, ma nella mia esperienza clinica quasi sempre si osserva una remissione completa.
Cordiali saluti,
Federico Baranzini
Psichiatra e Psicoterapeuta Milano
www.psichiatra-a-milano.it
nella grande maggioranza dei casi, affrontata nel modo corretto, tende a ridursi progressivamente fino a scomparire del tutto. Il cervello ha una notevole capacità di resettarsi e tornare a uno stato di percezione normale, soprattutto se viene protetto da ulteriori stress psico-fisici e sostanze psicoattive.
Il fatto che lei stia già cercando di mantenere un atteggiamento positivo, evitare la cannabis e utilizzare strategie di rilassamento (come il contatto con la natura) è un approccio molto favorevole al recupero. Anche semplici pratiche quotidiane di radicamento (attenzione ai sensi, respirazione lenta, esercizio fisico moderato) aiutano il sistema nervoso a ristabilire il senso di realtà.
La visita psichiatrica che le suggerivo non è obbligatoria, ma può essere utile qualora i sintomi dovessero persistere a lungo o limitare in modo significativo la qualità di vita: in questi casi, un supporto farmacologico anche temporaneo può accelerare il ritorno alla normalità.
Se continuerà a proteggersi dalle cause scatenanti, mantenendo abitudini sane e riducendo lo stress, le probabilità che i sintomi si risolvano sono molto alte. Il tempo necessario può variare da persona a persona, ma nella mia esperienza clinica quasi sempre si osserva una remissione completa.
Cordiali saluti,
Federico Baranzini
Psichiatra e Psicoterapeuta Milano
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Utente
Buongiorno dottore, la ringrazio per la risposta. Le sue parole mi danno speranza. Ho comunque fatto una visita psichiatrica e la psichiatra mi ha prescritto Seropram 10 gocce e Xanax 10 gocce (alla sera). Sono ormai 3 settimane che li sto assumendo. Dopo 10 giorni di assunzione però ho notato dei sintomi visivi, come vista un pò offuscata, difficoltà a vedere da vicino e fotosensibilità aumentata. Inoltre , soprattutto al buio, fatico a vedere in modo nitido insegne luminose o schermi come quello del telefono. Ho fatto presente la cosa alla mia psichiatra tramite messaggio e mi ha semplicemente risposto di continuare il trattamento senza preoccuparmi. Ho letto che sono effetti collaterali possibili ma non molto comuni. Alcuni suggeriscono approfondimenti per scongiurare danni a lungo termine o patologie gravi come glaucoma ad angolo chiuso. Mi saprebbe dare un suo parere in merito? Ho sempre goduto di una vista più che perfetta e sinceramente la cosa mi sta dando qualche preoccupazione. La ringrazio nuovamente per la pazienza e l'estrema cordialità.
Buongiorno,
gli effetti visivi (vista offuscata, fotosensibilità, difficoltà nella visione al buio) che ha cominciato a notare dopo circa 10 giorni dall’inizio del trattamento con Seropram (citalopram) e Xanax (alprazolam) sono in effetti effetti collaterali noti, seppure non comuni.
Nella mia esperienza, alcuni pazienti descrivono alterazioni visive transitorie all’inizio della terapia con SSRI come il citalopram, legate a una modulazione serotoninergica che può influenzare anche l’accomodazione visiva e la percezione della luce. In genere si tratta di sintomi reversibili, che tendono a ridursi con il tempo o con lievi aggiustamenti posologici. Il fatto che la sua psichiatra, conoscendo il suo caso, le abbia suggerito di proseguire tranquillamente, lascia intendere che abbia valutato la sintomatologia come non preoccupante né rischiosa a lungo termine.
Quanto al timore di un glaucoma ad angolo chiuso, capisco bene l’apprensione, soprattutto se si leggono certe cose online. Tuttavia, si tratta di una condizione estremamente rara e, nella maggior parte dei casi, si associa a sintomi molto più acuti e specifici (dolore oculare intenso, arrossamento marcato dell’occhio, nausea, visione ad aloni colorati intorno alle luci), che lei non riferisce. Inoltre, non tutti gli SSRI sono ugualmente implicati e il citalopram non è tra quelli con il più alto potenziale di rischio in tal senso.
Nel dubbio, anche solo per tranquillizzarsi pienamente, può comunque valutare una visita oculistica, specificando che ha iniziato una terapia con SSRI. È un modo semplice e non invasivo per escludere ogni dubbio e gestire con serenità il percorso terapeutico.
Da parte mia, la invito a non allarmarsi. Il fatto che stia affrontando la situazione con attenzione, mantenendo il contatto con i curanti e mostrando una buona consapevolezza, è un elemento molto positivo e protettivo. Basta non esagerare con l'apprensione e la ricerca online. Anche questi piccoli effetti collaterali, se dovessero persistere, possono essere gestiti insieme al suo medico.
Continui a seguire lacura con fiducia.
Cordiali saluti
Federico Baranzini
gli effetti visivi (vista offuscata, fotosensibilità, difficoltà nella visione al buio) che ha cominciato a notare dopo circa 10 giorni dall’inizio del trattamento con Seropram (citalopram) e Xanax (alprazolam) sono in effetti effetti collaterali noti, seppure non comuni.
Nella mia esperienza, alcuni pazienti descrivono alterazioni visive transitorie all’inizio della terapia con SSRI come il citalopram, legate a una modulazione serotoninergica che può influenzare anche l’accomodazione visiva e la percezione della luce. In genere si tratta di sintomi reversibili, che tendono a ridursi con il tempo o con lievi aggiustamenti posologici. Il fatto che la sua psichiatra, conoscendo il suo caso, le abbia suggerito di proseguire tranquillamente, lascia intendere che abbia valutato la sintomatologia come non preoccupante né rischiosa a lungo termine.
Quanto al timore di un glaucoma ad angolo chiuso, capisco bene l’apprensione, soprattutto se si leggono certe cose online. Tuttavia, si tratta di una condizione estremamente rara e, nella maggior parte dei casi, si associa a sintomi molto più acuti e specifici (dolore oculare intenso, arrossamento marcato dell’occhio, nausea, visione ad aloni colorati intorno alle luci), che lei non riferisce. Inoltre, non tutti gli SSRI sono ugualmente implicati e il citalopram non è tra quelli con il più alto potenziale di rischio in tal senso.
Nel dubbio, anche solo per tranquillizzarsi pienamente, può comunque valutare una visita oculistica, specificando che ha iniziato una terapia con SSRI. È un modo semplice e non invasivo per escludere ogni dubbio e gestire con serenità il percorso terapeutico.
Da parte mia, la invito a non allarmarsi. Il fatto che stia affrontando la situazione con attenzione, mantenendo il contatto con i curanti e mostrando una buona consapevolezza, è un elemento molto positivo e protettivo. Basta non esagerare con l'apprensione e la ricerca online. Anche questi piccoli effetti collaterali, se dovessero persistere, possono essere gestiti insieme al suo medico.
Continui a seguire lacura con fiducia.
Cordiali saluti
Federico Baranzini
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Utente
Salve dottore e grazie per la risposta. Volevo informarla che ho deciso di sospendere l'utilizzo dei farmaci in quanto i problemi alla vista sono parecchio consistenti e mi sto preoccupando molto anche perchè non me l'aspettavo proprio. Ho iniziato la terapia con estrema tranquillità e fiducia ma effetti collaterali così evidenti mi obbligano a desistere. Inoltre ho riscontrato estrema superficialità da parte della mia psichiatra la quale, oltre ad avermi prescritto i due farmaci senza conoscere praticamente nulla riguardo la mia situazione clinica e personale, non si è nemmeno degnata di informarmi sui potenziali rischi che l'assunzione di questi farmaci comportano. Informandosi in giro, si scopre che queste molecole possono in alcuni pazienti avere effetti molto gravi anche in brevi periodi di assunzione. Purtroppo credo di essere uno di quei pazienti che ha riscontrato effetti avversi. La mia vista è drasticamente peggiorata! Ho davvero tanti sintomi preoccupanti e che non posso ignorare.
Ho fatto una visita oculistica che ha escluso danni fisici agli occhi, ma resta il fatto che sono veramente molto preoccupato. I sintomi non accennano a migliorare. Ho sospeso da 2 giorni il Seropram (scalando di 1 goccia ogni giorno come consigliato dalla mia psichiatra) e ho deciso di scalare anche Xanax, non voglio più saperne di farmaci. Le vorrei chiedere un parere sincero.. pensa che questi sintomi possano risolversi? In base alla sua esperienza, che probabilità ci sono che siano solo effetti temporanei? Ormai li accuso da quasi 1 mese e in teoria si sarebbero dovuti risolvere mentre invece si sono acuiti. Non posso pensare di essermi giocato la vista (che era perfetta!) per la superficiale decisione di affidarmi ad una cura farmacologica. Grazie
Ho fatto una visita oculistica che ha escluso danni fisici agli occhi, ma resta il fatto che sono veramente molto preoccupato. I sintomi non accennano a migliorare. Ho sospeso da 2 giorni il Seropram (scalando di 1 goccia ogni giorno come consigliato dalla mia psichiatra) e ho deciso di scalare anche Xanax, non voglio più saperne di farmaci. Le vorrei chiedere un parere sincero.. pensa che questi sintomi possano risolversi? In base alla sua esperienza, che probabilità ci sono che siano solo effetti temporanei? Ormai li accuso da quasi 1 mese e in teoria si sarebbero dovuti risolvere mentre invece si sono acuiti. Non posso pensare di essermi giocato la vista (che era perfetta!) per la superficiale decisione di affidarmi ad una cura farmacologica. Grazie
Buongiorno,
mi dispiace sinceramente per la frustrazione e la delusione che sta vivendo. Le dico con chiarezza che nella grande maggioranza dei casi questi effetti sono transitori e si risolvono completamente dopo la sospensione del farmaco, anche se talvolta possono richiedere alcune settimane o mesi per attenuarsi del tutto. Il fatto che la visita oculistica non abbia evidenziato danni strutturali è una notizia molto rassicurante e già da sola permette di escludere conseguenze irreversibili o danni agli occhi.
In questi anni ho seguito diversi pazienti che avevano manifestato sintomi simili, specialmente con l’avvio di alcuni SSRI. In particolare ricordo un caso molto simile al suo, un paziente che dopo l’introduzione del citalopram descriveva un fastidioso effetto di "velo" visivo e una ridotta capacità di adattarsi alla luce. Anche lui, spaventato, interruppe la terapia, e nel giro di circa un mese la sua vista tornò gradualmente alla normalità. In un altro caso invece fu sufficiente una riduzione del dosaggio per normalizzare la situazione, senza necessità di sospensione.
Il meccanismo attraverso cui queste molecole influenzano la funzione visiva non è sempre chiarissimo, ma si ipotizza un’azione sul sistema nervoso autonomo, che può interferire temporaneamente con l’accomodazione visiva (ovvero la capacità di messa a fuoco) e con la regolazione pupillare. Questi effetti, pur fastidiosi, non implicano un danno permanente: il sistema visivo, una volta interrotto lo stimolo farmacologico, tende solitamente a riequilibrarsi.
Si dia ancora qualche settimana e intanto continui a evitare le sostanze psicoattive e a proteggere il suo sistema nervoso con uno stile di vita regolare.
Cordiali saluti,
Federico Baranzini
mi dispiace sinceramente per la frustrazione e la delusione che sta vivendo. Le dico con chiarezza che nella grande maggioranza dei casi questi effetti sono transitori e si risolvono completamente dopo la sospensione del farmaco, anche se talvolta possono richiedere alcune settimane o mesi per attenuarsi del tutto. Il fatto che la visita oculistica non abbia evidenziato danni strutturali è una notizia molto rassicurante e già da sola permette di escludere conseguenze irreversibili o danni agli occhi.
In questi anni ho seguito diversi pazienti che avevano manifestato sintomi simili, specialmente con l’avvio di alcuni SSRI. In particolare ricordo un caso molto simile al suo, un paziente che dopo l’introduzione del citalopram descriveva un fastidioso effetto di "velo" visivo e una ridotta capacità di adattarsi alla luce. Anche lui, spaventato, interruppe la terapia, e nel giro di circa un mese la sua vista tornò gradualmente alla normalità. In un altro caso invece fu sufficiente una riduzione del dosaggio per normalizzare la situazione, senza necessità di sospensione.
Il meccanismo attraverso cui queste molecole influenzano la funzione visiva non è sempre chiarissimo, ma si ipotizza un’azione sul sistema nervoso autonomo, che può interferire temporaneamente con l’accomodazione visiva (ovvero la capacità di messa a fuoco) e con la regolazione pupillare. Questi effetti, pur fastidiosi, non implicano un danno permanente: il sistema visivo, una volta interrotto lo stimolo farmacologico, tende solitamente a riequilibrarsi.
Si dia ancora qualche settimana e intanto continui a evitare le sostanze psicoattive e a proteggere il suo sistema nervoso con uno stile di vita regolare.
Cordiali saluti,
Federico Baranzini
Federico Baranzini - Psichiatra e Psicoterapeuta a Milano
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Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 648 visite dal 21/07/2025.
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