Non riesco ad accettare la mia introversione
Buongiorno dottori, sono un ragazzo di 27 anni e non riesco ad accettare la mia introversione, quindi il mio carattere.
Per gran parte della mia vita sono stato contento di ciò che ero, perché mi differenziavo dagli altri, quindi seguivo la mia autenticità, ad esempio se gli altri fumavano io non lo facevo, se bevevano io non lo facevo, e da questo punto di vista ho sempre tratto dei vantaggi, tuttavia crescendo ed iniziando ad entrare nella vita vera, ossia mondo del lavoro, relazionale etc.
mi sono reso conto che è come se mi mancassero dei pezzi alla mia personalità, perché io vorrei essere totalmente diverso da ciò che sono, vorrei essere estroverso, parlare con la gente, avere tanti amici e partecipare a tanti progetti, ma non riesco, e se provo a farlo dopo un po' sento di non essere me stesso e sento che lo faccio solo perché essendo animali sociali dobbiamo relazionarci per una questione di sopravvivenza.
Quindi dentro di me c'è un continui conflitto, da un lato sono introverso e voglio stare per i fatti miei, ma dall'altro vorrei stare in mezzo alla gente per la mia salute mentale, ma è tutta una finzione, stare in mezzo alla gente appaga solo la chimica del mio cervello ma non il mio centro psicologico VERO.
Come faccio a risolvere questo conflitto?
Inoltre questo conflitto rientra anche con i social, io vorrei totalmente disintossicarmi dai social perché mi fanno male, ma allo stesso modo mi aiutano a parlare con le persone ma mantenendo una certa distanza, soprattutto decidendo io gli argomenti da trattare nei discorsi, ma questo poi porta a chiudermi nella vita vera.
Insomma sembra essere un circolo vizioso di conflitti.
Per gran parte della mia vita sono stato contento di ciò che ero, perché mi differenziavo dagli altri, quindi seguivo la mia autenticità, ad esempio se gli altri fumavano io non lo facevo, se bevevano io non lo facevo, e da questo punto di vista ho sempre tratto dei vantaggi, tuttavia crescendo ed iniziando ad entrare nella vita vera, ossia mondo del lavoro, relazionale etc.
mi sono reso conto che è come se mi mancassero dei pezzi alla mia personalità, perché io vorrei essere totalmente diverso da ciò che sono, vorrei essere estroverso, parlare con la gente, avere tanti amici e partecipare a tanti progetti, ma non riesco, e se provo a farlo dopo un po' sento di non essere me stesso e sento che lo faccio solo perché essendo animali sociali dobbiamo relazionarci per una questione di sopravvivenza.
Quindi dentro di me c'è un continui conflitto, da un lato sono introverso e voglio stare per i fatti miei, ma dall'altro vorrei stare in mezzo alla gente per la mia salute mentale, ma è tutta una finzione, stare in mezzo alla gente appaga solo la chimica del mio cervello ma non il mio centro psicologico VERO.
Come faccio a risolvere questo conflitto?
Inoltre questo conflitto rientra anche con i social, io vorrei totalmente disintossicarmi dai social perché mi fanno male, ma allo stesso modo mi aiutano a parlare con le persone ma mantenendo una certa distanza, soprattutto decidendo io gli argomenti da trattare nei discorsi, ma questo poi porta a chiudermi nella vita vera.
Insomma sembra essere un circolo vizioso di conflitti.
Gentile utente,
il conflitto fra la nostra essenza e come invece ci adattiamo alle circostanze. L’introversione non è una colpa né un problema, è una sua caratteristica individuale, che ha in sé molte risorse e lo si evince anche solo dalla profondità con cui ci scrive.
Il contesto sociale in cui viviamo sembra, in apparenza, attribuire alla estroversione una valenza più significativa e migliore della persona. Soprattutto sui social, ove spesso vengono ostentate connessioni, relazioni, alle quali attribuiamo un significato e possono generare frustrazione, anche se la realtà, dietro uno scatto o un breve video, può essere molto meno rosea di quanto si voglia far apparire.
Credo che lei dovrebbe lavorare maggiormente sulla sua autostima, da ciò che scrive, sembra molto severo con se stesso e con la sua introversione catalogandola come aspetto a sé stante e limitante, un compartimento stagno ove in apparenza non possono convivere altre caratteristiche. Si può essere introversi ma imparare a stare bene nei contesti sociali allo stesso tempo, senza scendere sul piano del confronto con gli altri ma accettando che la vita è fatta anche di connessioni esterne, che da quanto scrive lei desidera avere, e può avere accogliendole non come antagoniste della sua essenza, ma come complementari e utili a formare una persona con caratteristiche diverse ma co presenti, senza per forza dover scegliere o vivere un conflitto se essere una cosa o l’altra. Possiamo essere entrambe le cose, con una migliore consapevolezza di noi stessi, del mondo che ci circonda e della nostra capacità di scegliere e agire di conseguenza secondo logiche che sono entrambe degne di essere accolte.
Provi a invertire la prospettiva: invece che dirsi che la socialità non le appartiene, provi a dirsi sto sperimentando anche un nuovo modo di essere . La vita è plastica, in continuo movimento, lo sono le nostre reti neurali. Anche per gli estroversi, che possono porsi lo stesso suo dilemma al contrario e desiderare maggiore spazio, uno spazio solo individuale, per sè.
Non abbia timore dei social, sono uno strumento di per sé da non demonizzare a patto che se ne faccia uso consapevole, senza abusarne e senza che siano fonte di frustrazione o invidia. Fanno parte della vita di molte persone, e se per lei sono fonte di connessioni, virtuale e reale possono coesistere, sempre che vi sia un sottostante di autenticità, ciò che mi sembra di capire le stia a cuore.
Gli spunti che ci offre sono molti. Una terapia cognitivo comportamentale potrebbe esserle di supporto nella gestione di questo conflitto, di questa fase di passaggio . Ciò che lei è, può essere valorizzato e accettato con un aiuto professionale. Ciò che vorrebbe migliorare, può trovare nuove strategie e strade a lei meno famigliari con un supporto che la accompagni ad uscire da una zona comfort.
Abbiamo spesso molte risorse di cui neanche ci accorgiamo, e che un supporto specialistico ci aiuta a riconoscere e integrare in una nuova e più completa dimensione, senza un modo di essere per forza giusto o per forza sbagliato .
Cordialità
il conflitto fra la nostra essenza e come invece ci adattiamo alle circostanze. L’introversione non è una colpa né un problema, è una sua caratteristica individuale, che ha in sé molte risorse e lo si evince anche solo dalla profondità con cui ci scrive.
Il contesto sociale in cui viviamo sembra, in apparenza, attribuire alla estroversione una valenza più significativa e migliore della persona. Soprattutto sui social, ove spesso vengono ostentate connessioni, relazioni, alle quali attribuiamo un significato e possono generare frustrazione, anche se la realtà, dietro uno scatto o un breve video, può essere molto meno rosea di quanto si voglia far apparire.
Credo che lei dovrebbe lavorare maggiormente sulla sua autostima, da ciò che scrive, sembra molto severo con se stesso e con la sua introversione catalogandola come aspetto a sé stante e limitante, un compartimento stagno ove in apparenza non possono convivere altre caratteristiche. Si può essere introversi ma imparare a stare bene nei contesti sociali allo stesso tempo, senza scendere sul piano del confronto con gli altri ma accettando che la vita è fatta anche di connessioni esterne, che da quanto scrive lei desidera avere, e può avere accogliendole non come antagoniste della sua essenza, ma come complementari e utili a formare una persona con caratteristiche diverse ma co presenti, senza per forza dover scegliere o vivere un conflitto se essere una cosa o l’altra. Possiamo essere entrambe le cose, con una migliore consapevolezza di noi stessi, del mondo che ci circonda e della nostra capacità di scegliere e agire di conseguenza secondo logiche che sono entrambe degne di essere accolte.
Provi a invertire la prospettiva: invece che dirsi che la socialità non le appartiene, provi a dirsi sto sperimentando anche un nuovo modo di essere . La vita è plastica, in continuo movimento, lo sono le nostre reti neurali. Anche per gli estroversi, che possono porsi lo stesso suo dilemma al contrario e desiderare maggiore spazio, uno spazio solo individuale, per sè.
Non abbia timore dei social, sono uno strumento di per sé da non demonizzare a patto che se ne faccia uso consapevole, senza abusarne e senza che siano fonte di frustrazione o invidia. Fanno parte della vita di molte persone, e se per lei sono fonte di connessioni, virtuale e reale possono coesistere, sempre che vi sia un sottostante di autenticità, ciò che mi sembra di capire le stia a cuore.
Gli spunti che ci offre sono molti. Una terapia cognitivo comportamentale potrebbe esserle di supporto nella gestione di questo conflitto, di questa fase di passaggio . Ciò che lei è, può essere valorizzato e accettato con un aiuto professionale. Ciò che vorrebbe migliorare, può trovare nuove strategie e strade a lei meno famigliari con un supporto che la accompagni ad uscire da una zona comfort.
Abbiamo spesso molte risorse di cui neanche ci accorgiamo, e che un supporto specialistico ci aiuta a riconoscere e integrare in una nuova e più completa dimensione, senza un modo di essere per forza giusto o per forza sbagliato .
Cordialità
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 219 visite dal 24/09/2025.
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