Marito e moglie senza nome

Buona sera gentili dottori. So che avrete sentito molte volte questa frase, ad ogni modo spero che il mio quesito non sia troppo banale e venga preso in considerazione. Premetto che io sto attraversando una situazione difficile, in cura per disturbo bipolare II. Ma la domanda che oggi voglio porre, anche per cercare di ricostruirme per me un nuovo cammino, riguarda i miei genitori: sono sposati da 34 anni (io ne ho 32) non li ho MAI MAI sentiti chiamarsi per nome; quindi si rivolgono l'uno verso l'altro senza a volte nemmeno un eih, senza un "caro", niente di niente, nessun appellativo, nessun riferimento, tanto è vero che a volte se siamo insieme all'interno della stessa stanza non si capisce bene a chi loro si rivolgono se la domanda o l'affermazione è troppo generica.
Io mi sono sicuramente fatta l'idea che il rapporto tra di loro sia molto freddo, gli ultimi baci a cui io ho assistito risalgono a 15 anni fa, ma solo in occasione degli anniversari di matrimonio; al di là delle manifestazioni fisiche di affetto hanno certamente numerosi problemi non solo come coppia ma anche come genitori. Ma ciò che proprio mi da un senso di irritazione è l'inesistenza di questi nomi....la trovo assurda..mai una volta che capiti per sbaglio: il limite massimo a cui sono arrivati è: "te, dove sono i miei pantaloni????".
Come è possibile una tale stranezza, ma sopratutto, può avere una motivazione?
Assistere a questi episodi mi fa soffrire perchè è come se percepissi il loro non amore.
Ciò mi interessa anche perchè crescendo ho notato di avere grossissima difficoltà a pronunciare il nome del mio partner, per cui mi sono ritrovata in una storia durata 8 anni a chiamarlo per nome forse 2 o 3 volte!! con fatica e vergogna, quasi storpiando il nome, e nn mi spiego perchè.
Qualunque spunto di riflessione vogliate offirrmi sarà ben gradito.
Grazie
[#1]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
non è da escludere che questa storia del "nome" abbia un signifcato profondo per Lei.

Anche se possiamo dire che il fatto che i Suoi genitori dopo 30 anni di matrimonio siano ancora insieme è già una cosa straordinaria, non trova?

E' chiaro che dopo tutta questa strada insieme qualche pezzo l'hanno perso per strada, per cui si sono probabilmente "adattati" alla loro vita insieme in questa modalità che a Lei sembra molto brutta. dovremmo capire se sotto c'è o non c'è l'affetto, la complicità, la collaborazione tipici di una coppia navigata, che anche se sgangherata ha tenuto duro in tutti questi anni.

Sarebbe molto interessante porre la Sua domanda direttamente a loro: "come mai non vi chiamate per nome?"

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie della risposta.
Personalmente ritengo che stare insieme solo perchè il matrimonio è religiosamente insindibile, in clima di eccessiva tensione per anni, non sia proprio straordinario; o meglio, non vorrei ritrovarmi nella medesima situazione.Poi è certo che, purtroppo, ho la tendenza ad assorbire eccessivamente i loro litigi (anche perchè me ne fanno partecipe ed io non riesco ad allontanarli), spesso molto seri, nonostante loro dicano che, in fondo, hanno trovato il loro equilibrio. Insomma è vero che dovrei "esserne più distaccata".

Per il resto, anche se "non notassi più il loro atteggiamento", non riesco a capire la mia tendenza ad emulare questo approccio.
[#3]
dopo
Utente
Utente
Scusi, non avevo letto l'ultima parte.
Effettivamente qualche tempo fa ho tentato una domanda diretta, ma la risposta è stata un semplice, "non lo so".
Ha ragione! Sarebbe oppurtuna ancora una domanda!

Ciò che io giudico in modo negativo è, sicuramente, il distacco espresso verbalmente considerato nel contesto globale, spesso contornato da egoismo ed indifferenza da parte di mio padre nei confronti di mia madre.

Poi, come già scritto nel precedente post, temo di assumere il loro atteggiamento, non solo perchè non riesco a "chiamare" l'uomo a cui voglio bene ( e ciò mi è capitato durante le 3 relazioni significative che ho avuto), ma non riesco nemmeno ad utilizzare nomignoli affettuosi, nulla.

Secondo lei è un'aspetto che dovrei tralasciare, non continuando a pormi domande?

Ancora molte grazie.
[#4]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Bene, vede che se approfondisce questo discorso assume toni più "profondi" e specifici rispetto al solo fatto del "nome"?

E' probabile quindi che funzioni allo stesso modo per Lei con il suo partner, ma in ogni caso se tutti questi aspetti la incuriosiscono perchè non parlarne con una persona esperta?
[#5]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Non si preoccupi, è appena successo a me, evidentemente stavamo scrivendo nello stesso istante.

Come le ho scritto io non lo tralascerei: tutto ciò che la incuriosisce a mio avviso andrebbe approfondito, magari con uno/a psicologo/a, in modo da affrontare questo discorso utilizzando il giusto metodo.

Anche se prima qualche "tentativo" familiare di approfondimento andrebbe fatto: potrebbe parlarne con i Suoi genitori, ed anche col fidanzato, in modo da raccogliere dati preziosi utilizzabili in un eventuale contesto terapeutico.

Ripeto: io lo farei, proprio perchè tutti questi aspetti destano la Sua curiosità.
[#6]
dopo
Utente
Utente
Gentilissimo Dottor Bulla,
proprio ieri sera ho tentato una conversazione con il mio compagno (con cui però non ho una relazione stabile), chiedendo a lui se notasse il fatto che io non lo chiami mai e se la cosa lo infastidisse. Si, ovviamente l'ha notato, è dispiaciuto dal fatto che non lo chiami amore mio (almeno qualche volta), ma in fondo ha mostrato disinteresse e mi ha fatto sentire inadeguata dicendo: "Ma a che cosa stai a pensare? Ma ti metti a pensare a queste cose, adesso??!!"; insomma era scocciato dall'argomento. Per lui, per i miei genitori, i miei pensieri le mie curiosità sono inutili, non devono avere seguito, ed anzi sono deleterie.

In verità io sto seguendo una psicoterapia, iniziata anni fa per depressione, presso una struttura pubblica: purtroppo le sedute hanno cadenza bisettimanale nel migliore dei casi, altrimenti si passa a 20-22 giorni.
Per cui è per me praticamente impossibile esporre tutto ciò che vorrei, anzi fatico ancora a volte a calibrare i punti focali...e ritenendo che questa del nome fosse una banalità non ne ho mai parlato. L'aspetto che mi incuriosisce di più sta nel fatto che, anche da ragazzina, non appena mi accorgevo che mi piaceva un ragazzo smettevo di chiamarlo per nome.

Comunque oggi mi sento ancora più inadeguata di ieri, non posso smettere di pensare che la mia mente continui a produrre problemi, disagi, dubbi, senza fermarsi mai.

Approfitto della sua cordialità per un ulteriore quesito. è possibile dire quanto debbano essere distanziate mediamente le sedute di psicoterapia cognitivo comportamentale?

Grazie
[#7]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
generalmente nella terapia cognitivo-comportamentale le sedute sono a cadenza settimanale. Questo a livello privato.

Nel servizio pubblico è difficile reperire un terapeuta con questa specializzazione, e comunque ci sarebbero da rispettare i tempi lunghi tipici di questi servizi.
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