Disagio sul lavoro

Anche se lavoro a scuola come docente di sostegno, credo che la mia vocazione sia sempre stata un'altra.

Io volevo allenare una squadra con ambizioni, e credo di meritarlo perché ho delle competenze calcistiche non comuni.

Ho allenato solo nei settori giovanili, ma ultimamente non sto piu ricevendo chiamate, quindi ho dovuto ripiegare sulla scuola, che per me è un mestiere degradante, rapportato alle alte ambizioni che coltivo e al livello di conoscenze che ho maturato nel settore calcistico.

Cerco continuamente conferma delle mie qualità come tecnico, per esempio sfidando alunni e insegnanti in discussioni calcistiche, intavolando questioni in cui do fondo a tutto quello che so, per dimostrare loro che in questo ambito ho una marcia in più, che loro non possono discutere con me, se non come bambini che vogliano apprendere da un maestro.

E non mi placo, nelle mie disamine, finche l'interlocutore non conviene che a livello tattico l'ho surclassato, che non può prevalere su di me, che deve arrendersi e ammettere che io in quel posto sono davvero sprecato, perche meriterei palcoscenici ben più prestigiosi che una classe di scuola.

A volte mi viene il dubbio che gli altri mi assecondino soltanto, ma non siano davvero convinti che io me ne intenda di calcio, quindi a distanza di giorni mi sento in dovere di riprendere una conversazione avuta tempo prima per puntualizzare alcuni concetti che mi sembra di non aver esplicato pienamente.
Spesso mi scrivo le cose da dire a una certa persona, smontando le tesi che mi aveva esposto, punto per punto, fino a che non leggo nei suoi occhi l'umiliazione.
Provo piacere ad alzare la voce, quando chi mi è davanti vedo che è in difficoltà ad argomentare: è in quel momento che batto con più vigore.

Noto però che la gente tende a evitarmi, credo per non ammettere il proprio senso di inferiorità nei miei confronti.

La preside mi ha suggerito di rivolgermi alla psicologa della scuola, a seguito di un recente episodio, in cui ho redarguito pesantemente, a mio parere con ragione, un alunno che dissentiva dalla mia disamina delle ragioni di una sconfitta subita da una nota compagine di serie A, di cui non faccio il nome, che a mio avviso è dipesa dalla incompetenza del tecnico, mentre per chi mi obiettava era da attribuire a ragioni diverse che in questa sede nemmeno voglio citare tanto le trovo infondate.

In ogni caso l'alunno ha avuto quello che meritava, non ammetto che si pretenda di dare a me lezioni di calcio, quando ho un curriculum che parla da solo ed è solo per una avversione nei miei riguardi da parte del sistema di Coverciano, che premia solo i soliti, se ora mi ritrovo tagliato fuori dal giro che conta
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 19.1k 609
Gentile utente,

dalla sua narrazione emerge una persona
-con forti ambizioni nel calcio,
-che si percepisce come un tecnico superiore ma è frustrato dalla sua attuale posizione lavorativa come insegnante di sostegno.
Mostra una notevole autostima, e la ricerca costante di ammirazione e la convinzione di essere unico e speciale.
Tale autostima tuttavia potrebbe essere fragile, elemento che si evidenzia soprattutto in ambito calcistico, arrivando a sminuire gli altri e a cercare la loro umiliazione intellettuale: "Provo piacere ad alzare la voce, quando chi mi è davanti vedo che è in difficoltà ad argomentare: è in quel momento che batto con più vigore".

La discrepanza tra la sua autopercezione di tecnico meritevole e la realtà del suo lavoro attuale compreso il consiglio della preside, alimentano risentimento e frustrazione.
Forse ciò si scarica nelle relazioni con gli altri?
Ci dice infatti che le persone tendono a evitarla: "Noto però che la gente tende a evitarmi..".
Ed aggiungendo l'episodio con l'alunno, che ha portato al suggerimento della psicologa, si potrebbe - leggendo i fatti concreti - ipotizzare una certa difficoltà nell'interazione sociale.

La risposta che Le ho fornito emerge dal suo consulto, unicamente un breve testo scritto che non è certamente in grado di riflettere la complessità della realtà.
E dunque certamente un confronto in presenza con lo psicologo della scuola potrebbe esserle utile, ma solo se anche Lei ne riconoscerà la potenziale utilità.

Saluti cordiali.
dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Provo molta rabbia all'idea che figure meno preparate di me, di cui per ovvi motivi non posso fare i nomi, abbiano ottenuto panchine prestigiose, mentre io non sono riuscito ad andare oltre le categorie giovanili, prima di essere esonerato. Il motivo? Chiedo il massimo ai miei ragazzi, quindi secondo le varie società che mi hanno ingaggiato il rapporto con la squadra era compromesso dalla mia intransigenza nel pretendere non solo risultati, ma anche bel gioco. Evidentemente oggi vanno premiate la mediocrità e la mancanza di idee, oltre alle conoscenze politiche. Ma il mio è un discorso più ampio: ne ho parlato con toni molto accesi anche alla psicologa della scuola, che essendo donna e quindi poco addentro alla materia non so se mi abbia seguito; le ho riferito che ormai sono convinto di un complotto a mio danno da parte delle alte sfere di Coverciano, che mi hanno boicottato perché per loro rischiavo di far saltare il banco, come si dice, perché facevo paura ai poteri forti che dominano il calcio, perché ero e sono una persona scomoda e non uno zerbino come i tanti che fanno carriera strisciando e piegandosi a compromessi. La dottoressa mi ha interrotto al culmine della mia disamina per dirmi che il mio caso merita di essere discusso non da lei ma da uno psichiatra di cui mi ha fornito il recapito. Il mio atteggiamento aggressivo a scuola scaturisce solo quando vengo contraddetto nelle discussioni sul tema calcistico, che inevitabilmente avvengono davanti alla macchinetta del caffè, soprattutto il lunedì o dopo il turno infrasettimanale di coppe europee, o negli intervalli tra un'ora e la successiva, in cui gli studenti mi chiedono un parere sulle gare del giorno prima, forse a scopo canzonatorio sapendo la mia sensibilità per certi temi per me così caldi.
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Noto infatti un atteggiamento provocatorio da parte di alcuni studenti, soprattutto di quelli che nel tempo libero frequentano quelle scuole calcio da cui io mi sono sdegnosamente ritratto: sembrano quasi farlo apposta a provocarmi. Hanno trovato pane per i loro denti però: appena non sono d'accordo col mio commento alla giornata di campionato, quello che amo definire il mio editoriale, mi piace sfidarli fissandoli negli occhi durante le mie infuocate reprimende: occasioni che sfrutto per fargliela pagare nel caso mettano in dubbio le mie qualità di tecnico, concludendo i miei discorsi sempre con una minaccia : quella che non voglio ripeterlo, mai più, alludendo a conseguenze molto spiacevoli per la loro mancanza di rispetto nei miei riguardi, di cui potrebbero pentirsi per il proseguo della loro carriera scolastica.
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Ho notato inoltre di essere oggetto di dileggio da parte delle mie colleghe, soprattutto sulla chat che condivido con gli altri docenti di una classe. Trovano da ridere sul fatto che io metta a disposizione le mie conoscenze e sui metodi che uso, oltre a discriminarmi perché simpatizzo per una squadra diversa dalla loro. Mi sembra che gli estremi ci siano tutti per una causa di mobbing a mio danno, a questo punto
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 19.1k 609
Gentile utente,

"... il rapporto con la squadra era compromesso dalla mia intransigenza..".
forse questo è un punto sul quale interrogarsi. quale vero educatore può esserlo?

".. gli studenti mi chiedono un parere sulle gare del giorno prima, forse a scopo canzonatorio sapendo la mia sensibilità per certi temi per me così caldi."
Può darsi che gli studenti, che hanno uno speciale fiuto adolescenziale per i punti deboli degli adulti soprattutto educanti, abbiano subodorato il suo punto debole riguardante il calcio; e che si divertano a provocare. Compito e competenza dell'adulto sta nel non cadere nelle provocazioni proprie dell'età adolescenziale.

Un consulto con lo/a psicologo della scuola non è sufficiente a illuminare gli angoli bui, si rivolga ad un/a profssionista che sia anche psicoterapeuta. Anche se il/la prifessionista non si interessa di calcio, non importa: è attrezzat* a valutare non i contenuti, bensì il funzionamento psichico della persona che si trova davanti.

P.S. Dal consulto e dalla narrazione non traspaiono indicatori di mobbing.

Saluti cordiali.
dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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