Dubbi sul mio orientamento sessuale: sono gay, bisex oppure sono etero e paranoico?

Buonasera a tutti dottori, sono un ragazzo di 23 anni e da molti anni, circa 4, sono attanagliato da domande a cui non riesco a dare una risposta certa.
La difficoltà a trovare una fine a questo problema sta nel fatto che appena mi do una risposta, subito dopo, ne trovo un’altra che confuta quella precedente.
È così via fino ad arrivare allo sfinimento.

Non riesco a capire se sono gay, bisex oppure etero e mi faccio troppe paranoie.
La mia attrazione per le ragazze è sorta in maniera, a mio modo di vedere, particolare: se alle medie i miei compagnetti maschi cominciavano a discutere di quanto volessero provare il sesso con le nostre compagnette di classe, io me ne stavo molto per i fatti miei.
Non ero chissà quanto attratto dalle mie compagne di classe sia perché non le trovavo bellissime sia perché le ritenevo troppo antipatiche.
Finite le medie, inizio le superiori in un istituto frequentato per la maggior parte da maschi e lì ho cercato di costruire quello che non ero riuscito a fare ai tempi delle medie: un gruppo di amici con cui passare le mie giornate sia a scuola sia fuori.
C’ero riuscito ed ero contento.
Tuttavia, rimaneva un problema irrisolto: la fidanzatina.
Ammetto di aver sentito la necessità di trovare una ragazza perché mi confrontavo con un mio caro amico che stava vivendo le prime cotte.
Volevo raggiungere anche io quel traguardo ma, sia per questo atteggiamento mosso dall’invidia sia per la scuola che non offriva alcuna ragazza, non ci sono riuscito.
Avevo 18 anni e non c’era il minimo dubbio sulla mia sessualità: mi masturbavo regolarmente ogni giorno su porno etero (scelsi questi all’età di 13 anni perché volevo sapere come fosse una donna nuda).
Ho provato a vedere un solo porno gay per curiosità e non mi era piaciuto.

Arriviamo al cuore di questa richiesta.
All’età di 19 anni mi fidanzo con una ragazza che non mi piaceva e avevo deciso di stare con lei perché non volevo che ci rimanesse male dopo la corte fattami.
In quell’anno e mezzo di relazione burrascosa lei continuava a notare la mia lontananza fisica nei suoi confronti e, ad una certa, comincia dubitare sulla mia sessualità.
Fin qui nulla di strano per me perché io sapevo di volerle stare lontano perché non mi piaceva.
Ma allora dove sta il problema?
Ci arrivo subito.
Da quella fatidica domanda comincio ad accorgermi che i miei occhi cadevano anche nei fisici maschili e li trovavo pure belli.
Un etero convinto che trova un uomo bello?
Un po sospettoso per me e quindi ho cercato di esplorare questa cosa.
All’inizio dicevo: per quanto io li trovi belli, non mi sento attratto sessualmente da loro; al massimo li trovo solo più belli di me e basta.
Ora, invece, seppure mi trovi in una nuova relazione da 3 anni con una ragazza che mi piace, la quale sa di questo mio dubbio sulla sessualità, non riesco a trovare una soluzione al problema.
Sono arrivato al punto che forse, sotto sotto, mi piacciono gli uomini e devo provare a farci sesso solo per vedere se mi piace.
Dr. Vincenzo Capretto Psicologo 59 9
Gentile utente,
dalle sue parole si percepisce quanta fatica stia vivendo nel cercare una risposta definitiva sulla sua sessualità. Quattro anni di domande, pensieri che si rincorrono e si annullano a vicenda, la sensazione di dover arrivare a una conclusione certa per stare in pace : è comprensibile che si senta sfinito.

Quello che sta attraversando non è raro, e questo dovrebbe di per sé tranquillizzarla.
Quando si inizia a dubitare di sé, la mente può trasformare ciò che osserva (notare un uomo bello, confrontarsi con altri, pensare e se ) in prove a favore o contro un’etichetta.
Il problema non è tanto se lei sia etero, gay o bisessuale, quanto il bisogno urgente di definirsi, come se solo una risposta netta potesse darle sollievo.

Le faccio alcune domande che potrebbero aiutarla a guardare la situazione da un’altra prospettiva:
Quando nota un uomo bello, cosa prova davvero? Attrazione? Confronto? Ammirazione?
Con la sua attuale partner, come si sente nella vicinanza affettiva e intima, al di là dei pensieri?
Questo dubbio nasce più dal desiderio di conoscersi, o dalla paura di prendere la strada sbagliata ?
Sta cercando sicurezza o esperienza?

Il desiderio di provare per capire , come scrive, spesso non risolve il dubbio, anzi potrebbe alimentarlo, perché si entra in una logica di verifica continua. La definizione della propria sessualità non sempre arriva attraverso un test, ma più spesso attraverso il tempo, la relazione con sé stessi, l’ascolto del corpo e delle emozioni in modo spontaneo.

Potrebbe essere utile lavorarci con calma, magari in un percorso psicologico orientato all’identità e all’esplorazione del sé, dove non c’è bisogno di correre verso una risposta ma di capire cosa la fa stare bene, non cosa deve essere. Non esiste il deve .

Non c’è nulla di sbagliato nel non avere ancora una definizione chiara: l’identità affettiva e sessuale è un pezzo della vita che può evolvere, come ogni altro.

Un cordiale saluto e buone feste.

Dr. Vincenzo Capretto, psicologo.
Ricevo a Roma e on line.
vincenzocapretto.psy@icloud.com - 3356314941

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Buonasera Dottore. La ringrazio per avermi risposto in un giorno di festa come quello di Natale. Colgo l’occasione per farle gli auguri. Adesso procedo a rispondere alle domande che mi ha posto.

<<Quando nota un uomo bello, cosa prova davvero? Attrazione? Confronto? Ammirazione?>>
Ad oggi non riesco a dire di essermi mai sentito attratto sessualmente da un uomo, né in questi ultimi 4 anni né prima che cadessi in questo limbo. Quando vedo un bell’uomo lo trovo bello e basta. Quello che dico sempre nella mia testa è: che bello che è (è scappato anche bono , eh), oppure mi piacerebbe essere come lui . Contestualizzo quest’ultima frase: per quanto sia riuscito negli anni ad imparare ad apprezzarmi per quello che sono, soprattutto a livello fisico (sono un ragazzo magro), ancora oggi mi capita spesso di dire di voler essere diverso (più muscoloso e sicuro di me). Questa diversità la vedo, ovviamente, negli altri e quindi da qui il pensiero mi piacerebbe essere come lui .
Tuttavia, qualche volta mi è capitato di provare una sensazione fisica forte che, banalmente, confondo con l’attrazione.
Sento la necessità di capire se è attrazione o solo nervosismo ed ansia. Mi capita di provarla nella realtà col un mio collega universitario. Siamo abbastanza amici e mi fa davvero piacere passare del tempo con lui perché mi piace confrontarmi con lui: è molto diverso da me e mi piace aiutarlo quando si apre con me. Mi sto innamorando? Non lo so, ma non credo. Con la mia attuale ragazza avevo già in chiaro l’intenzione di conoscerla e chiederle di conoscerci e frequentarci.
Penso solo che mi piace passare del tempo con questo collega perché mi trovo bene e mi fa ridere. Basta. Solo questo.

<<Con la sua attuale partner, come si sente nella vicinanza affettiva e intima, al di là dei pensieri?>>

Con la mia ragazza mi trovo piuttosto bene. Ci sono i canonici alti e bassi che caratterizzano ogni coppia e che mi insegnano ogni giorno di non idealizzare la coppia, lei e me. Se sto oggi con lei è perché ho seguito un’attrazione che poi si è concretizzata nel rapporto attuale. È molto dolce con me e cerca di starmi vicino sempre (anche troppo: lei è molto fisica ed affettiva mentre io, per carattere, lo sono molto meno).

<<Questo dubbio nasce più dal desiderio di conoscersi, o dalla paura di prendere la strada sbagliata ?
Sta cercando sicurezza o esperienza?>>

Io desidero conoscermi per non prendere la strada sbagliata. Non voglio soffrire e non voglio far soffrire chi mi sta attorno (anche se sono consapevole che ogni scelta non può fare contenti tutti). Attraverso la conoscenza di me voglio trovare la mia sicurezza, che pensavo di avere prima di tutto questo. Mi sono sentito truffato da me stesso per via dei miei limiti (il vano tentativo di controllare qualcosa più grande di me), che mi hanno, tuttavia, insegnato a stare nell’impotenza e vivere anche nella speranza.

Io non voglio essere gay, dottore. Davvero. Mi fa schifo il solo pensiero di stare con un uomo. Come detto nel consulto: ci starei solo per sapere se mi piace o meno; ma so benissimo che non è giusto per nessuno: io alimenterei i miei dubbi e sfrutterei una persona per i miei interessi. È sbagliato. Non voglio commettere questo errore.
In questi 4 anni, ho preferito testarmi con la pornografia e rituali masturbatori (la prego di lasciarmi passare il termine) che prevedessero un’imitazione di atti omo come la fellatio (mi mettevo un dito in bocca e immaginavo fosse un pene). Oppure optavo per i porno gay.
Ammetto che non mi sono piaciuti minimamente. Ho provato qualcosina più soft , tipo cercare su Google immagini di uomini che si baciano; ma non hanno sortito in me alcun effetto, anzi molto indifferente. Alle volte, ridendo, dicevo di essere contento per loro (gli uomini in foto) e basta.
So che sto vivendo questo momento perché potrò imparare qualcosa in più, ma mi fa paura tutto questo.
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Dr. Vincenzo Capretto Psicologo 59 9
Grazie per aver risposto con tanta sincerità.

Si sente quanto questa situazione la stia impegnando e quanto, allo stesso tempo, la faccia stare in tensione. Non è solo il dubbio in sé a pesarle, ma lo sforzo continuo di cercare una risposta che la rassicuri.

La frase io non voglio essere gay sembra parlare soprattutto di questo: del bisogno di stare tranquillo, di non perdere punti di riferimento, di non aprire scenari che oggi le fanno paura. È comprensibile. Quando ci si sente già stanchi o fragili, anche solo l’idea di dover rimettere in discussione qualcosa di importante può diventare molto pesante.

Da quello che racconta, quando guarda un uomo non descrive un desiderio chiaro, ma una serie di pensieri e sensazioni che si accavallano: il confronto, il sentirsi meno sicuro, il voler essere diverso. In questo stato, è facile che anche una reazione fisica venga vissuta con allarme, come se fosse una prova da interpretare, più che una semplice sensazione da attraversare.

Anche la relazione che sta vivendo ora sembra dirci che lei è capace di legame e vicinanza, ma forse il punto non è cosa questa relazione dice su di lei, bensì come si sente mentre cerca continuamente di capire cosa prova, cosa significa, dove lo porterà.

Forse vale la pena fermarsi un attimo su questo aspetto: come sta mentre cerca di chiarirsi?
Si sente più sereno o più sotto pressione? Più vicino a sé o più distante? Non c’è necessità di rispondere subito. Le risposte spesso arrivano con l’attesa e la riflessione.

Questo spazio può aiutarla a rallentare e a dare un po’ di ordine ai pensieri, ma resta un luogo di confronto, non di risposte definitive. Può continuare a scrivere se ne sente il bisogno, tenendo però presente che non è necessario arrivare subito a una conclusione per stare meglio.

Un cordiale saluto.

Dr. Vincenzo Capretto, psicologo.
Ricevo a Roma e on line.
vincenzocapretto.psy@icloud.com - 3356314941

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