Disturbo depressivo con ricorrenti pensieri di morte. come uscirne?

Buonasera a tutti. Sono una diciottenne che da circa 3 anni soffre di problemi di depressione. Parlarvene non è facile e non mi aspetto miracoli, ho solo bisogno di illudermi di poterne uscire e di vivere finalmente una vita più serena. Incomincerò dal principio, mi scuso in anticipo per la lunghezza del testo, ma ho bisogno di sfogarmi. Casa mia è sempre stata teatro di pianti, violenza e soprattutto problemi. Problemi su problemi, mai un periodo felice. Da giovane mio padre era un uomo violento e molto irascibile, zero interesse per la famiglia, mia madre era ed è tutt'ora una donna esaurita e iperprotettiva ed io sono cresciuta piena di insicurezze, in mezzo a due fratelli che non si sono mai curati dei miei pianti e dei miei problemi. A dire la verità, nessuno se n'è curato mai davvero, mi ridevano quando tornavo da scuola piangendo, mi davano della "capricciosa", a me che infondo l'unica cosa chiedevo era di poter uscire ogni tanto e di andare a ballare come facevano le mie coetanee,dicevano che le mie erano false.Non era così però. A scuola i ragazzi mi isolavano sempre: "troppo timida" (troppo buona..), scema, asociale, mostro (causa poca avvenenza), per cui ho passato praticamente elementari, medie e superiori sola, senza amici, sempre derisa da tutti e isolata. Mi ci ero in qualche modo abituata a questo stato, più che altro mi ero rassegnata, però in terza superiore accaddero una serie di avvenimenti non da poco, tra i quali la separazione dei miei, non avvenuta poi per motivi di interesse di tipo economico.. manco di amore. In quel periodo ho perso ogni interesse per tutto, anche per la vita stessa. E ho provato a suicidarmi, all'età di soli 16 anni. Mi viene da piangere a ricordare, facevo di tutto, ci ho provato in mille modi, la mattina andavo a scuola mi chiudevo nel bagno a piangere, tornavo a casa e la sera provavo a soffocarmi col cuscino, ad affogarmi, ad avvelenarmi.. ci provavo ogni giorno.. una volta mi sono buttata anche dal balcone, slogandomi la mano. Alla fine non sono stati i miei ad aiutarmi, sono stata io, che da sola mi sono rialzata. Pensavo di essere guarita ma, mi sbagliavo. Mia mamma mi ha umiliata e picchiata davanti alla scuola e io sono scappata di casa, in seguito mio fratello mi ha picchiata in camera mia cercandomi di ammazzarmi, dandomi ripetute botte in testa e gettandomi addosso la sedia di ferro della mia scrivania solo perchè avevo chiesto di uscire con amiche. Sono ricaduta in uno stato depressivo, ho incominciato a soffrire di cefalea a grappolo (dovuta all'esaurimento nervoso), insonnia, irascibilità e frequenti scatti di ira (più che su gli altri, su me stessa.. infatti "mi sfogo" facendomi del male..), malessere fisico, perdita di interesse di tutto, apatia, tristezza, crisi isteriche di pianto improvvise(per qualsiasi cosa, anche se non ho nulla e sono sola a casa). E ancora pensieri di morte. Voglio uscirne, voglio sorridere di nuovo non ce la faccio a continuare così. Grazie dell'attenzione.
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazza, la sua è una storia raccontata in modo molto triste, tra litigi familiari ed isolamento dai coetanei, percosse e proibizioni.

In molti casi, questi eventi ed il modo in cui li fronteggiamo conducono a formarsi idee molto negative: ad esempio l'idea di aver bisogno dell'amore dei propri genitori, o che i propri coetanei siano crudeli o superficiali.

Quando a questo si aggiungono maltrattamenti sia psicologici che fisici, si può avere la sensazione che le cose non cambieranno mai e che qualsiasi sforzo sia inutile.

Le idee di morte di cui ci parla sembrano testimoniare un desiderio di "farla finita" con questa situazione.

Per quanto lei si sforzi, probabilmente non otterrà mai nè le attenzioni, nè il sostegno o l'amore dei suoi familiari.

Forse sono disillusi, o arrabbiati, o forse cercano di evitare che lei "esca" dalla famiglia; oppure pensano che "il mondo" sia un posto pericoloso, da cui tenersi lontani; o ancora ritengono che le donne non abbiano gli stessi diritti degli uomini.

In tutti i casi, non sono i suoi familiari a poter decidere della sua vita. Arriva un momento in cui si rialza la testa, e ci si guarda intorno.

In quel preciso momento, si comprende che il mondo è grande. Che non tutti sono malevoli, e non tutti mi maltratteranno. Che, anche se qualcuno proverà a maltrattarmi, saprò tenerlo lontano. E che, anche se non siamo tutti fotomodelli, prendendosi cura di sè e volendosi un pò bene possiamo essere attraenti per qualcuno.

Non sempre questo percorso è lineare e sereno. Possono rimanere cicatrici nel corpo e nella mente, paure che richiedono coraggio per essere accettate ed affrontate.

Forse può farcela da sola. Nel caso in cui non ce la faccia, l'intervento di uno psicoterapeuta può aiutarla ad imparare a camminare sulle sue gambe, che di strada da fare ce n'è tanta, e di posti da vedere e persone da incontrare il mondo è pieno.

Coraggio
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dopo
Utente
Utente
La ringrazio tantissimo per la sua gentile e pronta risposta. Non mi aspettavo tanta rapidità, la ringrazio.
Mi ha fatto scendere una lacrimuccia, ha ragione pienamente e purtroppo ha ragione anche su un'altra cosa: io da quella famiglia non ne trarrò mai amore. Infondo, dentro il mio cuore, lo sapevo già. E' riuscito a capirmi in pieno. Uscire di casa non mi è concesso, non vogliono neanche che io vada da uno spicologo o da uno spicoterapeuta e io da sola non riesco ad aiutarmi in pieno. Però non mi arrendo, mi ha dato un barlume di coraggio. Grazie


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