Lutto e ansie

Mi chiamo Tiziana, ho 39 anni.
Sono una persona molto calma e riflessiva, cerco sempre di affrontare le cose con razionalità... però poi, puntualmente "crollo", nel senso che il mio fisico reagisce allo stress con aritmie e senso di vuoto alla testa, di insufficiente ossigenazione... e sintomi vari.
Tre mesi fa ho perso mia madre in seguito ad un'imponente emottisi (due anni fa fu operata di cancro al polmone)che l'ha portata al coma e all'arresto cardio-circolatorio. Era in ospedale e quella notte è stata l'unica in cui non sono riuscita a starle accanto... Non dimenticherò mai quella telefonata che ruppe il silenzio di quei momenti... e la corsa disperata in ospedale, dove la trovai senza vita sul lettino, con le labbra e il pigiama sporchi di sangue...l'espressione sul viso della sofferenza... La mia vita ora è spezzata, mi ripeto "cosa darei per riaverla accanto, per ritrovare quella gioia e quella serenità che nulla potrà più restituirmi". Mi sento vuota e un pò in colpa per non esserle stata accanto nei suoi ultimi istanti di vita, anche solo per tenerle la mano, farle sentire la mia presenza, il mio amore...
Mi sento sola, anche se vivo in casa con mio padre al quale dedico tutte le mie attenzioni e riverso il mio affetto...
A questo triste evento si aggiunge un altro evento...a distanza di 15 giorni:
io e mio fratello troviamo mio padre a terra, svenuto per abbassamento di pressione ed emorragia gastrica... Chiamiamo il 118 e viene ricoverato in ospedale con degenza di una settimana e 8 punti di sutura alla testa (vivo per miracolo). Dopo questi due avvenimenti, vivo uno stato di ansia che mi spinge a proteggerlo e a temere continuamente che si possa ripetere la situazione... Mi sento come traumatizzata...
Passerà? Che consigli mi date?
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Tiziana, quando una persona cara muore le emozioni di tristezza ed il dolore hanno bisogno del loro tempo.

Con la pazienza che la nostra mente ha appreso in millenni di evoluzione, dobbiamo pian piano accettare l'inevitabilità del nostro essere creature mortali, parte di quella Natura in cui nulla è eterno.

Prendere coscienza di questo fa male, ed è un percorso che avviene per gradi. Ma, perchè questo avvenga, la strada deve essere sgombrata dagli ostacoli che noi stessi accatastiamo.

Uno di questi è il senso di colpa: "avrei dovuto..."

Non avrebbe dovuto. Non siamo in grado di alleviare le sofferenze degli altri, non sempre. E la morte di sua madre, per quanto drammatica, è un avvenimento che fa parte del passato.

Sua madre non c'è più, e non c'è più alcuna sua sofferenza. Se questo è vero, che non ci sia più alcun rimprovero.

Il desiderio di proteggere suo padre non è un buon compagno di viaggio. Il compito di una figlia non è preservare i propri genitori da qualsiasi sofferenza possano incontrare, così come non lo possono fare i genitori nei confronti dei figli.

L'ansia serve ad avvisarci che c'è un pericolo, per correre ai ripari fuggendo o lottando. Se lei prova ansia, per ora, si chieda qual è il pericolo REALE, non il pericolo che la sua mente le prospetta.

Altrimenti, rischia di vivere il resto dell'esistenza di suo padre per preservarlo dalla morte, invece di "godersi" questi anni di cammino insieme.

Un intervento psicologico può aiutarla ad elaborare i suoi vissuti in modo più funzionale. Se dovesse sentire il bisogno di "rimettere le cose a posto", non esiti a contattare uno psicologo o uno psicoterapeuta.

Cordialmente
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Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 707 23 51
Gentile Utente,

Non parla della sua vita personale. Ha un fidanzato, un amico, una sua esistenza con altri significati ed altri interessi? Non che debba abbandonare i suoi. Adesso è rimasto suo padre... ma avrà anche una vita propria.
L'amore esiste nella sua vita?

Curi suo padre con amore. Cosa dipiù avrebbe potuto fare per sua madre? Nulla credo. Ha fatto tutto quello che era in grado di fare.
Vorrei aiutarla di più, ma già il mio collega ha detto cose importanti per garantirle tutta la sua devozione che ha mostrato per sua madre e che mostra per suo padre.
Mi vorrei occupare un po' di lei.
Ma qui c'è un totale silenzio.

Cordiali saluti e molti auguri.

[#3]
dopo
Utente
Utente
Nel ringraziarvi per aver risposto alla mia richiesta di consulto, volevo aggiungere qualche dettagio della mia vita privata, come mi chiedeva il dott.Vita...
Ho degli amici straordinari con cui spesso mi confronto anche su eventi come ciò che mi è capitato di recente...
Insegno da 3 anni, dopo aver vinto il concorso nella scuola primaria e il lavoro mi dà grandi soddisfazioni perchè,anche se il mio sogno nel cassetto era un altro...e cioè diventare POLIZIOTTA, riesco a conquistare subito bambini e genitori, per la mia calma, il mio sorriso e il mio affetto. Sentimentalmente qualcosa non ha funzionato... Qualche mese antecedente la morte di mia madre ho lasciato il mio fidanzato, dopo una storia di un anno... Non mi piaceva il suo modo di fare altezzoso, offensivo e soprattutto carente di umiltà... Non capiva le mie problematiche familiari riguardanti mia madre, alla quale volevo star vicino, come normalmente un figlio fa nei confronti del genitore malato di cancro... E poi anche caratterialmente e come mentalità era molto lontano da me. Non mi sentivo amata...quindi il mio ritorno ad essere single è stato un pò come un senso di liberazione. Ovviamente l'amore mi manca tanto e in questo periodo, forse, ancor di più...
A 19 anni fui protagonista di un episodio che ha cambiato un pò la mia vita, facendomi diventare forse più riflessiva e più sensibile alle emozioni (ora mi commuovo facilmente):
mi trovai in mezzo ad una sparatoria al mio paese, dove rimase ucciso un ragazzino innocente che era poco distante da me... La cosa mi fece capire che la nostra vita è davvero precaria!
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Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 707 23 51


Gentile Utente,

L'amore è un evento importantissimo nella nostra vita.
Cerchi un uomo più comprensivo e più disponibile. Se ne trovano, mi creda.

Per quanto riguarda il suo lavoro si ricordi che è decisamente uno dei più creativi che avrebbe potuto scegliere.
Lavorare con i bambini dà poi molte soddisfazioni. Essere di ruolo, mi pare, la mette al sicuro in una situazione così fluida come quella di oggi.
Ha tutto per costruirsi una vita felice e tranquilla.
Forse qualcosa le è rimasto dalle espereinze vissute e dal trauma avuto a 19 anni. Ed è per questo che desidererebbe fare la poliziotta?
Vale la pena qualche volta approfondire. Veda di fare qualche seduta con uno psicologo.
Cordiali saluti e molti auguri.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile signora,

oltre ad esprimerle le mie condoglianze per la sua perdita vorrei rassicurarla sul fatto che quello che è successo a suo padre è piuttosto frequente, come reazione al grave lutto, e che non deve temere di perdere anche lui.

Chi come lei è abituato a caricarsi di responsabilità e ad avere tutto sotto controllo soffre ancora di più quando accadono avvenimenti già di per sè dolorosi, come la morte di un genitore, sui quali non può avere controllo.
Lei ora vive una sofferenza supplementare rispetto al "normale" lutto per sua madre, perchè la vita le ha dimostrato che non sempre è possibile farsi carico con successo delle situazioni che ci circondano e dei problemi nostri e altrui.
Penso che la sparatoria alla quale ha assistito impotente abbia influenzato una tendenza preesistente al controllo e all'iper-responsabilizzazione e che quest'ultima non sempre le permetta di vivere serenamente.
Immagino che il suo ex fidanzato non comprendesse la sua esigenza di farsi carico di tutto e la criticasse: chi non ha gli stessi meccanismi di pensiero fatica a comprendere come ci si possa sentire responsabili fino al punto di "scoppiare" periodicamente a causa dei troppi sentimenti repressi e del carico che ci si è assunti.

La inviterei a consultare uno psicologo della sua zona per lavorare su questi aspetti che ostacolano la sua serenità, per costruire un miglior equilibrio e anche per prevenire eventuali patologie che colpiscono chi, come lei, eccede nel caricarsi di responsabilità e di ruoli stressanti.

Cari auguri,

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#6]
dopo
Utente
Utente
Spesso tendo ad "autoanalizzarmi", a cercare possibili motivazioni di fronte a certe reazioni emotive... perchè credo che le risposte siano sempre da ricercarsi nei nostri trascorsi di vita e, ripercorrendo la mia vita a ritroso... ho dedotto tante cose, considerando anche la precarietà di salute della mia mamma che, poverina, ha sofferto e ha subìto operazioni e ricoveri per pressione alta,ematemesi, aborti, isterctomia totale... insomma un pò di tutto... E quando si è piccoli e si respira in casa una certa aria si assorbe sempre... Lo vedo oggi con i miei alunni...
Un altro particolare della mia infanzia, bello ma forse non appropriato, è l'essere stata alle elementari in classe con mio padre, che era il mio maestro...
Ovviamente il passaggio alle scuole medie per me un triste evento, un brusco distacco... che all'inizio proprio non accettavo! Finivo per chiudermi nel mio mutismo e nella mia timidezza, superati poi col tempo...
Riguardo al mio desiderio di indossare la divisa, in verità si tratta di un sogno che avevo da bambina...
poi l'idea si è rafforzata crescendo, in seguito alla presa di coscienza dei problemi e degli avvenimenti di cui sono stata protagonista...
Mi rendo conto che oggi è una fortuna avere un posto fisso, anche se credo di essermelo meritato avendo dedicato la mia infanzia e la mia adolescenza sempre a studiare... e vivendo poco forse la socialità, che cmq ho recuperato con successo nel tempo...
Il mio è un lavoro che mi regala emozioni e soddisfazioni e che, purtroppo, mi tiene lontana dalla mia città, Napoli, della quale sono innamorata e dove torno sempre quando posso... (insegno in Toscana).
Grazie ancora per le risposte e per i suggerimenti!
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Dr.ssa Chiara Luisa Pataccoli Psicologo, Psicoterapeuta 143 4
Cara Tiziana,
potrei aggiungere solo alcune cose sull'elaborazione del lutto, dato che è una delle aree della quale mi occupo specificamente, e dato che i miei colleghi le hanno già dato molte risposte.
Tre mesi sono ancora pochi per poter integrare un lutto così importante e significativo, è vero che il tempo in questi casi è assolutamente soggettivo, ma obbiettivamente è ancora poco tempo è l'evento è ancora molto vivo nella memoria.
Posso dirle che, a fronte di testimonianze raccolte negli hospice, la questione dell'essere presenti al momento della morte è una questione sulla quale s'interrogano costantemente le coscienze. Ciò che vediamo è che spesso le persone scelgono di lasciare questa vita proprio quando sono sole, ad esempio proprio quando la persona o le persone che l'assistevano instancabilmente si allontanano anche per poco. Questo è un dato di fatto negli hospice e probabilmente non solo. Quindi non se ne faccia una colpa, perchè il momento della morte, può anche essere, in un certo senso, una scelta.
A parte questo lei potrà trovare sua madre dentro di sè e stabilire un contatto d'amore con lei. Pensi a lei e provi a ricordarla con sentimenti di amore e gratitudine.
Per qualsiasi chiarimento può scrivermi pure.

Cordiali Saluti

Dr.ssa Chiara Luisa Pataccoli

Psicologa Psicoterapeuta Aneb

psicologia.udine@gmail.com

[#8]
dopo
Utente
Utente
Gentile dr.ssa Pataccoli, è vero! mia madre ci ripeteva sempre la frase: "SE NON VI ALLONTANATE DA ME, NON RIESCO A MORIRE", ho riflettuto molto su questa frase... ma ovviamente, avevo paura di lasciarla e non ritrovarla più... e pregavo perchè tutto si risolvesse per il meglio.
Il pensiero che sono parte di lei... che sono stata nel suo grembo 9 mesi... che fino ai suoi ultimi giorni ha cercato, nonostante la sua sofferenza, di proteggerci, senza mai stancarsi... non può che farmi star male...
Guardo ancora le sue foto, ascolto le sue canzoni, respiro il suo profumo lasciato sui suoi vestiti... le parlo... e ho la percezione che mi ascolti. La cerco ovunque, in tutte le cose belle che mi ha lasciato e che mi ha trasmesso... I miei fratelli, che vivono lontano, hanno una reazione diversa dalla mia, evitano tutto ciò che possa ricordarla perchè vogliono scappare dal dolore. Hanno avuto paura persino di vederla morta... e in ospedale siamo andati solo io, mio padre e un caro amico! Io invece il dolore lo cerco, forse lo sfido... o semplicemente lo affronto perchè riesca a far mia questa nuova e brutta esperienza di vita.
Però sono convinta di una cosa: inevitabilmente, con la scomparsa di mia madre, è morta una parte di me, sento che anche il mio più grande sorriso non sarà mai più sereno e intenso come quello che mi rappresentava quando al mio fianco c'era la mia mamma: nel cuore c'è una ferita che col tempo potrà solo cicatrizzarsi ma mai più essere cancellata.
Grazie per le risposte!
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Dr.ssa Chiara Luisa Pataccoli Psicologo, Psicoterapeuta 143 4
"Il pensiero che sono parte di lei... che sono stata nel suo grembo 9 mesi... che fino ai suoi ultimi giorni ha cercato, nonostante la sua sofferenza, di proteggerci, senza mai stancarsi... non può che farmi star male..."

Perchè? E' un istinto naturale in un genitore quello di proteggere il figlio. Una persona che ama vuole proteggere chi ama. Bisognerebbe esserle grati per l'amore che ha mostrato fino all'ultimo.

"Guardo ancora le sue foto, ascolto le sue canzoni, respiro il suo profumo lasciato sui suoi vestiti... le parlo... e ho la percezione che mi ascolti. La cerco ovunque, in tutte le cose belle che mi ha lasciato e che mi ha trasmesso..."

Si sta comportando nel modo più bello e giusto possibile, sta già reagendo molto bene al lutto che l'ha colpita. Faccia tutte queste cose con amore mantenendo vivo il ricordo di sua madre, portando con se ogni giorno ciò che le ha insegnato.

Per la sensazione di quel qualcosa che si è spezzato per sempre, purtroppo in parte dobbiamo riconoscere che qualcosa è cambiato per sempre. Del resto è la vita stessa che cambia continuamente, tutto si trasforma sotto i nostri occhi, forse dovremmo semplicemente imparare a osservare la realtà della vita ed essere centrati nel momento presente.
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