Malessere nel vivere (depressione cronica??)

Gentilissimi Dottori,
invio la seguente per specificare la mia "patologia". Nasco da una giovane donna tossicodipendente (e mio padre mai conosciuto) con la quale non ho avuti rapporti significativi; cresco con la famiglia di mia madre, ottime persone che mi hanno dato (e contunuano a darmi) tutto tranne l'amore e l'affetto di un abbraccio. Cresco sano e forte ma con un malessere che mi prende fin dal profondo, caratterizzato da forte tristezza ed incapacità nel provare emozioni positive (rabbia e quant'altro invece si manifestano con molta facilità). Concludo ottimamente le superiori ma la tristezza che ha sempre caratterizzato il mio status interno si "trasforma" in fragilità ed insicurezza verso tutto. Inizio l'università, due borse di studio vista la mia bravura nell'impegnarmi e nel non mollare mai, mi fidanzo con la mia prima ragazza e....cosa succede???? Come mia madre..cado nel vortice della droga: spinelli e birra era la mia colazione, cocaina per divertirsi, pastiglie per esser allegri (assurdo direte, ma cosi è!!). Continuo a studiare, i voti si abbassano, la quantità di esami sostenuti diminuiscono ma..arrivo senza problemi a 26 anni con soli 5 esami dalla fine (laurea quinquennale molto dura); ma come direte Voi..con una vita cosi?? si rispondo io, la forza dentro era esagerata oserei dire! Mi molla la ragazza e...che dire..rivivo la morte di mia madre: morte che non avevo mai vissuto nel mio essere ma che ho sentito al mio interno solo 15 anni dopo! Smetto da un giorno all'altro l'utilizzo di droghe (sempre con la mia grande forza d'animo) ma..cado in depressione totale! Per due anni ho provato a studiare ma non combinavo nulla poi ho provato a studiare di notte ed in 9 mesi gli ho fatti tutti (tranne uno) ma la mia vita non c'era più: stressato, nervoso, mangio poco, incapace di amare una ragazza, relazioni instabili! Poi tutto in un momento una caduta pessima: non riesco ad aprire il libro per l'ultimo esame, sconfortato dalla vita, dal futuro, fragilità, apatia, incapacità di alzarsi alla mattina. Sembra quasi che le droghe mi facessero andare avanti bene in passato , ma non è così ovviamente!! Mi è ritornata la paura che avevo da piccolo, quella fragilità che mi portava a studiare a mille per non deludere nessuno, ma ora mi vedo sconfitto perchè a 30anni ancora sono in tesi e con prospettive di lavoro vaghe. Mi chiedo se il mio malessere alla vita, che già da bambino avevo, sia una cosa con la quale convivere oppure se ho dei massi all'interno di me, mai assorbiti, che andrebbero rimossi! Sto cercando quell'input per fare il mio ultimo sforzo accademico, ma vedo tutto nero, demotivato, OSSESSIONATO dall'idea di non concludere nulla nella vita, senza stimolo alcuno, nervoso, paura di raggiungere il traguardo ma soprattutto PAURA del dopo università, MI VEDO FERMO!! Negli ultimi 7 mesi sono riuscito solo a scrivere la tesi, non riesco a studiare . Scusandomi per essermi dilungato, aspetto Vostre determinazioni. Cordialit
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, la storia che ha condiviso con noi è un cammino tortuoso, fatto di salite e discese.

Successi scolastici e tristezza, il pantano della droga e la determinazione di smetterne l'uso, i ricordi dolorosi e l'incertezza per il futuro: sono tutte tematiche importanti e delicate, che l'hanno accompagnata in un percorso in divenire, in cui la trama non è ancora scritta.

Un pò come non era scritto il copione della sua vita fin qui: poteva prendere mille strade, alcune molto più oscure di quelle che ha scelto, eppure lei è qui, con il suo dolore e con i suoi momenti leggeri, con gli incontri che ha fatto e con le persone che hanno influenzato (non determinato!) la sua vita.

Per scrivere le pagine che verranno dopo, credo le serva mettere ordine nella trama fin qui prodotta. E penso le possa essere utile farlo con la compagnia di qualcuno che sappia starle accanto in questo cammino di "revisione".

Se lei ci ha scritto, probabilmente avverte il bisogno di dare una svolta alla sua vita. Lo faccia con consapevolezza, e cerchi aiuto.

Fidarsi, specialmente di uno sconosciuto non sempre è facile; ma, forse, nel suo caso sarà più utile e costruttivo rivolgersi ad uno psicoterapeuta che rimanere a girare a vuoto, come un criceto nella ruota.

Auguri e buon lavoro
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dopo
Attivo dal 2010 al 2012
Ex utente
Gentilissimo Dott. Cali,
La ringrazio per la celerità nella Sua risposta e per la peculiarità delle Sue osservazioni.
In effetti, il sali e scendi che pure Lei ha notatto sembra quasi avermi, per cosi dire, consumato o svuotato.
Condivido il Suo "...avverte il bisogno di dare una svolta alla sua vita. Lo faccia con consapevolezza..." : in effetti il traguardo laurea, le indecisioni sul futuro, il tempo perso durante gli anni di studio (il che viene visto da me come sconfitta, dato che ho deluso le mie aspettative e pure quelle della mia, diciamo, famiglia), e l'età, mi hanno portato a dover fare una scelta o meglio, a dare una svolta ed un cambiamento in tutto questo.
Ritengo, da profano in psicologia, che devo necessariamente portare a termine i miei studi (spero entro 3 mesi) perchè, almeno questo, sarebbe già un "inizio di svolta" (come dice Lei e da me condiviso) che mi farebbe sicuramente dimenticare, o comunque togliere, "l'ossessione per la conclusione dell'iter universitario".
Non devo vivere con la negatività del "non trovare lavoro" e del "non realizzarmi" altrimenti alimento lo stato di insoddisfazione che rende chiunque apatico , oserei dire, procurando nelle persone a me più vicine un conseguente stato di negatività indotta.
Rimango alquanto scettico sull'utilità di un pscicoterapeuta, poichè denoto che alla base del mio essere c'è sicuramente uno stato di insoddisfazione "professionale" ; sicuramente i passi che dovrò seguire sono quelli da me sopra citati e solo dopo averli fatti mi rivolgerò ad un Professionista del settore se il mio stato persegue.
Probabilmente necessito di certezze nella vita, sia dal punto di vista lavorativo che in quello sentimentale (anche se ora ho accanto a me una bravissima ragazza))...e solo queste , ritengo, mi potranno rendere più tranquillo.
Ora devo solo impegnarmi nel portare a termine questi tre mesi e nel non vivere con la frenesia del dire "non trovo lavoro, non troverò nulla, non ci sarà nulla" altrimenti nemmeno riesco a fare 2 pagine in un giorno; lavorare su me stesso mi ha aiutato molte volte, spero ancora di trovare la forza d'animo che mi permetta nuovamente di riscattarmi.
Ammetto che non è affatto facile ritornare dopo il totale sconforto (o depressione, utilizziamo qualsiasi termine tanto a me poco cambia); devo migliorare il mio vivere di "aspettative", altrimenti ne rimarrò sempre deluso e risalire di volta in voltà è sempre più difficoltoso

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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Leggo con piacere le sue prospettive ed i suoi impegni, ed anche il fatto che lei non è da solo.

Le rimando solo un paio di considerazioni, in risposta ad alcuni passaggi che vorrei puntualizzare:

- <Ritengo, da profano in psicologia, che devo necessariamente portare a termine i miei studi (spero entro 3 mesi) perchè, almeno questo, sarebbe già un "inizio di svolta">. Terminare gli studi è molto importante, ma la svolta a cui mi riferivo viene "a monte". E' il vivere le esperienze con maggiore equilibrio, non cercando "certezze" nei titoli accademici o nelle persone che ci stanno accanto, bensì nel nostro "dimorare in noi stessi".

- Sa quante volte ha usato il termine "devo" nella sua risposta?

Le auguro buon lavoro per la sua tesi di laurea; se ne sentirà la necessità, ricordi che esistono persone che sanno come supportarla per renderle meno gravoso quel "lavoro su sè stesso" cui accennava in chiusura alla sua risposta.

Cordialmente
[#4]
dopo
Attivo dal 2010 al 2012
Ex utente
Noto che, con due semplici e-mail, Lei ha colto, di volta in volta, il fulcro della questione.
Nella fattispecie concreta il "devo" da Lei sottolineatomi è effettivamente una mia "metastasi": mi chiedo spesso se il "devo" è sinonimo di "forza nel raggiungere traguardi" oppure un "bisogna farlo per non deludere me stesso e gli altri, e non sconfinare nella c.d. sconfitta".
Ammetto, per la prima volta nella mia vita, di aver presumibilmente sbagliato "strada" universitaria (visto lo sbocco che offre, non invece per quanto concerne l'attività da svolgersi poichè mi ritengo una persona che potrebbe dare molto al mio ambiente professionale).
Poichè tornare indietro non è da me, ritengo sia per davvero opportuno imparare ad accettare la realtà delle cose e, come dice la mia Lei, "farsi su le maniche, tirare fuori le palle(mi scusi), ed accettare ciò che ci succede attorno".
Molto probabilmente mi manca quella maturità che mi permetterebbe di accettare la "realtà dei fatti", rischiando ogni volta di lottare contro quei famosi mulini a vento che tanto mi avevano colpito nelle letture alle elementari.. !!
Una risposta alle cose verrà, nel frattempo mi permetto di porLe i miei più sentiti complimenti .
Cordialità
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazzo, le ipotesi di interpretazione del suo "devo" che lei propone sono interessanti. Per avere un indizio, provi a sostituire i "devo" con i "voglio" e veda se per lei assumono un altro valore.

Accettare ciò che abbiamo intorno è un "ingrediente"; la saluto con una preghiera di Tommaso Moro. Tralasciando l'aspetto "religioso", mi è sempre sembrata una massima di buon senso che volevo condividere con lei:

"Signore, dammi la forza di cambiare le cose che posso modificare, la pazienza di accettare quelle che non posso cambiare e la saggezza per distinguere tra le une e le altre"

Cordialità