Strani comportamenti

Vorrei cortesemente sapere, se fosse possibile, capire da cosa potrebbero essere motivati comportamenti incomprensibili: persona ormai quasi quarantenne, non ha ancora imparato un mestiere, di condizioni modeste viene assunta part-time. Inizia da subito con il contestare il modo di operare, l'ufficio, le procedure, il responsabile del servizio, tutto quello che le vien detto e impartito,non ha stabilito alcun rapporto umano nell'ambito lavorativo. Sembra persona abituata ad essere tenuta nell'angolino. Oltre a parole ed atteggiamenti strafottenti, ad ogni errore e ciò capita spesso, risponde con "me l'hai detto tu", "l'hai sempre detto tu" ovviamente tutti questi "detto" non esistono se non nella sua testa. E' a rischio di provvedimenti drastici. La cosa che incuriosisce però è il perché. Perché una persona adulta tenga simili comportamenti e si sia fatta conoscere da subito tanto negativamente pur avendo modo di vedere che esiste la possibilità di creare un ambiente lavorativo sereno, atmosfera che non è cambiata neppure con il suo arrivo, ne rimane estranea solo questa persona. Non c'é bisogno di essere intelligenti per riuscire a presentarsi in un certo modo, basta essere un pò furbi. E' assolutamente curioso oltreché sconcertante che una persona con la necessità di lavorare, che ad oggi ha realizzato il nulla, si presenti da subito tanto malamente. la persona ha lavorato in altri uffici sempre part time e sempre nulla ha imparato. Non sa descrivere a quali compiti fosse destinata esattamente o forse non lo sa spiegare a chi è del mestiere. La cosa che si è saputa è di un padre alcolista allontanato da casa tanti anni fa. La madre si è poi ricostruita una vita ed una famiglia della quale la persona in questione fa parte.E' possibile avere risposta ad una domanda come sopra? grazie
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Dr.ssa Graziella Tornello Psicologo, Psicoterapeuta 217 4 16
Gentile utente,
la prima domanda è: per chi è il problema? Per la persona in oggetto o per chi la circonda?
E' importante capire se l'individuo di cui stiamo parlando percepisce tale situazione come fonte di disagio oppure no.
Il fatto che risponda ai rimproveri con frasi tipo: "Me l'hai detto tu", potrebbe essere indice di un'incapacità nell'assumersi le proprie responsabilità e questo spiegherebbe la difficoltà nel trovare la propria strada lavorativa, intraprendendo quindi un percorso di indipendenza.
Ovviamente si tratta di ipotesi quindi, come tali, confutabili.

Cordialmente.

Dr.ssa Graziella Tornello
Psicologa - Psicoterapeuta individuale, di coppia, di famiglia.
www.psicoterapeutatornello.it

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile utente, è impossibile rispondere alla sua domanda, è troppo astratta. Ogni quesito di carattere psicologico dev'essere contestualizzato, quindi se vuole può aggiungere ulteriori informazioni sui rapporti che legano lei a questa persona ed eventuali altre informazioni, utili a capire meglio.

>>> Non c'é bisogno di essere intelligenti per riuscire a presentarsi in un certo modo, basta essere un pò furbi.
>>>

Beh, anche per essere furbi occorre talento. Comunque questi sono giudizi di valore che non aiutano a capire, soprattutto noi. Anche perché io potrei affermare che l'intelligenza consiste nel fare domande intelligenti, ma sbaglierei, se prima non conoscessi chi le fa.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Attivo dal 2006 al 2010
Ex utente
intanto grazie per avermi risposto.
Per la dott.ssa Tornello: non ho capito dove chiede o si chiede "E' importante capire se l'individuo di cui stiamo parlando percepisce tale situazione come fonte di disagio oppure no." Cosa intende? si può immaginare che percepisca la situazione (creata dalla stessa persona). Nessuno obbliga a rimanere ma al contrario si sta addivenendo alla conclusione di un licenziamento, ovviamente con la persona non se ne è mai ancora parlato.Intende l'aver percepito (con disagio) gli ottimi rapporti tra gli altri colleghi?
Per il dott. Santonocito: difficile contestualizzare meglio senza raccontare tutta la storia. Posso dire che io sono la responsabile dell'ufficio e dei servizi ai quali la persona in questione è stata assegnata. E mi vanto, pur essendo più giovane, di essermi costruita da sola -lavorando e studiando e non smettendo mai né una cosa né l'altra- una professionalità da considersi medio-alta non sacrificando le persone né i rapporti umani. Però ho preteso rispetto e l'ho dato.
A parte la "lesa maestà" (componente sicuramente presente in quanto difficile da digerire le critiche di persona che a 40 anni non ha ancora imparato un mestiere e..... difficile spiegare meglio il mio lavoro e quel che mi ha comportato, quello che ho dato)è imperdonabile l'atteggiamento maleducato e strafottente. Purtroppo la capacità di apprendimento di questa persona sembra molto limitata: recepisce solo il 50% di quanto viene spiegato. Il talento certo. Tutti possiamo dire di conoscere qualcuno altamente descolarizzato eppure furbissimo, sono dell'idea che la persona poco intelligente sopperisca a questa mancanza con la furbizia.Però vede, la persona in questione, manco questo è riuscita a perfezionare.
La "filosofia" dei nostri vecchi: <<devi essere tu ad adattarti a tutto il resto del mondo non tutto il resto del mondo a te>>.
Fatemi sapere se volete che aggiunga altro.
Grazie mille intanto. Saluti.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Adesso il quadro è un pochino più chiaro.

Quindi se non capisco male si tratta di una situazione nella quale lei (che ci scrive) è la responsabile diretta di questa persona, che la sta deludendo per l'apparente incapacità non solo di capire ciò che le viene richiesto di fare (intelligenza), ma anche per l'incapacità di mantenere una relazione di subordinazione appropriata con i superiori (furbizia), ad esempio con lei.

Se questa è la situazione, si potrebbero porre altre domande, ad esempio:

- Com'è stata assunta questa persona?
- Chi l'ha valutata e come ha deciso che andava assunta?
- Il giudizio che ci ha espresso è confermato da altri o è solo suo?
- Ci sono altre persone alle sue dipendenze che esibiscono atteggiamenti comparabili?
- Avete già provato a parlare all'interessata, spiegandole che di questo passo si sta complicando la vita da sola?

E via dicendo.

Cordiali saluti
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Dr.ssa Graziella Tornello Psicologo, Psicoterapeuta 217 4 16
In effetti il suo secondo post ha delineato molto meglio la situazione.
Con la mia domanda mi chiedevo se la persona in oggetto vivesse con disagio il fatto di non stabilire alcun rapporto umano nell'ambito lavorativo. Adesso è più chiaro che il "problema" (mi conceda il termine) è suo nella gestione del suo sottoposto.
A questo punto sono mossa dalle stesse curiosità del collega, dr. Santonocito, e attendo ulteriori delucidazioni.

Cordialmente.
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dopo
Attivo dal 2006 al 2010
Ex utente
perdonatemi ma non capisco. Inizio con il rispondere per quanto possibile alle vs. domande. La persona in questione è stata "pescata" da una graduatoria. Purtroppo ho insistito io per la sua assunzione. Il direttore generale mi ha continuamente chiesto se fossi sicura di volerla. Le sue perplessità facevano riferimento a fatti ben precisi che io ho sottovalutato, si parla di professionalità e correttezza (sigh!), non posso aggiungere ulteriori particolari, dovrei raccontare tutto. E' vero che già da prima che la persona prendesse servizio non riscuotesse le simpatie del leader maximo però quest'ultimo è persona estremamente educata e rispettosa, non ha mai manifestato la sua avversione come è vero che i contatti diretti tra i due sono molto sporadici. Inutile specificare di aver interrotto immediatamente la mia carriera di crocerossina dopo sta fregatura. L'atmosfera in ufficio è (era) molto buona tra me e chi è arrivato prima di me (è capitato anche a me di essere l'ultima arrivata) e tra me e chi è arrivato dopo. La persona non riscuote le simpatie di nessuno ma, lo ripeto, per come si è presentata non per un preconcetto. Non so come spiegarlo, se qualcuno tenesse molto ad essere invitato a pranzo a casa vostra, se ad invito accettasse immediatamente e una volta a casa vostra, a mani vuote, nemmeno ancora seduto, l’ospite iniziasse a criticare le vostre stoviglie, la vostra scelta della tovaglia, le posate, vi lascerebbe basiti per le contestazioni alla vostra ospitalità, alle vostre capacità culinarie tenuto conto anche del modo arrogante e strafottente? è ancora vero secondo me che con le buone maniere si va in capo al mondo! del resto va tenuto conto che, se da un lato sono (sarei) il tutor di questa persona dall’altro va chiarito che, qualora intendessi fare volontariato, saprei dove andare a farlo e sarebbe comunque una mia scelta. Nessuno può chiedere più di un tot, nemmeno in termini di comprensione (e compassione). E ancora: accettereste che la vostra professionalità fosse messa in discussione da un ingegnere o da un macellaio, salvo errori assolutamente palesi? pretendereste che a giudicarvi fosse qualcuno che ne sapesse almeno quanto voi! giusto? e accettereste che uno specializzando a voi affidato discutesse le vostre conoscenze? Non so cos’altro aggiungere. Spero di non aver disturbato troppo. Grazie. Di nuovo.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Bene, allora forse è possibile riformulare la situazione nel modo seguente. Probabilmente, si fosse trattato di qualcun'altro non si sarebbe posta nemmeno il problema. Ma essendo qualcuno di cui lei stessa ha caldeggiato l'assunzione, adesso si trova a dover fare i conti non solo con il suo stesso senso di responsabilità, ma con la recriminazione silenziosa del direttore che aveva insistito perché si accertasse bene sulle reali competenze di questa persona. E il fatto che il direttore sia una persona controllata e riservata forse è ancora peggio, perché la voce che ora le sussurra: "Io te l'avevo detto" non è la sua (del direttore), ma la sua (di lei che ci scrive), nella sua testa.

È così, oppure ho lasciato fuori qualcosa?

Cordiali saluti
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dopo
Attivo dal 2006 al 2010
Ex utente
ha lasciato fuori tutto. Intanto la cosa si sta risolvendo in un consulto per la mia psiche, vi ringrazio moltissimo però non era questo che chiedevo. Magari più in là. Per cominciare dirò che le mie responsabilità me le sono assunte subito e vale a dire, spontaneamente ho ammesso di aver commesso un grande errore di valutazione. Non mi sento in colpa, sono pentita di aver sottovalutato il fiuto di chi ha il doppio della mia esperienza e anche questo è stato detto con molta tranquillità. I rapporti tra di noi sono troppo buoni perché vengano compromessi e non sono fatti di silenzi e cose sottaciute, il mio problema non è questo.Da sola mi sono fatta una professionalità ma che non mi sono riconosciuta da me, non dubito minimamente del fatto che il rapporto di stima e rispetto rimarrà tale e quale. Il leader dei primi 2 gg di servizio della persona non ne ha saputo nulla ("le stoviglie","la tovaglia"..) non mi sembrava il caso ma della scenata del 3° (terzo) non tre mesi, dopo 3 giorni, ovviamente è stato subito informato e lo stesso non ha avuto dubbi nel dare istruzioni precise per preparare il licenziamento. Non ha dubitato minimamente di quel che stessi dicendo e che continuo a relazionare.Mi ha semplicemente ricordato che non tutto è come sembra, potrebbe esserci qualcosa che ancora non sappiamo e che potrebbe spiegare tutto, tipo, in un ambiente di lavoro che dall'esterno si giudica infernale dove tutti sono contro tutti, non è detto che non sappiano neppure giudicare chi abbiano davanti, ascoltarli tutti potrebbe valerne la pena.Ovvio però che non mi perdonerò tanto facilmente non è che mi possa mettere a cantare e ballare è necessario che rifletta sull'accaduto e su quel che, in questo momento, giudico un gran difetto, il voler "salvare" gli altri. Non sono conosciuta quale mammoletta eppure capita che mi faccia tirare qualche "pacco" per un ideale, una buona causa. Per mille pipe! dovrà trascorrerne del tempo prima che.....

A presto

nbbb: ho dimenticato la gentile dott.ssa Tornello. Quando dice che il problema è mio mi auguro non intenda la responsabilità. Nel suo studio con un paziente che le venisse presentato quale depresso ma che in realtà sarebbe già affetto da veri e propri disturbi mentali, da psichiatra più che da psicologo, se all'improvviso darebbe di matto, lei lo saprebbe gestire? oppure chiederebbe aiuto?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> un gran difetto, il voler "salvare" gli altri.
>>>

Solo questo, da solo, sarebbe bastato a giusitificare le risposte che ha ricevuto da noi.

Però se lo considera un difetto, difficilmente riuscirà a cambiarlo. Se invece riuscisse a considerla una tendenza, allora sarebbe già sulla strada buona.

Diversamente rischierà di prenderne ancora, di pacchi così, perché al mondo ci sono sempre nuove vittime da salvare. Ciò che non manca sono le vittime.

Cordiali saluti
[#10]
dopo
Attivo dal 2006 al 2010
Ex utente
sarà una tendenza ma in questo momento lo considero un gran difetto. spero non avrà concluso che abbia avuto l'intenzione di "cambiare" questa persona perché "secondo me...." non avrei potuto anche volendo non ne ho avuto il tempo.ma non ci ho proprio ma pensato non arrivo a tanto. Certo mi sarebbe piaciuto che questa persona si integrasse con tutti noi, invece...... è che come lei direbbe a me, come mi da sempre mi dicono a casa data la mia testardaggine, <<...non può essere sempre colpa di qualcun altro...>>, in questo caso sono io a dirlo, se non va bene di qua né di la e nemmeno in su e giù, non può essere sempre colpa di qualcun altro. Certo non ho soddisfatto la mia curiosità
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Certo non ho soddisfatto la mia curiosità
>>>

Questo però era da mettere in conto, non possiamo soddisfare tutti. Qui ci scrivono soprattutto persone per parlarci di problemi e patologie, che la maggior parte delle volte riguardano loro stesse. Già è difficile dar loro un orientamento generale, figuriamoci per le richieste che riguardano terze persone.

>>> non può essere sempre colpa di qualcun altro
>>>

Beh, però è bello quand'è così, vero? ^___^

Cordiali saluti
[#12]
dopo
Attivo dal 2006 al 2010
Ex utente
capisco la difficoltà nel soddisfare la mia curiosità. Non capisco invece se con il richiamo al mio virgolettato mi stia prendendo in giro
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Sto solo scherzando un po' assieme a lei, per sdrammatizzare. In fondo, è vero o no che quando hanno torto gli altri e ragione noi, ci si sente meglio? ^___^

Cordiali saluti
[#14]
dopo
Attivo dal 2006 al 2010
Ex utente
ok accetto volentieri le celie. convincersi che tutti gli altri abbiano torto e solo tu ragione è soprattutto comodo, bello non credo. Ho la convinzione che non si stia bene in fondo in fondo sai che è sbagliato, te lo suggerisce il cervello (o è la coscienza?) si vive male e si sta male con gli altri. Si rischia di trovarsi tristemente soli è preferibile spiegare le scelte e i relativi errori ed avere il coraggio di abbassare gli orecchi.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Io però ho detto una cosa diversa, ho detto: "quando hanno torto gli altri", non: "gli altri hanno sempre torto".

>>> Si rischia di trovarsi tristemente soli
>>>

Ha perfettamente ragione. Soli disperatamente soli.

Cordiali saluti
[#16]
dopo
Attivo dal 2006 al 2010
Ex utente
però! che discussione sta nascendo! fatta un pò di fraintendimenti da una parte e dall'altra. non ho attribuito a lei il << convincersi che tutti gli altri ...>> stavo continuando la conversazione. Mi fa anche riflettere devo dire, dal momento che sola non lo sono (ancora) dovrò trovare il tempo di ascoltarmi un pò di più oltreché ascoltare più attentamente gli altri (e qui richiamo il motivo iniziale del nostro interloquire). Mi sono posta degli obiettivi, o studiato e lavorato, raggiunti gli obiettivi sto continuando oltre a lavorare anche a studiare (adesso per il mio lavoro) forse qualche pausa in più....ma non si illuda, la situazione che ho descritto all'inizio rimane tutta più ci rifletto più rimango dell'idea che per salvaguardare il quieto vivere di 10 persone ne debba sacrificare una.