"accidia"

Salve.
Descrivo subito i sintomi: apatia, insonnia, difficoltà di concentrazione, isolamento sociale, frequenti pensieri suicidi, sconforto. Inoltre, non riesco a piangere da almeno 9 anni.
Riassumo come sono arrivato questo punto.
Finito il liceo(7/2003)mi innamoro di una ragazza 5 anni più piccola di me. La corteggio per tutta l'estate dopodichè, non ottenendo risultati, decido di trasferirmi a Pisa e fuggire dal mio paese(prov. BA)per studiare medicina. A Pisa mi trovo bene come non mai, e tutt'ora sto bene quando ci torno.
20/12/2003: mi rivedo con la suddetta ragazza ed ha inizio la tanto agognata storia, la quale procede tra continui litigi via sms quando sono a Pisa e in maniera più o meno tranquilla quando torno giù(abbastanza spesso). Sesso neanche a parlarne. Dopo 4 anni decido, con enorme dispiacere, di tornare al mio paese per stare con lei. A questo punto la relazione sembra andare bene, dopo circa un anno finalmente iniziamo anche a fare sesso e, per un breve periodo, posso ritenermi se non felice, quantomeno sereno(lei è sempre stata piuttosto fredda).
2/10/2008: lei ha una sorta di"crisi esistenziale"e mi chiede una pausa... sebbene piuttosto contrariato, gliela concedo. Dopo un mese il verdetto, assolutamente inaspettato: "non sento più ciò che sentivo prima, dobbiamo lasciarci". Nessun motivo valido, concreto, lei stessa diceva che io mi sono sempre comportato benissimo, ed infatti fino a quella sua crisi sembrava filare tutto perfettamente liscio, senza alcun litigio. Avrei preferito una fucilazione a quella notizia. Sto malissimo, lei continua a farsi sentire come se niente fosse successo e, anzi, mi accusa di essermi allontanato(!!!). Ho rischio seriamente di impazzire per la situazione, desidero almeno una motivazione valida. Verso marzo crollo e la supplico di tornare a frequentarci. Ricominciamo a vederci: usciamo, parliamo, ma ogni tentativo di approccio fisico da parte mia viene respinto, a parte qualche baciò di sfuggita ogni tanto. Frustrazione assoluta. Decido di aspettare, tirare avanti sperando che le cose cambino.
31/12/2009: nonostante le avessi ripetuto per un mese che, se mi avesse lasciato da solo a capodanno, mi sarei arrabbiato, 2 giorni prima mi dice che lo passerà con i suoi amici. E' l'ultima goccia, decido di non sentirla più. Non è stata nemmeno una decisione sofferta: semplicemente non avevo la forza di continuare, mi sentivo svuotato, esausto, esaurito. Per circa 6 mesi sono stato praticamente in coma: pochissime relazioni sociali, vuoto totale.
Ricomincio pian piano a guardarmi intorno, con grosse difficoltà ci provo con qualche ragazza ma puntualmente fallisco, nonostante un comportamento a detta di tutti impeccabile. Non mi abbatto e cerco di avere sempre un obiettivo, tenendo così la mente impegnata. Purtroppo è tutto inutile, tant'è che ora mi ritrovo senza obiettivi e più sfiduciato che mai.
Sono estremamente razionale, eterocentrico(devo dedicarmi a qualcuno per stare bene), non so dire di no
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, quando abbiamo bisogno di dedicarci a qualcuno per stare bene siamo egocentrici, non eterocentrici. Infatti, con il nostro comportamento cerchiamo di acquisire l'approvazione e l'amore delle altre persone, come se potessimo, comportandoci in maniera "impeccabile", condizionarli per soddisfare i nostri bisogni.

Nel suo racconto leggo una grande sensibilità al tema della perdita e dell'abbandono: sembra quasi che, senza l'oggetto della sua passione, lei pensi che la vita non valga la pena di essere vissuta. E' sicuro che esista qualcuno, sulla Terra, che sia veramente indispensabile?

Un'ultima considerazione: se pensa di poter cambiare i sentimenti di una persona, l'unica cosa che otterrà sarà cederle il controllo sulle scelte di vita che solo lei è legittimato a fare.

Si rialzi.
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dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la repentina risposta, ma vorrei fare alcune precisazioni:
quando mi dedico a una persona non chiedo nulla in cambio, non mi aspetto che questa ricambi nè chiedo gratitudine, mi basta potermene occupare. Ho pensato anche io che, da un certo punto di vista, possa essere un comportamento egoistico in quanto alla fine lo faccio per stare bene con me stesso, solo che se così è allora mi chiedo come si possa non essere egocentrici. In ogni caso poco importa, sta di fatto che per stare bene devo dedicarmi a qualcuno ed è sempre stato così, almeno dalle scuole medie: che si trattasse di un mio compagno di classe ritardato, di un amico o un'amica che litiga con il consorte (cerco sempre di fare da pacere e di essere imparziale), di un amico con grossi problemi a socializzare o semplicemente della donna che amo cambia poco, sta di fatto che se non mi dedico a qualcuno sto male, mi inaridisco, mi sento inutile.
Per quanto riguarda il comportarsi in maniera impeccabile, è una mia scelta, indipendente dal giudizio altrui (tant'è che spesso è un grossissimo handicap per me): cerco di mentire il meno possibile e le rarissime volte che sono costretto a farlo mi riesce male; mi comporto sempre in maniera più educata possibile; faccio sempre attenzione che le mie azioni non vadano a discapito di nessuno e, quando posso, cerco sempre di dare una mano senza chiedere nulla in cambio. Tutto questo perchè credo sia giusto così, sono i miei valori senza i quali non saprei chi sono. Con le donne, poi, mi comporto sempre con una galanteria a detta di molti "anacronistica", ciò indipendentemente se sto corteggiando o meno, tant'è che spesso vengo frainteso (non sono uno che ci prova con tutte, anzi, sono estremamente selettivo, il che è anche un problema visto che ora non riesco a trovare una che mi piaccia).
Oltre a quanto detto sopra, che faccio per scelta, soffro di una sorta di "debolezza" che mi porta ad essere sempre accondiscendente: anche quando trovo un mendicante per strada devo fare un certo sforzo per ignorarlo e, se questo insiste, quasi sempre cedo e gli do qualcosa... allo stesso modo quando qualcuno mi chiede un favore non dico mai di no e, se si tratta di lavori veri e propri, tando sempre a minimizzare o a dire "fai tu" quando mi devono pagare. ùse si tratta di amici più o meno stretti poi, non chiedo mai nulla.
Per fare un esempio concreto, sempre riguardo l'egocentrismo, con la mia ex io mi sono sempre fatto in quattro: fiori ogni due settimane massimo, sorprese, ogni sorta di attenzione... anche in ambito sessuale, ho sempre cercato il suo piacere, tant'è che in 6 anni le volte che ho raggiunto l'orgasmo io si contano sulle dita, mentre lei ha sempre goduto già da molto prima che facessimo sesso in maniera completa; ciò però, sebbene fosse piuttosto frustrante, "bastava" a farmi stare "bene". In effetti col senno di poi mi son reso conto di quanto lei sia stata assolutamente egoista nei miei confronti e di quanto la relazione fosse a senso unico.Inutile dire che non l'ho MAI tradita, e sono abbastanza sicuro che valga lo stesso per lei.

-E' sicuro che esista qualcuno, sulla Terra, che sia -veramente indispensabile?

Non credo di aver capito la domanda o, quantomeno, il suo scopo: certo che nessuno è indispensabile, ma ciò non significa che non possa essere importante. Se io decido di amare qualcuno, lo faccio anima e corpo, e per amare intendo fare di tutto perchè quella persona sia felice, indipendentemente dalla contropartita. So bene che ai più cinici quanto appena detto fa storcere il naso, ma è il mio modo di vederla e di vivere questo sentimento... io sono felice se riesco a far felice la persona che amo, e se poi questa fa lo stesso con me tanto meglio, ma non è indispensabile. E' naturale che, dopo 6 anni, un abbandono totalmente immotivato mi abbia letteralmente atterrito: avrei preferito un tradimento o qualsiasi accusa dovuta a un mio errore e probabilmente me ne sarei fatto una ragione. Di contro sono certo che se malauguratamente l'avessi persa per un evento tragico, io non sarei sopravvissuto un minuto di più. Il problema comunque non è più questo, la relazione con la mia ex l'ho superata, sebbene ogni tanto mi abbandoni alla malinconia.
Il problema, il fulcro della questione, sta proprio nelle sue ultime due parole: "si rialzi". Come già detto, ho provato a reagire, a rifarmi una vita dopo che la vecchia, essendo stata fondata su un rapporto probabilmente "malato", è andata completamente "a escort", per usare un eufemismo. Il problema è che non ci riesco, o meglio che tutti i miei sforzi vanno a vuoto e ogni volta è più difficile, e non capisco se i sintomi che ho citato all'inizio siano la causa o l'effetto di questa pessima situazione. Non sono un tipo riservato, parlo spesso della mia situazione con amici e amiche, prevalentamente via internet visto che non esco quasi mai, il tutto alla ricerca di una spiegazione, di qualcosa che posso fare per cambiare le cose... la migliore risposta che ho ottenuto è "devi essere più s*****o", cosa che mi riesce difficile e, sinceramente, vorrei comunque evitare. Più va avanti e più mi convinco che sia tutto inutile, che non ci posso fare nulla, il che mi porta ad un pessimismo cronico, a una bassissima autostima, ad una sempre minore voglia di reagire. Sento l'estrema necessita di avere una ragazza anche solo da corteggiare, ma pare che indipendentemente da come mi comporti, sia che corteggi in maniera esplicita, sia che cerchi di creare curiosità cercando di sedurre in maniera "passiva", il risultato è il medesimo: non vengo nemmeno calcolato, quasi nemmeno esistessi o l'idea stessa di una relazione con me fosse per loro assurda. La cosa paradossale è che un paio di queste ragazze con cui c'ho provato elogiavano ed ammiravano il mio comportamento "galante" e le attenzioni, salvo poi non apprezzare minimamente lo stesso trattamento rivolto a loro. Cerco anche di non essere oppressivo, anzi... insomma, le ho provate tutte. Tutto ciò naturalmente non fa che peggiorare le cose di volta in volta, rendendomi sempre più sfiduciato. Non riuscendo a trovare falle nel mio modo di fare, nulla almeno che sia effettivamente sbagliato, inizio a pensare che sia tutto inutile, che probabilmente è solo questione di sfortuna, il che è tutt'altro che consolante visto che pare che questa sfortuna sia tra i pochi fortunati ad aver stipulato un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Insomma, che dovrei fare? Si tratta di problemi idioti che devo risolvere da solo o può trattarsi di distimia o, peggio, depressione? A parte il malessere costante, sono in particolare i pensieri suicidi ad allarmarmi. Considerato che non ho alcuna fobia, che la morte non mi spaventa, è solo la mia capacità di razionalizzare che mi ha impedito fin'ora di farla finita, pensando che sarebbe sbagliato farlo... il problema è che inizio a chiedermi "perchè no" e mi ritrovo sempre più spesso a "sfidare la morte" non evitando situazioni di potenziale pericolo (dal sostare oltre la linea gialla in stazione al lavorare con sostanze chimiche al chiuso e senza mascherina). Spesso mi domando se non stia impazzendo o peggio, se non sono già impazzito.

Mi scuso per essere stato prolisso.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Sto malissimo, lei continua a farsi sentire come se niente fosse successo e, anzi, mi accusa di essermi allontanato(!!!)
>>>

Gentile ragazzo, se mi permettesse una battuta le direi: benvenuto nel mondo degli esseri umani. Nelle persone la contraddizione è uno stato normale, non l'eccezione. Se mi poi permettesse una seconda battuta, le farei presente che nelle donne ciò è ancor più vero. Quindi, niente di strano fin qui.

>>> Sono estremamente razionale, eterocentrico(devo dedicarmi a qualcuno per stare bene), non so dire di no
>>>

Proprio perché è estremamente razionale ha assolutamente bisogno di sciogliersi, altrimenti rischia di prendere un'altra bella "tranvata" alla prossima storia d'amore che avrà. Le relazioni richiedono una dose minima di flessibilità, è escluso che l'uomo tutto testa e niente pancia possa avere speranze in questa giungla pericolosissima.

La sua mancanza di sensazioni attuale è probabilmente una reazione in un certo senso sana, che la protegge dal lasciarsi troppo andare, perché non saprebbe come comportarsi e rischierebbe di soffrire ancora.

Quindi, invece di dedicarsi solo agli altri, si dedichi più a se stesso e lavori per limare questi spigoloni. Una consulenza psicoterapeutica, non necessariamente lunga o eccessivamente impegnativa, potrebbe senz'altro esserle d'aiuto.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#4]
dopo
Utente
Utente
So bene come purtroppo, specialmente nell'universo femminile, la contraddizione sia la regola, infatti non mi stavo lamentando di ciò sebbene con la mia ex ci siano stati un pò troppi casi che mi hanno portato quasi all'esasperazione (mi lascia, il giorno dopo già si lamenta che non mi faccio sentire, poi ci frequentiamo ma mi tratta come se mi evitasse, alla fine mi stanco io, chiudo definitivamente e lei continua, per ulteriori 8-9 mesi, a mandarmi messaggi, arrivando dicendo prima che "se avessi pazientato ancora un pò..." e poi che ha fatto bene a lasciarmi... insomma tutto e il contrario di tutto). Oltretutto non è stata nemmeno la prima volta che una ragazza mi dimostra totale incoerenza, anzi, ma a differenza delle altre su questa c'avevo puntato veramente tanto.

Riguardo la "pancia", io sono tutt'altro che freddo, semplicemente con la testa controllo e regolo le emozioni, reprimendo quelle negative o che mi paiono fuoriluogo... un "super-io" molto accentuato, insomma. Un difetto che ho è quello di non riuscire a instaurare alcun contatto fisico se non sussiste già una relazione (in pratica, non "tocchiccio" come fanno molti se non sono assolutamente certo che il contatto sia gradito).

Dedicarmi a me stesso è un'altro punto dolente: come? Se ci provo non ottengo alcun risultato, anzi, mi isolo ancora di più. Smussare gli spigoli servirebbe se sapessi quali spigoli smussare, perchè a parte quelle regole base che derivano dai miei valori, per il resto posso dire di aver tentato tutti i possibili approcci.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> semplicemente con la testa controllo e regolo le emozioni, reprimendo quelle negative o che mi paiono fuoriluogo...
>>>

L'avverbio giusto in questo caso è "purtroppo", non "semplicemente".

Porsi "semplicemente" nei confronti delle emozioni significa far sì che esse si sviluppino e procedano senza troppo controllo cosciente, altrimenti il risultato è la confusione e il malinteso.

>>> (in pratica, non "tocchiccio" come fanno molti se non sono assolutamente certo che il contatto sia gradito)
>>>

Male, molto male. Le persone gradiscono essere toccate dalle persone che gradiscono. E i piccoli innocenti gesti di contatto fisico servono proprio per capire se si è graditi o meno all'altro. Aspettare troppo a toccare, soprattutto nei rapporti con l'altro sesso, può essere frainteso e generare malintesi ("Ma allora non gli piaccio? Forse non gli piacciono le donne?")

>>> per il resto posso dire di aver tentato tutti i possibili approcci.
>>>

Ha già chiesto una consulenza psicologica? Perché questo è ciò di cui probabilmente ha bisogno.

Cordiali saluti
[#6]
dopo
Utente
Utente
No, sebbene c'abbia pensato parecchie volte. Ho sempre cercato e sperato di risolvere da solo il problema. Dovrò decidermi a farlo, sperando che la mutua passi un servizio più o meno accettabile in quanto non posso permettermi di andare privatamente.

Per il discorso del contatto fisico, conoscevo già la risposta...

>>>Le persone gradiscono essere toccate dalle persone che gradiscono.<<<

il problema è proprio questo: non sono in grado di capire quando è il momento ed ho sempre paura di risutare inopportuno. So bene che si tratta di uno strumento pressochè indispensabile per la seduzione ma non sono assolutamente in grado di utilizzarlo, forse per una questione di educazione, non so, in ogni caso non lo evito se è lei a causarlo o se capita "per caso". A rapporto instaurato o comunque una volta acquisita una certa confidenza non ho nessun problema in merito, anzi, cerco il contatto fisico come chiunque e lo apprezzo molto.

Per fare un esempio concreto: ultimamente sono uscito con una ragazza che conoscevo da tempo sebbene per vari motivi, in primis il suo ragazzo, ora ex, non ci frequentavamo mai. Diversamente dal solito ho tentato di mantenere un "basso profilo" (almeno, relativamente al mio solito), cercando di non scprire subito tutte le carte, mostrando si interesse ma senza palesarlo. Sembrava filare tutto liscio, siamo usciti 3-4 volte, la facevo ridere, sembrava pienamente a suo agio ed anche io lo ero, mi pareva ci fosse parecchio feeling. Le ho fatto anche un regalino (souvenir dal lucca comix&games) poco impegnativo (una decina di euro) ma che le è piaciuto tantissimo, tanto da dire "nemmeno il mio ex m'ha mai fatto regali così graditi". Nonostante ciò, proprio dopo quell'uscita (la quarta, più o meno, con una frequenza di circa tre al mese) ha iniziato a fare discorsi del tipo "non vorrei avessi frainteso le nostre uscite..." ecc. Come reazione ho pensato bene di fare lo "gnorry", rassicurandola del fatto che non avevo frainteso nulla per il semplice motivo che non avevo fatto nessun progetto nè castello in aria (come effettivamente è stato, essendo partito da presupposti pessimistici per non rimanere deluso), insomma mantenendo sempre una certa ambiguità. Ci siamo rivisti qualche altra volta, con frequenza ancora minore... io faccio sempre il galante, cosa che trovo quantomeno dovuta, lei apprezza ma niente di più, il che potrebbe anche andarmi bene se non fosse per la sensazione di sentirmi spesso "evitato" e per la frequenza piuttosto scarsa degli incontri. Ovviamente, nessun contatto fisico, neanche minimo, nonostante le situazioni più o meno romantiche (passeggiata sul lungomare deserto, ad esempio) in cui ho fatto in modo di farci ritrovare. Da dire che non ci sono concorrenti...
Questo è solo l'ultimo caso, forse anche quello che è andato "meglio" dato che negli altri casi non sono nemmeno riuscito ad offrire una cena alla lei di turno. Probabilmente non piaccio fisicamente,sebbene non credo di essere proprio orrendo, ma certo non punto sull'aspetto fisico... insomma, non capisco dove e cosa sbaglio.
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>non sono in grado di capire quando è il momento ed ho sempre paura di risultare inopportuno

Sembra quasi che lei si "lanci" solo se ha la sensazione che non stia rischiando un "NO" secco.

Così facendo, si mantiene in un "limbo" di galanteria in cui può fare un passo indietro al minimo cenno di rifiuto.

>>io faccio sempre il galante, cosa che trovo quantomeno dovuta, lei apprezza ma niente di più, il che potrebbe anche andarmi bene se non fosse per la sensazione di sentirmi spesso "evitato" e per la frequenza piuttosto scarsa degli incontri

Non mi sembra che le stia bene. Anche se vi vedeste una volta alla settimana, non si accontenterebbe.

Come vede, il discorso di "faccio il galante perchè è dovuto" non ha molto successo. Probabilmente, le potrebbe essere utile elaborare un altro modo per rapportarsi con gli altri, in cui non cerchi di "indurre" la loro benevolenza con il suo comportamento.

Per ciò che attiene al "servizio pubblico Vs privato", sebbene il secondo possa essere più costoso, nulla le vieta di fare qualche telefonata in giro. E' possibile che alcuni Colleghi modulino le loro richieste per venire incontro alle disponibilità degli utenti, o che possa essere seguito da specializzandi supervisionati da colleghi anziani più esperti.

Non le resta che provare.

Cordialmente
[#8]
dopo
Utente
Utente
>>>Sembra quasi che lei si "lanci" solo se ha la sensazione che non stia rischiando un "NO" secco.

Si e no. Se parliamo di contatto fisico allora si, ma questo perchè lo vedo come un atto inopportuno, mentre in genere non ho problemi a provarci in maniera chiara, giocando "a carte scoperte", se non fosse che ho dovuto accettare il fatto che questo modo di fare non viene mai apprezzato ed è deleterio per il corteggiamento (non si crea curiosità, "tensione") e per quanto disprezzi questi meccanismi "stupidi e insensati" mi devo adeguare.

>>>Non mi sembra che le stia bene. Anche se vi vedeste una volta alla settimana, non si accontenterebbe.

Non sarei contento, certo, ma mi basterebbe a "tirare avanti" tenendo impegnata la mente per non cadere nello sconforto e, nel frattempo, cercare altrove maggiori possibilità. Diciamo che più che una questione di frequenza è una questione di speranza, speranza che in quel caso non vedo più da nessuna parte.

>>>Come vede, il discorso di "faccio il galante perchè è dovuto" non ha molto successo.

Non è questione di successo o meno, l'essere "galanti" per me equivale ad essere educati e non lo faccio per far colpo su nessuno, tantopiù perchè so che non solo non viene mai apprezzato ma spesso viene frainteso. E' come la questione di pagare le tasse o meno: se nessuno le paga allora chi le paga è "strano" o lo fa per qualche secondo fine. Io questa "tassa" della galanteria la pago volentieri e non faccio nessuno sforzo, anzi, spesso devo sforzarmi di reprimere certi gesti per adeguarmi alle "regole del gioco". Per dirne una, ogni volta che si entra/esce da qualche parte io apro la porta e faccio passare la/le ragazze, cosa che per me è tanto normale da non accorgermi nemmeno quando lo faccio. Poi altri gesti come porgere la sedia cerco di evitarli tanto ho capito che è così desueto che nessuna ragazza capirà mai cosa sto facendo, ma tant'è, pazienza. In pocheparole, non lo faccio per far colpo sugli altri (ben sapendo che tanto non lo apprezzano) ma fa parte dei miei "valori". Oltretutto non vedo nemmeno alternative, se non comportarsi in maniera rozza e maleducata come fanno la stragrande maggioranza dei ragazzi... e le ragazze che apprezzano l'esser maltrattate (classiche fan di Fabrizio Corona) io le scanso come la peste (e anche loro scansano me), il che riduce di tantissimo il numero di ragazze che possono potenzialmente piacermi. Ah, già, dimenticavo di dire che sono piuttosto misantropo, sebbene ci sono persone (un 5-10% della popolazione) che stimo e apprezzo.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Mi pare che, gira e rigira, tutto si riduca a questo: lei ha una visione delle cose che, per quanto legittima e rispettabile non le sta portando risultati.

L'unica cosa sensata da fare, come già detto, è parlarne con uno psicologo/psicoterapeuta. Ma di persona, perché non è in questa sede che potrà risolvere. Rivolgersi a un terapeuta privato potrebbe comportarle un sacrificio minore di quello che pensa. Legga quest'articolo:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

Cordiali saluti
[#10]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio per le preziose indicazioni.
Insonnia

L'insonnia è un disturbo del sonno che comporta difficoltà ad addormentarsi o rimanere addormentati: tipologie, cause, conseguenze, cure e rimedi naturali.

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