Dare del "lei" in terapia.

Buonasera a tutti/e e buon anno.
Ho iniziato da poco una psicoterapia cognitivo comportamentale per dei problemi legati all'ansia. Premetto che ho solo 18 anni e la terapista si rivolge a me con il "Lei". Ho delle conoscenze in campo psicologico e so che, sovente, gli psicoterapeuti usano questa forma per tenere un certo distacco dal paziente, ma a me crea un certo disagio sentirmi dare del "Lei". Forse mi sento imbarazzata perchè lei, essendo anche il mio medico della mutua, quando non è in veste di psicoterapeuta usa tranquillamente il "Tu".
Dovrei farlo presente nelle prossime sedute? (Anche se questo vorrei evitarlo, perchè mi creerebbe fastidio), oppure aspettare e farci l'abitudine?
Un'altra domanda: il fatto che sia anche il mio medico di base, influenzerebbe in qualche modo la terapia? O potrebbe influenzarla quando finirà (attaccamento, imbarazzo, ricadute) dato che comunque dovrò vederla?
Grazie e ancora buon anno.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 503 41
Gentile ragazza,

io consiglio di segnalarlo alla terapeuta e di discutere con lei la questione, dichiarando molto apertamente i disagi e le perplessità, in maniera tale da non creare fantasmi che potrebbero poi invalidare il lavoro psicoterapeutico.

Inoltre dipende dal terapeuta, se dare il tu o lei al paziente: ai miei pazienti adolescenti di 18 anni io do sempre il tu.


Saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la risposta. Probabilmente con il "Tu" mi sentirei meno a disagio. Farò fatica, ma proverò a parlare con la terapeuta.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 40.9k 995 63
Gentile utente

non e' propriamente indicato avere un rapporto terapeutico con il proprio medico di base.

E' singolare anche che usi diversi modi di porsi rispetto agli ambiti relazionali, creando imbarazzo in lei stessa.

Sarebbe preferibile scegliere un terapeuta in
un ambito differente, in modo da essere libera di esprimere i propri disagi senza alcuna preoccupazione.

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

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Utente
Utente
Purtoppo non ho la possibilità di cambiare terapeuta perchè vivendo in un piccolo paese conosco solamente lei.
Ho provato a rivolgermi ad un consultorio ma esercitava una psicologa che si occupava maggiormente di casi legati ad aborti, giovani madri ecc.
Volevo aggiungere che è come se non mi conoscesse in veste di medico di base, perchè è da qualche mese che ho lei. Le chiedo gentilmente se sarebbe il caso di parlare con la terapeuta stessa del fatto che non è salutare avere un rapporto terapeutico con il proprio medico.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 40.9k 995 63
Ne può parlare tranquillamente ma e' il tipo di relazione terapeutica instaurata che e' sbagliata, se viene supportata da chi dovrebbe rendersi conti che ciò non e' consentito quando ne parlerà il problema verra' minimizzato, mentre e' un errore iniziale che avrà delle conseguenze.
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Dr. Leonardo Fricano Psicologo, Psicoterapeuta 232 12 1
Gentile ragazza, il fatto che lei senta il bisogno di chiarire a se stessa se va bene il modo e il professionista con cui ha intrapreso il rapporto terapeutico, parrebbe suggerire, questo a prescindere da tu o lei oppure medico di famiglia o altro,che lei non e' soddisfatta. Io non entro nel merito della competenza di questo professionista, ma usare in maniera alternata il ti o il lei, senza tenere conto dell'impatto che questo possa suscitare nell'altro, mi lascia un Po perplesso. Il mio suggerimento e che lei ne parli ma semplicemente per affermare le sue ragioni e cambiare terapeuta, anche se questo dovesse costarle in Po di disagio per lo spostamento. Con la speranza di avere aggiunto un parere utile a quello già prodotto dai miei colleghi, cordialmente la saluto

Dr. Leonardo Fricano Psicologo e Psicoterapeuta
Palermo,Bagheria
tel 091 7721646 cell 393 4271998
www.leonardofricano.com

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Gentile ragazza, se tu avessi bisogno di una medicina molto particolare, che nel tuo paese non si trova, ti accontenteresti di un'aspirina? Credo di no. Ti attiveresti per andare a prenderla dov'è disponibile.

La stessa cosa con la psicoterapia. Se ti senti a disagio, dovresti prima parlarne con la dottoressa e poi eventualmente pensare a cambiare. E se ci sarà da fare qualche chilometro, pazienza: è un investimento di tempo e soldi importante, che stai facendo per te stessa.

Il fatto che sia anche il tuo medico di base non sarebbe uno svantaggio di per sé, ma per il fatto che probabilmente ha instaurato con te un rapporto non ideale allo svolgimento della terapia. L'averti dato finora del tu e ora darti del lei sembrerebbe un tentativo per "riaggiustare" questo stato di cose, ma probabilmente inadatto.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
Ringrazito tutti per le risposte. Essendo una studentessa ancora a carico dei miei genitori devo "accontentarmi". Credo sia presto per valutare il suo lavoro (abbiamo fatto una seduta), comunque porverò ad esporle i problemi che mi turbano. Vi ringrazio ancora.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 503 41
Gentile ragazza,

nel territorio di Monza e dintorni, ci sono parecchi centri che offrono servizi di psicologia clinica e talvolta di psicoterapia breve.
Ad esempio al S. Gerardo (ospedale nuovo di Via Pergolesi 33, tel 039-2331, presso Villa Serena) c'è il centro per i distubi d'ansia e dell'umore e il centro adolescenti, diretto dal dr. Zappa.
Si accede pagando il ticket.

Saluti,
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Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 708 23 51
Gentile Utente,

Mi faccia capire, il suo medico di base è anche il suo psicoterapeuta e quindi una volta la visita per il fegato ingrossato e un'altra volta la sottopone a un percorso psicoterapeutico per i suoi problemi di carattere psicologico. E' così?
Ma lei non è riuscita a trovare un altro psicoterapeuta che facesse proprio questo mestiere e non ci si dedicasse al termine della sua laboriosa giornata come se fosse un hobby?
Più che il tu o il lei che è un problema comunque da non sottovalutare, questa professionista si sente a suo agio quando fa il medico di base? E la tratta con il lei e quindi con un certo distacco? Ma si sente molto di più a suo agio quando fa il suo psicoterapeuta e allora gli viene la "gana" di darle del TU? Come se in questo caso si trovasse in una situazione di sbilanciamento e lei stesse molto in basso mentre la sua "psicoterapeuta" si sentisse molto in alto? Sono tutte cose che mi chiedo.

Se è così i problemi sono tre in uno.
Il suo medico di base, una volta si metterebbe il camice bianco per sentirle il fegato o il cuore, e un'altra volta si toglierebbe il camice per indossasse le vesti di psicoterapeuta e per sentire i suoi malanni psichici. Ciò mi fa pensare a due professioni, di cui una è quella principale, quella del medico di base, professione che le permette di vivere e di campare con qualche (o molti) agio. Poi, tornata a casa la sera, trova un paio di clienti che hanno bisogno di psicoterapia e lei non vede l’ora di accontentarli.
Siccome io penso spesso al peggio, mi permetta di essere sincero ancora una volta. Il suo medico fa la psicoterapia per due motivi, uno oggettivo, uno soggettivo.
Quello oggettivo, mi fa pensare che, con quel poco che ci guadagna, ci si paga tuttavia la donna di servizio e la corrente elettrica di casa !!!.
Quello soggettivo, mi fa pensare che quando fa la psicoterapeuta la pervada una sorte di posizione preminente, un senso di ONNIPOTENZA, mentre lei è costretta ad una posizione di sudditanza. Questa è la peggiore posizione in cui possa mettersi una psicoterapeuta. Fare la psicoterapia sia per pagarsi la Colf , sia perché fare la psicoterapeuta la galvanizza, le dà la carica, la ripaga di una giornata consuetudinaria, la fa sentire onnipotente, e le dà del TU, a mio avviso è un tradire sia la sua professione medica, sia non rispettare alcuni canoni della psicoterapia.
La sua medichessa ha scambiato la psicoterapia per appropriarsi di un situazione che sente come un “privilegio” e le dà quella carica che non le offre la professione medica di base, quella che dovrebbe essere preminente e la più importante per tutta la classe medica in quanto appunto di base e di inizio di qualsiasi altro intervento medico specialistico e risolutivo, specie per malattie difficili da curare e anche da capire.
Penso che sia Lei ad aver sbagliato: doveva trovarsi una psicoterapeuta diversa dal suo medico curante.
Chi fa psicoterapia, la fa sempre, continuativamente, per tutto il giorno. L’impegno che vi profonde e la difficoltà di questo lavoro sono così grandi che a volte si ha bisogno di parlarne con amici-colleghi e spesso si fanno gruppi di controllo, di verifica e di autoaggiornamento. Ma il mondo sta cambiando e in fretta, forse ho torto.
Il Tu e il Lei potrebbero far parte di un problemino di lana caprina, ma forse è la spia di situazioni molto più importanti.
Ha avuto ragione a proporlo come problema.

Cordiali saluti e molti Auguri, anche per il nuovo anno.

Dott. Antonio Vita
62019 - Recanati (Mc)
antonio.vita@psicovita.it
sito web: www.psicovita.it



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Utente
Utente
Per il Dott. Vita: Sì, è contemporaneamente la mia dottoressa e la mia psicoterapeuta. Avendo un po' di conoscenza in questo campo mi sono chiesta se ci fosse stato o meno un problema, altrimenti non me lo sarei nemmeno posto. Comunque spero che il rivolgersi con il "Lei" sia solo una tattica terapeutica, che mi metta in imbarazzo perchè comunque sono giovane anche rispetto a leie mi ha colto di sorpresa. Non ho problemi a dare io del "Lei" (anzi, mi viene naturale). Mi auguro che non sia un bisogno di sentirti onnipotente perchè, da quel che so, ha altri pazienti in veste di psichiatra/psicoterapeuta.
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Dr. Stefano Garbolino Psichiatra, Psicoterapeuta, Sessuologo 2.5k 36 2
Gentile utente,

il mio suggerimento è di valutare la possibilità di trovare un altro terapeuta o posticipare la terapia quando lei riesca ad essere autonoma anche nel pagamento.

Infatti già questo "vizio" iniziale (qualcuno che paga per lei le sedute di cui lei necessita) potrebbe essere un elemento compromettente la stessa terapia.

Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com

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Utente
Utente
Posticipare la terapia? Credo che i miei problemi non sia urgentissimi, ma comunque non potrei certo rimandarli. Si parla di almeno 5 anni. Posso chiederle per quale motivo sarebbe compromettente?
[#14]
Dr. Stefano Garbolino Psichiatra, Psicoterapeuta, Sessuologo 2.5k 36 2
Gentile utente,

se la mia motivazione personale è vincolata ad elementi esterni, tali elementi possono pregiudicare il percorso in quanto potrebbero venire a mancare.
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Utente
Utente
Ma sono stata io a prendere la decisione di affrontare la terapia. (Se è questo che intende).
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Dr. Stefano Garbolino Psichiatra, Psicoterapeuta, Sessuologo 2.5k 36 2
Gentile utente,

certo che è lei che ha voluto iniziare la terapia, ma la possibilità effettiva di effettuarla (vale a dire la possibilità di pagare le sedute) non dipende da lei.

E' questo che intendo.
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Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, se non ho capito male il suo Medico di Medicina Generale è anche Psichiatra, e di conseguenza abilitata per legge alla pratica di Psicoterapeuta.

In genere, riunire in una sola persona due figure (ad esempio, chi prescrive farmaci e chi pratica una psicoterapia) introduce qualche complicazione nel lavoro terapeutico. In questo caso, questa complicazione è ulteriormente evidenziata dalle modalità comunicative utilizzate dalla professionista che la sta seguendo.

Le implicazioni di questo sono molteplici: ad esempio, se un suo familiare avesse bisogno di una visita domiciliare, la sua Psicoterapeuta verrebbe a casa sua a visitarlo; inoltre, se lei decidesse di cambiare Medico, si troverebbe in difficoltà rispetto al percorso di terapia (e via dicendo, i problemi sono potenzialmente infiniti).

Ne ricava anche vantaggi: ad esempio, alla fine di una seduta di psicoterapia può ritirare un ricetta, e può beneficiare di una psicoterapia senza il peso di doverla pagare e di dover affrontare la scelta del/della terapeuta.

Valuti lei se i benefici che ne sta ricavando bilanciano i costi che deve pagare.

Cordialmente