Colloqui o psicoterapia- riduzione malesseri psicologici

Gent. dottori,
Ho letto con interesse i vs.consulti e le domande degli utenti, in alcune delle quali ho trovato analogie con la mia situazione, che comunque desiderei sottoporvi.

Mi sto chiedendo se sia il caso di continuare i colloqui con lo psicologo cognitivo/comportamentale che mi segue da due anni e mezzo circa. I risultati sono scarsi e si riferiscono essenzialmente a problemi del passato e non a situazioni con cui devo confrontarmi tuttora. E’ possibile che uno psicologo, come fa il mio, si limiti esclusivamente a dare semplicissimi consigli di buon senso, non dissimili da quelli che otterrei da un amico (gli homeworks... chi li ha mai visti?)? Alle soluzioni che propone avevo già pensato da me, mi servirebbe invece sapere se esiste un orientamento psicologico che cominci con l’insegnare modi ’neutri’ (tecniche di rilassamento, ecc.) per arginare l’ansia, l’insonnia(ne soffro ormai quotidianamente e mi sta distruggendo. Inoltre, tendo sempre più ad isolarmi e sfuggo dall’affrontare i problemi) ecc. E’ una richiesta sensata? Il mio psicologo dice che per ridurre i suddetti malesseri si devono prioritariamente risolvere i problemi.

Sarò immatura, ma credo di non averlo ancora mollato perchè mi sento in sintonia con lui; ho frequentato una psichiatra anni fa, ma solo con lui sono riuscita ad aprirmi completamente - a volte mi legge letteralmente nel pensiero-e l’idea di non doverlo più rivedere mi causa disagio. All’inizio ho addirittura provato una vaga attrazione per lui, ma non gliene ho parlato e non vi ho dato peso, visto che in passato ho sentito qualcosa di analogo per altre figure che si sono prese cura di me in senso professionale. Ero restia a rivolgermi a uno psicologo uomo, dato il tipo di alcuni problemi che ho (se occorre vi spiegherò meglio), ma ho capito che era solo un pregiudizio e che ciò che conta è la sensibilità umana.
Invece, mi rattrista e mi provoca vergogna il fatto che quando mi viene da piangere lui non mostri partecipazione, né commenti in alcun modo. Va bene il distacco professionale, ma…

Per prendere una decisione circa il continuare o meno, avrei anche bisogno di sapere esattamente che cosa sono i colloqui psicologici -che faccio io- e cos’è, invece, una psicoterapia. In che cosa si differenziano? Forse nei colloqui lo psicologo si limita davvero ad ascoltare e a dare consigli generici?

P.S. quando gli ho richiesto una diagnosi, è stata -se ricordo bene il termine- di stress da adattamento (ha escluso una depressione).

Grazie per l’attenzione e per la generosità con cui avete messo a disposizione le vostre competenze su questo sito. Cordiali saluti.
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile utente, partiamo dalla fine. Se lei ammette di andare dallo psicologo più per via di ciò che sente verso di lui che per l'effettiva utilità riguardo al problema portato in terapia, ciò risponde da sé alla domanda: "che cosa sono i colloqui psicologici che faccio io?". Non si tratta d'immaturità, ma di una carenza, evidentemente prioritaria rispetto al venire a capo del problema per cui sta chiedendo aiuto.

Per sapere in che cosa dovrebbe consistere una psicoterapia legga qui:

http://www.giuseppesantonocito.it/art_psicoterapia.htm

Il resto delle sue domande è consequenziale:

>>> (gli homeworks... chi li ha mai visti?)
>>>

Le terapie cognitivo-comportamentali si presume dovrebberso assegnare compiti e prescrizioni precise. Questo è un punto da chiarire con il terapeuta.

>>> Alle soluzioni che propone avevo già pensato da me
>>>

Vedi sopra.

>>> mi servirebbe invece sapere se esiste un orientamento psicologico che cominci con l’insegnare modi ’neutri’ (tecniche di rilassamento, ecc.) per arginare l’ansia, l’insonnia(ne soffro ormai quotidianamente e mi sta distruggendo. Inoltre, tendo sempre più ad isolarmi e sfuggo dall’affrontare i problemi) ecc. E’ una richiesta sensata?
>>>

Lei ha bisogno non tanto di metodi "neutri", ma di *un* metodo che funzioni.

Generalizzare e concludere che ciò che sta ottenendo sia tutto ciò che è possibile ottenere da una terapia cognitivo-comportamentale o da una terapia in generale, sarebbe sbagliato alla luce di quanto le ho detto prima.

>>> Il mio psicologo dice che per ridurre i suddetti malesseri si devono prioritariamente risolvere i problemi.
>>>

Questo è un assunto tutto da dimostrare. Anzi, è vero il contrario riguardo al tipo di terapia che dovrebbe starle somministrando il terapeuta. Anche perché, mi pare, i fatti le stanno dimostrato il contrario: dopo 2 anni e 1/2 è ancora lì che aspetta che questi problemi si risolvano.

Il suggerimento che posso darle è d'informarsi meglio, decidere cos'è che sta in cima alla sua lista di priorità e poi chiarire il tutto con il terapeuta. Eventualmente decidendo di cambiare.

Legga anche questo:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
dopo
Attivo dal 2011 al 2012
Ex utente
Dottore, grazie per la veloce e dettagliata risposta. La sua prima osservazione mi fa riflettere: a che carenze si riferiva?
Certo, io ho pensato spesso che solo con lo psicologo posso essere davvero me stessa.
Non posso essere me stessa sul mio attuale posto di lavoro, che non amo e dove non ho legato con nessuno, per divergenze di interesse e di cultura.

In un certo senso, non posso esserlo con mio marito. Ci amiamo, ma stiamo passando un momento difficile. Fra l‘altro, lui ha avuto dei blocchi a livello sessuale, protrattisi a lungo, ma ora in buona parte risolti. Per concludere il suo percorso ha bisogno del mio aiuto e della mia complicità, ma io ho sofferto molto della situazione, mi colpevolizzavo, la mia autostima è scemata e, nel tentare di difendermi, ho finito col perdere quasi del tutto interesse per il sesso. Cerco di non stressarlo con discorsi sulle mie frustrazioni, ma la mia non disponibilità fisica ai rapporti purtroppo parla per me. Ho parlato a lungo allo psicologo di questo mio problema, e con sofferenza, dovuta più che all’imbarazzo, alla mia sensazione di essere una mosca bianca ( che razza di moglie è quella che non riesce ad accendere l’interesse del marito?!). Risultati: zero, anzi un peggioramento che pesa ancora di più ora che mio marito sta meglio.

E così via. Aiuto...

Grazie per le informazioni sulla psicoterapia; leggendo della tcc, mi pare del tutto diversa da quanto sto sperimentando dal mio psicologo (che però, prima non l'ho detto, NON E' psicoterapeuta. Questo forse spiega qualcosa circa i suoi metodi?).

Mi scusi se insisto, ma circa i colloqui volevo chiedere in generale cosa sono e a cosa servono (non mi riferivo ai miei in particolare).

Rinnovando i ringraziamenti, invio i miei saluti.


[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> a che carenze si riferiva?
>>>

Lo spiega lei stessa subito dopo averlo chiesto:

>>> In un certo senso, non posso esserlo con mio marito. Ci amiamo, ma stiamo passando un momento difficile [...]
>>>

Riguardo a quanto aggiunge dopo:

>>> che razza di moglie è quella che non riesce ad accendere l’interesse del marito?!
>>>

Questa è una domanda che non può trovare risposta a livello d'individuo (moglie/marito) ma solo a livello di coppia, capendo di che moglie e di che marito si tratta. Nel suo caso sembra che il problema sia a livello di coppia, che ovviamente ha ANCHE ricadute a livello individuale.

Quindi è probabile che per lei/voi sarebbe più indicata una terapia di coppia, ad esempio a indirizzo sistemico-relazionale o strategico. Analizzando solo uno dei termini dell'equazione c'è il rischio di continuare a girare in tondo per parecchio tempo. Oltretutto non avendo ancora ricevuto indicazioni precise e dettagliate.

Se il collega è psicologo ma non psicoterapeuta, a rigore non potrebbe starle praticando una psicoterapia. Forse è per questo che si tratta di "colloqui psicologici".

Il colloquio psicologico è uno strumento generale che ha finalità soprattutto conoscitive e che serve anche per far riflettere, ma che di per sé non è terapeutico. La psicoterapia si serve delle tecniche di colloquio psicologico, ma fare dei colloqui non vuol dire necessariamente che si sta facendo una terapia.

Cordiali saluti
[#4]
dopo
Attivo dal 2011 al 2012
Ex utente
Dr.Santonocito,grazie per la risposta chiara e velocissima.
Solo alcune precisazioni: mio marito ha fatto progressi grazie a una psicoterapia individuale, il suo blocco si è verificato solo dopo l'emersione del ricordo di un fatto risalente all'infanzia e io ho intrapreso i colloqui (avendo anche altri problemi es. al lavoro) al fine di ritrovare una certa tranquillità ed energia prima di dover affrontare una terapia di coppia, a cui in effetti avevamo pensato. Il mio attuale psicologo ha concordato sulla scelta del percorso individuale, che quindi abbiamo cominciato.

Grazie per la Sua pazienza. La saluto.
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