Inquietudine e disagio emotivo

Salve. Vi scrivo per esporVi il mio disagio che mi colpisce ormai da qualche mese. Cerco di esprimere brevemente quella che credo sia la causa principale del mio problema, ma da Voi forse può essere interpretata anche come una conseguenza del mio carattere in quanto sono spesso ansiosa,con un bel po' di paure e talvolta nervosa
Da un po’ di mesi, a seguito di una serie di cambiamenti trascorro molto tempo a lavoro sia per l’aumento di cose da fare sia per responsabilità. Tutto ciò con la conseguenza che molto spesso quando esco da li non riesco a dimenticare fino all’indomani e tante volte capita che mi metto “a rimuginare” sui fatti accaduti.
Come se” rimuginare” fosse utile a saziare la paura di non aver dimenticato nulla ma soprattutto fosse utile a tenere sotto controllo tutto ciò che mi viene richiesto , pertanto spesso mi sento tesa e suscettibile tanto che quando arrivo a sera sono stanca e svogliata.
Quello che mi preoccupa di più è l’inquietudine che mi porto dentro e la mancanza di voglia di reagire a questa situazione che si è creata perché quando rientro a casa a parte piccoli lavoretti riesco a concludere poco, ho poca voglia di uscire, esco solo per commissioni da sbrigare e difficilmente per sfizi personali.
Credo di essermi chiusa un po’ in me disinteressandomi dell’esterno trascurando anche i rapporti delle persone a me più care i miei familiari e il mio ragazzo, il quale è un po’ deluso
Non riesco a capire perché non so reagire a questa condizione, non mi manca niente , vorrei riuscire a vivere meglio visto ormai la mia età devo contare sulle mie forze, ma questo mio atteggiamento così non mi facilita per niente, anzi credo mi stia danneggiando
Pertanto,capisco i limiti del canale telematico, ma Vi chiederei un suggerimento Ringraziando in anticipo per una vs. risposta,cordiali saluti
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2009 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente

Mi colpisce la sua capacità di farse diagnosi e dare interprettazioni,molto perspicace!

Il fatto di rimurginare può essere visto da più prospettive:

Per ipotesi la vedrei in questo modo:

1) Come la descritta lei la paura di sbagliare di controllare tutto ecc.
2)Poca capacità di distanziamento quindi pochi confini tra ciò che è lavoro e ciò che è la vita in altri ambiti!

Ma la cosa a cui io rifletterei di più è la capacità di autotortura( Autorturarsi) che alcune persone fanno a se stessi con il rimurginare!

Il rimurginare di per sè ha a che fare con la poca capacità di assimilazione, può essere che il bisogno che la spinge a trascorere il tempo a rimurginare sia proprio questo,perchè le mancano alcuni pezzi non digeriti del suo lavoro,la relazione con i colleghi con il capo ecc ecce (sono esempi ovviamente).

Si rimurgina perchè si ha il bisogno di ritornare alla situazione vissuta perchè non è ancora conclusa,ogni volta si ripercorrono le frasi dette,le situazioni come ci si è sentiti,quando vi hanno detto quella cosa lei ecc,!
Tutto ciò può essere letta come insicurezza per Alcuni,ma dal mio Punnto di vista ha a che fare con la poca capacità di assimilare,concludere le situazioni che man man vi si presentano nella vita!

Mi chiedo dove è lei mentre vive la sua esistenza nella fantasia?
Dove è Lei menntre ripercorre le scene già vissute?

Ovviamnte il Qui ed Ora per Lei non esiste visto che è sempre impegnata con se stessa,cosi facendo non contatta il mondo,non contatta i suoi bisogni,non è in contatto con il suo lui!


Invece di torturare se stessa,cominci ad occuparsi di se stessa,prendendosi la responsabilità dei suoi bisogni e della vita!

Ovviamente questo sono solo ipotesi!!!
Un saluto
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Dr.ssa Sara Breschi Psicologo, Psicoterapeuta 49
Buonasera,
leggendo quel che ha scritto mi viene da pensare che lei stia in realtà reagendo, anche se non in modo funzionale attraverso l'inquietudine, al suo disinteresse generale che dice di vivere in questo momento.
L'inquietudine, l'ansia, il bisogno di avere il controllo sulle situazioni, in particolare sul suo lavoro, è secondo me una reazione, un non volersi abbandonare alla lieve depressione che sembra stia vivendo.
Non veda l'inquietudine come una conseguenza negativa ma come una spinta a cercare di capire cosa c'è oltre queste emozioni.
Penso che sia, in questo momento, più vitale di quanto creda,
un saluto

Dr.ssa Sara Breschi
Psicoterapeuta - Psicoanalista
Sito Web: www.sarabreschi.it

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dopo
Utente
Utente


Buongiorno. Innanzitutto Vi ringrazio per le Vs. risposte in brevissimo tempo.
Ho apprezzato l’interpretazione del Dott. Kazanxhi, in quanto il mio rimuginare lo rispecchio molto nelle sue parole. In effetti per una serie di circostanze, i cambiamenti e le responsabilità a livello lavorativo sono variate in breve termine, è vero sì che al mondo di oggi è necessario essere flessibili ma io sono una persona che per accettare i cambiamenti ha bisogno di tempo. In questo caso il tempo è veramente mancato e trattando argomenti abbastanza delicati mi occorre attenzione e per me è indispensabile controllare più volte le cose fatte, anche perché i superiori sono impegnati altrove o comunque non destano particolare attenzione a quello che a me alle volte mi porta ansia. Le conoscenze credo di averle abbastanza assimilate, ma tante volte manca l’esperienza e la poca voglia di istruire. Rivedo in me anche la frase in cui il Dott.re dice “Poca capacità di distanziamento quindi pochi confini tra ciò che è lavoro e ciò che è la vita in altri ambiti” . Infatti ho un atteggiamento abbastanza rigido anche fuori dalla mia vita lavorativa: alle volte credo di essere un po’ troppo esigente sia con me stessa, ma soprattutto con i miei familiari e con il mio ragazzo che purtroppo non se lo meritano. Con i miei genitori credo di sfogare parte delle tensioni assimilate nella giornata e da un po’ di tempo a questa parte non so dimostrargli neppure un gesto affettuoso come una carezza o un bacio come se provassi vergogna. Mentre con il mio ragazzo discuto e riesco poco ad abbandonarmi ad un po’ d’intimità.
Quando in genere “rimugino” sulla mia giornata sono a casa, in relax non intenta a svolgere altri compiti percio’ mi metto a pensare costruendo anche con il pensiero delle assurdità anziché idee valide per reagire
Visto che secondo la Dott.ssa Breschi , la mia inquietudine è una forma di reazione... chiedo ad entrambi suggerimenti anche pratici per rientrare in contatto un po’ con il mondo esterno in maniera funzionale?
RingraziandoVi per la Vs. cortese professionalità, porgo cordiali saluti
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Dr.ssa Sara Breschi Psicologo, Psicoterapeuta 49
L'interno e l'esterno sono collegati, potrei darle dei consigli ma metterli in atto non sarebbe da parte sua spontaneo.
Quando le dicevo che la sua inquietudine è in realtà il modo che attua, in questo momento, per reagire significa che sente che c'è qualcosa che non va e che dall'interno preme affinchè lei la risolva.
Finchè non va a "vedere" di cosa si tratta, finchè non mette ordine all'interno sarà difficile che cambino le sue relazioni esterne. L'esterno, infatti, rispecchio il nostro interno.
Il mio consiglio è quello di cercare di capire a cosa dovuta la sua inquietudine e vedrà che riuscirà, poi, da sola a capire che cosa sia più giusto per lei e ne beneficerano anche le sue relazioni.
Le auguro di iniziare questo meraviglioso percorso,
un saluto
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2008 al 2022
Psicologo, Psicoterapeuta
Alcune persone sono molto legate all'immagine di sé ed a come questa può essere vista, letta ed interptretata dagli altri.

Questo può portare ad un'atteggiamento molto rigido, forse ipercontrollante, dove il rimuginare può essere la conseguenza del timore di aver sbagliato qualcosa, non essere stata perfetta.

Il modo di esprimersi di questi atteggiamenti è vario, può essere legato al lavoro, alle amicizie e persino all'alimentazione. Tutti aspetti importanti che insieme riguardano il nostro modo di essere. In questo caso il suo.

Altre persone tendono ad avere una certa difficoltà nel separarsi, dalle persone come dalle cose. Stare troppo attenti alla "perfezione" rende più difficile anche la separazione. Come ci si può separare se potrebbe esserci ancora qualcosa di incompiuto, imperfetto?

Riuscire ad indentificarsi meglio, trovare un senso di autostima più forte, stabile e definito è, spesso, una buona soluzione che difficilmente può essere attuata in completa ed assoluta autonomia. La sicurezza in se stessi nasce proprio dal confronto con gli altri