Fobia per i prelievi del sangue

Salve sono una ragazza di 31 anni affetta da una fobia per i prelievi del sangue.
Non ho paura degli aghi ma il mio problema mi crea parecchio disagio e imbrarazzo ogni volta che devo fare un banalissimo prelievo. Arrivo li con il cuore che mi scoppia e dopo il prelievo costantemente mi sento cedere le gambe e mi ritrovo distesa con le gambe in aria e sudata come un cammello. Ho fatto parecchie operazioni: appendicite, laser agli occhi, ho rimosso una cista...e non ho mai avuto paura e cedimenti!
Ho provato a farmi coraggio, a mettermi in bocca subito dopo qualcosa di zuccherato, a pensare ad altro ma ogni volta non cambia nulla. Vorrei sapere se si puo' sconfiggere tale fobia magari con l'aiuto di un medico perche' non voglio vivere con questa limitazione. Grazie e arrivederci.
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazza, è possibile che si tratti di una fobia mono-sintomatica (cioè che riguarda un solo aspetto o stimolo, in questo caso l'aver prelevato del sangue).

A seguito di una valutazione psicodiagnostica, potrebbe decidere di intraprendere un ciclo di psicoterapia focalizzato su questo particolare problema, che l'aiuti in tempi ragionevoli a gestire le sue difficoltà.

Da un punto di vista cognitivo-comportamentale, esistono stimoli cui siamo più o meno sensibili, e che ci "attivano". Nel suo caso, potrebbe essere la sensazione dell'ago nel braccio, o la vista del suo sangue che ne esce.

In questo caso, si potrebbero attivare una serie di "reazioni a catena", anche a partire da tutta quella serie di pensieri ed emozioni che si mettono in moto già prima del prelievo (es., l'idea del prelievo imminente, l'immagine di sè che perde i sensi, le idee che lei si è fatta sullo svenire in pubblico etc.).

Il trattamento, secondo quest'ottica, consiste nello strutturare una serie di stimoli "graduati", a partire da una situazione per lei poco o per nulla attivante, ed arrivando a quella da lei massimamente temuta, ed imparare, secondo specifiche procedure, ad esporsi dapprima a quelle più facili e poi, via via che avrà appreso a farlo, a quelle più "difficili", finchè per lei non sarà più un problema.

In particolare, la terapia cognitivo-comportamentale e quella strategica breve hanno dimostrato di essere particolarmente efficaci nel trattamento delle fobie.

Un'ipotesi potrebbe essere pertanto quella di rivolgersi ad uno psicoterapeuta di orientamento cognitivo-comportamentale o strategico e concordare con lui il da farsi.

Cordiali saluti
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Amica,

la sua paura è piuttosto diffusa fra donne e uomini di ogni età, sia per la sgradevolezza del prelievo in sè sia per aspetti simbolici rilevanti per qualcuno ("estrarre il contenuto" di sè) e per il contesto (medico), con le preoccupazioni che può portare con sè l'accertamento stesso dello stato di salute, il cui esito non è scontato.

Per combattere questo problema può consultare uno psicologo che utilizzi tecniche specifiche come ipnosi, PNL o EMDR e concordare un intervento che la aiuti a non affrontare più con disagio il momento del prelievo.

Saluti,

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Attivo dal 2011 al 2022
Ex utente
Grazie per le risposte seguiro' i vostri consigli. Penso che il mio problema sia legato ad un trauma che ho subito all'eta' di otto anni quando sono stata operata di appendicite. In otto infermieri nessuno riusciva a farmi una semplice flebo e alla fine mi sono ritrovata con due braccia grandi come quelli di un elefante e avendoli ormai piene di liquidi mi hanno dovuto fare la flebo ai piedi. Da quel momento non voglio che nessuno mi Tocchi quella zona dove normalmente si fanno i prelievi.
Cordiali saluti.
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Nel caso che riferisce, la "sensibilità" di cui parlavo è connessa ad un episodio specifico. Questo non modifica l'essenziale del trattamento, ma fornisce informazioni aggiuntive su come le sue reazioni si sono originate.

A volte, infatti, singoli episodi sono vissuti come particolarmente ansiogeni, dolori o spaventosi, e questo innesca l'apprendimento che poi si consolida nel tempo.

Altre volte le fobie possono essere "apprese", magari da un adulto significativo che a sua volta ne soffre.

Cordialmente
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
In questo caso ogni prelievo diventa un'occasione per rivivere quello che le è successo da bambina, e che evidentemente è stato così traumatico da non essere stato ancora superato.
Poco male, se deciderà di farsi aiutare potrà risolvere il problema e riuscire a separare la situazione-stimolo (prelievo) dalla risposta che ha appreso (paura e inizio di svenimento).

Questo ovviamente se non c'è anche dell'altro, come suggerisce il Collega, come ad es. l'esperienza analoga di qualche suo stretto familiare.
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