Lavoro fisso o autonomo? senso di colpa

Buongiorno,
sono una neo mamma e dovrò presto rientrare al lavoro. Questa situazione mi terrorizza soprattutto perchè dopo 2 anni di soprusi e di umiliazioni all'intero di un un ufficio sono stata coercitivamente trasferita in un'altra città. Quindi lavoro per la stessa azienda ma con un'altra mansione completamente nuova e in un altro contesto lavorativo (oltretutto lontana da casa). I primi due anni di lavoro sono stati terribili (se si esclude il primo periodo dove ero in un altro ufficio). Ho subito continue umiliazioni, subivo veri e propri interrogatori su temi da me mai trattati, dovevo fare ore di straordinario non pagate perchè mi si tacciava di inadeguatezza professionale. E' stato terribile ma ho resistito perchè volevo sposarmi e avere figli, quindi solo per un forte senso del dovere. Purtroppo però il mio fisico ha cominciato a cedere; avevo tremori forti, tachicardie continue, difficoltà a mangiare tanto che un bravo neurologo mi diede del rivotril in gocce. Allora, presa dalla disperazione, chiesi il trasferimento e per ripicca mi mandarono lontano da casa (a circa un ora di autostrada) preciso che le opportunità di mandarmi più vicina sono SVARIATE. Nonostante la distanza e il lavoro completamente diverso e per me odioso mi trovai decisamente meglio e poi rimasta incinta rimasi a casa per maternità. Adesso mi si presenta l'occasione di lavorare in un settore che amo vicino casa anche se senza contratto fisso ma solo in collaborazione. Vorrei lasciare il mio vecchio lavoro (che poi è comunque ancora da imparare) perchè lo detesto veramente e vorrei fare una prova con la possibilità che mi è capitata. Mi sento terribilmente in colpa perchè ho paura che lasciare un posto fisso di questi tempi sia irresponsbile nei confronti di mio figlio e di mio marito. Ho bisogno di un consiglio. Meglio rischiare di non guadagnare niente (potremmo eprmettercelo per qualche mese) o rischiar di prendere degli ansiolitici ed essere più sfidiciata e infelice. In altre parole meglio la mia felicità o la serenità della famiglia?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile signora,

se il posto di lavoro nel quale dovrebbe rientrare le porterà via ore al giorno solo per i trasferimenti e si prospetta come una possibile fonte di grande stress non so se tornarci sarebbe una buona idea.
Essere una mamma il più possibile serena è un dovere che ha nei confronti di suo figlio - e ovviamente anche verso sè stessa - che vale tanto quanto il dovere di mantenerlo e di provvedere a lui.

Suo marito cosa vorrebbe che lei scegliesse?

Il suo racconto è molto significativo e non penso che quello che riferisce sia dovuto ad una sua errata interpretazione delle circostanze: non ha pensato di approfondire la possibilità di denunciare l'azienda per mobbing?
Da quanto ci dice penso che possano esserci tutti gli estremi per farlo.

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr.ssa Verena Elisa Gomiero Psicologo, Psicoterapeuta 173 3
Gentile signora,
lei chiude con <In altre parole meglio la mia felicità o la serenità della famiglia?>, mi sorge una rifllessione: una mamma felice non ha più probabilità di portare serenità in famiglia non trova?.
Mi sembra di capire che è disposta a mettersi in gioco con un lavoro nuovo che le piace e per di più vicino a casa.
Suo marito cosa ne pensa ne avete parlato?
Cordialmente

Dr.ssa Verena Elisa  Gomiero
psicologa psicoterapeuta
Operatore training autogeno

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile signora,
la sua serenità é importante ed è correlata alla serenità della famiglia.

Quanto pesa il fattore economico su una sua decisione? Quali sono le aspettative di suo marito nei suoi confronti? E' a conoscenza dei suoi disagi? Si sente compresa e sostenuta? Ci sono forse possibilità per cambiare le condizioni di lavoro nell'attuale contesto ?

Mi colpisce il suo senso del dovere, tuttavia sarebbe opportuno riflettesse sui costi in termini di benessere personale (che a quanto dice sembrano alti) e familiare che ne derivano per aiutarsi a decidere.

Cordialmente

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Gentile signora,
per poter scegliere un po' più a cuor leggero, non sarebbe possibile per Lei in base al suo contratto prendere un periodo di aspettativa non retribuita dal suo attuale lavoro per poter "provare" con quello nuovo, trovando una modalità di collaborazione consentita?

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

[#5]
dopo
Utente
Utente
Gentili dottoresse,
innanzitutto grazie per il consulto in tempi record.
Per quanto riguarda la possibilità di un'aspettativa non retribuita credo sia possibile, sicuramente mi informerò in tal senso, credo sia la scelta più rassicurante per il momento.
In generale è assolutamente vero che il mio stato d'animo si ripercuote inevitabilmente sulla mia famiglia.
Mio marito mi dice di fare quello che voglio, dice che la decisione spetta a me anche in base alle ore che potrò dedicare alla famiglia, per lui l'ideale sarebbe un part-time (peraltro difficilissimo da trovare) invece i due impieghi per me possibili al momento sono entrambi impegnativi in termini di tempo, l'unica differenza è che il contratto di collaborazione avrebbe il vantagigo di una maggiore flessibilità di orari rispetto al contratto fisso con tanto di cartellino da timbrare anche se lo svantaggio è un'insicurezza economica che può dipendere anche dal mercato. Per qualche mese non avremmo problemi se dovessi guadagnare poco, ma nel tempo ovviamente non sarebbe così.
Per quanto riguarda il mobbing purtroppo è una strada non percorribile perchè si tratta di un importante istituto che opera a livello locale ( con importanza nazionale) i cui vertici sono fortemente intessuti col sistema politico cittadino. Inoltre il trasferimento è lecito perchè previsto dal contratto nazionale (senza rimborso spese di spostamento).
Il vero problema non parte solo dalla mia coscienza ma dal contesto sociale nel quale mi trovo; mio marito è dipendente e ama la sicurezza, i miei genitori sono stati per una vita dipendenti e farebbero fatica a capire un rischio così alto, tutti i nostri amici sono dipendenti e preferiscono il certo per l'incerto.
Mediterò su tutto sperando di poter godere di un periodo di aspettativa per poter provare con lavoro che vorrei intraprendere e poter decidere con cognizione di causa.
Vi ringrazio e vi terrò informate.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
E' comprensibile che tutte queste persone attorno a lei, unite nella tipologia di lavoro e di visione della vita, le facciano dubitare di una scelta diversa.
E' però importante che lei decida da sola, tanto più se suo marito di fatto non sta spingendo per una delle due opzioni e vuole che sia lei a scegliere cosa fare.

Lei in fondo ci dice che scegliere la nuova opportunità farebbe la sua felicità, ma la mette in contrapposizione con la serenità della sua famiglia come se questa dipendesse principalmente dal fattore economico.
La responsabilità che lei ha verso suo figlio è però prima di tutto quella di contribuire a creare attorno a lui un ambiente sereno, che gli consenta una crescita equilibrata, e questo dipende molto dal suo stato d'animo, soprattutto nei primi anni di vita del piccolo.
Di conseguenza una scelta che può fare la sua felicità farebbe anche quella del bambino: solo una madre felice cresce figli felici.
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dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa,
grazie per il consiglio, ha ragione, devo decidere da sola anche perchè sono io che devo andare a lavorare e sono io che devo provvedere alla mia famiglia. Nessun altro può farlo al posto mio e nessuno può saper cosa è meglio per la serenità famigliare se non io e mio marito.

Mediterò con attenzione
Grazie ancora
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Benissimo, quando avrà deciso ci aggiorni sulla situazione.

Cari auguri,