Non mi hanno mai spinto a considerare l'idea che potessi suonare per mestiere, per vivere

Salve,
vorrei sottoporre alla Vostra attenzione un mio problema. Sono un ragazzo di 19 anni, ho conseguito la maturità scientifica e attualmente sono entrato nella facoltà di medicina e chirurgia senza grossi problemi. La medicina è stata sempre una costante nel mio orientamento, sin da quando ero un bambino. Per questo, arrivato di fronte alla scelta del corso di laurea, non ho avuto problemi, anzi, li avrei avuti se non avessi passato il test di ammissione, perché non avrei saputo proprio dove altro andare.

Nella mia vita c'è sempre stata un'altra passione, quella per la musica. Una passione unita a un talento che ormai non faccio fatica a riconoscere, che mi ha permesso di imparare facilmente 5 strumenti, dei quali uno in particolare ho a cuore particolarmente. Ho preso lezioni per imparare tre di questi, mentre sono riuscito a padroneggiare discretamente gli altri due basandomi semplicemente sulle mie conoscenze musicali.

Ho sempre visto la musica come un hobby. I miei genitori, durante la mia infanzia (a circa 6 anni), mi spinsero a imparare il mio primo strumento cosicché io potessi prestare un servizio nella mia comunità religiosa. Non mi hanno mai spinto a considerare l'idea che potessi suonare per mestiere, per vivere. E questa convinzione l'ho portata dietro per diversi anni, assieme alla volontà di seguire gli studi di medicina e chirurgia.

Recentemente (parlo di due anni a questa parte) i miei orizzonti musicali si sono ampliati, ho conosciuto tanti artisti, ho messo su la prima band, ho iniziato le prime esibizioni live, e con queste attività ho sempre più sviluppato le mie abilità nel campo. Fino a qualche mese fa, dove varie collaborazioni con ragazzi veramente bravi mi hanno portato a provare un entusiasmo veramente grande.

Durante questi avvenimenti, procedeva intanto il mio studio universitario. Ho seguito tutti i corsi (che, per quanto offrissero una conoscenza ancora "di base", come biologia e chimica, ho trovato davvero interessanti), ho fatto tante splendide conoscenze, mi sono ambientato bene. Al momento dello studio in vista degli esami, però, già qualcosa andava storto. Provavo un senso di apatia, di noia, studiavo poco o niente. Ho passato tutti gli esami fin'ora svolti, con risultati mediocri. Conoscendomi ero consapevole di poter prendere il massimo in ogni materia, tuttavia c'era qualcosa che mi bloccava.

Due sere fa, poi, ho avuto una specie di "illuminazione". Mi sono detto "e se in realtà io volessi fare il musicista di professione?" Questa domanda mi ha sconvolto. Mi ha dato la sensazione di aver celato al mio io cosciente una desiderio latente di fare nella vita ciò per cui mi sento veramente nato, suonare. Vorrei chiederVi, dato che la cosa mi crea non pochi problemi (visto che non riesco a pensare ad altro), non cosa scegliere, ma COME AFFRONTARE LA SCELTA che mi si pone davanti: lasciare un futuro certo come quello di un medico per inseguire una via lastricata di incertezze, o continuare il mio percorso.
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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Gentile Ragazzo,
al di là della scelta di una professione rispetto all'altra, mi pare si tratti proprio di decidere tra un tipo di vita e un altro: amicizie, affetti, relazioni, luogo dove vivere sarebbero inevitabilmente molto diversi.
Immaginandosi tra 10-15 anni, in quale contesto si vede? Quali altri progetti di vita contornano quello della scelta lavorativa (matrimonio/convivenza, figli...)?
I suoi genitori che ruolo avrebbero in tale decisione?

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
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Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10 16
A fianco agli spunti di riflessione della Collega, te ne pongo alcuni su un futuro più immediato.
Cosa significa, per te, fare il "musicista professionista"?
Quali azioni penseresti di mettere concretamente in atto se oggi decidessi per la "via dell'incertezza"?
Che significato ha per te essere un medico?

Dr.ssa Paola Cattelan
psicologa psicoterapeuta
pg.cattelan@hotmail.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
Innanzitutto vi ringrazio per le risposte. Sono del tutto consapevole che le due strade sono completamente diverse, non a caso la scelta che mi si pone d'avanti è ardua. Al di là della vocazione nell'uno o nell'altro campo, una cosa certa è che una laurea in medicina e chirurgia offre sicuramente ottime possibilità di lavoro, stabilità economica eccetera, mentre il campo della musica, dato che la "professione" del musicista non è riconosciuta dallo Stato (che in questo caso non investe affatto nella cultura della quale ci vantiamo noi italiani), è un campo di sfide, di difficoltà, bisogna cercarsi lavoro costantemente, e la propria abilità e la determinazione giocano un ruolo costante nel successo in questo campo. Per musicista professionista si intende per esempio un "turnista", ovvero un musicista che segue grandi artisti nelle tournee, ma ci sono anche tante possibilità come l'insegnamento, la produzione, l'audio-ingegneria.[...]
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dopo
Utente
Utente
Da una parte ho la possibilità di seguire il corso di studi di medicina, per almeno 6 anni, e i miei genitori si sono fatti carico di tutte le spese. Dall'altra parte, la possibilità è che riesca a ottenere il consenso dei miei genitori per investire lo stesso denaro o anche meno per uno studio intensivo del mio strumento principale per almeno 3 anni, il tempo necessario per affinare la tecnica e iniziare a lavorare localmente con gruppi e/o coverband (vivo in una grande città, quindi non ho problemi a trovare altri musicisti molto bravi). Dopo 3 anni l'idea sarebbe di prendere lezioni da un grande maestro, il quale non solo mi aiuti a perfezionare la tecnica, ma anche ad avere sbocchi lavorativi maggiori ben retribuiti. Questo è possibile solo se riesco a diventare abbastanza bravo da permettere al maestro di consigliare a più gente di contattarmi.

Se non dovessi riuscire, purtroppo non ho la possibilità di ereditare un lavoro dai miei genitori. Sarebbe quindi una scommessa sul mio futuro, un salto nel buio. Potrei comunque inventarmi un'attività di vendita di strumenti musicali, che se portata avanti bene può essere un buon ripiego. Ma essenzialmente ciò che mi spinge a "scalare la vetta" è il brivido di non essere sicuro di come andrà il mio futuro, di dovermi reinventare giorno dopo giorno, di avere sempre un obiettivo da raggiungere.

Per me essere medico è sempre stato molto più che la prospettiva di un lavoro stabile e ben retribuito. E' la possibilità concreta di dare una mano al prossimo facendo qualcosa che mi piace, sia stando a contatto con i pazienti che contribuendo alla ricerca. L'ho sempre vista come una vocazione, diretta leggermente verso la pediatria, in quanto mi sento molto a mio agio con i bambini, e riesco subito a catturare la loro attenzione.

La musica invece non posso spiegarla semplicemente a parole. La vivo, ogni giorno. Mi accompagna dalla mattina alla sera, incide particolarmente sul mio stile di vita e sulla mia vita sociale (frequento molti musicisti e pochi ragazzi del mio corso di medicina). Spesso se non sto suonando, mi capita di comporre musica nel pensiero, e questo influenza anche la mia attenzione durante le lezioni o durante lo studio. Alcuni pezzi che sono riuscito a registrare hanno raccolto numerosi consensi tra amici e anche semplici conoscenti.

Del campo medico principalmente mi spaventa la certezza: essere sicuro che bene o male dopo anni di studio il resto della vita lo passerei essenzialmente facendo sempre la stessa cosa. Invece nel campo musicale avviene l'opposto: dovrei lavorare sodo ogni giorno e crearmi le occasioni, altrimenti perdo tutto. Ma di questo mi piace il brivido dell'ignoto.

E' un po' come scegliere il mezzo per fare un lunghissimo viaggio: da una parte ho un aereo, veloce, diretto, comodo, ti porta a destinazione ma senza goderti tanto il percorso; dall'altra parte ho una moto, scomoda, lenta, costretta a percorrere più km perché deve seguire la strada, però ti permette di vedere posti incantevoli, di fermarti dove vuoi, di scegliere anche di allungare il percorso.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazzo,

hai spiegato davvero molto bene quali sono i significati, ma anche le emozioni che ti guidano in questa scelta.
Sembra quasi che fare il medico sia la vita comoda ma meno soddisfacente e fare il musicista sia la vita vera, che ci fa anche correre qualche pericolo, che può fare soffrire e che però vale la pena di vivere.

"Del campo medico principalmente mi spaventa la certezza: essere sicuro che bene o male dopo anni di studio il resto della vita lo passerei essenzialmente facendo sempre la stessa cosa. Invece nel campo musicale avviene l'opposto: dovrei lavorare sodo ogni giorno e crearmi le occasioni, altrimenti perdo tutto. Ma di questo mi piace il brivido dell'ignoto."

Accanto a questo però è importante fare delle valutazioni opportune, come già stai facendo, anche di altra natura.

Per fare questo potrebbe esserti utile l'aiuto di uno psicologo, magari se presente all'università o in un servizio di orientamento, in maniera da esplorare tutte le possibilità e comprendere quale potrà essere la tua strada.

In bocca al lupo!

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo, a leggere quello che scrivi e il modo in cui. lo scrivi si percepisce che la tua scelta e' fatta!
Potresti tentare una soluzione di compromesso per un po' (non so se tecnnicamente ti sia possibile), traccheggiare, prendere tempo e intanto percorrere la strada che vuoi!
Consigliati con lo sportello di psicologia della facolta" per guadagnare tempo, ma mi sembra che tu sappia fin troppo bene quae sia il tuo 'desiderio'.
Fatti rIsentire se vuoi e dimmi se avevo sbagliato...!
Cordiali saluti

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10 16
Hai delineato due mondi molto netti, due anime che sembrano albergare in te e tra le quali non sai scegliere.
Ma i confini non sono mai così netti ed è difficile sapere cosa ci riserverà il futuro, nonostante i nostri progetti.

<Del campo medico principalmente mi spaventa la certezza: essere sicuro che bene o male dopo anni di studio il resto della vita lo passerei essenzialmente facendo sempre la stessa cosa>

Questa potrebbe essere la premessa per essere un ottimo medico: avresti la spinta a non vivere la professione come se fosse un traguardo, ma a mettersi in gioco sempre, con ogni nuovo paziente e in ogni scelta professionale che dovessi fare.
Non penso proprio che la professione medica sia tanto stabile e ripetitiva.
Inoltre potresti intraprendere nuove sfide, per esempio nei paesi in via di sviluppo.
Infine, se scegliessi la pediatria, oltre alla tua naturale propensione per i bimbi (e la loro nei tuoi confronti) ti dovrai confrontare con emozioni molto forti, positive e negative.
In quest'ottica la professione medica ben si sposerebbe con questa descrizione:
<ciò che mi spinge a "scalare la vetta" è il brivido di non essere sicuro di come andrà il mio futuro, di dovermi reinventare giorno dopo giorno, di avere sempre un obiettivo da raggiungere>

Di contro la "professione" da musicista potrebbe rivelarsi più noiosa e deludente di quanto pensassi: essere un "manovale" dei concerti altrui, insegnare a ragazzetti che non hanno nessuna voglia di imparare, stare chiuso in uno studio di registrazione..

Quindi, se la scelta è tra essere una persona che ama le sfide, che si sente vivo nel mettersi continuamente in gioco ed essere apprezzato per le proprie capacità oppure essere pigro, schematico, senza fantasia nè passione per quello che fa, beh, non si tratta di una scelta di professione, ma di essere se stessi, in ogni campo.

Continua a coltivare la tua anima vitale e passionale, mettila in ogni cosa che fai, ma datti anche il tempo di fare qualche esperienza in più (magari di tirocinio in ospedale) prima di chiudere definitivamente una porta.

E poi non è detto che le due cose siano incompatibili (Jannacci docet).

Un saluto.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> La medicina è stata sempre una costante nel mio orientamento, sin da quando ero un bambino.
>>>

Non lo dici, ma ipotizzo che tale orientamento ti sia venuto dall'esterno. Se fosse così, potrebbe darsi che il tuo improvviso esserti reso conto che:

>>> Questa domanda mi ha sconvolto. Mi ha dato la sensazione di aver celato al mio io cosciente una desiderio latente di fare nella vita ciò per cui mi sento veramente nato, suonare.
>>>

non sia tanto qualcosa d'inconsapevole che è diventato consapevole (dopotutto hai sempre saputo che la musica ti piace) ma piuttosto l'aver capito che fino a quel momento, in un certo senso, non ti eri potuto permettere di fare ciò che ti piace.

Tutto sommato mi sembrano due attività, medicina e musica, che possono sposarsi bene e non intralciarsi a vicenda. Puoi completare la facoltà e nel frattempo coltivare l'altra passione, magari anche suonando in pubblico quando capita. Se son rose fioriranno, come si dice.

Ma non cadere nell'errore di ragionare rigidamente in modo "o questo o quello". Professionalmente parlando si può benissimo essere "questo *E* quello", anzi, oggi molto più di una volta.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com