Ansia, panico e tachicardia in seguito abbandono

Salve, ho 35 anni è sto vivendo il peggior momento della mia vita. In seguito alla rottua della relazione sentimentale che mi vedeva proiettato verso progetti d vita comune, mi ritrovo oltre che solo, con una serie di problemi che non riesco a gestire, sopportare ed affrontare.
1)Il continuo stato di ansia, principalmente presente nelle ore di luce solare, alcune volte si trasforma in stato di panico, quello che mi succede in pratica è: difficoltà respiratoria, dolori al petto, tremori alle gambe, la sensazione di un nodo alla gola ed allo stomaco.
2) un pensiero costante, ossessivo a tutto ciò che avrei voluto dire alla persona che mi ha lasciato e che non ho potuto dire perchè si è sottratta ad un confronto faccia a faccia. Questo pensiero non mi permette di dormire e mi sveglia improvvisamente a qualsiasi ora della notte.Pregiudicando tutte le ore di riposo.
3) sono spaventato dall'idea di dover iniziare tutto da capo, non ho un lavoro (vivevo all'estero) non ho punti di riferimento da dove iniziare, mi sento estremamente solo e alla mia età avevo sogni e necessità di essere genitore, adesso il buio più profondo.
4) continuo ad aspettare un segnale dalla persona che mi ha lasciato, sapendo benissimo che non arriverà, ma è un pensiero che mi assale, al di fuori della mia volontà. é come se qualcuno altro pensasse per me, sempre alle stesse cose.
Sono stato dallo specialista, mi ha prescritto la paroxitina, per 3 settimane, però non vedo miglioramenti nel mio umore, e dire che mi forzo a non stare da solo, ad uscire con gli amici, cose tranquille, ma che mi sembrano fatiche enormi perchè il mio pensiero è fisso verso questa delusione che mi ha travolto in questo ultimo mese.
Quello che più mi preoccupa e mi spaventa è la "serietà" con cui penso alla morte come unico modo per poter riposare da questi continui pensieri. La mia parte razionale inizia a suggeririmi di lasciarmi andare a questa idea, e per quanto ne parli per esorcizzarne la realizzazione, mi convinco sempre di più che sia la soluzione a tutti i miei malesseri.
Quello che chiedo, come posso allontanare da me questi pensieri ossessivi? può essere legato al fatto che la relazione si sia chiusa senza aver la possibilità di parlarci viso a viso? faccio bene a parlare di questa mia idea-paura di togliermi la vita con gli amici? devo vedere lo specialista il 17 di questo mese, ho caricato di aspettative questo appuntamento, faccio bene o rischio di deludere le mie aspettative e ritrovarmi in condizioni peggiori di come sto adesso?

Grazie mille e scusatemi se sono risultato poco chiaro.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Utente,
immagino che lo specialista a cui fa riferimento sia lo psichiatra. E' così?
Vada con fiducia al prossimo appuntamento, è davvero utile che lei si curi in modo adeguato.

<Quello che chiedo, come posso allontanare da me questi pensieri ossessivi? >
Purtroppo non ci sono consigli da dispensare da qui, ma sarebbe utile che consultasse anche uno psicologo/psicoterapeuta per associare al trattamento farmacologico un eventuale trattamento psicoterapeutico, previa valutazione dello specialista.

Provi a sentire il parere del suo curante in merito e se crede ci tenga aggiornati.

Cordialmente

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie per avermi risposto,
Lo specialista è uno psicoterapeuta e psichiatra, ho molta fiducia in lui,anche se non so se questo è il modo giusto, intendo dire e se poi non riesco a sentirmi meglio? se non riesco a controllare questa ansia? se non riesco ad allontanare questa idea costante di terminarmi? io non ho strumenti per uscire da solo da questa palude di malessere. Inoltre sento dire che questi percorsi sono lunghi, come è giusto che sia, e anche economicamente impegnativi, e se non riesco a permettermi un sostengo valido e per il tempo necessario? Quello che più mi angoscia è dover affornatre problemi e situazioni che neanche un mese fa non erano proprio presenti nella mia vita. la sensazione è quella di impazzire da un giorno all'altro e non trovare più niente che valga la pena per vivere.
Ancora grazie.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
La fine di un amore equivale al crollo totale della relazione, dell' autostima , del senso di appartnenenza alla coppia, all' abbandono, alla morte.
L' elaborazione del lutto e' quell' indispensabile processo post separazione, che necessita per riprendersi le parti di se' , che l' altro ha fatto nascere, crescere e contenuto per anni.
Effettui una diagnosi clinica del suo disagio, poi la terapia ed i tempi possibili si stabilira' solo in seguito.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#4]
dopo
Utente
Utente
gentile dottoressa,
dal mio punto di vista accettare una morte ed elaborare un lutto è del tutto normale, intendo dire che essendo una persona razionale, accetto la morte reale come la fine della vita e quindi parte di essa. Essere abbandonti per email, quando i progetti erano di famiglia e figli, non lo vedo proprio come una morte, un lutto, ma come una violenza inaudita, come il tentativo, per altro riuscito, di ferirmi quasi a morte, per aumentare l'agonia. Questa convinzione è dettata dalla estrema fiducia che io ho sempre riposto nel dialogo e nella comunicazione, e colpirmi in questo modo è, a mio parere, un tentativo mirato di distruggermi, almeno è questo che provo ormai da un mese.
Chiedo un aiuto disperato, ma pare che nessuno di quelli a cui mi sono rivolto capisca, seriamente il mio disagio, questo è quello che piè mi spaventa.
Grazie per l'attenzione
[#5]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Utente,
dunque è forse già in corso anche una psicoterapia unitamente al trattamento farmacologico?

<Inoltre sento dire che questi percorsi sono lunghi, come è giusto che sia, e anche economicamente impegnativi,>
Ha parlato di questo con il suo curante?

Provi a leggere questo articolo che bene illustra in cosa consiste un percorso psicoterapeutico al link

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html

[#6]
dopo
Utente
Utente
gentile dottoressa,
al primo appuntamento avvenuto il 27 giugno scorso, lo specialista mi ha prescritto 3 settimane di paroxitina dicendomi che il 17 avrei inizato un percorso, quindi di fatti la psicoterapia non è materialmente iniziata, salvo il primo incontro. Non ho avuto ancora modo di affrontare nessun discorso in profondità con lo specialista, neanche i tempi e i costi.
Ho letto l'articolo, è mi dispiace dirlo, ma rischio di condizionare ancora di più il mio giudizio sulle tecniche psicoterapeutiche.Per anni sono stato affascinanto dall'argomento e ho sempre considerato la forza di volontà come unica arma in grado di risolvere ogni forma di controversia, intriore ed esteriore. Adesso sono disarmato e vorrei arrivare all'appuntamento con lo specialista completamente libero da ogni mia convinzione, giudizio e preconcetto sull'argomento. Non so se faccio bene.
Attualmente quello che so e che parlare dei miei problemi, mi da un leggero riposo, dal pensare e che vorrei gridare questi problemi al mondo intero.
grazie.
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