Tanta confusione

Buonasera, vorrei una vostra opinione sulla mia situazione e sulla necessità o meno di rivolgermi da uno psicologo. Sono una ragazza di 27 anni e sto attraversando un periodo di profonda stasi, immobilità sia nel campo lavorativo che in quello universitario. Ho sempre avuto nel corso degli anni (universitari) periodi in cui ero profondamente demoralizzata ma attribuivo questa situazione al mio dilungarmi negli studi e pensavo che dopo la laurea tutto si sarebbe risolto e sarei stata più serena. In realtà, dopo essermi laureata (quasi 1 anno fa) le cose sono peggiorate. Mi capita di piangere molto spesso, sento di aver perso l’interesse per tutto, non ho stimoli ed ogni minima difficoltà mi sembra una montagna insormontabile, comincio a sentirmi inadeguata nel fare qualsiasi cosa e anche nell’approccio con le altre persone mi sento sempre insicura. Ho deciso di proseguire con gli studi magistrali ma non ho ancora dato un esame. Forse soffro di una forma di depressione, eppure in alcuni momenti (rari in verità) mi ripeto che posso farcela a superare tutto.. pianifico, programmo una “linea di azione” ma puntualmente nell’arco di pochissimo tempo ripiombo in uno stato di immobilismo, trascorro le giornate aspettando che arrivi sera... e quando penso alla vita che faccio, a come mi sento, mi dico che mi sento come se stessi “marcendo da dentro”. Non so cosa fare ormai..
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazza,

forse questo periodo di stasi potrebbe permetterle un cambiamento se affrontato nel modo giusto, ad esempio ridefinendo i suoi obiettivi: che cosa vuole fare davvero?
Inoltre sembra non esserci nulla in grado di appagarla adesso: che spiegazione si dà?
Quali strategie ha provato ad attuare per cercare di uscire dall'impasse?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazza,
Questo senso di apatia e demotivazione ha fatto seguito alla fine del corso di laurea. Quindi si puo' ipotizzare che rappresenti per lei un lutto.
Per elaborare questa emozione pero' un aiuto da parte di uno psiclogo sarebbe indicato. Forse presso la sua Facolta' c'e un servizio dedicato alle problematiche che originano dagli studi. Il termine di un corso di laurea e' si un traguardo, ma chiude un periodo particolare della vita, fatto di speranze, di progetti, di orizzonti aperti...
Le porgo i miei saluti e auguri

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio per le celeri risposte.
Dott.ssa Pileci ha centrato appieno i quesiti che mi pongo e ai quali purtroppo non riesco a trovare risposte..

“ad esempio ridefinendo i suoi obiettivi: che cosa vuole fare davvero?”
Non riesco a capirlo, mi sembra di essermi fermata al periodo adolescenziale in cui si fantastica, si progetta il futuro ma all’atto pratico non concludo nulla. Non ho mai avuto le idee chiare su cosa fare “da grande” ed ora mi ritrovo qui e non so come fare a scoprirlo. Ho tanta confusione che persino scrivere qui mi risulta particolarmente difficile.

“Inoltre sembra non esserci nulla in grado di appagarla adesso: che spiegazione si dà”
Anche in questo caso non ho una risposta esaustiva.. mi sembra che gli anni trascorsi a studiare per finire l’università (triennale) mi abbiano prosciugato di tutte le energie vitali. Ora mi sento apatica nei confronti di ogni cosa ma credo di non poter ridurre tutto al mio percorso di studi, mi sento eternamente insoddisfatta.. se mi viene prospettato qualcosa di nuovo vedo subito gli aspetti negativi.
“Quali strategie ha provato ad attuare per cercare di uscire dall'impasse?”
Riguardo le strategie diciamo che si limitano a piani, progetti (sempre gli stessi) che però non trovano attuazione. Ho provato a pormi degli obiettivi ma finisco per non trovarli soddisfacenti e quindi terminano in un nulla di fatto. Ho provato anche a dedicarmi ad un hobby ma trovo ogni cosa poco interessante o counque non adatta a me.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

in questo caso è opportuno non perdersi d'animo: un momento di difficoltà o di crisi può capitare nella vita.

Perchè non prova a farsi aiutare da uno psicologo di persona? Già presso l'università dovrebbe essercene uno. oppure potrebbe pensare di rivolgersi all'ASL della Sua zona.

A volta può sembrare più semplice, più economico e scontato accanirsi sui propri piani anche se a metà ci accorgiamo che non è proprio ciò che ci appagherebbe di più. In tal caso occorre una buona dose di coraggio per rinegoziare il progetto, considerandolo un pezzo di percorso e non un fallimento.

Tutto ciò che Lei ha fatto ed è stata fin qui Le serve e Le servirà sicuramente in futuro, fa parte della Sua storia.

Buona giornata,
[#5]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio per l'ulteriore risposta.

Le mie incertezze riguardo il rivolgermi ad uno specialista sono di doppia natura.

Per primo mi chiedo come possa uno psicologo, tramite le varie sedute, aiutarmi a capire cosa voglio fare nella vita o perché vivo questo periodo di demotivazione ed apatia (come giustamente l'ha definito la Sua collega).

In secondo luogo poi ritengo che in questo periodo di profonda incertezza temo che mi farei indirizzare verso qualsiasi strada mi venga proposta finendo poi per pentirmene. Mi spiego meglio.
Nel lavoro dello psicologo ritengo ci sia una dose di" soggettività" maggiore rispetto ad altre professioni e così magari per il mio problema il Dott. X potrà ritenere di dover lavorare sull'elaborazione del lutto che deriva dall'aver finito un periodo della vita ecc.. spingendomi ad affrontare un determinato tipo di percorso, magari per il dott. Y invece il problema potrebbe avere altre motivazioni e quindi mi porterebbe verso un altro tipo di percorso.
La mia ritrosia risiede nel timore di "scegliere la persona sbagliata".. e in tal caso chi ne pagherebbe le conseguenze sarei solamente io...

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Lo psicologo utilizza gli strumenti adatti, guidando con domande giuste in maniera da far emergere determinate informazioni oppure utilizzando test, se necessari.

In psicologia vi è soggettività esattamente come potresti trovarla in altre professioni: es l'avvocato X ha una strategia e l'avvocato Y un'altra. Un commercialista potrebbe indicare una soluzione e non un'altra suggerita per esempio dal collega.

Tuttavia è sempre il pz. il massimo esperto di se stesso, non lo psicologo: lo psicologo ha il compito di facilitare, di far emergere, di rendere consapevole, ma non ha la sfera di cristallo ^___^

Se uno psicologo dovesse ipotizzare l'elaborazione del lutto, ma il pz. non lo SENTE, sarà il pz. stesso a dire che l'elaborazione del lutto non c'entra con lui in questo momento.

Scelga da subito un professionista con cui ci sia feeling, fiducia e che faccia tante domande per ben capire la situazione.

Gli psicologi non sono indovini ^__^

Saluti,
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazza,
La sua esperienza di colloqui con psicologi e' molto parziale. Noi da tale sito abbiamo pochi elementi circa la Sua rappresentazione del problema ed inevitabilmente incorriamo nell'errore che lei ha percepito come una certa dose di soggettivita'. Questo e' il vero motivo per cui i consulti on line hanno dei limiti.
Nei colloqui in persona c'e' un setting, un tempo, uno spazio per realizzare un colloquio che si giovi di tutti i crismi necessari.
Cordiamente
[#8]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio, proverò a fare come consigliato.

Un ultimo dubbio risiede nella modalità di scelta del professionista.. non so come orientarmi.. psicologo o piscoterapeuta, indirizzo cognitivo-comportamentale piuttosto che dinamico o psicoanalitico..
Qui nel mio paese poi, non sono a conoscenza di persone che potrebbero consigliarmi o indirizzarmi verso qualcuno nello specifico.. quindi Lei cosa mi consiglia, di fare una ricerca degli specialisti presenti in zona e "procedere per tentativi"?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Lo psicologo in prima battuta va bene per una valutazione. Non è detto che Lei abbia bisogno di una psicoterapia. Se lo psicologo è anche psicoterapeuta va bene lo stesso.

Per quanto riguarda gli orientamenti teorici, direi che per la questione che porta qui va bene qualunque orientamento, anche perchè in prima battuta si tratterà di fare un po' d'ordine e qualunque psicologo potrà aiutarla.

Scelga dunque in base alla fiducia che il professionista le darà ma anche in base all'efficacia: per fare un lavoro di orientamento dovrebbero essere sufficienti pochi colloqui.

Poi la valutazione sul futuro dipenderà da quello che emergerà da questi colloqui.
Magari ci aggiorni, se lo desidera.

In bocca al lupo!
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazza,
Per potere praticare una terapia (in modo legale) lo psicologo deve essere anche psicoterapeuta. Nel caso di uno psicoanalista questa specifica non serve, perche' uno psicoanalista e' uno psicoterapeuta.
Circa la scelta dell'orientamento posso dirle che l'orientamento cognitivo comportamentale e' più' direttivo, le fornisce dei "compiti" e delle "prescrizioni" da eseguire e tende a modificare operativamente il problema che lei porta.
L'orientamento psicodinamico e psicoanalitico invece va alla ricerca delle cause inconsce del sintomo che lei presenta. Non e' direttivo e non le da' prescrizioni, ma utilizza sogni e associazioni per accedere al livello inconscio.
Una volta portato alla superficie il senso del sintomo spettera' a lei, attraverso l'elaborazione cosciente permettere una trasformazione.
Si metta comunque in cerca di specialisti in zona e chieda loro un appuntamento. Se si stabilira' un clima relazionale di fiducia questo sara' una buona indicazione per la scelta.

Cordialmente