E' giusto che il mio psicoterapeuta mi dica cosa devo fare?

Buonasera,

vi scrivo in quanto sarei interessata ad avere il vostro parere in merito alla domanda oggetto del consulto. Sono in cura da uno psicoterapeuta da circa due anni per disturbi di ansia, distimia e BED. Mi sono resa conto che, sebbene io creda che il mio psicologo sia un professionista, sta capitando veramente troppo spesso che mi dica come devo comportarmi nelle varie situazioni della mia vita. A volte mi sembra di parlare con un amico, che alla fine dei miei racconti mi dà dei consigli e talvolta mi riprende in modo deciso per i miei errori. Visto che uno dei miei problemi principali è proprio una profonda insicurezza, che mi porta ad avere una forte sfiducia nelle mia capacità decisionali e ad essere alla perenne ricerca dell'approvazione da parte di una figura "autorevole", credo che questo comportamento non sia veramente il più adatto al mio caso. Mi son ritrovata a raccontare mezze verità, perché avevo paura che, essendo totalmente sincera, sarei stata ancora una volta rimproverata per il mio comportamento e per non aver rispettato le direttive datemi nella seduta precedente. Mi chiedo: è normale tutto questo? E' un comportamento etico? Io so solo che esco dalle sedute a volte sollevata (perché in pratica qualcuno prende le decisioni al posto mio) e a volte molto sconfortata (quando vengo rimproverata). Il problema è il mio, proprio perché imposto il rapporto in modo sbagliato?
Vi ringrazio in anticipo per la vostra attenzione e spero di ricevere al più presto una risposta. Cordiali Saluti
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signorina,
Uno psicoterapeuta non deve prendere decisioni per Lei ma darle un indirizzo si. Se a causa delle sue problematiche Lei prende delle strada disfunzionali per Lei e' giusto che il suo terapeuta glielo indichi. Poi potra' fare come vuole, ma se il suo terapeuta fosse passivo Le verrebbe il dubbio di stare sprecando tempo!
I migliori saluti

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentilissima Dottoressa,
la ringrazio per la sua risposta. Posso cortesemente chiederle che cosa intende per "prendere delle strade disfunzionali"? Intende anche per quanto riguarda le scelte di vita, ad esempio in campo sentimentale? La ringrazio.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Non so in che termini il Suo terapeuta intervenga, ma spesso il campo sentimentale e' uno di quelli più' critici e indicarle se sta dirigendosi in una direzione sbagliata e' corretto, fermo restando che la scelta finale resta Sua, con tutte le responsabilita' che comporta.
I migliori saluti
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dopo
Utente
Utente
Capisco. Certo però a volte mi sembra un tantino esagerato questo modo di imporsi: credo che sia molto importante fare eventualmente degli errori e imparare, a proprie spese, come non ricaderci più. In ogni caso la ringrazio per il suo parere e la saluto.
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Utente
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Capisco. Certo però a volte mi sembra un tantino esagerato questo modo di imporsi: credo che sia molto importante fare eventualmente degli errori e imparare, a proprie spese, come non ricaderci più. In ogni caso la ringrazio per il suo parere e la saluto.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Ragazza,
Uno psicoteraeuta, lavora in di assenza di giudizio e senza indicare cio' che il paziente dovrebbe fare o non fare.
E' possibile che le indicazioni del suo terapeuta vengano pero' vissute da lei come perentorie o troppo invasive, le suggerisco in ogni caso, di discuterne con lui, per far diventare la crisi una nuova e piu ' funzionale risorsa terapeutica.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazza,
Concordo anche io con la collega Dott.a Randone sulla opportunita' di portare in terapia l'esignza che ci ha esposto.:


"credo che sia molto importante fare eventualmente degli errori e imparare, a proprie spese, come non ricaderci più. "

Non ci ha specificato che approccio psicoterapeutico stia seguendo, ma in alcuni approcci e' importante analizzare il tipo di "reazione"" che la paziente sente nei confronti del terapeuta.
I migliori saluti
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
gentile ragazza le modalità del terapeuta pssono cambiare a seconda dell'approccio teorico di rirferimento.
ci sono terapie direttive ( quelle di stampo cogntivo-comportamentali e strategiche) e terapie meno direttive come quelle analitiche e umanistico-esistenziali.
una volta chiarito il tipo di lavoro da effettuare il paziente sa cosa aspettarsi.
che tipo di psicoterapia sta effettuando, in cosa è specializzato il suo terapeuta?

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

ci sono approcci, come ad esempio quello cognitivo-comportamentale, in cui si prescrivono ad es. al pz. determinati compiti/comportamenti da eseguire tra una seduta e l'altra a fini terapeutici. In alcune circostanze è addirittura lo psicoterapeuta che accompagna il pz. per facilitare il compito (es. psicoeducazione). Quindi io dico esattamente, sincerandomi bene che il pz. abbia anche compreso tutto, che cosa deve fare. Questo non ha nulla a che vedere però con la coercizione, con l'imposizione o con il non rispetto della libertà altrui.

Il fatto è che, a differenza di una prescrizione del medico (che può prescrivere un farmaco ma anche un comportamento più sano, ad esempio se il medico suggerisce di smettere di fumare o di bere alcolici o di perdere peso, talvolta "rimproverando" affettuosamente i propri pz.), che in genere viene compresa meglio dai pz. (perchè un po' l'aspettativa è quella), quella di uno psicologo psicoterapeuta lo è meno perchè visto come la figura professionale deputata esclusivamente all'ascolto. Non è sempre così, perchè lo psicologo deve facilitare e indicare anche i comportamenti più sani e funzionali per il pz.

Talvolta può anche capitare che si aiuti il pz. che sta davvero troppo male, mettendo accanto alle strategie che abitualmente userebbe il pz, e che sono disfunzionali, altre più funzionali. Questo è possibile farlo in tante maniere diverse all'interno di una psicoterapia e dipende sia dallo psicoterapeuta, sia dalle tecniche utilizzate, sia dal momento della psicoterapia, sia dal pz. Dopo due anni di trattamento potrebbe essere plausibile.

Però provi ad immaginare se il Suo psicologo non le dicesse nulla per i Suoi "errori"
("talvolta mi riprende in modo deciso per i miei errori"). Sarebbe gentile da descrivere meglio di che si tratta? Se lo psicoterapeuta sta zitto per tutta la durata della seduta e non le fa notare che c'è qualcosa che non va per il verso giusto (rispetto l'andamento della terapia) che utilità avrebbe per Lei continuare tale percorso? E se, a seconda dei contenuti e delle dinamiche emerse in terapia, non le parla con fermezza e in modo deciso (e talvolta anche in modo incoraggiante), a che cosa le servirebbe?
Questi suoi "errori" che cosa riguardano?

"Visto che uno dei miei problemi principali è proprio una profonda insicurezza, che mi porta ad avere una forte sfiducia nelle mia capacità decisionali e ad essere alla perenne ricerca dell'approvazione "

Questo è una caratteristica psicologica dei BED e dei DCA in generale.

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1211-i-disturbi-del-comportamento-alimentare-che-cosa-sono-e-come-si-curano.html

Ma forse (e la invito a fare il punto della situazione con il terapeuta che la conosce e che la segue) il modo che il suo terapeuta ha di relazionarsi con lei tocca in lei alcuni temi critici, quali ad esempio la paura del giudizio che nei pz. BED è particolarmente evidente.

"Mi son ritrovata a raccontare mezze verità, perché avevo paura che, essendo totalmente sincera, sarei stata ancora una volta rimproverata "
Questo è un errore! Una relazione terapeutica è terapeutica solo e se il pz. si presenta alla seduta dichiarando di essere tentato di dire mezze verità per paura di
E, mi perdoni la franchezza, questo è un problema comune per chi soffre di DCA come le dicevo prima.

Il fatto di parlarne col suo terapeuta avrebbe il duplice vantaggio per lei di:

- lavorare sugli aspetti della relazione terapeutica (non le serve a nulla un terapeuta che NON sa e non è messo a conoscenza di come si sente lei) e vedere che cosa emerge di lei (non è il momento per capire chi ha ragione o chi sbaglia, ma semplicemente il momento per capire da dove viene questo SUO timore e cosa c'entra in questo tipo di relazione... magari il terapeuta non immagina lontamente che lei possa sentirsi così...);

- poter affrontare e modificare questo aspetto. Avrà modo di vedere quanto ciò che gli altri dicono ha il potere di cambiare il suo umore e addirittura farle percepire che qualcuno sta prendendo le decisioni al posto suo ("in pratica qualcuno prende le decisioni al posto mio...") e quindi lei si sente serena... In realtà non è così.

Un cordiale saluto,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#10]
dopo
Utente
Utente
Gentili Dottori,

vi ringrazio per la vostra disponibilità e per i vostri preziosi pareri. Il mio terapeuta è specializzato in Psicoterapia Cognitivo-comportamentale.

So molto bene che, durante la terapia è previsto proporre dei comportamenti da seguire come una sorta di compito o esercizio prima della seduta successiva. Ma siamo ben lontani da questo. Ripeto, io ho proprio l'impressione di parlare con uno dei miei amici...credo che solo l'utilizzo di espressioni come "non devi", "fai", "non essere mai" ecc. possa rendere l'idea di quanto io possa percepire come perentorie le sue indicazioni. E inoltre lui sa benissimo che sono da sempre vittima di una sorta di ricatto di affetto, del tipo: "se non ti comporti come dico io (perché tu non sei in grado di decidere come agire, mentre io lo so per te), allora ti voglio meno bene oppure ti tolgo le mie attenzioni"; detto questo, non credo sia molto etico farmi intendere che, nel caso non voglia seguire i suoi suggerimenti, potrebbe persino rifiutarsi di avermi come paziente in futuro.

Non voglio un terapeuta che mi ascolti passivamente, dandomi sempre ragione e non facendomi notare dove sbaglio. Ma non voglio nemmeno una persona dal carattere talmente forte, che non riesca a stabilire dove è il limite tra un giudizio personale e un comportamento etico e professionale.

Ho un unica soluzione: parlarne direttamente con lui, al rientro dalle sue ferie. Anche se in effetti, potrei sempre scrivergli sul social network dove mi ha chiesto l'amicizia!!

Vi ringrazio.
Cordiali Saluti
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

al di là dell'orientamento teorico del terapeuta, è bene parlare di cosa accade in terapia con il terapeuta stesso proprio perchè è il terapeuta la persona che ha la responsabilità professionale di ciò che accade in durante le sedute, che sono la prestazione che viene pagata.

Ed è un Suo diritto sapere cosa sta succedendo ed il perchè vengono attuate determinate scelte.

Poi le terapie hanno dei limiti ed alcuni limiti sono dati dal terapeuta stesso. Può essere che si sia raggiunto il limite del terapeuta per cui effettivamente è opportuno valutare se sia il caso di cambiare approccio teorico o terapeuta.
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Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 707 23 51

Gentile Utente,

Non condivido questa metodologia psicoterapeutica. Ritengo che lei abbia esposto il suo caso nel migliore dei modi.
Provi a cambiare psicoterapeuta e forse troverà uno specialista che non dà consigli comportamentali, nel suo caso inutili e forse anche dannosi e tali da non risolvere i suoi problemi e venire a capo delle sue tensioni emotive.

Spero che il prossimo, se ci sarà, possa fare meglio.

Con tanti cordiali auguri.
[#13]
dopo
Utente
Utente
Gentili Dottori,

ringrazio anche voi per i vostri pareri. Mi sto convincendo sempre di più che ci sia qualcosa che non va nel rapporto con il mio terapeuta. In effetti però la soluzione migliore è provare a parlarne con il diretto interessato e valutare la sua reazione. Grazie per il tempo che avete voluto dedicarmi.

Cordiali Saluti
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