Smettere di auto-sabotarsi

Gentili dottori,
scrivo sapendo di non poter trovare soluzione alle mie difficoltà ma è come se avessi sempre bisogno di sentire pareri sulla mia situazione, forse perchè non mi fido del mio stesso giudizio a riguardo. Sto con un ragazzo da quasi 8 anni e andava tutto bene finchè non ha sviluppato una dipendenza da eroina che ha portato avanti per circa un anno. Ora da 5 anni e' in cura presso il ser.t ma non usufruisce del supporto psicologico e quindi vedo i suoi progressi andare fin troppo lenti. Dall'altra parte ci sono i miei genitori che sanno tutto di lui e preferirebbero non vedermi più piuttosto che vedermi ancora con lui. Io sto studiando psicologia all'università ma sono enormemente fuori corso perche' divisa tra queste due realtà ho totalmente messo da parte qualsiasi mio impegno. So di non poter aiutare il mio ragazzo e nonostante so che il nostro futuro e' molto incerto non riesco a staccarmi da lui pensando razionalmente che sarà una vita difficile. Lo so, ma so che adesso non è allontanarmi da lui ciò che voglio. D'altro canto so anche che non posso aspettarmi che i miei mi supportino nella mia scelta, ma non riesco a vivere serenamente. Quando sto con lui mi sento in colpa perche' so di deludere le aspettative dei miei genitori, e perchè suscito in loro una tale rabbia che mi atterrisce. Se non seguo le mie decisioni mi sento comunque una fallita, incapace di decidere per se solo perchè il senso di angoscia mi accompagna perennemente. Quello che volevo era finire i miei studi, cercando almeno di potermi avvicinare ad un futuro economico meno precario e potermi rendere indipendente almeno economicamente dai miei genitori. Ma non riesco a studiare, sono completamente bloccata. Posso passare ore sui libri senza apprendere niente e non mi sento motivata a fare nulla. Seguo una terapia da circa un anno preceduta da un' altra di un anno e mezzo con un altro terapeuta. Entrambi mi indirizzano verso una conoscenza della mia persona, delle mie volontà, ma io non riesco a trovare nulla che mi possa aiutare a uscire da questa situazione. Cerco qualsiasi scusa per arrendermi davanti alle difficoltà, e più passa il tempo più mi sento inerme e incapace di decidere serenamente della mia vita. Pur essendo una situazione molto banale a confronto con altre ben più serie, mi lascia con la sensazione di non stare più vivendo.
Vorrei solo trovare un po' di forza dentro di me per affrontare con più coraggio le cose che mi spaventano...ma sembra non essercene più.
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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14 22
Gentile ragazza,
dipende cosa intende per "situazione banale": a me sembra molto seria invece.

Non trova un modo diverso di affrontare la responsabilità della sua vita, da quello che sta mettendo in atto ora.
Lei dipende economicamente dai suoi genitori e l'unica maniera che ha, in questo momento,di trovare la sua autonomia è quella di deludere le loro aspettative e provocargli rabbia. E' consapevole che non sarà lei a far uscire il suo ragazzo dal tunnel della dipendenza, ma mi sembra che lo immagini come buon caso clinico su cui specializzarsi per i suoi studi di psicologia.

"Cerco qualsiasi scusa per arrendermi davanti alle difficoltà"
Lamentandosi qui, ne sta cercando un'altra?

Ovviamente le mie sono solo ipotesi. Le ho descritto, una situazione che si verifica molto spesso nella vita delle persone, non so se riguarda anche lei. Io la inviterei a trattare le questioni con il/la terapeuta che la sta seguendo.

Un caro saluto,

Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl

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Dr.ssa Chiara Facchetti Psicologo, Psicoterapeuta 60 1
Gent.ma lettrice
Lei definisce la sua situazione come meno seria rispetto a situazioni di malessere meno gravi, ma forse è proprio questa una delle chiavi del problema: nel suo messaggio si leggono di molte difficoltà, che lei deve affrontare nella sua vita (un ragazzo in serissime difficoltà che non segue un percorso di riabilitazione sufficientemente proficuo, dei genitori che chiaramente le chiedono di rinunciare a lui, degli studi che non la motivano e in cui crede sempre meno), ed è perfettamente normale, in situazioni come la Sua, sentirsi demotivata, impotenete e priva di quella voglia di "spaccare il mondo" che forse lei vorrebbe sentire.
E' un po' come se, di fronte al peso di tutte queste difficoltà, lei non accetti il proprio sentirsi debole e fragile, ma si dica "sii più forte!", arrabbiandosi con se stessa e scoraggiandosi per non riuscire a tenere testa saldamente a tutte queste situazioni...situazioni che spaventerebbero chiunque!!
Forse provi a ripartire da qui: il percorso di terapia che sta facendo può essere proprio questo, un'opportunità per scendere a patti con la sua indecisione e con la fatica che lei sta vivendo, e provare a capire da dove deriva lo stato di demotivazione che lei sta sperimentando, invece che cercare di scacciarlo!!

Provi a parlarne con il suo terapeuta, a confrontarsi con lui sulle sue difficoltà e su quanto lei sente: senz'altro il suo terapeuta sarà in grado di aiutarla.

in bocca al lupo
Dott.ssa Chiara Facchetti
www.milanopsicologa.it

Dr.ssa Chiara Facchetti
Ordine degli Psicologi della Lombardia (n. iscriz. 03/12625)
www.milanopsicologa.it

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dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa Ferretti,la ringrazio della risposta,
di sicuro non vedo nel mio ragazzo un buon caso clinico, non pretendo di guarire nessuno quando io per prima mi sento cosi fragile, e il mio intento non era lamentarmi ma solo cercare una chiave di lettura diversa dalla mia o da quella del mio terapeuta per vedere le cose da un altro punto di vista ancora, non perchè non mi fidi, ma perchè nella mia testa è tutto sempre confuso su cosa sia giusto e cosa sbagliato. Perchè amare il mio ragazzo è sinonimo di "sindrome da croce rossina" anche quando sono consapevole di non poter essere la soluzione ai suoi problemi personali ne di poterli alleviare ? Anche se con lentezza so che diventa sempre più consapevole dei suoi disagi e che potrebbe avviare una terapia piu' consistente,e so anche che potrebbe non succedere mai, ma non mi sento di deciderlo adesso. Se dovessi rendermi conto che i miei genitori e tutto il mondo avevano ragione, sarò la prima ad allontanarmi e dire che mi sbagliavo, non è una sfida contro il sistema! ..è così insensato?

Dottoressa Facchetti, grazie anche a lei,
A volte sento di poter sostenere la situazione, cercando di portare avanti me stessa, ma nei momenti in cui la rabbia della mia famiglia viene fuori è come se mi sentissi profondamente sbagliata per quello che faccio (o non faccio) ma allo stesso tempo allontanarmi da lui solo per alleggerire questa situazione la sento una scelta altrettanto lontana da me. Non posso accontentare tutti e nemmeno me stessa completamente. E non riesco a vedere compromessi per nessuno. E' questo che mi spaventa, perdere l'affetto della mia famiglia per una mia scelta di vita...
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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14 22
"nella mia testa è tutto sempre confuso su cosa sia giusto e cosa sbagliato".

Una sana riflessione su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato riguardo le questioni della propria vita, è sempre auspicabile. Meglio ponderare bene le varie possibilità anziché prendere decisioni affrettate: nello studio, nel lavoro, nell'amore. Ma non dovrebbero diventare paralizzanti ed impedire di progredire.

Ad un certo punto bisogna fare delle scelte, e questo comporta perdere qualcosa e guadagnare qualcos'altro.

La non-scelta può diventare un limbo in cui ci si culla, un luogo soporifero, una specie di letargo che può durare veramente a lungo se non ci si scuote.

Secondo me, lei ha compreso che può sentire tutti i pareri di questo mondo, però la responsabilità ultima delle decisioni riguarda solo ed esclusivamente lei, che invece non riesce a smettere di "auto-sabotarsi".

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Dr.ssa Serena Rizzo Psicologo 202 9

"Non posso accontentare tutti e nemmeno me stessa completamente. E non riesco a vedere compromessi per nessuno. "

Cara ragazza,
lei sta vivendo un conflitto interiore, e ciò emerge attraverso la sua difficoltà a prendere decisioni, rimanendo perennemente "bloccata" sia per quanto concerne la sfera sentimentale (che tracina con sè anche quella familiare), più intima, sia per ciò che riguarda i suoi studi.
Quando ci si trova in una situazione di stallo, non trovando vie d'uscita e, parallelamente, rimuginando su tutto ciò che si è fatto precedentemente, si rafforza un'autoimmagine interiore impotente, "non capace", "non in grado di...", "che non ce la fa".
Quest'idea rispetto se stessi non fa altro che esasperare ancora di più la tendenza a rimandare, a non riuscire a scegliere o all'essere insoddisfatti e poco convinti della direzione intrapresa. A questo punto l'immagine di se' ne uscirà ancora più fragile,insicura,impotente.
Sarebbe opportuno lavorare sulla percezione di se', andando a recuperare quelle esperienze di vita, attacamentali e adulte, le quali hanno contribuito a rafforzare l'immagine che lei ha di se', sostenuta da uno specifico schema di pensiero (Non ce la faccio...) che si attiva automaticamente ogni qual volta lei debba scegliere o risolvere una situazione.
Ciò afferisce in particolare ad un orientamento di tipo cognitivo, ma in generale tutte le psicoterapie, utilizzando modalità differenti, vanno a rintracciare, per poi rinforzare, il proprio senso identitario.
Sperando di esserLe stata utile,
la saluto caramente,
Dott.ssa Serena Rizzo,
www.psicoterapiacognitivacampania.it
www.psicologiabenevento.it

Dr.ssa serena rizzo