Clima famigliare non costruttivo e difficoltà a trovare equilibrio

In casa non c'è un'ambiente sereno. I miei genitori litigano ed alzano la voce quasi ogni giorno. Mia madre è cocciuta e fatica a sentire ragione volendo interferire eccessivamente nei rapporti tra mio padre e noi (due fratelli maschi). Mio padre soffre questa situazione senza venirne a capo definendola "un mio problema all'interno del suo problema". Entrambi i miei genitori sono bravissime persone solo che la mia sensazione è quella che ci sia un continuo "tira e molla" ed instabilità in cui non si riesce a stabilire ruoli e compiti ben definiti all'interno del nostro nucleo famigliare.
Arrivo a casa e non trovo quasi mai una situazione di quiete che mi permetta di sentirmi a mio agio. Spesso si alternano momenti di convivialità ad altri di litigio. Troppo spesso si fanno discorsi futili in cui si vuole trovare una soluzione a tavolino o stabilire strategie e comportamenti da adottare e si litiga e urla esageratamente per cose ancora più futili o comunque gestibili senza alzare la voce. Soffro la situazione ma obbiettivamente non posso farci nulla se non assistere e sopportare mio malgrado.

Sento spesso ansie, eccessiva insicurezza e ho pensieri oppressivi che ritornano durante tutto l'arco della giornata in cui cerco di stabilire cosa sia la causa del mio malessere ( non voglio rimanere in questa situazione ma come uscirne?" etc..) e che spesso che mi rallentano nella quotidianità e che certe notti non mi lasciano prendere sonno. Alterno però delle giornate in cui invece sono molto determinato diventando diventando addirittura eccessivamente pragmatico e cinico, ed anche qui la sera si fa fatica a prendere sonno.

Considerando che sono sano ed in forze, mi sforzo ogni giorno per essere un bravo ragazzo, sono intellettualmente non limitato o incapace di autocritica, nello studio raggiungo buoni risultati e la nostra situazione economica è più che tranquilla non ci sono ragioni "concrete" per la mia ansia e bassa autostima.
Provando a parlarne con mio padre arriviamo spesso al nocciolo della questione intendendoci ma purtroppo non trovando alcuna soluzione mi ha consigliato accettare "i miei problemi vivendoci il più serenamente possibile"... non mi sento di accettare questo consiglio sebbene venga da mio padre anche perchè, oltre a sembrarmi un modo per non affrontare fino in fondo il problema, credo che non ne costituisca la soluzione.

L'anno scorso, sono stato ospitato presso un'altra famiglia per un periodo di studio all'estero. I primi giorni ero molto impacciato ed ansioso ma poi il padre mi ha metaforicamente tirato fuori da questo mio blocco con una buona dose di "polso", il tutto è avvenuto ai miei occhi in modo assolutamente naturale, senza le forzature teoriche che ci sono qui a casa. Non avevo più alcuno dei problemi descritti sopra e finalmente vivevo felicemente il rapporto con me stesso e con gli altri sentendomi autonomo e capace di affrontare serenamente la quotidianità. Avevo trovato dei punti di riferimento e la sicurezza in me e nelle mie idee. Tornato a casa, mi sono impantanato ancora. Ho forse capito che i miei mancano di "polso" e che io non ho ancora possibilità ed occasione di averne a sufficienza da me per me stesso.
Dal canto mio so che nessuno è perfetto e che ogni famiglia ha i suoi problemi ed anche che probabilmente un'altra persona reagirebbe meglio di me nei miei panni ma vorrei capire se e quanto in realtà possa fare fare io per cambiare la situazione.

perchè ci sono ricascato? come posso cambiare la situazione a favore della mia tranquillità ed eventualmente della mia famiglia?

Tra poco studierò da fuorisede, cosa comporterà?

Ringrazio per l'aiuto
[#1]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo
Forse questa possibilita' di vivere lontano dalla sua famglia per studio potrebbe costiTuire una risorsa.
Avere la. rsponsabilita' di se stesso senza interfereze potrebbe aiutarla a imterare quelle parti di se' un po' scise a causa della instabilita' familiare.
Fara' una vita più' cominitaria e più' orientata a degli obiettivi realizzativi.
Non resta che provare!
Si faccia risentIre fra qualche mese per verificare gli eventuali cambiamenti ed aggiornarci.
I migliori auguri

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#2]
Dr.ssa Alessandra Varotto Psicologo, Psicoterapeuta 67 2 20
Gentile Ragazzo,

a completamento delle utilissime considerazioni della Dr Esposito, mi permetto di aggiungere qualche riflessione rispetto il problema sopradescritto.

Probabilmente le sue difficoltà del momento sono acuite dal fatto che in questo periodo Lei sta operando dei cambiamenti importanti per la sua vita e per il suo futuro.

L'esperienza del soggiorno all'estero è stata forse l'unica occasione, in cui ha potuto sperimentare il distanziamento da casa e, come lei stesso descrive, ha potuto testare parimenti anche la vicinanza "emotiva" della sua famiglia.

Forse, ancor più ora che si sente particolarmente coinvolto con il "trasloco" da fuori sede, Le tornerebbe proficuo sapere che c'e' quella base sicura alle sue spalle che è pronta a prendersi cura di lei indipendentemente da tutto.

Mi rimetto a sua completa disposizione per ulteriori chiarimenti
con i migliori saluti

Dr.ssa Alessandra VAROTTO
psicologa clinico dinamica indirizzo comunità
Iscritta all'albo Regione Veneto n.7550
www.studiovarotto.com

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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Caro ragazzo, con le Colleghe anch'io penso che quando, tra breve andrà a vivere in una sua vita di studio lontano da casa, andra' molto meglio, uscirà dal conflitto che esiste all'interno della sua pur amata famiglia, e da quelle modalità espressive , avrà nuovi incontri, nuove amicizie, rapporti che regolerà da solo , senza problemi generazionali..

Perchè forse in lei,c'è anche il bisogno, tipico dell'adolescenza, che secondo le ultime ricerche, dura assai a lungo, di prendere le distanze spesso criticamente, nei confronti della famiglia e delle sue regole e dai suoi problemi.
Così da lontano, sembra che tra i suoi genitori ci siano dei problemi di ruolo e di potere, chi ha ragione, chi comanda..ma lei non deve non dormirci la notte, pensi al futuro, si costruisca un progetto per avere domani un futuro sereno e adulto.
Cari auguri

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

[#4]
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Utente
Utente
Ringrazio sentitamente per l'aiuto offertomi.

Avevo fatto presente l'esperienza all'estero in quanto lì avevo auto modo di vivere all'interno di un nucleo famigliare diverso, la persona che mi aveva dato un po' la scossa era stata questo "secondo padre" straniero in quel caso. Per telefono i miei li avevo sentiti abbastanza poco per la verità ed ogni volta che sentivo mio padre la cosa era abbastanza frustrante in quanto ritirava fuori sempre le solite storie che non portano da nessuna parte se non all'impantanarsi in pensieri non costruttivi...
Anche quando vado a trovare mia zia e la sua famiglia per esempio è sempre molto bello poichè si avverte nella sua famiglia una bella complicità tra lei e suo marito e l'impressione è quella di armonia complessiva e io mi sento a mio agio lì.

Stasera sono tornato a casa ed ancora si alzava la voce per chissà quale motivo, e via ancora che mio padre si lamenta di mia madre e di averla sposata...è davvero un pantano che va avanti da quando ho memoria purtroppo...
Spesso e volentieri tirano dentro anche me ed è per questo che ne sono così influenzato.
Io sopporto finchè posso, quando poi per saturazione e perchè ne ho abbastanza reagisco mi sento dire che il problema sono io che sono un "insofferente", uno che non sa rispettare l'autorità ed altri epiteti simili. Non c'è dialogo. Papà può fare tutto e offendere chiunque perchè è il capofamiglia e quello che porta il pane in tavola etc.. quindi se quotidianamente vengo sottoposto a pressioni o offese che perfino lui ha dichiarato ingiustficate devo accettarlo punto e basta. Insomma papà non vuole sentirne di mettersi in discussione e mamma di abbassare la cresta aiutando papà a sentirsi padrone della situazione ed io devo sopportare le frustrazioni che ne derivano. E' un cane che si morde la coda però io non ne posso più di avere sempre la testa pesante come un masso e di farmi mille problemi.

A volte ho come l'impressione che i miei abbiano troppi problemi tra loro per poter costituire un appoggio affettivo sano per me e sinceramente non so se lo siano mai stato. Come se non potessi contare su di loro. In passato ho avuto addirittura dubbi sul fatto che mi volessero bene spassionatamente o se fossi solo un altro dei loro problemi materiali. Mi fanno pena, sempre a litigare.

E poi non so'...magari sono solo io che sono un'inetto? sono io che vedo le cose nel modo sbagliato? E allora perchè nel giro di una settimana in un'altra famiglia sono diventato una persona che non avrei mai creduto di poter essere? magari pure quella è stata una illusione e devo ritornare coi piedi per terra? O magari non dovrei chiedermi nulla e basta?

Quando ero all'estero ero felice, ma felice pienamente. Ho avuto la storia d'amore più significativa e bella che abbia mai avuto fino ad ora, mentre ora solo il pensiero di dover portare avanti una relazione seria mi spaventa e mi chiedo se possa riuscire a mantenerla nella mia situazione. Già gli amici secondo lui non dovrebbero contare nulla per me...ma non posso vivere solo per studiare. Ho già fatto due anni così gli ultimi due anni di liceo e mi sono ridotto ad uno straccio.

Questa cosa del trasferirsi è una sfida poi. Non so ancora cosa aspettarmi di preciso.

Grazie ancora della disponibilità

[#5]
Dr.ssa Alessandra Varotto Psicologo, Psicoterapeuta 67 2 20
Bene caro ragazzo,

sono del parere che il trasloco da fuori sede rappresenta proprio una bella sfida per Lei.

Ora riesco a cogliere meglio come si è sentito all'estero, in quell'esperienza di separatezza dal suo nucleo familiare. Tuttavia, dal suo ultimo scritto, non mi è chiaro qual'e' stata la reazione di suo padre di fronte all' inserimento alla pari presso quella famiglia.

Vorrei inoltre portarla a riflettere su un altro punto. E' fuori dubbio che vi siano dei conflitti interni alla sua famiglia d'origine, di cui lei ha consapevolezza piena. Tuttavia, poco Le è dato di fare per favorire il loro risolversi se non esserne spettatore. Potrebbe essere uno spettacolo che non le piace tanto, in ogni caso niente Le è chiesto di fare (mi par di capire) se non di mettersi in disparte.

Ciò non toglie, comunque, che Lei preso atto di queste dinamiche familiari "non costruttive" possa comunque affermare la sua individuazione in senso psicologico, individuazione che non è la stessa cosa di separatezza (allontanamento fisico dal nucleo d'origine), ma è ben di più perchè richiede meccanismi di investimento e disinvestimento con le figure parentali.

Mi son sentita di aprire questa parentesi perchè, in tal senso, mi ritroverei con lei su quanto afferma rispetto l'amicizia. Il rapporto amicale ha un peso rilevante in adolescenza ed è sulla qualità dei legami maturati in questa fase di vita che si gioca soprattutto la formazione della nostra personalità.

Ora, lei riferisce la storia di un amore forse passeggero, forse no.. di cui conosciamo poco. Ciò non toglie, tuttavia, che anche questo legame Le abbia permesso di maturare una sua coerenza in termini di valori e di identificazioni. Ciò per dirLe, in altro modo, quanto siano importanti le relazioni che si instaurano in questa fase delicata del ciclo di vita.

Per concludere, Le raccomanderei di sciogliere ogni sua paura rispetto questa scelta importante che è in procinto di attuare. La sfida riguarda chiaramente sia l'ambito accademico che quello relazionale e sociale. Certamente suo padre l'assisterà in queste sue "prove di volo" verso l'esplorazione del mondo e saprà darLe il giusto appoggio al momento opportuno. Non si dimentichi che la famiglia è molto importante e mantiene sempre e comunque la sua funzione referenziale per tutto il suo percorso di crescita.

Con queste ultime parole, La saluto augurandole il meglio dalla nuova esperienza che si accinge ad affrontare.

Cordiali saluti.
[#6]
dopo
Utente
Utente
Salve,
ritorno a scrivervi e ringrazio in anticipo se troverete tempo per rispondere.
La vita da solo non mi sta cambiando le cose. Alla fine conta relativamente dove sto fisicamente...Purtroppo l'ambiente famigliare è sempre quello, i miei sono brave persone e ci sono tutti i presupposti per una vita tranquilla (salute, economia, etc..) però...ci sono ancora diversi però.

Non so come fare a comunicarlo efficacemente e non so nemmeno se questo sia legato del tutto al mio ambiente famigliare o ad una mia mancanza di autostima. Il fatto è che mi sembra di mancare di assertività, come se non riuscissi a far fruttare le mie qualità per una sorta di "inerzia" interiore con il risultato di sembrare un inetto, in primis a me stesso e poi, agli altri.
Mi arrabbio spesso e ho spesso momenti di grande frustrazione per questa sensazione che secondo me deriva dal fatto che a casa c'è un clima fin troppo ovattato dove ricevo fin troppo senza che mi venga chiesto in cambio molto. Non c'è abbastanza pugno duro e disciplina a mio avviso, un ambiente troppo diverso da "fuori".
Mi ritrovo a volte irrazionalmente a pensare che una esperienza nell'esercito o lavoro pesante (tipo cantieri o altro) possa svegliarmi, sebbene io faccia studi universitari.(Che tra l'altro procedono bene)

Tuttavia mi anche rendo conto che quando voglio so essere anche molto molto lucido e assertivo e ciò accade quando raggiungo un punto in cui non ce la faccio più a sopportare (è come se dicessi "adesso basta sembrare un fesso e dare l'impressione sbagliata") spesso appunto perchè comunico una immagine ultra-remissiva, impacciata ed errata di quello che sono.
Dopo questi exploit però ritorno in quella situazione indefinita di prima. (Forse perchè a casa non sono tenuto sull'attenti???)

A volte mi sento grato a coloro che mi trattano "male" perchè mi aiutano a svegliarmi e a diventare autonomo.

All'estero ripeto, la distanza fisica dalla mia famiglia (quindi niente più materasso "emotivo" o porto sicuro) ed il trattamento "franco" che avevo ricevuto dalle persone che mi ospitavano mi avevano reso sicuro di me, niente più ambiguità o fisime o eccessivo peso alle minuzie ma solo un ragazzo simpatico e affidabile. Con questa calma interiore mi ero costruito amicizie sane ed anche una relazione che per me ha significato molto, per la prima volta ero riuscito ad affezionarmi e a provare volontà di protezione e le amicizie avevano il giusto peso.

Anche qui a casa poco prima di partire avevo avuto un periodo simile in cui mi sentivo, seppur rassegnatamente, discretamente bene. Però sembravo un po' una brutta copia di quello che ero all'estero.
E' solo questione di pazienza? perchè all'estero è stato così repentino il cambiamento e qui invece sembra una processo lungo e impossibile?

[#7]
Dr.ssa Alessandra Varotto Psicologo, Psicoterapeuta 67 2 20
Gentile ragazzo,

mi son permessa di rileggere gli ultimi scritti per riprendere le fila della sua domanda di consultazione.

Mi sembra di capire che lo stato di sofferenza permane.. così come si mantiene in uno stato di stagnazione anche la serie di pensieri “intrusivi” sulla famiglia che già faceva presente qualche mese fa.

Detto questo, vorrei apportare un nuovo contributo alle pubblicazionii sperando di esserLe ancora d'aiuto. A mio avviso il confronto con "l'estero" appare in questo momento improprio e soprattutto poco proficuo alla sua autostima. Ci eravamo lasciati con nuovi cambiamenti in atto, ovvero il trasloco e l'inizio di una nuova carriera scolastica. Mi correga se sbaglio a descriverli così i suoi nuovi "cambiamenti". Vorrei chiederLe a questo punto come sta procedendo tutto ciò? Come vanno gli studi e i rapporti con le nuove compagne dell''università. E' da li che sarebbe opportuno ripartire, a mio avviso: dalle risorse e dal suo ambiente di vita che si chiama prima di tutto “Italia”.

Giusto un paio di mesi fa, ci eravamo lasciati con l'idea del "bravo ragazzo", intellettualmente non limitato e con delle buone potenzialità scolastiche perché questa era la descrizione con cui si presentava..

Personalmente ritengo che sarebbe d’aiuto (ancor di più oggi) poter dialogare con qualcuno, in modo riservato e protetto (come lo prevede la deontologia professionale dello psicologo) sul “peso” delle tematiche familiari di cui si fa portavoce. Certamente, potrebbe rivelarsi proficuo darsi l’opportunità di uno spazio di ascolto mirato ad accogliere tale situazione di sofferenza. In questo senso sono d’accordo con lei sull’importanza di preservare un’autostima positiva e convengo sul fatto che ora questa sembra vacillare per una qualche ragione che meriterebbe un' approfondimento.

La saluto cordialmente,



[#8]
Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 626 6 1
caro ragazzo,

come in tutte le cose ci vuole tempo affinchè i cambiamenti avvengano e perdurino. Si all'estero lei aveva avuto un'esperienza diversa e benevola, lontana dalla sua famiglia, ma è il mantenere lo stato delle cose che diventa più difficile, e per questo servono più di poche settimane fuori e un buon allenamento.

Sicuramente nel lungo termine allontanarsi fisicamente dalla sua famiglia le farà bene, deve solo imparare a distaccarsi dai loro problemi e dalle loro discussioni, soprattutto se non riguardano lei.
E' sicuramente difficile, perchè la famiglia di solito è il nostro modello di riferimento, ma non per questo dobbiamo apprendere gli stili comunicativi sbagliati. Magari l'aiuto di uno psicologo di presenza in questo cammino potrebbe esserle utile. Lei ha tante risorse e consapevolezza, le può sfruttare a suo favore senz'altro

Un caro saluto

Dr.ssa Laura Mirona

dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it

[#9]
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Utente
Utente
Il problema non è nel rapporto con gli altri, quello viene dopo e risulta inquinato da una insicurezza che sta a monte, non riesco a capire bene se rigurada solo me o la mia famiglia, oppure la mia sensibilità congiuntamente con le problematiche famigliari.

Devo ammettervi che avevo passato quasi un'ora e mezza a scrivervi aneddoti di come mio padre e mia madre intrudono troppo nella mia sfera personale, poi li ho cancellati perchè sono inutili e devo ammettere che mi vergogno a parlarne.

L'intrusione nel caso di mia madre è leggera, quasi comica, col suo fare da eterna bambina.
Ma nel caso di mio padre prende a volte sfumature morbose e opprimenti, come quando si permette di intrudere nelle mie relazioni maliziosamente e nella cura che che riservo al mio corpo e nella mia vita e indipendenza generale commentando il tutto come se la mia vita fosse una palla di creta nelle sue mani.

Lui ha avuto una giovinezza a suo dire "aspra" fatta di "privazioni", 1000 saranno le volte che mi ha raccontato la storiella del suo lavorare e studiare allo stesso tempo e tutte le altre cose (ma perchè ti lamenti con me? cosa devo farci io? devo accoltelarmi perchè da giovane hai fatto un po' di fatica razza di egoista?, sii uomo e lasciami stare sereno), naturalmente non lo ammetterà mai di essere intrusivo e il problema è naturalmente mio (in 20 anni non l'ho mai sentito una volta ammettere di avere torto pur nell'evidenza più assoluta). Insomma non voglio scendere nei particolari più o meno scabrosi ma lui secondo me è parecchio frustrato, dal lavoro che "non gli piace" dagli amici che lo "prendono in giro" e spesso e volentieri si sfoga sui famigliari.

Vi riporto un unico episodio che vi può fare capire a che livello siamo:
Ero stato tradito da una mia morosa e così per qualche giorno avevo lo sguardo perso, mangiavo poco e nulla e lui infine voleva sapere cosa avessi a tutti i costi. Alla fine glielo dissi data la sua insistenza e parlando con lui dell'accaduto colsi un sorrisino di scherno sulla faccia che non mi dimenticherò mai. A quel punto feci per andarmene e gli dissi sul muso "sei un bastardo e non mi meriti". Ed ecco che qui però arriva la beffa, lui si mise subito a negare con apparente naturalezza e mi fece sedere continuando a commentare come se fossero problemi suoi. Che lo faccia per eccessiva premura o altro non me ne può fregare di meno. Quella è stata violenza da parte di mio padre e lui non lo ammetterebbe mai ed io continuerei sempre a fare la parte del fesso e del punching bag.

Un'altro giorno è tornato a casa dopo la partitella di calcetto e si è messo ad offendere a spron battuto mia madre perchè la pasta mancava di sale, io intervenni e gli dissi di smetterla ed a quel punto se la prese con me (cose così fino a poco tempo fa erano all'ordine del giorno ora che sono cresciuto e so rispondere a tono cerca di controllarsi anche lui l'ipocrita.) si mise ad offendermi, voleva proprio farmi stare male ed ad un certo punto sbottai "cosa è successo? ti hanno tirato per il culo i tuoi amici al calcetto?" lui gelò, come se lo avessero colpito nel profondo e si zittì subito come farebbe un bambino. Ma si può, a quasi cinquant'anni arrivare a questi livelli di infantilismo?

recentemente mi è capitato di aver ragione a parole su di lui e di farlo arrivare a piangere. Non mi era dispiaciuto del tutto devo dire, ma poi naturalmente lui fa leva sui sensi di colpa, fa il lavaggio del cervello alla mamma, sul fatto che sta invecchiando e io il giorno dopo lo abbraccio e lo bacio ancora come se niente fosse.

a volte desidero che muoia così almeno sono libero di vivere come voglio io senza che ad ogni passo che faccio mi debba sentire osservato/commentato/oppresso da una mio padre, che pur avendo addosso ipocrisia ed altro resta pur sempre mio padre e io gli voglio un bene dell'anima.
Non so davvero come fare.






[#10]
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Utente
Utente
Quando mio padre mi dice "fidati di me!" "solo se ti fidi di me potrai stare bene!" io faccio fatica a dargli fiducia. Gli dico si e mi convinco che vuole il mio bene e poi sto abbastanza bene, mi era già successo prima di trasferirmi ma mi resta sempre un po' di diffidenza viscerale. La distanza dalla mia famiglia ora non fa altro che amplificare questi miei pensieri.
Mi capita spesso di dover interrompere lo studio, di non riuscire a gurdare le persone in faccia mentre parlo o sentirmi in palla e allo stesso tempo cinico e giudicativo quando sono in gruppo. Poi invece mi calmo riesco a fare qualche battuta, divento una persona più piacevole sembro migliorare e ritornare come "quello all'estero" e poi succede che mi ritorna in mente la mia famiglia per qualche motivo, parte la stringa di pensieri, mi incaglio, e chiamo mio padre per sfogarmi.
Settimana prossima tornerò a casa e cercherò di rimettermi il cuore in pace. Mi rimane però la paura di buttare via il mio tempo vivendo male (senza rapporti di amicizia, senza rapporti sentimentali, stando male a casa, pensando che ci sia bisogno di eviscerare chissà cosa).

Potrebbe essere solo una questione di pazienza e lasciarsi scivolare le cose addosso in fondo come diceva la dottoressa Mirona forse? In fonda mio padre non è un criminale e basta che io lasci perdere le fisime e basta...

[#11]
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Utente
Utente
Prima ho esagerato col cinismo cieco, mio padre mi vuole bene in fondo ed io anche, ognuno ha i suoi limiti ed io non posso pretendere la luna da nessuno.
Devo solo tornare a casa e mettermi il cuore in pace. Per favore, se possibile, eliminate questa discussione.
Vi ringrazio dell'assistenza.

[#12]
Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 626 6 1
Caro ragazzo,

non si preoccupi per la discussione, resterà archiviata ma anonima.
Dopo il suo racconto molto profondo mi sento di ribadire il concetto di cui già accennavo precedentemente. Lei è pieno di risorse e possiede una consapevolezza e profondità d'animo che l'aiuteranno nella vita.
In questo momento ha sentimenti ambivalenti verso un padre che è vero non si è comportato sempre nel migliore dei modi, ma lei stesso riconosce che è sempre suo padre e gli vuole un bene dell'anima. Ciò che dovrebbe fare è sforzarsi di prendere solo il buono sia di suo padre che di sua madre e lasciarsi alle spalle le brutte esperienze. Prendere ciò che di buono ha da offrirle suo padre e che l'ha aiutata a diventare ciò che lei è oggi: un uomo forte, pieno di speranze e di risorse.
Un percorso di accettazione e di sostegno psicologico di presenza in questo percorso è comunque sempre consigliabile. Potrà solo avere del buono dai consigli di un collega, e continuare la sua strada.

Le auguro il meglio.

Un abbraccio
[#13]
dopo
Utente
Utente
Purtroppo devo scrivere ancora. Sono tornato a casa però non riesco più a mettermi il cuore in pace. Il rapporto con mio padre è finalmente appianato e certe giornate sono molto sereno poi basta poco per fare scattare la catena di pensieri negativi e lì non riesco più a uscirne per un giorno o due di fila.
Non ho più contati con amici, solo con un mio parente coetaneo a cui credo i miei genitori abbiano chiesto "sostegno" senza dirmelo e i miei amici all'estero via facebook.
Leggo su internet i sintomi della depressione e mi ci rivedo in pieno: fatica a relazionarsi, parlare, portare a termine compiti (non riesco a studiare e nemmeno a fare le cose banali, specialmente con gli estranei) pensieri opprimenti, faccio fatica a dormire o mi sveglio tipo alle 3 di mattina, pensieri catastrofici (tipo io che dalla frustrazione finisco a fare a botte con qualcuno perchè mi guarda male oppure mi vedo io tra dieci anni come un inetto), faccio stare male i miei genitori che sono preoccupatissimi eppure non riesco a fermarmi...
Mio padre si agita più di me nel vedermi così e sembra che soffra lui al posto mio, mia madre minaccia ricoveri per cercare di farmi smettere...non so come andarcene fuori...non ne posso più...mi sembra che ogni parola che dico sia quella sbagliata, ho paura di contagiare i miei famigliari con questo mio malessere.
Nel frattempo ho gli esami da dare, ne ho dato uno in cui sono andato bene (26), adesso sto studiando per un altro ma certe giornate non concludo nulla o quasi. Ho paura che questa cosa mi resti addosso, non so come uscirne, poi quando esco la gente se ne accorge che sto messo così e ci sono un sacco di ignoranti che si permettono di giudicare...Accumulo talmente tanta frustrazione che mi metto a urlare scongiuri come un dannato quando sono in macchina da solo e poi nemmeno un secondo dopo sono in lacrime...è una cosa straziante e mio padre si sente coinvolto.
Eppure problemi reali, materiali, concreti non ce ne sono...e allora mi sento tre volte idiota perchè c'è gente che ha problemi seri e che è molto più serena.

In questo momento sono davvero giù e scrivo questo, ieri non mi sarebbe nemmeno passato per la testa eppure è sempre un rialzarsi e cadere, un tira e molla infinito...non so cosa fare, non voglio stordirmi di farmaci, alla fine che differenza ci sarebbe con la droga? Il principio è lo stesso...
E mi sento colpevole all'ennesima potenza per avere questi problemi quando non mi manca nulla.
[#14]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Carissimo,sensibile e intelligente com'è e come hanno sottolineato tutte le mie colleghe, lei, penso dovrebbe fare una cosa ancora , difficile e dolce,.. perdonare quel ragazzo stanco che è ora suo padre , il quale a volte scivola nel suo passato dolore , nei rimpianti, fatiche frustrazioni che hanno caratterizzato e pesato sui suoi anni migliori...e che gli impedisce di valorizzare ottimizzare tutto quello che ha , un figlio più in gamba di lui, che farà strada e potrebbe essere il suo riscatto..

Cerchi di vedere la cosa così, con lo sguardo rivolto al futuro, scivolando sul "qui ed ora",i genitori sono a volte, a questa età soprattutto, amati e scomodi, hanno una loro storia anche loro e viene un momento in cui figli e genitori siamo pari e ci può essere una attenzione e una gentilezza del cuore reciproca..

Volare più alto rende la vita quotidiana più leggera , mi creda, prendere tutto tutto sempre drammaticamente sul serio ,è faticoso e tarpa le ali..
Coraggio, ce la farà..
[#15]
dopo
Utente
Utente
va molto meglio ora, non sono più solo, era più che altro un brutto periodo
Ringrazio ancora dell'appoggio
[#16]
Dr.ssa Alessandra Varotto Psicologo, Psicoterapeuta 67 2 20
Gentile Ragazzo,

mi fa piacere che a distanza di qualche mese non si senta più solo. Spero che sia ritornata un pò di luce nella sua vita,
un caro saluto