Figlio in difficoltà

Mio figlio, L., ha 9 anni e frequenta la classe 4°.
E' un bambino tranquillo, apparentemente sereno a casa e a scuola, ben inserito tra gli amici della classe e dell'oratorio. Ama giocare con gli altri, ma se il gruppo decide per un gioco che non gli aggrada piuttosto di scendere a patti rinuncia a giocare. Non gioca volentieri con la Wii, con il DS, le carte tanto in voga dei personaggi televisivi non lo attraggono affatto; preferisce disegnare, disegna benissimo, soprattutto marchingegni fatti di cavi, derivazioni.Oppure navi, abbiamo disegni della Concordia in tutte le salse. Prima di scoprirsi bravo col il disegno, riproduceva queste "opere" in casa usando corde, cavi vecchi, telefonini, foulard. Ho sempre lasciato che esprimesse la sua creatività a costo di gincane intorno ai suoi capolavori. Poi circa due anni fa inizia la grande passione per i pesci. Pur detestando la lettura si informa, legge e cerca in internet immagini e descrizioni, io lo porto volentieri un paio di volte l'anno ad un parco ittico naturale che abbiamo vicino casa. Va a pesca con il padre, ributtando i pesci in acqua dopo averli ammirati.
Fin da piccolo mi seguiva curioso ai musei della scienza e tecnica e poi il giorno dopo raccontava agli amici l'esperienza, tornando da me sconfortato perché gli altri non dimostravano il suo stesso interesse.
Man mano che passavano gli anni però gli importava sempre meno, quindi ora segue le sue passioni, diversissime da quelle dei suoi coetanei, senza curarsi del loro apprezzamento.
Il problema di mio figlio è che affronta troppo spesso con il pianto le difficoltà, soprattutto quelle scolastiche. Non è bravissimo, ma se la cava, le maestre mi ripetono in continuazione che è un artista, un sognatore che si perde spesso nel suo mondo (anche durante le lezioni) quindi fatica un pò in materie come la matematica dove le regole la fanno da padrone.
Ho provato in mille modi a renderlo indipendente da me durante i compiti, ma non ci sono riuscita.
Da quando è iniziata la 4 elementare sembra essere addirittura regredito, ieri sera ha pianto perchè non riusciva a studiare e ripetere una pagina di geografia ed io mi sono arrabbiata tantissimo (lo so non dovrei, ma questo suo arrendersi ancor prima di cominciare mi scatena veri e propri attacchi di rabbia).
Io lo sprono all'indipendenza da tempo, per portare un esempio:
segue dei corsi di nuoto da qualche anno e già da due l'ho abituato a cavarsela da solo negli spogliatoi, quindi si spoglia, organizza lo zaino e poi alla fine si lava e si riveste. Fino all'anno scorso lo portavo io una volta alla settimana in piscina, ma da quest'anno ho deciso di usufruire del servizio del Comune, pulmino e sconto sul scorso, per i bambini della scuola del paese.
Bene, ho dovuto lottare e alla fine obbligarlo a parteciparvi, affrontare una cosa nuova è per lui un grande pensiero.
Alla fine non gli ho dato scelta e per fortuna: ora non vede l'ora che arrivi il mercoledì per andare in piscina con gli amici del cuore.
Ho provato in tutti i modi, probabilmente sbagliati, a fargli affrontare lo scoglio dei compiti con serenità, autonomamente e positivamente, ma senza successo.
Si mette subito a piangere, dice di non essere in grado, si mortifica paragonandosi ai compagni che secondo lui fanno meno fatica, entra in confusione e non conclude nulla.
Ha poca autostima e forse io stessa, senza rendermene conto, ho contribuito a diminuirla magari etichettando come semplici compiti che a lui parevano difficilissimi facendolo sentire inadeguato.
Io e il padre siamo divorziati, ci siamo separati di comune accordo quando il bambino aveva 3 anni, viviamo questa situazione in modo civile e sereno. Il padre entra in casa mia e si ferma tranquillamente per un caffè, è anche capitato che per necessità si sia fermato a dormire da me in camera con nostro figlio.
L. sa da sempre che mamma e papà pur volendosi bene, non si amano più come marito e moglie e quindi hanno deciso di separarsi. Entrambi abbiamo una relazione e L. conosce e frequenta le persone in questione.
Sa che quando si tratta di lui, io e il padre siamo uniti e non esiste niente di più importante per noi.
Ma... nonostante io pensi che non ci siano problemi, che siamo una famiglia serena, probabilmente qualcosa che lo blocca c'è. Perché per mio figlio ogni difficoltà sembra essere problema insormontabile invece che stimolo per mettersi alla prova?
Grazie per l'attenzione e cordiali saluti.

Serena
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signora,
L'atteggimento di suo figlio potrebbe essere stato prodotto dalla scarsa / discontinua presenza di una figura maschile di riferimento accanto.
Ho usato il condizionale perche' si tratta di una ipotesi che andrebbe verificata di persona, accompagnando il bambino per una valutazione presso uno Psicologo Psicoterapeuta dell'eta' evolutiva.
In tale sede si potra' comprendere meglio e stabilire il da farsi.
Ci faccia sapere! I migliori saluti

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132