Depressione nell'anziano: una condanna a vita?

Mia madre, 74 anni, fino a qualche mese fa in perfetta salute fisica e mentale, è entrata in depressione maggiore - con sintomi psicotici 4 mesi fa, quando mio padre si è ammalato e in seguito è morto.
Ad oggi siamo ad un punto morto, in quanto per molto tempo non ha assunto la terapia farmacologica, a suo dire per gli effetti collaterali.
In questa situazione ha perso la propria autonomia, in quanto "bloccata" dalla malattia e impaurita, molto impaurita da tutto.
Si trova ora da 20 giorni in una clinica specializzata, hanno scoperto anche lì che non tentava non assumere i farmaci quindi ora si è ripartiti da zero con una nuova cura. Attualmente passa ancora gran parte della giornata a letto, non riesce a socializzare e a fare le attività riabilitative.
Lo psichiatra della clinica è stato piuttosto negativo: secondo lui non è il caso che la mamma resti in casa da sola una volta dimessa (io sono figlia unica e abito a 50 km).

Io sto valutando, allo scadere dei 2 mesi che è il tempo massimo di permanenza, di trasferirla in una seconda struttura per poter "completare il tentativo di recupero". Mia mamma purtroppo è ancora lontana dall'elaborare il lutto, questo è il grande problema

Sono cosciente il rientro a casa dovrà essere assistenzialmente coperto, ma davvero la depressione anche se curata bene, è destinata comunque a condannare mia mamma a non essere definitivamente più sufficiente? In generale le donne vedove che cadono in depressione sono condannate a tal punto?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 505 41
Gentile signora,

ci sono diversi tipi di depressione, per prima cosa.

Poi bisogna considerare molti altri aspetti: com'era la relazione con marito? Magari vi era un legame di dipendenza, più che un rapporto paritario marito-moglie?

Ad ogni modo sarebbe decisamente più utile per Lei l'indicazione dello psichiatra che cura la mamma; non si possono fare generalizzazioni da qui.

Un cordiale saluto,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

da una parte è comprensibile questa *depressione* a seguito della perdita del compagno di una vita ed il fatto che sia complicato riprendersi, specialmente se si è consapevoli che il compagno non c'è più.

Al di là di cosa facciano le donne vedove, è importante ascoltare cosa vuole fare Sua madre, vedova.

Alcuni vedovi *raggiungono* il compagno in breve tempo, altri sopravvivono al compagno per tanto tempo e ritrovano un motivo per vivere e continuare ad esistere, anche senza il compagno.

Consideri poi che un lutto ha un ciclo naturale di un anno circa, nel corso del quale la persona sperimenta il ciclo di vita senza la persona cara.

Un anziano è più probabile che abbia difficoltà nel affrontare questo ciclo e se riesce ad elaborare il lutto ed a passare dalla tristezza a provare nuove emozioni, la condizione di anzianità non è reversibile, e la solitudine è colmabile solo con la vicinanza delle persone care o con il riallacciare nuovi rapporti sentimentali.

La mamma va compresa ed adeguatamente sostenuta, ma va anche rispettata la sua scelta di vita ed il proprio progetto di vita. Quello lo trova solo dentro di sé.

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

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dopo
Attivo dal 2012 al 2016
Ex utente
per la dottoressa PILECI: Allora lei ha fatto centro sul problema: il rapporto tra mia mamma e mio papà.

Lo psichiatra ha chiesto se andavano d'accordo: mia mamma ha risposto: certo, non litigavamo praticamente mai.

e questo è vero! mio papà diceva, anche un po' per tirare acqua al suo mulino se vogliamo, che "se si vuole andare d'accordo, uno deve cedere..e quello che cede sono io". mia mamma ha (aveva) un carattere forte, deciso, e mio padre - pur non essendo succube, per carità - è vero che era anche accomodante.
diciamo che i pantaloni in casa li portava la mamma, questo sì, però vorrei dire che tra loro c'era grande rispetto e complicità.

[#4]
dopo
Attivo dal 2012 al 2016
Ex utente
per dott. BELLIZZI: dottore, mia mamma afferma di essere caduta in depressione come in un burrone, da un giorno all'altro, per il grande dolore nel vedere mio padre stare male quando era malato.

non dice che senza mio padre non vuole stare, dice che vuole farcela, guarire e ripartire.

caso mai dice che vuole stare con me, sempre con me... e questo è un grosso problema visto che sono sposata e abito lontano. certo, vuole stare sempre con me per non stare sola ora che il marito è mancato o affinchè io possa in qualche modo "sostituire il papà"...questo è il grande problema da risolvere, renderla mentalmente indipentente----
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

quello che Lei cerca, messo così, è leggermente impossibile, a mio avviso, dato che se Sua madre fosse stata *mentalmente indipentente* non si sarebbe disperata in modo così grave.
Poi, attenzione, stiamo ancora in quello che può essere definito il normale decorso del lutto e Sua madre sta cercando di riogranizzare la propria vita che è stata sconvolta. È una persona anziana che si è presa cura del proprio compagno, e che se avrà bisogno di cure non avrà un pari (compagno) che possa prendersi cura di lei.

Sua madre ora è sola e cerca il supporto della famiglia, e se Lei è figlia unica, è ovvio che vada dal parente prossimo.
Così come quando Lei correva da mamma quando aveva un problema, oggi Sua madre corre dalla figlia.

Purtroppo il mondo non è perfetto e bisogna conciliare le esigenze della madre e della figlia, specialmente laddove c'è anche la distanza di mezzo.

Di solito il genitore superstite si deve per forza di cose avvicinare al figlio, poichè è quello più *libero*.

È una situazione molto complicata.