Senso di colpa

Buonasera,
in breve riassumo la mia situazione.
da 2 anni sto con una persona che quando ho conosciuto era per così dire "separata in casa" e con 2 bimbi (6 e 4 anni) che vivono a circa 300 km da me.. Per il primo anno e mezzo siamo andati avanti a week end alterni, poi la situazione a casa sua è stata chiusa definitivamente, ed ora da un paio di mesi conviviamo. Non vorrei parlare della situazione con la ex compagna, giustamente arrabbiata (lui aveva chiuso la relazione ma senza dire della mia presenza, poi venuta alla luce qualche settimana fa) e che desidero gestiscano tra di loro come stanno facendo, ma dei bimbi. Abitano lontano con la mamma, e gli accordi sono che al papà spetti di vederli un week end si e uno no (in pratica 4/6 giorni al mese). Lui è molto legato ai bimbi, e loro a lui...e io non riesco a non sentirmi esageratamente in colpa per tutti i pensieri che sta avendo: la lontananza dai bimbi, la sua paura di non gestire bene le cose e poterli allontanare o creare strascichi che si porteranno dietro crescendo, ecc. Continuo a dirmi che se non fosse stato per me magari si sarebbero sì separati, ma avrebbe potuto vederli di più, o comunque la situazione sarebbe stata più facile. Lui mi tranquillizza in tutti i modi possibili, ma è qualcosa che non riesco a spiegare IO a ME STESSA...come potrei gestire la cosa al meglio?con quale ragionamento dovrei cominciare...
spero di essere stata chiara, mi rendo conto che la situazione possa essere fraintesa o giudicata "male" da diversi punti di vista, ma gradirei comunque un parere ed un aiuto...
grazie mille,
a.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara A.,

se il suo compagno ha scelto di porre fine al matrimonio e di essere poco chiaro con la sua ex moglie lei non ha alcuna responsabilità.

Per quanto riguarda il non aver detto della sua esistenza si può trattare di una decisione dettata dalla difficoltà di separarsi e dal goffo tentativo di far soffrire meno la sua ex non dicendole di essere impegnato con un'altra donna.
Il fatto invece che la loro storia sia finita dipende solo in parte da lei, perchè quando un matrimonio non è in crisi nessuna terza persona può farlo finire.
Se loro erano in crisi e soprattutto se lui non era più innamorato nè intenzionato a lottare per il rapporto con la moglie
Il suo compagno riesce a dialogare con la madre dei suoi figli per concordare ciò che riguarda la loro crescita ed educazione?

I bambini sono coinvolti nel loro conflitto o li stanno salvaguardando da questo?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Utente
Utente
Grazie per la celerità intanto!
Dunque, alle mie domande (devo dire non troppo insistenti per paura di creare ancora più ansia e preoccupazioni ulteriori in lui, forse sbagliando...non so!), in particolare chiedendo come mai non fosse stato chiaro con la ex compagna sulla mia esistenza ha sempre risposto sostenendo di non aver detto tutto per evitare di "caricarla" di un ulteriore dispiacere oltre a quello avuto per la separazione definitiva, l'uscita di casa e il resto delel situazioni che si sono create. Non ci sono mai stati problemi di comunicazione tra di loro a parte qualche screzio dettato dal nervosismo e delusione di lei (comprensibilissimo e sacrosanto) se non da quando ha scoperto della mia esistenza, purtroppo avvenuta per caso, sentendosi presa in giro e ingannata ha modificato il modo di relazionarsi con lui.
Per i bimbi in ogni caso riescono a comunicare, in passato hanno consultato una terapeuta per farsi consigliare come affrontare l'argomento della separazione con i bimbi, come dir loro la verità senza compromettere i rapporti nè creare false illusioni, e soprattutto per evitare di far nascere in loro i classici sensi di colpa che i bambini hanno dopo la separazione dei genitori. Sull'educazione e la crescita sono sempre stati sulla stessa lunghezza d'onda devo dire. I bimbi non sentono da parte di nessuno dei due genitori brutte parole o sfoghi o "ripicche" nei confronti dell'altro, di questo ne sono certa anche non conoscendo la loro mamma ma mi fido di quello che mi dice il mio compagno, ci mancherebbe.
Quello che non riesco ad eliminare del tutto dalla mia testa è il senso di colpa che ho nei confronti dei bimbi più che altro, non della mamma!Dei bimbi e del mio compagno a dire il vero...non mi capacito di potere essere la ragione di sofferenza di due bambini, e più di tutto mi uccide vedere lui che non mi fa pesare nulla ma nello stesso tempo soffre terribilmente della mancanza dei bimbi.
Non so se riesco a spiegarmi o se in effetti sia tutta una mia congettura che mi porti a farmi problemi inesistenti.
La ringrazio per l'ascolto e attendo ulteriore opinione!
saluti,
A.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Da quello che ci riferisce non penso che lei si possa considerare "la ragione di sofferenza di due bambini": lo sarebbe se si intromettesse vietando al suo compagno di vedere i figli o di avere contatti con l'ex moglie per parlare dei bambini, ma così non è.

Si definirebbe una persona che in generale tende a sentirsi in colpa o responsabile più del dovuto?
I suoi genitori sono separati?
Da piccola ha vissuto da vicino la separazione dei genitori di qualche suo amico?
[#4]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno,
io SO OBIETTIVAMENTE di non essere la causa di nulla, ma evidentemente una parte del mio inconscio non lo riconosce! Mi rendo conto non sia facile da comprendere come situazione...
Rispondendo alle sue domande, i miei genitori non sono separati, ho sempre vissuto in un ambiente familiare che definirei piuttosto sereno. Purtroppo ho la tendenza a sentirmi responsabile più del dovuto come accennava lei, tendo ad accollarmi problemi altrui senza che mi venga chiesto (intendo dire che ho pensieri assillanti riguardo a difficoltà altrui e la paura o l'ansia che non riusciranno a risolverli), ad angosciarmi per il minimo ostacolo e ad esagerare i pensieri negativi. Tutto questo per poi ogni volta rendermi inevitabilmente conto alla fine che potevo risparmiare a me stessa tutti i pensieri e le preoccupazioni perchè le cose si risolvono da sole e che per quanto possa preoccuparmi non sempre posso evitare che le cose vadano male.
Questa situazione la collego infatti al mio modo d'essere, troppo apprensiva e ansiosa...sbaglio?
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Dr.ssa Elisabetta Molteni Psicologo, Psicoterapeuta 112 3 4
Gentilissima, ho letto il suo consulto.
Inizialmente lei si sente in colpa verso i bambini, “non mi capacito di potere essere la ragione di sofferenza di due bambini e mi uccide vedere lui......”
Poi, anche grazie all’intervento della collega, Lei amplia su di sé e riconosce una sua modalità che la caratterizza: obiettivamente la causa-colpa non è sua né di nessuno, le situaizoni si evolvono, è sua invece la tendenza ad accollarsi problemi altrui, la paura che gli altri non ce la possano fare a risolverli da sè, il pensiero negativo portato all’esasperazione, per poi giustamente riconoscere che questi pensieri sono esagerati! "per poi ogni volta rendermi inevitabilmente conto alla fine che potevo risparmiare a me stessa tutti i pensieri e le preoccupazioni perchè le cose si risolvono da sole"

E’ un fattore positivo il fatto che lei abbia la consapevolezza di questa sua modalità apprensiva, in modo da riconoscere fino a che punto preoccuparsi e quando invece la preoccupazione-responsabilizzazione diventa esagerata, poiché le cose possono anche risolversi e seguire il loro corso! Cari saluti

Dr.ssa Elisabetta Molteni
Psicologa Psicoterapeuta - In studio e Online
www.elisabettamolteni.it

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dopo
Utente
Utente
Gentilissima Dr.ssa Molteni,
grazie anche a lei per la risposta.
Che dire...cercherò di prendere atto al 100% che la colpa non è mia nè del mio compagno e nè di chiunque altro e proverò a passare sopra al senso di colpa ragionando sul fatto che il mio carattere mi porta a provarlo a prescindere, qualsiasi sia la situazione non perchè sia oggettivamente mia la colpa di malesseri altrui.
E cercherò poi di lavorare su me stessa per attenuare la mia apprensività ma è da anni che ci combatto con scarsi risultati, credo sia ora di confrontarmi con qualche specialista come voi, magari inziando un percorso che mi indichi la strada da seguire.
Grazie ancora per i consigli,
auguro un buon lavoro e buona giornata,
A.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"io SO OBIETTIVAMENTE di non essere la causa di nulla, ma evidentemente una parte del mio inconscio non lo riconosce! Mi rendo conto non sia facile da comprendere come situazione..."

Quello che ha riferito di sentire è chiarissimo: un conto è la valutazione razionale ed oggettiva dei fatti, un altro come si sente nonostante le conclusioni alle quali arriva ragionandoci.
Queste conclusioni sono in ogni caso importanti e non scontate.

Dal momento che ha precisato questo:

"tendo ad accollarmi problemi altrui senza che mi venga chiesto (intendo dire che ho pensieri assillanti riguardo a difficoltà altrui e la paura o l'ansia che non riusciranno a risolverli), ad angosciarmi per il minimo ostacolo e ad esagerare i pensieri negativi"

si può concludere che, se non vi sono nella sua storia eventi che possono costituire un motivo specifico per essere così in ansia per il proprio ruolo nella separazione coniugale del suo compagno, e se non si identifica nè con i bambini che hanno "perso" il papà, nè con l'ex moglie, il suo è probabilmente un problema più generale, dettato sempre dall'eccessiva identificazione con le sofferenze altrui ma aspecifico.

Se si rende conto di investire eccessivo tempo ed energie nello struggersi per i problemi altrui, reali o che le sembra solo di cogliere, e combatte da anni per cambiare atteggiamento e modo di sentire non potrà che esserle utile un aiuto psicologico.

Le faccio tanti auguri,