Bambino primi orientamenti sessuali

Gentili dottori,
sottopongo alla Vostra attenzione un quesito che riguarda mio figlio di tre anni; premesso che in questo periodo sta scoprendo la propria sessualità toccando con le mani i propri organi genitali devo specificare che una sua frase qualche giorno orsono mi ha lasciato perplesso e ha sortito in me una certa preoccupazione: guardando la televisione, non appena è apparso un uomo di bell’aspetto, ha richiamato l’attenzione di sua madre per dire che quel signore gli piaceva. Strano è stato il fatto che tale persona, protagonista di una pubblicità, non stava compiendo nulla e quindi mio figlio può essere stato colpito solo dal suo aspetto.
Sinceramente credo che mai avrei dato peso ad una simile frase pronunciata da un bambino di tre anni se non fossero affiorate in me le paure celate: un fratello dichiaratamente gay, un cugino, uno zio che portano a pensare a quella teoria della familiarità e dell’ereditarietà “portata avanti” da alcuni studiosi.
Ho saputo dell’omosessualità di mio fratello in età post-adolescenziale nonostante avessi forti dubbi già dai tempi in cui lui frequentava i primi anni del liceo; credo che questo tipo di esperienza mi porterebbe a capire gli orientamenti sessuali di mio figlio già in età precoce con la possibilità di stargli vicino soprattutto nel periodo adolescenziale già abbastanza tormentato per la molteplicità dei ragazzi; ciò che vorrei sapere adesso è se è già il caso di “scrutare” i comportamenti di mio figlio, se ciò che ha detto qualche giorno orsono potrebbe essere indice di un certo orientamento o se invece dovrò, nel caso, iniziare tra qualche anno.
Per tentare di dare un'idea generale di mio figlio posso dire che normalmente è un bambino assai vivace, che inizia a socializzare con i propri compagni di asilo e che, per ciò che concerne i giochi che più gli aggradano, si potrebbe definire un maschiaccio. Anche a mio fratello però piacevano le macchine e il Lego e anche adesso che ha 38 anni nessuno che non sa sospetta perciò non so quanta attinenza possa avere tale mia osservazione
RingraziandoVi per l’attenzione porgo distinti saluti.
Roberto
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

l'orientamento sessuale non viene costruito o predeterminato su base genetica (non esiste il gene dell'omosessualità), ma probabilmente con un processo di identificazione precoce che riguarda le prime esperienze di relazione (genitoriali, parentali, amicali ecc.).

La sessualità viene integrata (in quanto comportamento sessuale in senso stretto) nel periodo adolescenziale e non in fasi così precoci dove prevale l'attaccamento. I bambini che si toccano i genitali non lo fanno con un intento sessualizzato, ma semplicemente iniziano a scoprire il proprio corpo, facendo notare talvolta le differenze tra maschi e femmine.

Quale è la preoccupazione in merito a questi comportamenti?
Ci sono altri comportamenti messi in atto da suo figlio che la preoccupano?

Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Signore,
L' esplorazione dei genitali all' eta' di suo foglio, ha un significato esplorativo, conoscitivo, non finalizzato al piacere genitale, da cui e' ancora abbastanza distante.
Non esiste un' omosessualita' genetica, se desidera sapere questo, ma esistono ansie genitoriali, che magari passano da genitore a figlio.
Come ha reagito lei all' omosessualita' di suo fratello?

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"ciò che vorrei sapere adesso è se è già il caso di “scrutare” i comportamenti di mio figlio, se ciò che ha detto qualche giorno orsono potrebbe essere indice di un certo orientamento o se invece dovrò, nel caso, iniziare tra qualche anno."

Gentile Utente,

Le suggerirei di non fare nulla e di rispettare i tempi di Suo figlio e di sintonizzarsi sui suoi tempi e sulle sue curiosità e/o esigenze, mettendo da parte le Sue paure.

Avere un fratello omosessuale non significa che Suo figlio sarà omosessuale, neppure per apprendimento di alcuni comportamenti.

Però il focus della Sua richiesta mi pare più centrata sui Suoi timori, che sul comportamento del bimbo. In fondo ha solo espresso un apprezzamento in cui Lei ha visto un qualcosa di malizioso o pericoloso...

Sua moglie di che parere è?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Gentile Roberto,
cosa cambierebbe nel rapporto che Lei ha con suo figlio e nel suo modo di educarlo se per ipotesi potesse avere la certezza ora di un suo futuro orientamento omosessuale?

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

[#5]
dopo
Utente
Utente
Ringrazio tutti per le celeri ed esaustive risposte ma soprattutto per le domande che mi avete posto e che mi hanno portato ad una seria riflessione.
Inizio rispondendo con quelle che sono state le sensazioni in seguito alla scoperta / rivelazione dell'omosessualità di mio fratello: ansia e paura! Assolutamente nessun giudizio di merito: ho continuato a guardare mio fratello con gli occhi di sempre. L'età post adolescenziale, da me considerata ancora critica per un equilibrio interiore precario, la discriminazione e le malattie tipiche dei gay mi hanno allarmato tanto da "assillare" mio fratello sino a quando lui stesso mi ha detto di "starmene al mio posto". L'equilibrio, nonostante vari periodi in cui si insinuava l'autoconvincimento di essere etero, è stato trovato presto; la discriminazione non c'è assolutamente stata grazie anche ad amici che sono per lui come fratelli, la malattia invece, quella "tipica" degli omosessuali, c'è stata e chiaramente c'è ancora adesso. Non esistono categorie a rischio ma solo comportamenti a rischio eppure mio fratello è stato salvato quando i CD4 erano ormai circa 30 e, non avendo difese immunitarie, ha contratto la polmonite rischiando di non tornare più a casa.
Oggi mio fratello sta bene, ha un lavoro, ogni Domenica ci vediamo quando andiamo a pranzo da mia madre e lui è insieme al suo compagno al quale sono affezionato: se lui è sereno lo sono anch'io.
Per mio figlio ho le stesse paure: un cammino tortuoso da affrontare nel caso dovesse prendere consapevolezza di sentirsi in qualche modo diverso soprattutto in età critiche, la possibilità di discriminazione o in ogni caso di "prese in giro", il terrore dell'Aids. Se mi dicessero che mio figlio sarà gay senza dover affrontare una fase critica sarei la persona più felice del mondo.
Scusatemi se mi sono dilungato.
Roberto
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

quella che lei definisce la malattia "tipica" degli omosessuali, è una credenza residua degli anni ottanta quando si pensava che l'HIV era la patologia esclusiva di determinate categorie purtroppo discriminate, in un modo o nell'altro, come i tossicodipendenti e gli omosessuali.

Come lei dice, il punto sono i comportamenti a rischio, ma questo vale per tutti non lo per gli omosessuali.

Al di là di questo, mi sembra che lei abbia il timore di rivivere con suo figlio l'esperienza stressante vissuta in passato con suo fratello.

Lei pensa che suo fratello in passato abbia sofferto molto per accettare o far accettare la sua omosessualità?

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"Per mio figlio ho le stesse paure..."

E' condivisibile ciò che dice, perchè la strada è in salita per gli omosessuali e questo non è giusto. Soprattutto, noi tutti vogliamo proteggere le persone che amiamo e risparmiare loro inutili sofferenze.

Però è solo Lei che deve affrontare e superare le Sue paure, lasciando fuori Suo figlio.

Da una parte è una buona cosa che questo aspetto sia venuto fuori ora che Suo figlio è ancora piccolo e non già adolescente. Ed è anche un'ottima cosa che Lei ne sia così consapevole.

Adesso il passo successivo è quello di fare fuori tali paure.
Prima Le ho domandato se Sua moglie è a conoscenza di questi Suoi timori perchè la condivisione con lei (che dovrebbe essere meno coinvolta da tale situazione dal momento che non riguarda suo fratello) potrebbe essere molto utile.

Ci faccia sapere.

Un cordiale saluto,
[#8]
Psicologo attivo dal 2013 al 2020
Psicologo
Gentile utente,
l'idea che l'orientamento sessuale sia determinato solo ed esclusivamente da identificazioni parentali è stata superata. Per quanto non sia possibile parlare di "gene gay", la ricerca si muove sempre di più verso la scoperta di determinanti biologiche dell'orientamento sessuale.

è davvero presto per prestare attenzione all'orientamento sessuale di suo figlio, questo si consoliderà solamente nel corso dell'adolescenza.

Non sono d'accordo poi col ritenere necessariamente tortuoso il percorso di un giovane omosessuale. Anche questo, così come il discorso delle malattie "tipiche" di questa popolazione di persone, rientra nei cliche che la società continuamente alimenta. Non è certamente l'orientamento sessuale di una persona a rendere il suo percorso di vita più doloroso o difficile.

Ha timore più del "difficile cammino" (ancora improbabile) che suo figlio potrebbe intraprendere oppure dell'accettazione della sua omosessualità?

[#9]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Signore,
immagino la sua ansia nei confronti del percorso intrapreso da suo fratello, ma immaginare lo stesso percorso per suo figlio, mi sembra solo una concretizzazione della sua ansia, il bambino ha solo 3 anni, stia sereno
[#10]
dopo
Utente
Utente
Grazie ancora per l'attenzione che prestate.
Mia moglie, come forse si può intuire dalla mia non risposta, vive ogni accadimento in maniera opposta: è sicuramente più fatalista però per me questo termine è quasi sinonimo di superficialità; io al contrario tendo a problematizzare ogni aspetto della vita quotidiana. Sino a qualche anno orsono si poteva anche intravedere in comportamenti tanto distanti una sorta di compensazione, ora invece è rottura sotto molti aspetti.
Per ciò che concerne il processo che ha portato alla consapevolezza dell'omosessualità di mio fratello non so cosa rispondere e per un giorno mi sono domandato per quale motivo io a lui non abbia mai chiesto niente: esiste per me un pre ed un post rivelazione; da quel momento non mi sono mai chiesto se mio fratello avesse sofferto nel percorso del quale sono venuto a conoscenza quando ormai era compiuto quasi interamente: mi interessava solo sapere come stava in quel momento e adesso.
Forse ho traslato la mia adolescenza sofferta e colma di frustrazioni a causa di un aspetto non propriamente gradevole che mi portava ad essere ai margini del gruppo: le ragazze non ti guardavano e i ragazzi, consapevoli di essere più belli e perciò più "potenti", manifestavano la loro superiorità o almeno io percepivo in questo modo.
Ho pensato e creduto che, se io potevo aver sofferto per una piccola discriminazione, mio fratello avrebbe provato lo stesso dolore decuplicato ma, è vero, potrei essermi totalmente sbagliato.
Inizia dalla mia adolescenza anche il senso di colpa per aver messo al mondo un figlio che, se un giorno dovesse rivelarsi esteticamente simile al padre, potrebbe soffrirne quanto il sottoscritto; figuriamoci se fosse anche gay.... ma questo è un altro discorso.
Grazie ancora.
Roberto