Odio e astio che non si placa?

Salve sono una ragazza di 23 anni,

Parto dal dire che sono stata sempre una ragazza difficile, ho sempre avuto problemi psicologici dati dal mio continuo senso di infelicita' e inferiorita' non so di preciso quando questi sentimenti siano iniziati ma so che fino all'eta' di 11 anni ero felice finche' i miei genitori mi hanno voluto far frequentare una scuola media che non volevo fare e fatto intraprendere la strada della musica ,la chitarra un sogno che hanno sempre voluto ,questo perenni sentimenti non mi hanno mai lasciato vivere la mia vita a pieno ma mi hanno sempre condizionato nella vita sociale e familiare. Questi sentimenti si sono sempre piu' acuiti dalla smania dei miei genitori di volere il meglio per me , perche' qua in provincia di Lecce, in un paesino come il nostro anche i figli dei poveri si devono affermare e io figlia di un negoziante e una casalinga dovevo farli orgogliosi di me cosicche' loro non si dovessero vergognare di fronte al paese dove le chiacchere si spargono e ognuno sa tutto di tutti.
Ho un fratello maggiore che hanno sempre voluto e me che sono nata per sbaglio non programmata. Arriva l'adolescenza e verso i 12/13 anni iniziano i rapporti turbolenti con mio padre, lui mi obbliga allo studio della chitarra( che io non ho mai amato) io mi ribello e litigo, questi scenari si ripetono piu' e piu' volte, il mio carattere non giova la situazione, mi comporto come una viziata pretendo cose frivole nel vago tentativo di farmi accettare dai miei coetanei,mi sento sempre piu' infelice e sempre alla smodata ricerca di qualcosa per rendermi felice. Vedo che i miei amano mio fratello, danno tutto per lui e invece su di me parlano male, mi offendono perche' sono troppo magra, mi definiscono un cesso, quasi ogni giorno vedono un difetto in piu' e io non riesco neanche piu' a guardare nessuno negli occhi, neanche in strada e da li' in poi evitero' cautamente di essere in situazioni imbarazzanti come parlare al pubblico o parlare con persone sconosciute. Arrivo a un punto dove le mie troppe pretese arrivano al culmine quando a 18 anni me ne voglio andare da quel paese,mollo lo studio della chitarra, voglio studiare in citta' , faccio l'ultimo anno di liceo scientifico e mi diplomo, poi per vicessitudini devo tornare a casa, e anche la' soffro ancora , nn sono felice perche' non ho una vita sentimentale e perche' adesso vorrei andare a Roma a studiare ma non posso. Allora protesto, litigo , infondo io in cuor mio lo facevo perche' cercavo disperatamente qualcosa che mi rendesse felice ma non ci riuscivo mai. Non mi mandano, non vogliono, sono infelice, trovo un ragazzo belga che abita in inghilterra, vado da lui ,adesso voglio studiare la', i miei mi promettono prima che partissi che mi aiuteranno con le spese, non lo fanno, adesso non mi vogliono piu vedere,la casa e' off limits per me, sono malata e mi hanno detto che per loro potrei morire perche' sono stata cattiva. Perche' questo astio verso di me ? questo odio a morte?
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Psicologo attivo dal 2012 al 2016
Psicologo
Gentile Utente,

sembra che proprio che la causa di tutto ciò che ha passato sia una certa mentalità, un po' ristretta, che i Suoi familiari hanno dimostrato di avere.

Comunque, ora che Lei è lontano e che ha la possibilità di muoversi in modo indipendente, può finalmente _costruire_ la vita che desidera; le consiglierei di non farsi sfuggire questa occasione e di concentrarsi principalmente su questo.

Innanzitutto si prenda cura di se stessa e, se non lo ha già fatto, affini le Sue competenze linguistiche e possibilmente trovi un'occupazione.

Stia pure per un po' senza contattare la famiglia, dimostri loro che è in grado di farlo; col tempo, magari tra voi le cose miglioreranno; probabilmente ci vorrà un po'.




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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Cara ragazza,
Come dice il Collega, lei ha una rara opportunità, ora, di fare i conti con se stessa e di mettersi alla prova. Può sperimentare, esplorare, guardarsi intorno, scoprire altri modi di intendere la vita e le relazioni. Comprendo quanto debba aver subito e sofferto nel dover compiacere i suoi e, magari, "compensarli" per le loro ferite narcisistiche o altro. Una cultura ristretta, in più, non ha facilitato. Capisco anche lo sforzo di "dover" sempre essere all'altezza delle aspettative dei suoi, mai contenti di quello che faceva e, soprattutto, non accettanti rispetto a quello che lei è' e vuole. Pertanto, devo dirle che è' stata davvero brava e forte a intraprendere questa strada, difficile, ma che sembra l'unica, al momento, per restituirle quel potere decisionale che è' stato soffocato per così tanto tempo. Quindi, non molli! Se tollerare il loro "odio" e' troppo duro, non solo cerchi di limitare i contatti con i suoi, ma
, se può, si cerchi una consulenza psicologica che la sostenga in questo cammino di individuazione.
Un caro saluto!
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico.

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Ragazza,
comprendo la sua amarezza e le domande che si pone, purtroppo un certo tipo cultura e certe di dinamiche disfunzionali nella sua famiglia di origine le hanno portato molta sofferenza e limitazioni, non è facile sentirsi addosso la pressione così forte delle aspettative dei propri genitori e non poter seguire le proprie aspirazioni.

Comprendo quanto la possa fare ancora soffrire l'atteggiamento dei suoi genitori,mi sembra di capire che si sia allontanata da casa, in cerca di una sua strada e di una vita più serena.

Ancora però brucia quel dolore che ha dentro per i suoi genitori e per come si comportano con lei, ed è comprensibile,
Forse sta sperando che un giorno tutto questo cambi e che mutino il loro atteggiamento nei suoi confronti.
Ma ora è adulta e continuare sulla strada dell'autonomia la può aiutare a maturare quello svincolo emotivo che ancora sembrerebbe non essere del tutto avvenuto, controproducente rivolgersi a loro chiedendo aiuto.

Come va con il suo ragazzo?
Come si trova nel nuovo contesto?
Ha nuove amicizie?
Sta cercando un lavoro?
<io non riesco neanche piu' a guardare nessuno negli occhi, neanche in strada e da li' in poi evitero' cautamente di essere in situazioni imbarazzanti come parlare al pubblico o parlare con persone sconosciute> .Ha superato queste difficoltà?

< sono malata> Potrebbe chiarire meglio?


Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#4]
dopo
Attivo dal 2011 al 2013
Ex utente
Sono davvero lieta per tutte queste risposte e supporto. Ne ho davvero bisogno in questo momento.
Per rispondere a voi gentili dottori, questa separazione mi sta mettendo alla prova, non nascondo che di notte faccio incubi, dove ripetutamente sogno di essere trattata male dai miei mentre mio fratello e' il figlio che ha tutto e viene amato, percio' queste emozioni oltre che a perseguitarmi nella vita reale mi perseguitano anche nel sonno.
Certo, sono stata sempre la figlia che doveva spiccare e doveva fargli fare bella figura, ma ossimoricamente sono anche quella meno amata. Sono la figlia che e' squilibrata perche' litiga spesso e ha un carattere particolare e questo ha incrinato i rapporti anche quando si stava nello stesso tetto, ricordo che ero molto ribelle, troppo, ma ero adolescente, ma tuttora sono infelice e cerco sempre di piu'dalla vita. Ho sempre pensato di avere una certa malattia che io ho definito ''shopenhaueriana'' la dipendenza dal volere essere felice sempre alla ricerca di qualcosa , qualcuno per rendermi felice, ma poi quando credo di essere finalmente felice allora quel momento svanisce.
Ho una bassissima autostima, e' vero il fatto che non riesco a guardare negli occhi le persone, o anche evito quando passeggio in strada da sola di ritorvarmi in allarmanti situazioni come passare di fronte a un gruppetto di ragazzi,anche ragazze. Sempre il costante pensiero di essere giudicata male,quasi un terrore.
Voglio tanto essere ''normale'' sembra che la mia grande punizione sia il mio carattere, non aiutato anche dai problemi vari come genitori ecc. Ora sto cercando un lavoro e stabilita' economica.

Grazie mille dottori.

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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Più che essere " normale" sia se stessa, anche litigiosa, con un brutto carattere come lei dice, ecc. La normalità e spesso miopia e mediocrità. Accetti se stessa per la grinta che sta dimostrando e anche per le fragilità,che la rendono umana. Un lavoro la aiuterà molto a non farla sentire dipendente e indifesa!
Un caro saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico