Convincerlo ad andare da uno psicologo

Buongiorno, scrivo qui per chiedere un consiglio su come aiutare il mio ragazzo che da circa 6 mesi è caduto in uno stato di paranoia, ansia e a mio parere depressione.
Già da alcuni mesi ho cercato di consigliarlo riguardo all'andare a parlare con un terapeuta, ma lui nascondendosi dietro al fatto che è una persona molto chiusa e incapace di esternare le emozioni, dice che non se la sente e preferisce lasciare le cose come sono.
Premetto che lo psicologo gli servirebbe in questo momento non solo per ritrovare la serenità che lui stesso dice di aver perso, ma anche per superare alcuni traumi passati che, per il fatto che è stato sempre trascurato dalla sua famiglia, non ha mai affrontato nel modo adeguato.
Lui stesso mi ha chiesto aiuto per farsi aiutare perché da solo non ci riesce, ma non essendo io un medico non mi sento in grado di fare nulla se non limitarmi a farlo parlare e spingerlo a sfogarsi.
Qualche giorno fà gli ho fatto un regalo e lui ironicamente mi ha detto che sperava in un abbonamento dallo psicologo. Da quella frase però mi è venuta l'idea che forse se mi informassi io al posto suo per un bravo terapista della nostra zona, lui trovandosi a "fatto compiuto" riuscirebbe a trovare il coraggio di andarci.
D'altra parte però non so se una persona otterrebbe reali benefici ad iniziare un percorso se non parte già mentalmente predisposta ad aprirsi e lavorare assieme allo psicologo.
Non so più cosa fare, so che lui ne ha bisogno e vuole andarci ma la paura, il timore e di certo un po di vergogna lo fermano.
Avete consigli da darmi?
La mia idea potrebbe essere buona?
Un cordiale saluto
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> D'altra parte però non so se una persona otterrebbe reali benefici ad iniziare un percorso se non parte già mentalmente predisposta ad aprirsi e lavorare assieme allo psicologo.
>>>

È proprio così, purtroppo. Le eccezioni ci sono, ma arrivare in terapia trascinati da qualcun altro non è il modo migliore per iniziare.

Legga qui:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/328-aiuto-a-tutti-i-costi-come-posso-convincere-mio-marito-moglie-amico-fidanzato-a-farsi-visitare.html

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Cara ragazza,
Comprendo il desiderio di aiutare il suo ragazzo, ma sembra che, proprio in virtù della sua grande disponibilità, lui si stia adagiando in modo passivo, riversando su di lei i suoi problemi. Il dialogo in coppia e' importante ma diventa poco produttivo se è' a senso unico e monotematico, con lui che si sfoga e lei che ascolta. Se smettesse di ascoltarlo e chiedesse, a sua volta, di essere ascoltata -anche lei avrà dei problemi, immagino- lui lo farebbe? Credo, per la verità, che finché lei farà da psicologa a lui, egli rimanderà il momento per prendersi cura di se stesso. Che ne pensa?
Cordialmente
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa clinica

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

in questi giorni è in corso il "Maggio di Informazione Psicologica" (acronimo MIP) in tutta Italia in cui vengono organizzati eventi a partecipazione libera ed è possibile prenotare anche colloqui gratuiti. Potrebbe usare questa iniziativa come "scusa" per partecipare insieme ad una delle iniziative nella sua zona e quindi avvicinare il suo ragazzo alla psicologia, magari scegliendo insieme l'evento a cui partecipare.

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

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dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Gentile Dott.ssa Scolamacchia, grazie per la sua risposta.
Riguardo a ciò che mi ha domandato sul fatto che lui ascolti me riguardo ai miei problemi, le rispondo affermativamente. Anzi ad essere precisi in tutti questi anni di relazione è sempre stato lui lo "psicologo della coppia", essendo come ho detto un uomo con gravi difficoltà ad esternare i propri problemi.
Tutto è nato da una litigata in cui io l'ho spinto a parlare delle sue difficoltà ed ansie che lui si è sempre ostinato a non voler manifestare in alcun modo, preferendo tenersi tutto dentro.
Non sò cosa sia successo, ma mi sembra che iniziando ad aprirsi con me e sfogarsi abbia rotto una diga immensa di problemi accantonati in anni e traumi passati che lo hanno travolto e che non ha più saputo gestire.
Quando ho cercato di parlargli e convincerlo dell'aiuto di uno specialista ha avuto un vero attacco di paranoia e delirio che al momento lo ha fatto accettare di farsi aiutare, ma poi ritrovata la lucidità, si è tirato indietro.
Non ho la sindrome da crocerossina che vuole aiutare a tutti i costi e fare la parte della salvatrice, ma ho una relazione con questa persona da tantissimi anni, abbiamo molti progetti comuni, e sentirlo dire che per il compleanno vorrebbe solo un pò di serenità, mi mette preoccupazione e angoscia.
Non posso smettere di farlo parlare e di farlo sfogare con me come lei ha suggerito perchè è stato capace di rimanere muto riguardo ai suoi sentimenti per tanti anni, finendo per sembrare indifferente al mondo, e ora che è riuscito finalmente a sbloccarsi sarebbe un grave errore fare un passo indietro.
Cordiali saluti
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 739 20 3
Cara ragazza,
Non le ho suggerito di non ascoltarlo, ma mi pare che il solo ascolto non sia sufficiente a lui per riprendersi. Lei parla di un periodo di sei mesi, che è' piuttosto lungo e durante il quale non sembrano esservi segni di ripresa significativi. Lei, inoltre, parla di un attacco di paranoia e di delirio, poi rientrato. Purtroppo, il mezzo informatico non aiuta nella comprensione. Per noi clinici, questi due termini hanno un significato diagnostico e prognostico di un certo tipo, e richiedono un intervento specialistico. Magari, non so, potrebbero, invece, significare, nell'accezione comune, uno stato di momentaneo disagio. In questo secondo caso, un ascolto può essere sufficiente. Lei, però, pensa, da quello che mi pare di capire, ma mi corregga se sbaglio, che il quadro rivesta una certa gravità e chiede come fare per persuaderlo a farsi curare. Il suggerimento che le da' il dott. Bellizzi e' molto valido e potrebbe prenderlo in considerazione. L'idea di contattare un terapeuta nella zona e informarsi sulla disponibilità e i costi non è' del tutto da scartare, tuttavia lei ha ragione quando teme che se non è' il suo compagno a essere motivato, difficilmente ci possono essere risultati positivi. Avere a portata di mano un nominativo e il relativo numero di telefono in caso di bisogno, comunque, potrebbe anche funzionare. Consideri quale delle alternative le sembra la migliore in questo momento. L'una, non necessariamente, esclude l'altra.
Cordiali saluti
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia