Sindrome da deflessione dell'umore

Io ho 57 anni compiuti, quindi non sono più un ragazzino, e da circa sei anni e mezzo sono ammalato di tumore nella zona bocca/collo, operato 3 volte, una volta radio/chemio trattato ed a causa della terapia radiante, mi sono stati inseriti (nel 2012 e 2013) due stent alla carotide dx, ma non è questo l'oggetto della mia richiesta.
A giugno dell'anno scorso ho incontrato una donna separata di 50 anni (ora ne ha 51 e mezzo) e, nonostante le sue mille difficoltà economiche, poichè deve vivere con una figlia ora 19enne con poco più di 900€ al mese, ed i suoi problemi passati con un marito violento, abbiamo vissuto serenamente, condividendo molti interessi comuni e, nel limite delle nostre possibilità finanziarie, amandoci come due adolescenti. Forse la cosa potrà far sorridere molti, ma a me no e vi spiego perchè.
Quando verso maggio di quest'anno mi è stato diagnosticato un nuovo tumore nella zona latero-cervicale destra del collo e non potendo essere più sottoposto a radio e/o chemioterapia, ho dovuto sottopormi ad intervento chirurgico (parziale, per mia scelta, poichè l'alternativa era di svuotamento totale) e dopo aver consultato due chirurghi di due Ospedali diversi in Regioni diverse, mi sono fatto operare a Vicenza, ovvero dove risiedo.
Il punto è questo : circa 10 gg prima dell'operazione, quando la mia lei si è resa effettivamente conto della gravità di tale malattia, mi ha lasciato senza una spiegazione, senza che avessimo litigato o, in precedenza, senza che l'avessi trattata male o tradita. Pur percependo poco più di quello che guadagna lei, l'ho sempre aiutata economicamente per quanto mi era possibile, le sono stato vicino le due o tre volte che è stata male, accompagnadola al Pronto Soccorso senza pormi nessun problema. Lei, per contropartita, da quel giorno non si è fatta più vedere nè sentire, non ha risposto ai miei sms, non è venuta a trovarmi durante la degenza in Ospedale e nemmeno si è premurata di sapere cosa mi era successo o come era andato l'intervento. Di andare a casa sua e chiederle spiegazioni non se ne parla, perchè conoscendola, mi accuserebbe di molestie...!!!
Io, non vivo più, non mangio quasi nulla (non mi sono pesato, ma penso d'aver perso almeno una decina di chili ed io pesavo solo 60kg), ho ripreso a bere ed a fumare in modo spropositato e di questo ne ha risentito anche il fisico.
Ho provato, con vari annunci, a cercare altre donne, ma quando ne trovo una, alla fine disdico sempre l'appuntamento, faccio degli incubi angoscianti e dormo pochissimo, sono diventato irriratibile e non c'è cosa che non m'infastisca, insomma, a volte vorrei morire o, nel mio immaginario, vorrei che lei soffrisse come sto soffrendo io, ma anche questa cosa non mi aiuta.
Prendo già diversi medicinali per le patologie sopracitate e non vorrei assumere anche degli psicofarmaci, perciò cosa posso fare? DEbbo dannarmi così per quel poco che mi resta da vivere?
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile utente,
Una malattia come la sua necessità di un approccio che non sia solo chirurgico, ma anche psicologico.
La donna in questione ha fatto delle scelte , che purtroppo devono farla riflettere....
A mio avviso, non credo che gli annunci siano una valida strategia, lei merita così poco?
Si rivolga ad una struttura pubblica vedrà che troverà il supporto psicologico che necessita
Cari auguri

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

porta una situazione complessa, laddove alla sofferenza fisica si accompagna anche questa delusione relazionale. Purtroppo capita spesso che il partner abbia paura della sofferenza, e nel momento della difficoltà, fugga.

Ha provato a chiedere un supporto psicologico in Ospedale ed a chiedere in che modo accedervi? Diverse strutture oncologiche hanno lo psicologo di riferimento ed hanno attivati servizi di supporto.

Sul non voler assumere psicofarmaci, mi permetta di farLe notare che in un certo senso già li sta assumendo: bere in modo spropositato è il tentativo *casereccio* di curare la psiche sofferente. Infatti l'alcol è lo psicofarmaco più a buon mercato che ci sia... ma ha conseguenza. Poi, se ci aggiunge la sigaretta, come ansiolitico e come catalizzatore della rabbia, ecco che si tratta di cercare alternative più adeguate e che Le permettano vivere quel tanto che Le resta da vivere in un modo qualitativamente migliore.

Anche se la situazione è difficile, comunque ha la forza di reagire, e questo è importante, dato che Lei (scrivente) è il primo responsabile della propria cura: se si può contare sull'aiuto di altri e sul sostegno, è una fortuna. L'importante è poter contare sul proprio aiuto e sulla propria capacità e forza di organizzarsi al meglio i propri giorni, in qualunque numero essi siano.

Che ne pensa?

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

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dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Egr. Dott. Bellizzi, La ringrazio per la Sua cortese e, senz'altro, obbiettiva risposta.
In merito ad una richiesta psicologica, ho già fatto una richiesta presso il Settore d'Igiene Mentale della mia ASL, ma dubito fortemente che, per quanto i Suoi Colleghi possano essere qualificati, di uscire bene ed in tempi ragionevoli da questo tunnel che, a mio modesto parere, è ormai a senso unico.
Ho riflettuto molto sul "male" che mi sto procurando, ma mi permetta di ricordarLe che la mia non è una "cottarella giovanile" e di tempo non so quanto me ne rimanga ancora.
Tenterò, comunque, ogni strada fattibile e La ringrazio per aver capito il mio problema e per la Sua professionalità.
Cordialmente,
R.M.
[#4]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Gent.ma Dott.ssa Valeria Randone,
La ringrazio per la cortese e sollecita risposta e non più d'una settimana fa ho chiesto al Settore d'Igiene Mentale della mia ASL un consulto psicologico/psichiatrico, ma dubito fortemente che i Suoi Colleghi, per quanto qualificati, possano essermi di grande aiuto.
Tenterò, comunque, ogni strada percorribile e La ringrazio ancora per la Sua disponibilità e professionalità.
Cordialmente,
R.M.
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

che il tunnel sia buio e scivoloso, non lo metto in dubbio, ma nessuno sa quanto è lungo e quanto lo deve percorrere.
E lo so bene che non si tratta di una cottarella giovanile.
Resta il fatto che oltre all'età anagrafica conta anche l'età interiore e non tutti hanno il coraggio, la forza di affrontare un percorso in salita.

I colleghi non possono fare miracoli, e neanche io. Essendo a Roma, quando mi chiedono un miracolo posso rispondere che i miracoli li fanno dall'altro lato del Tevere, ma che io sono da questo lato.

Però già riuscire a canalizzare le proprie energie per la prova speleologica, può aiutare a percorrere il tunnel nel modo migliore possibile.

Avere la mente sufficientemente libera per organizzare al meglio le proprie energie per la cura e per rendere il percorso il meno sofferto possibile, può già essere un miracolo.

Anche avere la mente focalizzata per organizzarsi l'assistenza necessaria aiuta a lenire la sofferenza. Certo, son ben consapevole che avere qualcuno accanto fa la differenza, ma se stiamo chiedendo troppo a quel qualcuno, o quel qualcuno non è in grado di essere d'aiuto, allora è meglio aiutare se stessi ad aiutarsi.

Forse fare lo sforzo di andare sotto casa di lei può sbloccare la situazione, o forse può essere solo una conferma di una scelta che quella persona ha già preso. Comunque cosa si ha da perdere? Credo poco, se il risultato è poter focalizzare le proprie energie e le proprie risorse per organizzarsi al meglio l'assistenza necessaria.

Ed una dose di speranza ed un pizzico di fortuna aiutano.
Cordialmente le auguro di ritrovare presto la serenità necessaria per convogliare le Sue energie dove più le sono utili e di sostegno!
[#6]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Egr. Dott. Bellizzi,

le Sue parole sono senz'altro sensate e dettate dalla Sua professionalità e, la parte razionale che è in me, le condivide e le apprezza, ma dissento solo una cosa : credo, conoscendo bene questa "signora", che non servirebbe a nulla andare sotto casa sua...anzi, sono convinto che il dolore si riaccentuerebbe.
Io, ovviamente, non sono uno psicologo nè uno psicoterapeuta, ma credo che questa persona abbia bisogno quanto e, forse, più di me di un qualche aiuto a livello emotivo, infatti, non credo sia del tutto "normale" affermare che si resterà per tutta la vita accanto alla persona che hai giurato d'amare e poi, alla prima grossa difficoltà, scappare senza nemmeno interessarsi quanti "cadaveri" ha lasciato il tuo passaggio.
L'unica ed ultima mia speranza è che i Suoi Colleghi siano in grado d'aiutarmi ed abbiano la Sua stessa umanità, perchè non basta saper ascoltare, ma dare anche delle risposte concrete, che si possano attuare e mettere in pratica...poi, sarà solo il tempo a condannarmi per sempre o riuscire ad accettare questa situazione!
Per farLe un esempio banale è come quando mi hanno diagnosticato d'avere uno o più tumori maligni: la prima fase è stata di stupore, poi rabbia, rassegnazione, speranza, fiducia nelle cure mediche, con un altalenarsi di tutte queste situazioni.

Cordialmente,

R.M.
[#7]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile R.M.,

purtroppo di persone che fanno il passo troppo lungo o che dicono una cosa e poi la vita le mette alla prova, è pieno il mondo... c'è chi i problemi li affronta e chi arrivato ad un certo punto scappa...

Illudono l'altro, ma prima di tutto illudono sé stessi.

A me in questo momento la memoria va sull'isola del Giglio..., ma potremmo anche aggiungerci i divorzi, le società in cui i soci litigano etc etc.

Ognuno di noi ha una resistenza, una resilienza, ma anche un punto di rottura, e per quante garanzie diamo, è al momento dei fatti che i nodi vengono al pettine.

Noi psi non possiamo dare risposte concrete a tutto... sul da farsi con quella persona lo sa solo Lei, proprio perchè Lei la conosce e sa cosa tentare e cosa no. Lo psi (-cologo; -chiatra; -coterapeuta) ha solo il compito di aiutarla a trovare le risposte, non a fornirgliele. Delle volte diamo consigli, ma che devono essere spunto per trovare la propria risposta.

Il suo *esempio banale* è l'umana risposta allo stress di una diagnosi complessa. Non so se hai mai sentito parlare delle Cinque fasi della Kubler-Ross.
(http://it.wikipedia.org/wiki/Elisabeth_K%C3%BCbler_Ross).

Questi blog li ha letti?
https://www.medicitalia.it/news/oncologia-medica/4016-quando-il-virtuale-si-confronta-con-il-reale.html

https://www.medicitalia.it/blog/senologia/44-come-si-calcola-il-rischio-reale-per-il-tumore-al-seno.html

Quest'ultimo è mooolto lungo, ma forse se inizia a leggere dalla fine qualche spunto di riflessione lo trova.
[#8]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Egr. Dott. Bellizzi,

La ringrazio del/i suggerimento/i ed ho letto sia le 5 Fasi della Kubler-Ross che i blog da Lei indicatimi ed effettivamente, pur trattando quest'ultimi di tumori al seno prevalentemente femminili (come Lei sa meglio di me, possono capitare anche agli uomini) qualche spunto di riflessione l'ho trovato ed in qualcuno di essi mi sono riconosciuto al 100%, almeno per quanto riguarda il percorso della "malattia". Percorso d'incredulità, di rabbia, frustrazione e paure più o meno manifeste.
Per quanto mi riguarda, queste fasi non sono state cosi circostanziate e definite, ma si sono successe in modo leggermente più confuso e altalenante.
Premetto, anche se non c'entra niente con i discorsi fin qui fatti, che sono agnostico, quindi non ho nemmeno il conforto della Fede (vera) e della preghiera (vera).
Detto questo, sorprende il fatto di quante persone girino "armate delle loro paure" e feriscano gli altri senza rendersene conto, di quanti danni possono causare a se stessi ed agli altri, mentre altre (pochissime in verità) sarebbero disposte a dedicare le loro vite ed altri ancora raggiungono un buon compromesso tra le due cose.
Come la Sua professione Le avrà dato modo di constatare, ogni persona è un caso a sè e lei m'insegna che non può e non dovrebbe esistere una "cura standard" che vada bene un pò a tutti, quindi mi rendo conto che la mia visione dei fatti, sia "viziata e soggettiva", ma come potrebbe essere altrimenti?
Sarò egoista, ma quello che vorrei sarebbe uscire dal tunnel di cui mi scriveva ieri con ogni mezzo (lecito) e forse è una concezione portata all'eccesso, ma in alcuni casi vale l'antica locuzione latina "mors tua, vita mea"!

Cordiali saluti,

R.M.
[#9]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

certo che ogni persona è un individuo unico ed irripetibile, anche solo considerando lo spazio che occupiamo in quel determinato momento: siamo *finiti*, cioè limitati e definiti dai confini dello spazio e del tempo.

La *cura standard* c'è per le persone standard: alcuni possono hanno quelle caratteristiche condivise con molti, che rendono la vita più semplice. Altri hanno caratteristiche particolari e richiedono dettagli particolari.

Dalla specie all'individuo. Dal macro al micro.
Forse è egoista, ma è anche individuale, unico ed irripetibile (almeno finchè la tecnologia della clonazione non progredisca, ma allora ci occuperemo anche di questo e vedremo quel che succede).

"Ama il tuo prossimo come te stesso" presuppone che prima ci amiamo noi stessi, e come Le scrivevo alcune righe sopra, siamo i primi a doverci prendere cura di noi stessi, perchè siamo responsabili di noi stessi davanti a noi stessi (visione agnostica).

E' più che lecito vivere le proprie emozioni e comprendere quel che viviamo. Ma soprattutto prendersi cura della propria mente, alimentandola con i pensieri utili e gestendo i pensieri fastidiosi.
Nei limiti di ciò che è in nostro potere, comunque.

La stoffa è la stessa, ma l'abito si cuce su misura.
Ed un poco alla volta l'abito prende forma.