Malessere mentale ingiustificato...

Buongiorno,
mi chiamo Alessandro e ho 34 anni.

A LUGLIO 2013 è iniziata la mia odissea...In seguito ad un periodo di affaticamento lavorativo in cui sentivo fiato corto e senso di oppressione al torace, ho avuto una sensazione di mancamento a lavoro seguito da giorni in cui mi sentivo completamente esaurito
Pertanto ho iniziato prima le ferie, ma arrivato nel posto di vacanza sono dovuto tornare indietro a causa di un malessere indefinito provato in spiaggia simile (per quanto posso saperne) ad un piccolo attacco di panico. Genericamente provavo irrequietezza, nervi tesi, mancanza di tranquillità, ansia nell'affrontare le giornate programmate della vacanza.
Tornato dalle ferie trascorse in un ambiente più tranquillo e rilassante (casa dei genitori della mia compagna), ho deciso di ricorrere all'omeopatia (sono contro gli antidepressivi) per risolvere tale nuova e particolare situazione della mia vita, nonchè praticando lo yoga.
I rimedi omeopatici (arsenicum album e fiori di bach) e lo yoga hanno fatto i loro effetti, portandomi dei benefici piuttosto costanti tra SETTEMBRE e DICEMBRE.
Purtroppo da GENNAIO ad OGGI la situazione è cambiata. Alterno giorni in cui sto molto bene (soprattutto quando pratico lo yoga) a giorni in cui mi sento nuovamente irrequieto, teso, spossato, con la testa leggera, con difficoltà di concentrazione e confusione mentale. Alcuni giorni provo forte spossatezza.
Il problema principale è che faccio fatica ad affrontare la giornata lavorativa ed esaurisco le forze in fretta e in modo sproporzionato a quanto lavoro. Sono un lavoratore dipendente e non amo il mio lavoro ma ho un contratto indeterminato e uno stipendio decente per vivere. Ultimamente mi sento abbastanza triste e stressato a causa dell'attesa infinita di una promozione che non arriva e che non ha un termine a breve scadenza.

Soffro di cervicale, per posture errate e accumulo di tensione sulle spalle e il collo, con annesse vertigini e formicolii alla testa. Tali effetti risolti in parte con una seduta dall'osteopata che ha trovato un blocco all'articolazione del collo.

Non bevo alcol e mangio in modo salutare a causa di una pregressa pancreatite acuta avuta cinque anni fa e risolta per il meglio.

Ho effettuato analisi complete e i valori sono perfetti.

In aggiunta ho una vita sentimentale molto felice e non ho particolari problemi generali, se non quelli di un uomo medio e non tali da giustificare tale malessere.
Vorrei fare più attività sportiva (tennis) attraverso la quale scarico molto ma ho difficoltà a dargli una continuità.

Riassumendo il tutto non capisco cosa ho. Non mi sento depresso, non ho problemi che possano giustificare uno stato ansioso e non ho mai sofferto di tutto questo prima di Luglio 2013. Unico problema è la mia "incompatibilità" con il lavoro. Ma quanti hanno questo problema?

Ho questo malessere ingiustificato che subisco passivamente e non so cosa sia e sopratutto come uscirne per ritornare a vivere tranquillamente come prima.
[#1]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Caro Alessandro,

l'insoddisfazione sul lavoro può, senz'altro, influire sugli stati d'animo che descrive; non sottovaluterei questa situazione anche se è possibile che ci siano altre concause, meno evidenti, che le procurano tale malessere.

In fondo, se ci pensa, il luogo di lavoro è il posto in cui passiamo la maggior parte del nostro tempo.

Ricorda se è successo qualcosa di particolare nel luglio del 2013 o poco prima di tale periodo di forte stress?

Come sono i suoi rapporti personali, oltre a quello che descrive come appagante con la sua compagna?

Ha amicizie significative con cui condividere il suo disagio?
Qual'è la sua situazione abitativa? E i rapporti con la famiglia come vanno?

Purtroppo, molto spesso, i sintomi ansiosi non hanno una correlazione precisa causa-effetto ma vanno inseriti in un quadro più ampio e completo della storia di vita del singolo individuo che, come tale, è unica ed irripetibile.

Se trova appagamento nello yoga, nel tennis o in altre attività sportive, il consiglio è quello di ritagliarsi un po' di tempo per poter beneficiare di tali pratiche che, senza dubbio, possono allievare i sintomi.

Tuttavia una valutazione diagnostica di persona con un collega della sua zona sarebbe opportuna per prevenire l'acuirsi del sintomo che, a lungo andare, può divenire più marcato e invalidante.

Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

[#2]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Buonasera Dottore e grazie per la risposta.
Rispondo alle sue domande.

L'insoddisfazione al lavoro è sicuramente il centro del mio problema, legato fondamentalmente alla difficoltà a trascorrere la maggior parte del mio tempo dentro un ufficio seduto davanti ad un computer a svolgere un'attività ripetitiva e poco stimolante.

Nel Luglio 2013 non è successo nessun fatto particolare, ma è stato il momento in cui il mio corpo, dopo mesi di affaticamento, è crollato.

Ho molte amicizie ma non condivido molto del mio problema con loro. Anche con la mia compagna, di cui sono molto molto contento, non parlo molto del mio disagio altalenante sia per non apparire ipocondriaco sia per non ingigantire il problema. E in più, come le ho scritto, tale situazione ha goduto di miglioramenti favolosi nei mesi addietro e solo adesso vivo una fase di ricaduta.

Ho la fortuna di avere una casa e di non pagare un mutuo, malgrado il mio sogno della casa in cui vivere è diversa (ma fanno parte dei desideri di ognuno di noi). Pertanto posso dire di non avere problemi da quel punto di vista.

I rapporti con la mia famiglia sono un capitolo a parte. Con mia madre e mia sorella va tutto in maniera ottimale. Mentre il rapporto con mio padre è di odio-amore. E' una persona di cui ho stima ma che ha condizionato la mia vita imponendomi indirettamente scelte di formazione scolastica e di conseguenza lavorative che non sento mie, ma che sicuramente mi hanno portato ad un lavoro sicuro in questi tempi difficili.
Lui ha problemi di depressione (post pensione), è ipocondriaco nonchè eccessivamente pessimista. La sua figura, severa e poco flessibile, in qualche modo ha vincolato la mia vita e la vincola tutt'ora, seppur incosciamente.
Provo nei confronti dei miei genitori un senso del dovere dovuto alla mia sensibilità verso la loro solitudine, tipica delle persone anziane.
Diciamo che nel periodo tra Luglio e Agosto (periodo del mio crollo) non ho avuto da parte di mio padre un supporto, ma sentivo peggiorare la situazione a causa della sua sofferenza verso la depressione.

Da quel momento ho deciso di distaccarmi dal mio senso del dovere e tranquillizzare la mia vita, concedendo a volte dei no e dedicando più tempo a me. Questo mi ha portato sicuramente dei benefici.

Posso sicuramente sbilanciarmi e dire che nella mia vita attualmente mancano:
stimoli dovuti ad una vita piuttosto piatta (che pensavo di superare passando ad una fase nuova della mia vita attraverso la costruzione di una famiglia con la mia compagna , matrimonio e figli) e la vita sportiva costante, principalmente nel tennis che mi concedeva scarico della tensione e un impegno mentale verso qualcosa che mi diverte.
[#3]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Caro Alessandro,

come vede le risposte emergono pian piano dalla sua autonarrazione.
L'insoddisfazione lavorativa di cui parla sembra avere radici ancor più profonde:

<<imponendomi indirettamente scelte di formazione scolastica e di conseguenza lavorative che non sento mie>>

e sembra, inoltre, correlata ad un rapporto ambivalente con la figura paterna:

<<La sua figura, severa e poco flessibile, in qualche modo ha vincolato la mia vita e la vincola tutt'ora, seppur incosciamente.>>

Non di poco conto, a mio parere, anche il fatto che del periodo dell'esordio dei sintomi dice: <<non ho avuto da parte di mio padre un supporto, ma sentivo peggiorare la situazione a causa della sua sofferenza verso la depressione.>>

Le connessioni tra le sue vicende lavorative e il rapporto con suo padre, che sta attraversando un periodo difficile della sua vita, offrirebbero molti altri spunti di riflessione ma la sede per approfondimenti non può essere, per ovvie ragioni, quella di un consulto online.

Un altro aspetto che vorrei portare alla sua attenzione è quello che emerge da questa sua affermazione:

<<Da quel momento ho deciso di distaccarmi dal mio senso del dovere e tranquillizzare la mia vita, concedendo a volte dei no e dedicando più tempo a me. Questo mi ha portato sicuramente dei benefici.>>

Un atteggiamento di questo tipo (vivere con troppa oppressione il senso del dovere) può favorire, in modo del tutto inconsapevole, sintomi compatibili con il malessere che lei accusa o, slatentizzare, pregresse situazioni emotive non completamente risolte.

Detto questo, pur con i limiti di un consulto on line, mi sembra che lei abbia tutte le risorse per compensare positivamente la situazione che si è creata; forse ha solo bisogno di essere accompagnato in un percorso di autoscoperta ma, per darle risposte più puntuali al riguardo, è necessario un consulto con un collega de visu.

Restiamo in ascolto
Un caro saluto