Ansia e paura

Gentile Lettore,
cercherò di essere quanto più breve e dettagliato possibile. Da circa 1 anno, oramai, è forte in me la paura di deludere i miei genitori, mio fratello e di non essere all'altezza delle loro aspettative. Frequento giurisprudenza, sono al IV e, inclusi gli esami del V anno, mi mancano 12 esami in tutto per finire il percorso (ho una bassa media e l'interesse per le materie è nullo). Ho un lavoretto saltuario che, nel fine settimana, mi fa guadagnare pochi spiccioli, ma che comunque uso per pagare libri e treno per andare all'Università. Detto questo, nonostante da 1 anno a oggi gli esami, la maggior parte delle volte, li passo, ho sempre la netta sensazione che quel che faccio non è mai sufficiente, e tutto questo mi fa stare perennemente male. Ho un bellissimo rapporto con loro, così come con mio fratello, il problema è che recentemente ho combinato un paio di cavolate in università e mi sono sentito costretto a mentire a mio papà, mentre mia mamma sa e mi ha detto di non preoccuparmi. Ho già sostenuto una seduta da una psicologa della mia città, la quale mi ha detto che non ho problemi di sorta, ma che il problema è l'università. Oltre a non sentirmi mai all'altezza, mi sento un peso anche economicamente, anche se parte delle tasse universitarie me le pago con i soldi di Natale e compleanno dei parenti e parte con i pochi risparmi che ho da parte. Questa situazione mi sta annientanto, in questi periodi non riesco ad uscire con gli amici, a fare nulla che preveda lo stare in compagnia, mi isolo e basta per tutta la sessione di esami. Loro sanno di questo mio atteggiamento, in parte però non ne vogliono parlare (perchè parlo sempre dello stesso problema), in parte mi dicono di andare avanti in una cosa che non mi interessa e questo mi fa sentire ancora peggio. Vi chiedo di darmi consigli su come poter migliorare il mio umore, così che anche loro possano vedermi sereno ed essere più sereni a loro volta.
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Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile ragazzo,
da quello che scrive ci sarebbe da chiedersi quanto l'obiettivo laurea sia suo, intimamente proprio, e quanto legato al bisogno di non deludere i suoi genitori, la sua famiglia.
Inoltre ho l'impressione che sperimenti il desiderio di essere indipendente, autonomo, ma allo stesso tempo sembra non essere pronto. Essere indipendenti non vuol dire solamente slegarsi economicamente, ma anche (e soprattutto) emotivamente. Lei sembra ancora molto legato da questo punto di vista al parere genitoriale/familiare.
Forse una seduta soltanto non è sufficiente.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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Dr. Nunzia Spiezio Psicologo 531 20 3
Caro ragazzo,
come mai ha scelto giurisprudenza? sembra, come le ha fatto notare il collega, che la scelta non fosse tanto sua quanto di qualcun 'altro che lei vorrebbe compiacere. Oppure ha fatto la scelta convintamente e, poi, in itinere si è reso conto che non era quella giusta? nel primo come nel secondo caso non sarebbe solo. Tanti studenti si trovano, per un motivo o l'altro a seguire un corso di studi che li interessa poco o per niente.
Credo che il punto da riflettere insieme ad un collega dal vivo (va bene quello del servizio psicologico dell'ateneo) sia: "ho sempre la netta sensazione che quel che faccio non è mai sufficiente, e tutto questo mi fa stare perennemente male"
Vede caro ragazzo, di consigli utili per migliorare il suo umore, qui, in un servizio on line non ne possiamo purtroppo dare. Possiamo solo, come già abbiam fatto, consigliarle di rimodulare, con l'aiuto di un collega vis a vis, le sue priorità.
le faccio tanti auguri e se ritiene ci riscriva pure.

Dr.ssa Nunzia Spiezio
Psicologa
Avellino

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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Caro ragazzo, concordo con i Colleghi, vada dallo psicologo dell'ateneo,ma intanto provi a pensare che i suoi genitori magari sono contenti di lei, della sua serietà, del suo impegno e che non è necessario espiare il fatto di studiare, sacrificando così la sua vita relazionale e affettiva, il che oltre tutto è assolutamente controproducente, una vita più piacevole renderebbe studiare meno pesante.. Come vorrebbe vedersi tra cinque anni , a fare cosa e dove ?Come pensava di utilizzare i suoi studi in Giurisprudenza?
Perchè mai pensa.. " quello che faccio non è mai sufficiente " forse è questa rigida aspettativa che le toglie il gusto di studiare.. lei vede sempre una montagna altissima, da scalare tutta, a piedi nudi possibilmente.. ma non è così.. si può imparare a mediare , ad avere principio di realtà, anche a pensare se sia poi opportuno cambiare facoltà e come .. le soluzioni sono molte .. , quello che non va bene è avere sempre un sentimento da perdente..
Tutto si colora di grigio allora e manca la voglia, l'energia e anche il coraggio..
Cosa ne pensa.. ?

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

[#4]
dopo
Attivo dal 2014 al 2017
Ex utente
Nel ringraziarVi infinitamente per ascolto e tempestive risposte, cercherò di rispondere alle Vostre domande: giurisprudenza non era la mia prima scelta, non avendo passato il test di fisioterapia avrei voluto privare il Suism, in parte non tanto appoggiato da mio padre a causa delle scarse prospettive di lavoro con una simile laurea. Decido quindi per giurisprudenza, un po' di impulso, un po' perchè un mio caro amico dell'epoca la frequentava già da due anni e mi aveva affascinato il mondo universitario, dopo aver seguito una sola lezione mentre ancora frequentavo il liceo. Da un anno, appunto, sento che questo corso di laurea non è il mio, e vorrei fare altro, vorrei poter cambiare la mia vita. Purtroppo, non ho idea di cosa vorrei fare in futuro, ma sono sempre più convinto che di questi tempi non ci si deve aspettare il lavoro che si desidera (che io non ho, non sapendo appunto cosa voglio fare), ma si deve prendere al volo la prima buona occasione che ci capita. La mia paura più grande è di finire fuori corso di 2,3,4 o chissà quanti anni, cosa che per me non accetterei mai e che i miei genitori penso non prenderebbero assolutamente bene (li capisco). Nel tempo, a causa di queste vicende, ho sempre più abbassato l'autostima. Ci sono giorni in cui mi guardo allo specchio e mi vergogno della persona che sono e di tutte le scelte (sbagliate) che ho fatto. Mi sento vecchio per poter ricominciare tutto da capo. Inoltre, non riesco più ad affezionarmi come vorrei alle persone: agli amici, pensando "che bello uscire con loro", o ad una ragazza, che oramai non ho da 4 anni per dire "che bello, una persona ma vuole così tanto bene e anche io gliene voglio". Non mi avvicino più a nessuna ragazza, per paura di non piacere e che queste mie paure e ansie possano rovinare un ipotetico rapporto affettivo, oltre che il fatto che l'ipotetica lei possa vedere in me un molle, un eterno perdente, un fallito, eccetera.. Spero di aver risposto alle vostre domande. Io non posso fare altro che ringraziarVi per le tempestive ed efficaci risposte. Tutti e tre avete esaminato aspetti della mia vita sui quali mi interrogo (spesso sfociando nel pessimismo più totale) tutti i giorni.
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