Inibizioni nella sfera sessuale

Gentili dottori,
sono un ragazzo di 21 omosessuale in buona salute.
Ho fatto coming out intorno ai 15 anni e la mia famiglia mi è stata e mi è tutt'ora di forte ostacolo. Mia madre tollera passivamente dicendo che mi sto distruggendo la vita e mio padre passa dal -non toccarmi che mi fai schifo- al -non hai futuro perché sei frocio, è inutile che ti laurei perché finirai a fare le marchette sotto i ponti-.

Sono uno studente di medicina e a parte il primo anno che è andato liscio come l'olio adesso mi ritrovo con qualche esame arretrato perché ho difficoltà nello studio non tanto per un problema di capacità, che grazie a Dio non mi mancano, quanto piuttosto di costanza e concentrazione. Il fatto che i miei genitori vivano praticamente da quando sono nato un pesante conflitto di coppia ha fatto sì che io diventassi da una parte il cuscinetto tra loro due e dall'altra il capro espiatorio dei problemi di entrambi. Insomma, per farla breve, le modalità genitoriali con le quali sono stato cresciuto mi impediscono di attingere alle mie risorse e ai miei genitori tutto sommato il fatto che io sia un fallito non dispiace, ovviamente a livello inconscio, perché così non mi emancipo né emotivamente né economicamente e posso continuare ad essere sballottato qua e là nel loro conflitto.

Devo distaccarmi emotivamente da mio padre, il che a 21 anni è difficile ma siamo comunque work in progress e i suoi insulti e il suo insinuarmi il dubbio che -sono un fallito- fanno sempre meno male, anche se sin troppo spesso cado vittima dei miei loop disfunzionali fatti di autocommiserazione e auto sabotaggio. Ma provo a fermarmi.

Non ho mai avuto relazioni sentimentali perché come ben potete immaginare per me aprirmi è sempre stato un problema visto che nella mia vita ho fatto esperienza di rifiuti e/o mancati riconoscimenti empatici da parte di tutte le mie figure di riferimento. Fino ad un mese fa. Forse sono cresciuto, forse la mia autoanalisi ha portato a qualcosa ma sono riuscito a costruire un prodromo di relazione con un ragazzo eccezionale con il quale, giorno dopo giorno, riesco ad entrare sempre più in intimità e soprattutto al quale mi sto affidando piano piano. Abbiamo fatto la chiacchierata sul sesso e gli ho detto che essendo per tutte e due la prima volta è normale aspettarsi delle defiance e che tutto si affronta insieme e con calma e che il sesso deve essere soprattutto piacere.

Ieri sera ci siamo masturbati reciprocamente in un parcheggio isolato, lui è venuto due volte e io nonostante lo desiderassi (sia lui che venire) non sono riuscito a venire e a mantenere l'erezione. Ovvio che la causa è psicogena. Ovvio che ne abbiamo parlato ed è tutto okay, ma vorrei sapere come fare.

Come faccio a godermi il momento, a lasciarmi andare all'eccitazione che mi procurano le sue mani sul mio corpo e la sua bocca sulle mie labbra; a riuscire ad avere la vita sessuale sana che insieme all'affetto e alla stima sono i pilastri di una relazione sana?
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Che la prima volta non sia sempre un successo è normale, sia nelle relazioni omo che etero qualche defaillance iniziale è accettabile.
Capisco che ci si rimanga male e ci si pongano molti interrogativi. Ma dia tempo al tempo.
L'ansia (percepita o meno) andrà diminuendo, e la capacità di lasciarsi andare aumenterà parallelamente alla fiducia nell'altro.

Se invece passando del tempo questo non accade, la questione va riconsiderata. Ma ora è proprio troppo presto!

Saluti cordiali

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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dopo
Utente
Utente
Grazie mille dottoressa per la sua celere risposta.

Il mio timore è che ci voglia troppo affinché le cose vadano bene.

Il principio cardine al quale mi appello è quello del comunicare. Quello che ho scritto qui l'ho detto a lui, sulla mia vita e sulla mia storia personale comprese le difficoltà nell'aprirmi all'altro e i motivi scatenanti questo comportamento.

Ho ovviamente avuto una paura allucinante perché temevo il rifiuto, come ho detto a lui "se vuoi scappare, scappa. Io ti rincorro un po', ma poi ti lascio andare". E il rifiuto non è arrivato e la paura c'è ancora, anche se scema piano piano.

Scherzando, ma ero serissimo, gli ho detto che in realtà parlare di queste cose è più intimo e difficile del sesso e che tutto si affronterà con calma e che piano piano andrà meglio.

Insomma ho detto a lui quello che lei ha detto a me per placare le sue ansie del tipo "non sono stato bravo" "ho corso troppo" "non volevi". Molto semplicemente gli ho detto che ero nervoso e che quindi non sono riuscito a venire, l'ho abbracciato, gli ho detto che gli volevo bene e che ero contento.

La verità è che ho una paura, perdoni il francesismo che rende però l'idea, fottuta che le cose in realtà non miglioreranno e lo so che solo il tempo ce lo dirà e che qualunque cosa succeda, la si affronterà insieme o se anche non ci fosse la voglia di affrontarla, ci si lascerà senza non detti e si andrà avanti. Però ho ansia. E ho ansia che l'ansia mi blocchi. Si può avere ansia dell'ansia? Credo di sì.

E come vede sono molto bravo a cadere nell'effetto valanga, da un piccolo dettaglio stonato faccio un dramma e arrivo al -ommioddio non verrò mai, non mi ecciterò mai e non andrà mai bene ommioddio come faccio mi mollerà-.

In realtà non so cosa potrebbe dirmi per rassicurarmi, anche perché se lo sapessi non starei qui a scriverle.

Comunque grazie mille per il suo consulto!
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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Gentile Ragazzo,
nonostante il titolo della sua richiesta, a mio parere, il problema non sta nella sfera sessuale, ma nel finale di quella catena catastrofica che ha esplicitato, ossia in quel <<ommioddio come faccio mi mollerà>>.

La sua storia di vita fino a qua -un po' come per tutti- ha avuto alti e bassi, ha inevitabilmente condizionato nel bene e nel male il suo presente e ciò che Lei è ora, ma questo non deve diventare un alibi o un paravento dietro cui nascondersi.
Da quanto racconta, mi sembra che si stia "attrezzando" per uscire completamente fuori dal quel paravento e scrollarsi di dosso la negatività di certi giudizi e di certe dinamiche relazionali tossiche.
Il bell'incontro che ha fatto è già un'occasione importante per sperimentare nuovi modi di stare con il prossimo, di ricevere feedback positivi per la propria autostima e la propria sicurezza.

Certo non è tutta strada in discesa, di sicuro convincersi di meritarsi un pezzetto di felicità non è facile come dirlo, essere fiduciosi di (e pronti a) ricevere un amore incondizionato (=senza condizioni, senza i ti amo solo se tu...) è un obiettivo spesso da conquistare.
Se pensa che sia troppo arduo farlo da solo, non esiti a farsi aiutare da un Collega della sua zona, anche per non rischiare di compromettere questo rapporto nascente con ansie ingiustificate.

Cordialità.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

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dopo
Utente
Utente
Grazie mille per le sue parole e per la sua attenzione dottoressa Scalco.

Leggere la sua risposta mi ha ricordato uno dei libri più importanti per me che è L'arte di Amare, di Erich Fromm.

Voglio fare lo psichiatra e frequentare una scuola di psicoterapia sistemico-relazionale e quindi ho letto molto e studiato abbastanza per capire come la base sicura che mi è mancata quando ero bambino mi ha portato ad essere l'adulto (o meglio il post adolescente) insicuro che sono oggi.

Vedremo come andranno le cose e se riusciremo, sia io che il mio partner, a non mandare all'aria questo bel rapporto. La voglia di costruire c'è da parte di entrambi, quindi ci sono buone potenzialità.

Penso comunque che lei abbia centrato il punto, cosa che io non sono riuscito a fare da solo: non è un problema di inibizioni quanto piuttosto di incapacità appresa di amare (sé stessi, quindi gli altri).

Spero che il mio percorso di vita abbia una felice conclusione nella realizzazione piena e completa delle mie potenzialità di essere umano, ma come disse E.F. vivere è un'arte e quindi richiede sacrificio, così come è un'arte amare.

Grazie ancora :)
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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
<<non è un problema di inibizioni quanto piuttosto di incapacità appresa di amare (sé stessi, quindi gli altri). >>

O anche di lasciarsi amare, o di credere che gli altri ci possano amare...

Intraprendere una relazione con un Altro da noi comporta inevitabilmente l'accettazione di alcuni rischi (ad esempio, di essere rifiutati o abbandonati, traditi o non capiti...), perciò bisogna vedere quanto ci sentiamo pronti a correre questi rischi.

Se si ha desiderio di fare l'amore con una persona, quindi se si riempiono di determinati significati i gesti e le parole, ci mettiamo in gioco in toto e ci affidiamo completamente a lei, diventando pertanto alquanto vulnerabili...ma bisogna vedere fino a che punto siamo in grado di tollerare questa nostra vulnerabilità.

Non si metta fretta e si goda il presente senza troppe "doverizzazioni", cercando di pensare meno al bambino e al ragazzo che è stato ieri e più all' uomo che vuole diventare domani.

Cari auguri.

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
Con la sua storia psichica e familiare, immagino che abbandonarsi alla sfera del piacere debba essere veramente complesso.
Il piacere ha una notevole componente " relazionale" , che come ha detto la dott. Scalco, porta con sè, dubbi, paure, vulnerabilità ed ansie....

Si dia tempo e se la sua condizione dovesse persistere, consulti un nostro collega per risolvere del tutto

Le allego una lettura




https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1600-eiaculazione-ritardata-quando-il-piacere-tarda-ad-arrivare.html

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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dopo
Utente
Utente
Gentilissimi dottori,
sono andato in un consultorio e mi sono rivolto alla psicoterapeuta della struttura la quale, oltre a consigliarmi un percorso per gestire meglio e con meno sofferenza e più efficacia le problematiche relative alla mia famiglia, mi ha detto che non riesco a venire con il mio ragazzo perché mi sto innamorando di lui e ho paura di affidarmi agli altri per paura del dolore. E fin qui tutto bene. Ho pianto molto per questa cosa, non di un pianto triste, ma semplicemente di un pianto che mi ha scosso.

Il problema è che la relazione tra me e lui è stata impostata in un modo molto dolce e carino e delicato e sta prendendo una piega che odio da morire. E penso che molto dipenda da me.

Abbiamo cominciato a fare "sesso via messaggio" se si può dire così, perché lui è all'estero da una settimana e torna dopodomani. E io non la sopporto più questa cosa. All'inizio era uno scherzo, un po' di dirty talking per ridere e poi ha iniziato a chiedermi se ce l'avevo duro, se gli mandavo una foto, se gli mandavo una foto di me che ero venuto. E io come un cretino l'ho fatto e non ho messo un freno e adesso sono stufo. Non mi va di parlare di sesso quando ci scriviamo, io voglio sapere della sua giornata, della sua famiglia, dei suoi pensieri e non mi interessa sapere se il suo pene è duro o no in tutta onestà. Non voglio andare a letto con lui adesso, non voglio nemmeno fare sesso orale e qualunque altra cosa che includa il suo pene.

Dopodomani torna, vorrei solo vederlo, vedere insieme a lui le foto del viaggio che ha fatto e preparargli la cena e vedere un film. Adesso come adesso, dopo un'altra, la seconda della giornata, delle nostre "sedute virtuali" mi sento infastidito, un imbecille per avergli dato corda e anche triste e non lo vorrei proprio vedere.

Io non ho la sua stessa libido, non ce l'ho duro. Voglio prendere le cose con calma. Io gliel'ho detto che volevo andare piano più e più volte ma lui no, non ci sente, è un ragazzino arrapato e io non voglio un ragazzino arrapato. Ho 21 anni e sinceramente le seghe fatte in luogo pubblico e il sesso orale fatto nella tromba delle scale non li volevo fare, li ho fatti per lui ma adesso mi sento passivo-aggressivo da morire nei suoi confronti.

Lo so, avrei dovuto mettere un freno. Non l'ho fatto. Come si fa marcia indietro? CI siamo baciati per la prima volta, dopo un mese che ci sentivamo e cinque uscire, nemmeno un mese fa e io non sono pronto e voglio rallentare.
Ho paura che se ne vada per questo? sì. Gliene ho parlato? sì e lui ha detto che mi avrebbe aspettato. Ma poi ci ritroviamo a fare sesso via messaggio e io gli do spago e lui penserà persino che mi piace questa cosa.

Che posso fare per rallentare tutta questa cosa? Ho bisogno di tempo cavolo, di tempo e di spazio.

Ogni tanto mi mette la mano sul suo cavallo dei pantaloni per farmi sentire se sono eccitato e poi la mette sul mio per vedere se sono eccitato a mia volte e non lo sono e quando lo fa stiamo ad esempio in macchina a parlare o a baciarci e a volte mi chiedo anche se magari è lui quello normale e io sono quello anormale.

Allora quando mi chiede di venire via messaggio mi guardo un porno, cerco di concentrarmi e vengo e ignoro quello che mi scrive.

Okay, tutto questo sta mandando a rotoli una bella storia che ha tante potenzialità, come lo fermo?
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente ,
La coppia, così come la sua sessualità, ha una notevole componente di "relazionalità".

Se siete arrivati fin qui, anche lei ha avuto il suo ruolo.

Se adesso vuole rallentate e fermarsi e spostare l' ago delle bilancia verso l' intimità e l' affettività lo faccia, nessuno la ferma....

Le suggerisco di proseguire il percorso psicoterapico, se lo ha già iniziato, con la collega, ne guadagnerà in consapevolezza di sé
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,
La prima "storia"affettivo-sessuale è conoscenza dell'altro ma anche - e forse soprattutto - conoscenza di sè.
Per quanti ci dice in #7, ambedue avete iniziato un gioco che vi stuzziacava, complice la distanza geografica. Ma poi Lei si è accorto che non è quello che cerca, che anzi ora non Le piace più.
Bene, si è aggiunto un altro tassello alla consapevolezza di sè. Ora potrete parlarne in coppia.

Considero molto positivo che Lei abbia iniziato la psicoterapia (e che fortunatamente non abbia dovuto attendere a lungo l'appuntamento), La aiuterà di certo. Ora ha una profesionista in carne e ossa a cui porre i propri dubbi.
Saluti cordiali.